chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Bareggio Milano chiesa sussidiaria S. Maria d. Brughiera (già Madonna Fonte d. Grazie) Parrocchia Madonna Pellegrina Struttura nessuno 1482 - 1482(costruzione impianto originario); 1600 - 1650(modifiche intero bene); 1706 - 1760(ampliamento intero bene); 1794 - 1872(restauro intero bene); 1982 - 1982(restauro intero bene); 2020 - 2020(restauro intero bene)
Chiesa di Santa Maria della Brughiera
Tipologia e qualificazione
chiesa sussidiaria
Denominazione
Chiesa di Santa Maria della Brughiera <Bareggio>
Altre denominazioni
S. Maria d. Brughiera (già Madonna Fonte d. Grazie)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione)
Notizie Storiche
1482 (costruzione impianto originario)
viene costruito una piccola cappelletta campestre per volontà dell’abate Giovanni Crivelli, membro della famiglia milanese più forte e temuta al tempo dei Visconti e degli Sforza, e ad opera dei monaci abitanti dell’importantissimo convento della canonica agostiniana di San Pietro all’Olmo, per vegliare sui campi e alle poche case dei fittavoli. La struttura era dedicata alla “Madonna Fonte delle Grazie” ma ben presto, la comparsa di questo piccolo sacello di ricca decorazione, portò, in modo spontaneo, a denominare l’abitato in altro modo. Dal nome generico di Brughiera, usato indistintamente per indicare le case dei fittavoli e i casari alle dipendenze della canonica di San Pietro all’Olmo, quel piccolo gruppo di case divenne per tutti “Santa Maria della Brughiera”
1600 - 1650 (modifiche intero bene)
nella prima metà del seicento, alla cappelletta ospita diverse visite pastorali e dalle relazioni risultano eseguite varie modifiche pittoriche ed architettoniche, pur mantenendo le dimensioni originarie
1706 - 1760 (ampliamento intero bene)
il 25 giugno 1706 il canonico Mario Corrado descrive alla Brughiera un oratorio rettangolare, lungo 16 cubiti e largo 6, aggiunto alla cappelletta di 4 cubiti. Illustra la pittura della Natività e del Cristo Benedicente e sulla parete esterna, vicino all’ingresso vi è raffigurata la figura di San Sebastiano. Il 28 maggio1760 il cardinale Giuseppe Pozzobonelli descrive l’innalzamento di un muro sul quale è dipinta la figura della Vergine Assunta. E’ tra il 1725 e il 1760, l’infelice idea di chiudere ai fedeli la visione dell’antico sacello voluto dal Crivelli
1794 - 1872 (restauro intero bene)
dopo la chiusura della canonica di San Pietro all’Olmo e la confisca da parte dell’imperatore austriaco, si susseguono diverse diatribe in merito alla titolarità di utilizzo della cappellina, fino a che, nel 1872, viene dimostrato definitivamente l’attribuzione della proprietà al Demanio. Nello stesso anno, presentandosi la chiesetta decadente e pericolante, iniziano i lavori necessari al risanamento all’agibilità della stessa. Il coadiutore, don Ruggeri, a proprie spese, ricostruisce l’altare sulla nuova parete dipinta con l’immagine dell’Assunta e riporta alla luce alcuni affreschi interni. Nel 1970 don Ruggeri aveva già fatto ricostruire il campanile dopo che il primitivo era crollato all’inizio del settecento
1982 (restauro intero bene)
dopo un secolo dai primi restauri, la chiesetta è diventata impraticabile tanto da essere necessari urgenti lavori di messa in sicurezza e di restauro. Durante questi lavori, diretti dal prof. Tripoli, vengono eliminati l’altare ed il muro settecentesco che andava ad ostruire l’originario sacello, vengono eliminati i controsoffitti in legno occultanti la struttura della copertura, viene completamente ricostruito il tetto nel rispetto delle caratteristiche e dei materiali, vengono rinforzate le fondazioni, viene scrostato e rifatto l’intonaco interno ed esterno delle pareti del corpo aggiuntivo, viene eliminato parte del muro del precedente campanile che occultava l’affresco del santo, viene realizzato un marciapiedi perimetrale a protezione dell’umidità
2020 (restauro intero bene)
la chiesetta è protagonista di un ulteriore restauro della durata di sei mesi, conclusi il 26 novembre 2020, con la consegna simbolica delle chiavi, da parte dell’impresa edile, alla chiesetta stessa.
Il progetto dell’architetto Alberto Cesana, comprende un complesso intervento sull’apparato pittorico, il ripristino dell’intonaco esistente, sia interno che esterno, la pulitura delle formelle in cotto, il consolidamento del campanile. In ultimo s’interviene sulla rimozione del vecchio impianto elettrico non più in uso, la posa del vetro cattedrale selle finestre, la posa di rete antipiccione sul campanile e lo smontaggio e rimontaggio della campana, con l’inserimento di nuove travi metalliche
Descrizione
la piccola chiesetta a pianta rettangolare si trova tra gli alberi e i prati dell’antica cascina Brughiera.
E’ composta dall’attuale abside, corrispondente all’originario sacello, dalla piccola navata e dal campanile. Internamente le pareti sono intonacate e tinteggiate in colore bianco, ad eccezione del portale e della porzione absidale.
Infatti sulla parete, corrispondente all’originaria facciata del sacello, vi è posto un arco a tutto sesto ornato nell’intradosso da due rami intrecciati carichi di frutti, una decorazione plastica a ovolo, tipica del quattrocento lombardo e il residuo dell’elegante trabeazione in cotto, in parte distrutta, per far aderire meglio l’intonaco aggiunto in epoche successive. Alla sinistra è presente la figura accennata di un santo, forse San Bernardo, apparso dopo l’abbattimento di un muro che doveva probabilmente servire da rinforzo al campanile seicentesco. Questo dipinto grazie all’accentuata vena naturalistica dell’immagine, l’alto dato estetico e la perfetta riuscita tecnica dell’affresco, fanno pensare ad un artista vicino a Vincenzo Foppa. Sulla destra invece, per la figura di San Sebastiano alla colonna, si nota un tratto più morbido, una delicatezza dell’incarnato, un’espressione serena di accettata sofferenza, che ricordano la mano del Bergognone, ovvero per cronologia dell’opera, i suoi aiutanti ai quali vengono attribuiti anche i due affreschi rappresentanti paesaggi ai lati dell’abside. Queste due pareti laterali sono quelle che hanno subito i danni più gravi, con tinteggiature sovrapposte, tra cui la calce viva utilizzata durante le pestilenze per disinfettare.
L’affresco absidale appare riferibile ancora ad un maestro operante nell’ambito del Foppa, mentre il Cristo sulla volta è da considerarsi uno degli affreschi più antichi della chiesetta ed attribuito a Michelino da Besozzo.
All’interno della piccola volta a vela dolce, è raffigurata la mandorla iridata che racchiude il Cristo Pantocreator.
Sulla parete centrale, alle spalle della piccola mensa, si trova l’affresco della Natività del Signore.
Il soffitto è a capanna con struttura in legno a vista, mentre la pavimentazione è in cotto.
La facciata, semplicissima, è intonacata e tinteggiata in colore bianco, ad eccezione del campanile e del paramento absidale in mattoni a vista. Ai lati della centrale porta d’ingresso in legno, vi sono due piccole finestrelle con inferriata in ferro
Struttura
strutture portanti verticali in mattoni pieni e copertura in legno