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Palazzuolo sul Senio
Firenze
chiesa
sussidiaria
Visitazione della B. V. Maria a Casetta di Tiara
Parrocchia dei Santi Giustino e Giovanni Battista Decollato a Camaggiore
Pianta; Facciata; Campanile; Interno; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
presbiterio - intervento strutturale (1976)
VI - XVII fine(origini carattere generale); XIV - XIV(cenni storici carattere generale); XVI - XVII(cenni storici carattere generale); 1566 - XVII(cenni storici carattere generale); 1690 - 1690(cenni storici carattere generale); 1713 - 1716(cenni storici carattere generale); 1759 - 1759(cenni storici altare); 1783 - 1783(cenni storici carattere generale); 1816 - 1871(cenni storici carattere generale); 1898 - 1898(cenni storici carattere generale); 1900 - 1915(cenni storici carattere generale); 1916 - 1917(cenni storici carattere generale); 1922 - 1922(cenni storici campanile); 1944 - 1945(cenni storici carattere generale); 1945 - 1947(cenni storici carattere generale); 1970 - 1970(cenni storici carattere generale); 1984 - 1984(vicende conservative intero bene); 1986 - 1988(cenni storici carattere generale)
Chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria a Casetta di Tiara
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria a Casetta di Tiara <Palazzuolo sul Senio>
Altre denominazioni Visitazione della B. V. Maria a Casetta di Tiara
Ambito culturale (ruolo)
maestranze toscane (costruzione)
Notizie Storiche

VI - XVII fine (origini carattere generale)

Pare verosimile che nei secoli VI-VII di qui passasse il confine tra Longobardi e Bizantini. Secondo la tradizione, dopo la caduta dell'esarcato di Ravenna nell'VIII secolo, conquistato dai Longobardi, alcuni bizantini si sarebbero rifugiati presso la Casetta (da "casula", casupola, capanna) di Tiara (nome proprio derivante dal greco "tières", tiara, diadema femminile) figlia di Altimare e ciò spiegherebbe il locale dialetto (il "casettino"), parlato solamente in questo luogo, che parrebbe avere influenze greche in alcune sue parole. In origine vi è una cappella od oratorio dedicato alla Visitazione di Maria, di epoca indefinita, forse tardoseicentesco.

XIV  (cenni storici carattere generale)

Nel Trecento la zona viene assoggettata alla Repubblica fiorentina.

XVI - XVII (cenni storici carattere generale)

Nel Cinquecento e nel Seicento gli abitanti della zona vivono grazie ai castagni, ai frutteti, alla legna e al carbone.

1566 - XVII (cenni storici carattere generale)

Risale al 1566 una lapide, ora apposta nel prospetto laterale sinistro della chiesa, vicino alla base del campanile, dove sono incisi segni indecifrabili, che potrebbero (secondo taluni) essere connessi al misterioso dialetto "casettino". Vicino si trova una lapide simile, risalente al Seicento. Probabilmente fin da allora esiste l'oratorio dedicato alla Visitazione.

1690  (cenni storici carattere generale)

Risale forse al tardo Seicento (1690 circa) l'erezione della cappella od oratorio della Visitazione, per volontà dell'arcivescovo Jacopo Antonio Morigia (1633-1708).

1713 - 1716 (cenni storici carattere generale)

Agli inizi del XVIII secolo mons. Tommaso Bonaventura della Gherardesca (1654-1721), arcivescovo di Firenze, eleva a parrocchia l'oratorio della Visitazione, che viene a dipendere dalla pieve di San Giovanni di Susinana a Misileo. La chiesa viene rifatta e dotata di una canonica, a spese dell'arcivescovo. Nel 1713 ne è nominato il primo parroco, Francesco Candi; nel 1715 viene consacrata e nel 1716 è elevata a prioria ed ha il fonte battesimale. Sull'altre viene collocato il quadro raffigurante "La Visitazione", opera di Antonio Puglieschi (1660-1732), fatta fare sempre a spese dell'arcivescovo.

1759  (cenni storici altare)

Nel 1759 viene rifatto l'altare di sinistra, dedicato alla Madonna del Carmine.

1783  (cenni storici carattere generale)

Nel 1783 la chiesa passa alle dipendenze della pieve di San Giustino e San Giovanni Battista Decollato a Camaggiore.

1816 - 1871 (cenni storici carattere generale)

Casetta continua ad essere una comunità chiusa in se stessa, autosufficiente. Nel 1833 il 'popolo' della parrocchiale conta 289 anime; nel 1845 355: 223 poste entro la Comunità di Palazzuolo e 132 in quella di Firenzuola. Nel 1847 erano salite a 430. Il patronato spetta al Granduca "per le ragioni del popolo". Dal 1816 ad oltre il 1847 ne è parroco Ferdinando Tagliaferri. Non vi esistono sedi di Compagnie. Solamente dopo l'Unità d'Italia giunge nel piccolo borgo la scuola con maestri che parlano "italiano". Nel 1871 vengono assegnati alla chiesa alcuni quadri.

1898  (cenni storici carattere generale)

Nel 1898 è parroco della chiesa don Vincenzo Beltrandi.

1900 - 1915 (cenni storici carattere generale)

Nel 1900-1901 l'edificio sacro viene ricostruito, rialzato ed ampliato, nonché "messo in volta", dal priore Carlo Tagliaferri con il concorso dei parrocchiani, compreso lo scalpellino Egidio Zoppi. La volta del presbiterio è decorata con un cielo stellato ed un sole centrale come la chiesa di San Pellegrino. La chiesa viene nuovamente consacrata dall'arcivescovo Alfonso Maria Mistrangelo (1852-1930) il 15 luglio 1902. Poco prima della Prima Guerra Mondiale, nel 1915, in occasione del secondo centenario della consacrazione della chiesa, sono realizzati i due altari laterali, dedicati alla Madonna del Carmine (in sostituzione del precedente, andato in rovina) e a Sant'Antonio da Padova.

1916 - 1917 (cenni storici carattere generale)

Nel 1916-1917 soggiornano a Tiara la poetessa Sibilla Alerano (1876-1960) e Dino Campana (1885-1932). Ancora nella parete longitudinale sinistra della chiesa esiste una moderna targa metallica che li ricorda attraverso alcuni versi della poesia "In un momento" di Dino Campana ("Erano le sue rose, erano le mie rose. / Questo viaggio chiamavamo amore. / Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose").

1922  (cenni storici campanile)

Nel 1922 viene eretta, sempre dal parroco Carlo Tagliaferri, la torre campanaria.

1944 - 1945 (cenni storici carattere generale)

Con gli eventi della Seconda Guerra Mondiale la chiesa viene semidistrutta.

1945 - 1947 (cenni storici carattere generale)

La chiesa è ricostruita a cura dei parrocchiani nel 1945-1947, essendo parroco ancora don Carlo Tagliaferri, in forme e dimensioni simili alle precedenti.

1970  (cenni storici carattere generale)

Nel 1970 è parroco don Giorgio Menichetti.

1984  (vicende conservative intero bene)

Nel 1984 sono rimossi gli intonaci esterni e sono stuccati i conci in pietra. Mantenendo le capriate della ricostruzione, viene sostituito il manto di copertura (da lastre in pietra serena a tegole cementizie) ed è rifatto l’impianto elettrico. Tutte le opere sono realizzate a cura della popolazione locale.

1986 - 1988 (cenni storici carattere generale)

Nel 1986 la parrocchia di Casetta di Tiara viene soppressa divenendo parte della parrocchia dei Santi Giustino e Giovanni Battista Decollato a Camaggiore
Descrizione

La chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria si trova a Casetta di Tiara, frazione del Comune di Palazzuolo sul Senio, a 646 metri s.l.m., un piccolo borgo ai piedi del Monte Bastia che domina a picco la Valle del torrente Rovigo, affluente del Santerno. e fiancheggia quella del Santerno. Sorge "alla sinistra del fiume Senio, sulle ripide scogliere del monte di Camaggio, che, dal lato di levante dov'è Tiara, acquapende nel Senio, da ponente fluisce nel Santerno" (Emanuele Repetti, vol. I); è al centro di un vastissimo territorio che un tempo ospitava circa 800 abitanti e ad oggi, nel piccolo abitato montano, vi sono solamente 13 residenti. La chiesa sorge isolata entro un contesto montano, tra castagneti secolari, nel piccolo borgo di Casetta di Tiara. L’edificio è libero su tre lati, sul retro si trova la canonica con i locali parrocchiali e sul lato sinistro la torre campanaria. I prospetti esterni sono in conci di arenaria lasciati a vista e stuccati a cemento; in gronda le pianelle sono decorate. La facciata è a capanna, la pianta a navata unica.
Pianta
La chiesa ha pianta a navata unica con scarsella. Nella parete laterale sinistra della navata si apre un accesso all’esterno; nella parete tergale della scarsella, sul lato destro, è l’accesso alla sacrestia. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 17,80, lunghezza fino all'arco trionfale: m 12,24; larghezza della navata: m 7,20.
Facciata
La facciata è a capanna, con due cuspidi piramidali laterali in arenaria che serrano o semipilastri angolari; è realizzata in conci di pietra di pezzatura mista e con tracce di tinteggiatura in bianco. Sul colmo è una croce metallica, al centro un oculo dotato di una vetrata policroma raffigurante una croce e di una mostra in arenaria; il portale trabeato è in arenaria, come i tre gradini che lo precedono; il portone è ligneo, a due ante con specchiature quadrilobate o a punta di diamante. Di lato sono due panchine disposte specularmente.
Campanile
La torre campanaria è in pianta quadrata a vista, con conci di maggiori dimensioni alla base; i prospetti esterni in arenaria presentano conci a rilievo in corrispondenza delle angolate ed hanno alcune strette monofore, oltre ad un orologio. Su un lato è una lapide marmorea del 1922 che ricorda i caduti della Prima Guerra Mondiale. La cella campanaria, con ampie monofore centinate e balaustra traforata a croce greca e croce di Sant'Andrea, è coperta con un tetto a padiglione e provvista di quattro campane. Il sistema campanario è elettrificato, ma attualmente funzionante solo in forma parziale.
Interno
L’interno ha navata unica, scandita in tre campate da arcate su pilastri tuscanici in muratura tinteggiati in grigio, come i capitelli nel presbiterio. La scarsella è rialzata di un gradino in arenaria ed è preceduta da una balaustra curvilinea in arenaria, aperta al centro in direzione dell’altare maggiore, in muratura ed arenaria, con il tabernacolo e la mensa poggiante su mensole a volute, tra le quali si trova la lapide dedicatoria della chiesa della Visitazione di Maria vergine a San'Elisabetta del 1713-1715, fatta apporre dall'arcivescovo Tommaso Bonaventura dei conti Della Gherardesca, che aveva eretto la chiesa medesima a sue spese, insieme alla canonica per maggior comodità degli abitanti di quelle zone impervie, riservando alla mesca vescovile metà del patronato e dando l'altra metà al popolo, vescovo che aveva anche consacrato la chiesa il 21 luglio 1715, facendo poi traslare la festa che ricordava tale consacrazione alla seconda domenica di agosto ("ECCLESIAM HANC PAROCHIALEM SUB TITULO VISITATIONIS BEATAE MARIAE VIRGINIS AD SANCTAM ELISABETH CUM DOMO CANONICALI AD MAIOREM FIDELIUM HUIUS HASPRAE REGIONIS COMMODITATEM, RESERVATO PRO UNA VICE IURE CONFERENDI ORDINARIIS FLORENTINIS ET PRO ALTERA PAROCHIANIS, FUNDAVIT, INSTRUXIT ET DONAVIT AERE PROPRIO ANNO DOMINICAE INCARNATIONIS MDCCXIII THOMAS BONAVENTURA EX COMITIBUS GHERARDESCHAE ARCHIEPISCOPUS FLORENTINUS EAMQUE CONSECRAVIT DIE XXI IULII MDCCXV TRANSLATA IN DOMINICAM SECUNDAM AUGUSTI ANNIVERSARIA CELEBRITATE"). Nel presbiterio è anche un tabernacolo in marmo cinquecentesco per gli oli santi. Al centro della parete di fondo si trova il dossale, con la tela del Puglieschi e con un frontone triangolare risaltato in arenaria su semicolonne corinzie, come gli altari alle pareti laterali della nave, che hanno un frontone simile, ma poggiante su paraste tuscaniche, e sono provvisti di mensa. L'altare di sinistra, dedicato al "pater pauperum", si trova una statua di "Sant'Antonio con il Bambino Gesù"; tra le mensole a volute che reggono la mensa è l'iscrizione "DIVO ANTONIO DICATUM / A. D. MCMXV"). Nell'altare di sinistra è posta una statua della "Madonna del Carmine"; al di sotto è un'altra lapide che ricorda la dedica dell'altare alla Vergine ("MARIAE VIRGINI DE MONTE CARMELO DICATUM / RESTITUTUM A. D. MDCCLIX / MCMXV LAPIDEO OPERE / REFECTUM [ET] NOVATUM"). Nella seconda campata della parete destra è inserito un confessionale ligneo, sul lato opposto vi è il fonte battesimale in arenaria, posto in una nicchia centinata a sesto ribassato. In controfacciata, priva di bussola, le due acquasantiere ai lati del portone sono in pietra serena; in alto è una tela esprimente la "sacra Famiglia". La chiesa prende luce dalla finestra circolare con vetrata policroma in controfacciata e da quattro monofore centinate e vetrate poste lungo la parete laterale sinistra, due delle quali sono aperte nel presbiterio. Gli interni sono rivestiti ad intonaco tinteggiato in bianco avorio. L'altezza massima della navata è m 8,45.
Elementi decorativi
Altare maggiore, altari laterali, acquasantiere.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione della navata è in grandi lastre di pietra serena; il presbiterio è pavimentato in cotto, con mattoni rettangolari disposti a spinapesce ortogonale.
Coperture
La navata ed il presbiterio sono coperti da volte a crociera. Il manto di copertura è in tegole di cemento con le gronde coperte in lastre d'arenaria.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1976)
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare realizzato nel 1976. La mensa eucaristica in legno è opera mobile del parroco Don Ongaro e consente la celebrazione rivolta verso i fedeli; dimensioni indicative cm 95 x 151 x 93 (h). Tabernacolo in arenaria posto al centro dell’originario altare maggiore. Fonte battesimale in arenaria posto in nicchia dedicata nella parete laterale sinistra. In uso un leggio mobile in rame, opera del parroco Don Ongaro. Un confessionale ligneo è inserito in parete laterale destra.
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