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Pisa
Pisa
chiesa
parrocchiale
S. Sisto Papa e Martire
Parrocchia di San Sisto
Struttura; Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi
presbiterio - aggiunta arredo (2004)
1087 - 1087(citazione intero bene); 1110 - 1110(citazione intero bene); 1133 - 1133(consacrazione intero bene); 1466 - 1466(restauro intero bene); 1603 - 1603(ricostruzione copertura); 1717 - 1717(citazione intero bene); 1762 - 1776(restauro intero bene); 1786 - 1786(restauro intero bene); 1789 - 1789(restauro
consacrazione intero bene); 1824 - 1849(restauro intero bene); 1930 - 1940(restauro intero bene); 1997 - 1997(restauro intero bene)
Chiesa di San Sisto Papa e Martire
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Sisto Papa e Martire <Pisa>
Altre denominazioni Chiesa di San Sisto in Cortevecchia
S. Sisto Papa e Martire
Ambito culturale (ruolo)
romanico pisano (costruzione)
Notizie Storiche

1087  (citazione intero bene)

La chiesa, edificata nel 1087, fu dedicata a San Sisto (festeggiato il 6 agosto) e alla vittoria contro i saraceni di Al Mahdiya e Zawila.

1110  (citazione intero bene)

L’edificio venne impiegato, almeno dal 1110, come luogo di rogazione degli atti del Comune di Pisa, patrono della chiesa fino all’epoca moderna.

1133  (consacrazione intero bene)

La chiesa fu consacrata nel 1133 dall’arcivescovo Uberto.

1466  (restauro intero bene)

L’edificio ecclesiastico venne già restaurato poco prima del 1466.

1603  (ricostruzione copertura)

Nel 1603 fu ricostruito il tetto.

1717  (citazione intero bene)

Dal 1717, la chiesa venne concessa ai Carmelitani, che la amministrarono per un periodo di tempo imprecisabile.

1762 - 1776 (restauro intero bene)

Nuovi interventi di consolidamento strutturale si scalano fra il 1762 ed il 1776.

1786  (restauro intero bene)

Un importante restauro dell’edificio risale al 1786: su progetto di Giovanni Andreini, furono chiuse due porte laterali in facciata, l’interno fu decorato da stucchi e dipinti di Giuseppe Soldaini e venne edificata una volta a botte in sostituzione del più antico soffitto ligneo. In questa occasione, ad opera di Nicola Stassi, il campanile subì un intervento di riassetto statico.

1789  (restauro, consacrazione intero bene)

Il 20 settembre 1789, la chiesa, appena restaurata, venne riconsacrata dall’arcivescovo Angelo Franceschi.

1824 - 1849 (restauro intero bene)

Nuove trasformazioni strutturali risalgono al 1824 (a cura del Municipio, direzione di Stefano Piazzini) e al 1849 (Alessandro Gherardesca e Giovacchino Rossini).

1930 - 1940 (restauro intero bene)

Fra il terzo ed il quarto decennio del Novecento – periodo nel quale si colloca il progetto dell’architetto Oreste Zocchi – vennero rimossi le decorazioni di Sette e Ottocento, l’orchestra e l’organo Agati (XIX secolo).

1997  (restauro intero bene)

Al 1997 risale un più recente intervento di riqualificazione strutturale, che ha riguardato anche il restauro della copertura.
Descrizione

La chiesa di San Sisto, spesso accompagnata dal toponimo "in Cortevecchia", fu edificata nell'antico centro politico ed amministrativo della città, sede in epoca longobarda della corte gastaldale. Oggi, l'edificio sorge alle spalle di piazza dei Cavalieri, all'incrocio tra via Corsica e via Pasquale Paoli, preceduto da un sagrato asfaltato che si estende su piazza Buonamici. La facciata orientata, è caratterizzata da un profilo a salienti e si articola in due ordini sovrapposti raccordati da una cornice marcapiano mediana: quello inferiore, tripartito da due snelle paraste, si apre in tre portali lunettati, mentre quello superiore è dotato di una bifora centrale, ricostruita su progetto dell’architetto Oreste Zocchi (XX secolo). Gli spioventi sono decorati da una cornice ad archetti pensili sormontata da bacini ceramici, soluzione decorativa adottata anche per i prospetti laterali. Il fianco destro è in parte connesso ad un corpo di fabbrica che include la canonica e i locali parrocchiali, mentre quello sinistro, libero, si affaccia su via Corsica e presenta un portale secondario e dodici monofore, distribuite sulla parete della navata laterale e su quella del cleristorio. Sullo stesso lato si erge il campanile, edificato in pietra fino al livello della copertura della chiesa ed in laterizio per la sezione sovrastante, compreso il tetto cuspidato. La struttura è costituita da un fusto caratterizzato da due ordini di monofore di diverse dimensioni e da una cella campanaria profilata al vertice dal motivo ad archetti, aperta sui quattro lati per l'alloggiamento della campane del XIII e XIV secolo. La parte absidale risulta completamente occultata dai fabbricati circostanti costruiti in aderenza. All'interno, l'aula longitudinale, priva di transetto, è suddivisa in tre navate da due filari di da otto colonne per parte e conclusa da un'abside semicircolare. Dall’area presbiteriale si accede alla sacrestia e ai locali contigui, mentre da una porta insierita all'inizio della navata destra si raggiungono la canonica e gli altri vani parrocchiali.
Struttura
La muratura perimetrale è costituita da pietra lasciata a vista sia all'esterno che all'interno. Il bozzato esterno della facciata principale presenta una duplice composizione: il paramento che si estende da terra fino alla sommità delle lunette dei portali è costituito da conci squadrati regolari di Verrucano; la parte superiore è costruita con pietrame di pezzatura ridotta lasciato a vista, materiale che costituisce anche la struttura architettonica dei fianchi laterali dell’edificio.
Pianta
Schema planimetrico a tre navate divise da otto colonne in granito e marmo cipollino con capitelli di spoglio, poste a sostegno di nove archi a tutto sesto in tufo. La porzione presbiteriale, che occupa le ultime due campate, è sollevata di un gradone rispetto all'aula. La parte centrale del presbiterio ed il coro sono ulteriormente sollevati di un gradone. Dal catino absidale, sul lato destro, una porta conduce alla sacrestia e da qui, per mezzo di uno stretto corridoio, si giunge alla sacrestia della chiesa di San Rocco, ad essa collegata. Da quest'ultima sacrestia, una scaletta conduce a due locali magazzino (di cui uno con servizio igienico), posti sopra le due sacrestie e facenti capo alle due chiese. Dalla sacrestia una porta verso l'esterno conduce ad un'area verde (originario chiostro?), attualmente incolta. Nella navata destra, in prossimità dell'ingresso, si apre una porta che conduce alla canonica (al primo piano) e ad altri locali destinati alla parrocchia (al piano terreno). Nella navata sinistra, l'ultima campata corrisponde alla traccia a terra della base del campanile, raggiungibile mediante una scaletta a pioli metallici infissi nella muratura.
Coperture
Sulla navata si trova una copertura a doppia falda costituita da capriate, terzere e travicelli in legno dipinto, intercalati da mezzane in cotto. Il soffitto delle navate laterali, ad unico spiovente, è strutturato in puntoni, terzere e travicelli di legno, frapposti a mezzane in cotto. La semicalotta absidale è costituita da conci di pietra lasciata a vista. La sacrestia presenta un solaio piano in legno; manto di copertura in coppi ed embrici alla toscana.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione costituita da mattonelle in marmo bianco di Carrara e nero Bardiglio – disposte a scacchiera e posate in diagonale – si estende sulle tre navate (cm 28,5x28,5) e sul presbiterio ( cm 27,5x27,5). Nella zona antistante all’area presbiteriale, sul piano pavimentale della navata maggiore, sono inserite due lapidi sepolcrali settecentesche. Il coro è pavimentato con lastre di pietra chiara di vari formati e di dimensioni diverse. La sacrestia ha un pavimento in piastrelle di graniglia (cm 20x20).
Elementi decorativi
La facciata, profilata a salienti, è caratterizzata da due diverse tipologie di paramento murario: la parte inferiore, probabilmente destinata sin dall'origine a rimanere visibile, è composta da grandi blocchi di pietra regolari e ben squadrati, mentre la parte superiore è formata da piccoli conci irregolari, coperti da intonaci fino al 1924-1934, quando vennero asportati. Il prospetto risulta tripartito da due esili lesene, secondo la suddivisione interna delle navate: il corpo centrale, spartito in due ordini da una sottile cornice marcapiano, ospita l'ampio portale d'ingresso architravato e archivoltato e, in alto, una bifora con colonnina centrale; i corpi laterali accolgono due portali minori, anch'essi sormontati da lunetta. Al vertice, il profilo della chiesa è delineato da un motivo ad archetti pensili, arricchito dalla policromia dei bacini ceramici, sia di ambito locale che di produzione islamica (XI-XII secoli), copie degli originali conservati presso il Museo Nazionale di San Matteo. All'interno, l'aula è caratterizzata da due file di archeggiature a tutto sesto impostate su colonne di granito e di marmo cipollino e coperta da un tetto a capriate lignee. In controfacciata, a destra del portale principale, è murata un’epigrafe funeraria in caratteri cufici che commemora l'emiro Al Murtadà († 7 gennaio 1094), trasportata a Pisa dalle Baleari come bottino di guerra nel 1115. Presso gli angoli della parete d'ingresso, si conservano il frammento di un albero di imbarcazione pisana (secoli XIV-XV), ritrovato nel corso degli interventi di riqualificazione strutturale dell’edificio attuati fra il 1934 ed il 1939, e un timone di nave d’ambito locale rinvenuto sulla spiaggia di Tirrenia nel 1965. Al principio della navata destra è disposta la tela raffigurante l’Estasi di Santa Teresa di Mauro Soderini, proveniente dalla chiesa pisana di Sant'Eufrasia; segue, sulla stessa parete, l’altare in pietra serena e marmi policromi già patrocinato dalla famiglia Salvetti (secoli XVII-XVIII), ad oggi corredato dal busto reliquiario bronzeo di San Sisto, opera di Antonio Fascetti (1980). Accanto al marmoreo confessionale a tre fornici costruito sul progetto di Torpè Donati (1819) per la chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri, si trovano il fonte battesimale, un tabernacolo a parete per gli Olii Santi (XVIII secolo) e l’imponente Crocifisso ligneo realizzato, nel 1370, da un anonimo artefice d’ambito toscano, sul modello del Volto Santo di Lucca. In testa alla navata destra è disposto un altare decorato dalle formelle in bronzo realizzate dallo scultore Mario Bertini (1960), sovrastato da una tavola di scuola pisana con la Madonna della Purità (XIV secolo), qui trasferita dalla contigua chiesa di San Rocco nel 1788. Al principio della navata sinistra si trova il dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino ed i Santi Luigi Re, Simone Stock e Maria Maddalena del francese Jean François de Troy, tela proveniente dalla chiesa pisana di San Felice e recentemente restaurata (2017). L’altare seguente, già dedicato al Santissimo Sacramento (1687), ospita una statua della Madonna di Loreto; sulla stessa parete, si trovano il confessionale marmoreo a tre fornici – elaborato insieme all’esemplare che lo affronta – e la tela con l’Apparizione di Cristo a Sant'Ignazio di Giovanni Domenico Piastrini, già pertinente all’altare della navata destra. Al centro dell’area presbiteriale – delimitata dalla balaustrata marmorea settecentesca proveniente dalla chiesa di San Felice (1786) –, svetta l’altare maggiore in marmi policromi, realizzato da Giuseppe Vaccà per la chiesa di San Rocco nel 1730 e qui trasportato nel 1786: caratterizzato dalle sculture raffiguranti l’allegoria della Fede e della Carità (?), esso ospita, al centro del dossale, un Crocifisso elaborato in legno da ignoto artefice toscano.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (2004)
Impostazione preconciliare intatta, con la presenza dell'altare settecentesco e delle balaustre marmoree: l'adeguamento liturgico ha comportato l'inserimento davanti all'Altare maggiore preconciliare di un nuovo altare per la celebrazione versus populum, costituito da una mensa in pietra modanata poggiante su due pilastri a forma di parallelepipedo, entrambi elementi di riutilizzo. Per garantire un'agevole fruizione degli spazi è stato poi spostato verso l'abside un gradone in modo da favorire la circolazione intorno alla nuova mensa. Sede e ambone in legno.
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