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edilizia di culto
restauro
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Lucinasco
Albenga - Imperia
cappella
sussidiaria
Santissimo Nome di Maria
Parrocchia di Santi Stefano e Antonino
Pianta; Elementi decorativi; Facciata; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
nessuno
1730 - 1732(costruzione intero bene); 1738 - 1755(ricostruzione abside); 1798 - 1798(rifacimento intero bene); 1816 - 1818(restauro intero bene); 1842 - 1842(restauro intero bene); 1852 - 1852(restauro intero bene); 1872 - 1872(ricostruzione loggia); 1888 - 1888(riassetto intero bene); 1928 - 1929(restauro interno); 1979 - 1980(restauro intero bene); 2004 - 2004(restauro interno)
Cappella del Santissimo Nome di Maria
Tipologia e qualificazione cappella sussidiaria
Denominazione Cappella del Santissimo Nome di Maria <Lucinasco>
Ambito culturale (ruolo)
maestranze liguri (costruzione)
Notizie Storiche

1730 - 1732 (costruzione intero bene)

Costruita tra il 1730 e il 1732 l'origine del santuarietto, che è dedicato al Nome di Maria, va forse ricercata nella devozione dei pastori che frequentavano l’alpeggio del monte Acquarone (m. 732), di cui restano emblematica testimonianza le numerose e massicce «caselle». Non si deve tuttavia escludere che il santuario avesse anche la funzione di cappella-rifugio per i viandanti, come sembra suggerire l’ampio porticato chiuso e antistante l’edificio. Solo a partire dal 1732 la comunità ecclesiale di Lucinasco inizia ad eleggere, con regolare cadenza annuale, due massari per l’amministrazione dell’oratorio e proprio nel 1735, infine, il rev. Bartolomeo Abbo donò «due veli di seta rossa fioreggiati d’intorno» da usarsi quali decorazioni il giorno della festa del Nome di Maria”.

1738 - 1755 (ricostruzione abside)

A partire dal 1738 Nicolò Baudo si votò eremita alla Cappelletta, ricoprendo talvolta la massaria e scomparendo a fine secolo, dopo aver ottenuto nel 1755 la ricostruzione della volta absidale ad opera dei massari Antonio e Guglielmo Abbo.

1798  (rifacimento intero bene)

Intervento di rifacimento resosi necessario per riparare i danni provocati nel 1798 quando nei pressi della cappelletta ci fu un sanguinoso scontro tra le forze dell’esercito sabaudo e le milizie della rivoluzionaria repubblica ligure

1816 - 1818 (restauro intero bene)

Notevoli lavori di restauro subì la cappella nel 1816-18 dopo le devastazioni di fine ’700

1842  (restauro intero bene)

A seguito dei danni provocati dalle intemperie nel 1842 si interviene su progetto di Bartolomeo Gazzano di Pantasina

1852  (restauro intero bene)

Intervento di restauro su progetto di mastro Giuseppe Delleja

1872  (ricostruzione loggia)

Nel 1872 si ebbe la ricostruzione integrale della loggia

1888  (riassetto intero bene)

Nel 1888 si ebbe il riassetto generale dell’edificio di cui il recente terremoto aveva causato il crollo della volta e di parte del muro del coro nonché «varie fessure nel volto e nei muri della loggia»

1928 - 1929 (restauro interno)

Lavori di restauro eseguiti dal capomastro G.B. Viani durante i quali vennero acquistate e sistemate nelle nicchie laterali le statue tuttora esistenti

1979 - 1980 (restauro intero bene)

Lavori di restauro consistenti in: rifacimento della copertura in ardesia e ripresa e coloritura degli intonaci di facciata ed interni; rifacimento del pavimento in ardesia, riquadratura del portale di ingresso.

2004  (restauro interno)

Lavori di restauro interni
Descrizione

A settentrione della vetta del monte Acquarone, sul valico omonimo, dove si incontrano le mulattiere che da Lucinasco e da Vasia confluivano nella via «marenca», (l’importante strada maestra dei secoli scorsi che collegava le valli di Oneglia e di Porto Maurizio con il basso Piemonte), sorge la piccola cappella detta della Madonna del monte Acquarone o, più semplicemente, la «cappelletta». L'edificio sacro presenta una struttura a pianta ellittica, un ampio portico e una profonda abside. La cappelletta reca sul fronte del portico un interessante bassorilievo in ardesia con il noto trigramma IHS, cui corrisponde sulla restante facciata della cappella un oculo circolare. All’interno si conservava una statua marmorea della Madonna, opera dello scultore locale Lazzaro Acquarone, che la tradizione popolare vuole fosse precedentemente custodita nel ben più illustre, per storia e per arte, santuario della Maddalena
Pianta
La pianta è composta da tre moduli quadrati di diverse dimensioni giustapposti; un pronao in facciata, un’aula unica quadrata ad angoli arrotondati e da un presbiterio di dimensioni leggermente ridotte rispetto alla navata, concluso da un’abside semicircolare schiacciata. La copertura è a capanna, in legno, sull’aula; voltata invece sul presbiterio.
Elementi decorativi
Internamente una cornice corre per tutta l’aula ed il presbiterio, essa collega le lesene decorate con motivi vegetomorfi.
Facciata
La facciata è dominata dal pronao, privo di aperture sui lati, che in altezza si sviluppa per circa la metà dell’edificio, al di sopra presenta un’apertura rotonda con un piccolo rosone. Ai lati del portone di ingresso sono due finestrelle devozionali.
Pavimenti e pavimentazioni
Il pavimento è in lastre di ardesia quadrate posate a 45 gradi.
Coperture
Entrambi gli ambienti, il pronao e l’aula, hanno una copertura a due falde con manto in ardesia.
Adeguamento liturgico

nessuno
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