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Jesi
Jesi
chiesa
sussidiaria
S. Cuore
Parrocchia di San Giovanni Battista
Ambiente interno
nessuno
XVII - XVII(preesistenze intorno); 1863 - 1863(passaggio di proprietà monastero); 1878 - 1880(ristrutturazione e cambio destinazione uso intero bene); 1880 - 1880(ristrutturazione e restauro ambiente interno); 1881 - 1881(consacrazione intero bene); XX - XXI(destinazione d'uso intero bene)
Chiesa del Sacro Cuore
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa del Sacro Cuore <Jesi>
Altre denominazioni Chiesa Mereghi
S. Cuore
Autore (ruolo)
Benvenuti, Antonio (progetto palazzo Mereghi)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze marchigiane (costruzione convento)
Notizie Storiche

XVII  (preesistenze intorno)

All'inizio del secolo XVII venne costruito il Monastero delle Benedettine di Sant'Anna. Le monache vi si stabilirono nel 1605. Da qui il primo nome attribuito alla chiesetta posta all'interno, S. Anna, poi cambiato in Sacro Cuore.

1863  (passaggio di proprietà monastero)

Le suore abbandonarono il convento nel 1863. Podo dopo il facoltoso marchese Raffaele Mereghi lo acquistò insieme ad alcune case confinanti e, riadattandolo, ne fece uno dei palazzi più importanti dell'attuale Corso Matteotti e della città.

1878 - 1880 (ristrutturazione e cambio destinazione uso intero bene)

La famiglia Mereghi affidò nel 1878 il progetto di ristrutturazione all'ingegnere comunale Antonio Benvenuti. Il progetto venne approvato il 20 Ottobre 1878 dalla Commissione edilizia composta dagli architetti Augusto Flori e Ciriaco Santini. Il Benvenuti ridisegnò la facciata e modificò l'intera planimetria dell'edificio, ricavando un cortile interno ed inglobando la chiesetta. I lavori terminarono nel 1880.

1880  (ristrutturazione e restauro ambiente interno)

Nell’Ottocento la chiesa fu quindi ristrutturata e oggi si presenta a pianta centrale ellittica con l’altare principale dedicato al Sacro Cuore di Gesù e altri due altari laterali. Nel 1880 la cupola fu decorata da Luigi Mancini, artista jesino; egli raffigurò Mosè con le tavole della legge e il Cristo Risorto nell’ovale centrale, mentre mise gli Evangelisti nei quattro tondi laterali. Nella chiesetta vi erano un dipinto di Domenico Valeri e un altro più antico di Antonino Sarti, oggi conservato presso la Pinacoteca Civica.

1881  (consacrazione intero bene)

Nel 1881 la chiesetta venne restituita al culto come cappella privata.

XX - XXI (destinazione d'uso intero bene)

Attualmente la chiesa viene utilizzata per mostre d’arte o convegni.
Descrizione

La chiesa è ubicata all’interno del Palazzo Mereghi, da cui prende il nome con il quale è comunemente conosciuta alla popolazione (chiesa Mereghi). L’accesso avviene direttamente da Corso Matteotti attraverso un grande portale in legno con lunetta semicircolare; la facciata della chiesa coincide quindi con il prospetto del palazzo che si sviluppa su tre piani fuori terra. Oggi non vi si celebra più la messa ma la chiesa è utilizzata spesso per ospitare mostre e convegni.
Ambiente interno
L’interno si sviluppa su una pianta centrale ellittica, preceduta da un ampio ingresso posto tra il portale e l’aula, e seguita dall’abside. Sono presenti un altare principale dedicato al Sacro Cuore di Gesù e altri due altari laterali. La trabeazione è sorretta da colonne con capitelli corinzi e regge a sua volta l’alta cupola centrale decorata dall’artista jesino Luigi Mancini, il quale raffigurò Mosè con le tavole della legge e il Cristo Risorto nell’ovale centrale, mentre gli Evangelisti nei quattro tondi laterali. Le pareti sono tinteggiate di bianco e giallo ocra. Alle spalle dell’altare principale si accede al locale che ospitava la vecchia sacrestia e dal quale, attraverso una scala piuttosto stretta e ripida, si può salire al livello superiore composto da un ampio spazio, ora vuoto, dal quale si può vedere l’aula della chiesetta sottostante. Si potrebbe salire ulteriormente ma le scale non sono accessibili.
Adeguamento liturgico

nessuno
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