chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Tavarnelle Val di Pesa Firenze oratorio sussidiario Madonna di Pietracupa Parrocchia di San Donato in Poggio Pianta; Facciata e portico; Campanile; Interno; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture nessuno XV - XVI(origini carattere generale); 1595 - 1595(cenni storici carattere generale); 1595 - 1596(cenni storici carattere generale); 1596 - 1596(cenni storici edificazione del primo oratorio ); 1596 - 1596(cenni storici carattere generale); 1601 - 1603(cenni storici carattere generale); 1603 ca - 1609(cenni storici carattere generale); 1606 - 1654(cenni storici carattere generale); 1616 - 1616(cenni storici carattere generale); 1632 - 1632(cenni storici ampliamento del loggiato); 1635 - 1635(cenni storici carattere generale); 1640 - 1655(cenni storici carattere generale); 1657 - 1684(cenni storici carattere generale); 1724 - 1818(cenni storici carattere generale); 1818 - 1846(cenni storici carattere generale); 1846 - 1847(cenni storici carattere generale); 1923 - 1990(cenni storici carattere generale)
Santuario della Madonna di Pietracupa
Tipologia e qualificazione
oratorio sussidiario
Denominazione
Santuario della Madonna di Pietracupa <Tavarnelle Val di Pesa>
Altre denominazioni
Santuario di Santa Maria delle Grazie di Pietracupa
Ambito culturale (ruolo)
architettura manierista (impianto)
maestranze toscane (ampliamento del XVII secolo)
Notizie Storiche
XV - XVI (origini carattere generale)
Secondo la tradizione, nel Cinquecento inizierebbero a verificarsi alcuni miracoli connessi ad un affresco quattrocentesco della “Madonna con il Bambino” (nell’Ottocento ritenuta di scuola masaccesca e oggi attribuita a Paolo Schiavo, 1397-1478), dipinto in un tabernacolo presso la “Pietra Cupa” (“un masso lapidoso orbicolare”, come dice il Biadi, cioè una roccia scura con tessitura caratterizzata dalla presenza di grossi noduli sferoidi costituiti dall’alternanza, in strati concentrici, di due o più minerali ed incavata, rotondeggiante, per la corrosione dovuta agli agenti atmosferici). Questo tabernacolo si trova su un colle non lontano dalla pieve di S. Donato in Poggio, di fronte ad una casa di proprietà della famiglia Naldi di S. Donato (o talora scritta Nardi, bel cui stemma, a fondo azzurro, compare un destrocherio al naturale vestito di rosso, simile ma non uguale ai Naldi di Siena)), Il luogo diviene meta di pellegrini.
1595 - 1595 (cenni storici carattere generale)
Nel luglio del 1595 il vicario capitolare di Firenze ordina ai pievani di S. Donato in Poggio e di Campoli di verificare le voci che parlano dei miracoli a Pietracupa. In seguito alla loro relazione l’arcivescovo Alessandro Medici (1535-1605, futuro papa Leone XI) avrebbe concesso o meno la facoltà di edificarvi un oratorio. Nel frattempo viene semplicemente ordinato di proteggere il tabernacolo con un tetto ed uno steccato attorno “e la notte si tenga chiuso”. Inoltre, le elemosine lasciate debbono essere custodite in una stanza della canonica della pieve di S. Donato (essendo allora pievano don Giuseppe Palmerini), sotto la custodia di uno dei fratelli Naldi e di due ‘operai’ preposti, poi scelti nelle persone di Giovanni Borraghi e di Ulivieri Ticci, appartenente quest’ultimo ad una famiglia di S. Donato in lenta ascesa sociale, passata dall’attività di speziali, esercitata in una bottega sulla piazza del borgo, al trasferimento in Firenze.
1595 - 1596 (cenni storici carattere generale)
Nell’agosto del 1595 seguente una solenne processione della Compagnia della Madonna della Neve di S. Donato, insieme ai pievani di S. Donato e di Campoli e a varie persone dei ‘popoli’ vicini, si reca al tabernacolo, potando “in offerta un cero di dodici libbre pieno di monete d’argento, ed in mezzo a più di duemila persone pose il detto Pievano di Campoli in testa alla Madonna la corona”. Presso il tabernacolo si celebra la messa e sono donate alla Vergine molte suppellettili, tra le quali alcuni veli da calice in lino, seta ed “ermisino” (pregiato tessuto di seta leggero). Il 4 settembre 1596 i due fratelli Naldi fondano un beneficio perpetuo imposto sui propri beni, riservando per sé stessi ed i loro discendenti il patronato dell’oratorio.
1596 (cenni storici edificazione del primo oratorio )
Il 17 settembre 1596 è iniziata la costruzione di un primo, piccolo oratorio manierista dedicato alla Vergine delle Grazie, non nel luogo originario del tabernacolo, ma in un più consono terreno di proprietà degli stessi fratelli Naldi, Donato e Santi di Nicola Donato, posto “nel ripiano delle tre vie conducenti l’una alla Pieve di S. Donato, l’altra al villaggio di Montecchio […], la terza alla Castellina”. In occasione della posa della prima pietra è interrata una lapide con inciso: “IN HONOREM BEATAE MARIAE VIRGINIS, AUSPICIIS ALEXANDRI MEDICES […] CARDINALIS ARCHIEPISCOPI FLORENTINI ERECTA […]”. Demolito il tabernacolo, la parete dipinta viene traslata nell’oratorio. L’oratorio, finanziato dai Naldi e sotto l’egida granducale, è realizzato a pianta a croce greca su progetto forse dell’architetto e cartografo granducale Gherardo di Francesco Mechini (1550-1621), sebbene più recentemente sia stato ipotizzato un poco probabile coinvolgimento del Passignano nel progetto architettonico.
1596 (cenni storici carattere generale)
Il 7 novembre 1596 nominano il primo rettore, don Pietro Maria Paolo Baldassarri.
1601 - 1603 (cenni storici carattere generale)
Nel 1601 è rettore dell’oratorio don Donato Valori e nel 1603 don Pietro Contri da Firenze. Nel 1603 i due operai dell’oratorio, Ulivieri Ticci e Alamanno Gherardini (membro di un’altra importante famiglia presente a S. Donato, legata alla pieve, che possiede vari beni nella zona, da Greve a Panzano, da San Donato stesso a Castellina, fino al versante senese del Chianti, e che da tempo si è inurbata a Firenze nel quartiere di Santa Croce), vogliono togliere i diritti di patronato a Donato Naldi e ricorrono inutilmente al Granduca.
1603 ca - 1609 (cenni storici carattere generale)
Forse già nel primo decennio del Seicento l’oratorio, ritenuto troppo angusto, viene ampliato sempre a spese dei Naldi, prolungandolo in avanti e conducendolo ad una pianta a croce latina. Il nuovo portale reca l’arme dei Naldi. Il Passignano (1559-1638) esegue per l’altar maggiore il quadro con i “Santi Pietro, Donato, Lorenzo e l'Arcangelo Gabriele” attorno all’immagine miracolosa della Vergine, mentre nel 1609 Cosimo Gamberucci (1562-1621) quella per l’altare laterale sinistro, con la “Crocifissione tra i Santi Francesco d’Assisi e Girolamo”. Per l’altare di destra è invece dipinta “La Vergine che appare a San Carlo Borromeo”.
1606 - 1654 (cenni storici carattere generale)
Nel gennaio del 1606 (stile moderno) l’arcivescovo di Firenze intima agli operai di depositare in curia tutti i libri contabili inerenti la loro gestione e che “in avvenire non fossero arditi d’impicciarsi degli affari del detto Oratorio sotto pena di fiorini 100 e di scomunica, cessandoli dal loro uffizio”. Sono nominati quali nuovi operai il canonico fiorentino Michele Dati e Michelangiolo di Giovanni Lonci da S. Donato. Nel febbraio seguente però il Gherardini chiede l’esonero del pievano di S. Donato dagli affari dell’oratorio, ma invece quest’ultimo è riconosciuto superiore spirituale dell’oratorio medesimo e gli sarà dovuto un tributo di 4 libbre di cera annue. Rettore spirituale dell’oratorio sarà il pievano fino al 1654. Sempre nel 1606 Donato Naldi cede il suo patronato al canonico fiorentino Camillo Dati.
1616 (cenni storici carattere generale)
Nel 1616 sono alienate, per decreto arcivescovile, le varie offerte alla Madonna, accumulatesi nella sagrestia dell’oratorio (per lo più cere e stoffe).
1632 (cenni storici ampliamento del loggiato)
Forse nel 1632 è realizzato il loggiato antistante (terminus ante quem anche per il prolungamento dell’aula dell’oratorio), per accogliere le varie confraternite che si recano in pellegrinaggio all’oratorio-santuario, allora “provveduto di non tenue raccolta d’argenti e denari”.
1635 (cenni storici carattere generale)
Nel 1635 i Naldi debbono pagare 20 scudi annui per elemosina delle messe festive dell’oratorio o depositare 400 scudi sul monte destinando i frutti all’oratorio medesimo, in cambio del vecchio beneficio concessogli nel 1596. Gli operai sono saliti a quattro, ai quali spetta la gestione economica dell’oratorio, mentre al pievano di S. Donato continua a spettare la sola gestione spirituale.
1640 - 1655 (cenni storici carattere generale)
Nel 1640 il canonico Dati cede la sua parte di patronato a Michele di Francesco Ticci. Nel 1655 la cura spirituale passa dal pievano al cappellano Jacopo Carrari (cui è dovuto un compenso di 40 scudi annui) e gli operai sono riportati al solo numero di due (Lorenzo Gherardini e Raffaello Tozzi, quest’ultimo appartenente alla curia fiorentina). È nominato anche un custode residente presso l’oratorio.
1657 - 1684 (cenni storici carattere generale)
Nel 1657 diviene cappellano don Jacopo di Francesco Pananti. Nel 1659 i Signori Otto di Firenze proibiscono “tumulti nei giorni di festa dell’oratorio” di fronte ad esso. Nel 1665 è documentata nel coro retrostante l’altar maggiore la cantoria con l’organo. Nel 1670 Maddalena Francesca Bini di Scarperia lascia per testamento all’oratorio un “luogo di monte di pietà”. Nel 1684 è forse ampliata l’area presbiteriale.
1724 - 1818 (cenni storici carattere generale)
Nel 1724 è cappellano don Santi Ricceri, che ha una congrua di 60 scudi annui. Nel 1742 è collocata nella cappella laterale sinistra l’urna sepolcrale di Pietro Bonaventura di Lorenzo Gherardini (1670-1742). Nel 1745 l’oratorio possiede vari “luoghi di monte” in Firenze e nel 1747 risulta esserne cappellano don Vincenzio Raffaelli. Nel 1785 il granduca Pietro Leopoldo sopprime i due operai ed il camerlengo, passando l’oratorio alla gestione del pievano di S. Donato, pagato sempre con 4 libbre, che dove a sua volta passare l’“assegnamento” al cappellano, che nel 1788 risulta essere don Rosini. In seguito sono ripristinati gli operai. Nel 1818 l’oratorio si mantiene oramai con le sole elemosine, non avendo più altre doti; allora ne è cappellano don Gabriello Babbini.
1818 - 1846 (cenni storici carattere generale)
All’estinzione della famiglia Nardi l’oratorio passa alla mensa vescovile fiorentina, cui già appartiene nel 1818. Nella prima metà dell’Ottocento al Babbini succedono, quali cappellani, don Mostardini da Poggibonsi e quindi don Elmi.
1846 - 1847 (cenni storici carattere generale)
Nel 1846 vi esiste la Confraternita della Vergine delle Grazie, detta popolarmente dei Bifolchi (secondo talune fonti forse fondata nel 1774), che in quell’anno annovera 170 ascritti. Nel 1848 la cantoria con l’organo si trova ubicata nella controfacciata. Allora è rettore il cappellano don Elmi. “Si fa la festa [della Madonna delle Grazie] la prima Domenica di Agosto e di Settembre. Si scuopre [sic!] per le pubbliche calamità. Vi è un’Opera composta da un Camarlingo e da due Operaj, la quale mantiene un Cappellano per servizio dell’Oratorio, e della Pieve [di S. Donato]. Si fermano a quest’Oratorio gli armenti reduci dalla Maremma, i quali sono benedetti dal Cappellano, e i pastori lasciano all’Oratorio un’offerta, e vengono dall’Opera refocillati” (Luigi Santoni, 1847).
1923 - 1990 (cenni storici carattere generale)
L’ultimo rettore del santuario che abita la canonica posta a tergo dell’oratorio è padre Winkler, poi parroco di S. Miniato a Sicelle, per il quale nel 1923 viene costruita una casa nei pressi. Quindi la canonica viene abitata dalle suore Ancelle del Sacro Cuore di Bologna. A queste seguono le Ancelle di Maria e dal 13 ottobre 1990 vi entrano le suore della Comunità dei Figli di Dio di don Ivo Barsotti. Nel 1970 l’oratorio risulta spettare alla pieve di S. Donato.
Descrizione
Il Santuario di S. Maria delle Grazie si trova a Pietracupa, frazione del Comune di Barberino Tavarnelle. Sorge non lontano dalla pieve di S. Donato, lungo la via Romea Senese. Il complesso è costituito dalla chiesa, preceduta ed affiancata da un ampio portico, e da un edificio tergale, già canonica, oggi abitato dalle suore della Comunità dei Figli di Dio di Don Ivo Barsotti. I rivestimenti esterni sono ad intonaco tinteggiato in bianco avorio, con le angolate un pietra forte a vista. Il campanile a vela. La facciata è a capanna, la pianta ad aula.
Pianta
La chiesa ha pianta ad aula. Nella parete sinistra del coro è la porta mediante la quale si accede alla sagrestia. Nelle pareti laterali dell’aula si aprono due accessi verso l’esterno. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 14,10; lunghezza fino al presbiterio: m 10,90; larghezza della navata: m 7,30; ampiezza del transetto: m 15,60.
Facciata e portico
La facciata è a capanna, con tutte le scansioni architettoniche (cornici, mostre della finestra, conci angolari) in arenaria; sul colmo è una croce metallica. Nel settore al di sopra del portico si trova una finestra trabeata con la mostra in pietra forte, munita d’inferriata. Il portico si articola su quattro arcate laterali e cinque sulla fronte; gli eleganti pilastri tuscanici in conci isodomi e le ghiere degli archi sono di pietra forte, la pavimentazione è in cotto con la sezione centrale in lastre di arenaria, la copertura è a leggio. Il portale in arenaria è sormontato da un frontone centinato spezzato al cui interno è un lacerto di pittura murale con la raffigurazione della “Vergine Maria” e nell’architrave è lo stemma dei Naldi; ai lati del portale sono due finestrelle rettangolari con le mostre in pietra serena, dotate d’inferriata e due panche in arenaria. Le angolate sono risaltate in conci isodomi in pietra forte a vista, così come la lapide dei Signori Otto. Il portone è ligneo, con specchiature quadrangolari nelle ante.
Campanile
Il campanile è a vela, in laterizio, impostato sulle coperture, verso tergo, ed è provvisto di tre campane azionate elettricamente entro fornici sesti acuti; la cimasa è curvilinea, sormontata all’apice da una croce metallica.
Interno
L’interno è costituito da una singola aula culminante nel presbiterio, che si apre lateralmente su due cappelle introdotte da due arconi su semipilastri tuscanici in arenaria. Il pulpito mobile, addossato a parete nella cappella laterale sinistra, è ligneo; nella cappella laterale sinistra il sarcofago settecentesco a parete dei Gherardini è realizzato in stucco. Addossati alle pareti di testata delle cappelle sono due altari in muratura, con la mensa in arenaria e paliotti ricamati; sul retro i dossali a parete sono lignei, scolpiti, dipinti e dorati, qualificati da frontoni manieristi a volute contrapposte. I dipinti sono su tela: a sinistra è la “Crocifissione tra i Santi Francesco d’Assisi e Girolamo” del Gamberucci, a destra “La Vergine che appare a San Carlo Borromeo con Angeli e Cherubini”. Di lato agli arconi delle cappelle, specularmente, sono collocati, su mensole scolpite, due splendide sculture lignee dorate e policrome di Angeli cerofori. Al centro dell’arcone presbiteriale (rialzato su due semipilastri tuscanici) è posto l’altar maggiore alla romana, in muratura, con la mensa in arenaria ed i due gradi lignei, recanti al centro il tabernacolo parzialmente dorato e con lo sportello in argento lavorato a sbalzo; sul retro è il pregevole dipinto su tela del Passignano, entro una sontuosa cornice lignea, scolpita e dorata (qualificata da mezze lesene ioniche strigilate e da un frontone curvilineo a volute laterali, doc’è iscritto “AVE MARIA”), al centro del quale è la pittura murale con la venerata raffigurazione quattrocentesca della “Vergine Maria”. I portali ai lati dell’altare, dotati di un frontoncino triangolate spezzato e con lo stemma policromo dei Naldi nell’architrave, sono in arenaria, come tutti gli elementi presenti all’interno della chiesa, e conducono verso tergo al coro. Al di sopra dei due portali sono altrettante balaustre su mensole in arenaria (dette “terrazzini” nei vecchi documenti), dietro le quali si trovano due fornici a pieno centro, nei quali erano un tempo esposte le reliquie e ai quali si accede mediante una scaletta lignea posta nel coro. In quest’ultimo, a destra, è la cantoria lignea con l’organo (non in funzione); su una parete si trova un quadro con “San Francesco che riceve le stimmate”. Nelle pareti laterali dell’aula, presso i due accessi laterali verso l’esterno, sono altrettante acquasantiere in serpentino con valva di conchiglia tergale; nella parete destra, presso il portale, è l’elemosiniera in arenaria dell’Opera. I rivestimenti interni sono ad intonaco tinteggiato in bianco, la balza perimetrale, come le mostre delle finestre in controfacciata, sono dipinte in grigio. In controfacciata la bussola è lignea ed alla sua destra l’acquasantiera è in marmo, con la vasca circolare su un fusto a colonna. La chiesa prende luce dalle tre finestre in controfacciata e da due finestre, con vetrate policrome, aperte nelle pareti di testata delle cappelle laterali. L'altezza massima della navata è m 9,70, la minima m 8,70. In sagrestia è un elegante lavabo in arenaria secentesco.
Elementi decorativi
Dossali lignei di due altari laterali nelle cappelle; complessa ed articolata mostra in arenaria del presbiterio; dossale dell’altar maggiore; due acquasantiere a parete in serpentino; acquasantiera a pila in marmo; vari portali frontonati un arenaria; lapide secentesca in pietra forte in facciata
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è in cementine, con bicromia di bianco e nero. Nell’aula le cementine hanno forma quadrata e sono disposte in diagonale, nel presbiterio sono esagonali. Nelle cappelle laterali sono quadrate e recano disegni geometrici.
Coperture
La copertura dell’aula poggia su tre capriate, con orditura primaria e secondaria lignee e scempiato in cotto. Le due cappelle laterali hanno volte a crociera, con le nervature dipinte. La sagrestia presenta una volta unghiata su peducci tuscanici in arenaria. Il manto di copertura è in coppi e tegole piane.
Adeguamento liturgico
nessuno
Altare maggiore alla romana, in muratura, con mensa in arenaria e due gradi lignei al centro dei quali il tabernacolo è ligneo, con sportello in argento lavorato a sbalzo. Leggio mobile in ferro battuto posto sul lato sinistro del presbiterio. Due confessionali lignei sono addossati alle pareti laterali dell'aula, presso la controfacciata, e due confessionali sono inseriti a parete nelle cappelle laterali.