La pieve di S. Vittore di Canale è menzionata insieme ad altre quattro donate dall'imperatore Ludovico alla Chiesa di Asti.
1041 (giurisdizione intero bene)
L'imperatore Enrico III conferma alla Chiesa d'Asti il possesso della pieve di Canale.
1181 (giurisdizione intero bene)
Il controllo della pieve di . Vittore passa dal vescovo ai canonici della cattedrale di Asti.
1202 (menzione chiostro)
Un atto di vendita da parte dei canonici di San Vittore è rogato "in claustro Sancti Victoris".
1237 (menzione intero bene)
In S. Vittore di Canale uno dei consignori di Sommariva del Bosco riceve investitura del luogo dal vescovo.
1345 (menzione intero bene)
La pieve è elencata tra quelle che pagavano il cattedratico alla Chiesa di Asti.
1383 (dignità intero bene)
Le funzioni parrocchiali risultano ormai trasferite nella chiesa di S. Stefano, nella villanova di Canale.
1493 (riedificazione intero bene)
La chiesa, danneggiata nel corso delle guerre, viene ricostruita per volere di Tommaso e Bernardo Roero. Nell'occasione la famiglia Roero acquisisce il patronato dell'edificio.
1585 (descrizione intero bene)
Il visitatore apostolico Angelo Peruzzi descrive la chiesa aperta, rovinata, profanata, in abbandono e da tempo non più officiata. Solo il cimitero risulta ancora in funzione. L'edificio è descritto a impianto basilicale con tre navate.
1611 - 1626 (descrizione intero bene)
Nel corso della visita pastorale, il vescovo Aiazza torna a ordinare il restauro dell'edificio, mentre gli atti di visita di Broglia ribadiscono l'impossibilità di celebrarvi le funzioni per il pericolo di crollo del tavolato ligneo del soffitto, che viene ordinato di rimuovere.
1667 (descrizione intero bene)
Il vescovo Tomati in visita pastorale rileva come la chiesa sia stata restaurata, ma ordina di intonacarla e pavimentarla.
1696 (descrizione intero bene)
Il vescovo Migliavacca trova la chiesa indecente, quasi una "spelonca" e minacciante rovina. Attesta però che si conserva all'interno un'icona antichissima.
1700 - 1749 (ricostruzione intero bene)
Iniziano lavori di ricostruzione, affidati a un certo Antonio Bona, i quali, tuttavia, conoscono numerose interruzioni.
1755 (raffigurazione intero bene)
In una mappa del territorio, la chiesa risulta ancora orientata, con prospetto a capanna e un campanile collocato tra la chiesa e il complesso rurale che vi sorge accanto.
1761 (descrizione intero bene)
Il vescovo Giovanni Filippo di San Martino, nel corso della visita pastorale, osserva che sarebbero necessarie molte riparazioni: ordina pertanto di intervenire per impedire l'accesso ai volatili, ridipingere i muri e sradicare gli alberi cresciuti lungo il fianco meridionale.
1817 (giurisdizione intero bene)
Con la Restaurazione, la cappella, insieme alle altre del luogo, è assegnata alla ricostituita diocesi di Alba.
1869 (descrizione intero bene)
La capella è menzionata nell'elenco delle chiese non parrocchiali della diocesi di Alba.
1904 (riedificazione intero bene)
La chiesa viene ricostruita non orientata, in forme neoromaniche, dall'ing. Casetta; la fabbrica ingloba parecchi resti della chiesa precedente, tra i quali la lunetta protoromanica del portale, con Cristo benedicente tra santi.
Descrizione
La chiesa, ricostruita agli inizi del sec. XX su progetto dell'ing. Casetta, presenta soluzioni costruttive e formali neoromaniche. Sebbene nulla induca a postulare una qualche forma di continuità con l'edificio preesistente, il nuovo ingloba resti, perlopiù scultorei, del più antico, tra cui si segnala una lunetta in pietra databile tra la seconda metà del sec. X e il principio dell'XI, con Cristo benedicente affiancato dai ss. Vittore e Corona.
La cappella è ad aula con pianta rettangolare, conclusa da un'abside poligonale fortemente aggettante. Inoltre è presente un campanile, inscritto nella pianta, collocato sul fianco sinistro, quasi a filo della facciata.
Questa, con andamento a capanna e ingresso principale in asse, è caratterizzata da una galleria cieca a salienti. Tale decorazione continua sui fianchi e sull'abside, mascherando le finestre che illuminano l'aula.
All'interno, la sala è coperta da un soffitto ligneo decorato, sotto il quale è riproposto il tema della galleria cieca, continua e con le stesse proporzioni di quella esterna, ma con colonnine in marmo e archi intonacati. Notevoli sono le decorazioni in stucco della cornice su cui poggiano le colonnine, come del resto tutte le decorazioni pittoriche delle pareti, perlopiù a motivi geometrici e fitomorfi.
Facciata
La facciata, interamente in laterizio e con profilo a capanna, presenta, come si è accennato, una galleria cieca a salienti con colonnine in pietra legate da archi in muratura. La cornice in laterizio che la sorregge è a gradoni, al pari di quella che, decorata a mensole scalari, conclude superiormente il prospetto.
La lunetta in pietra del portale d'ingresso è un resto della chiesa preesistente ed è datata alla seconda metà del sec. X-inizio XI.
Adeguamento liturgico
nessuno
All'occorrenza, è ancora utilizzato per l'officio liturgico l'originario altare, appoggiato al muro di fondo dell'abside.