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Soleto
Otranto
chiesa
sussidiaria
S. Venerdìa
Parrocchia di Maria Santissima Assunta
Pianta; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture; Illuminazione naturale
nessuno
1607 - 1607(notizia visita pastorale intero bene); 1960 - 1960(costruzione intero bene)
Chiesa di Santa Venerdìa
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di Santa Venerdìa <Soleto>
Altre denominazioni S. Venerdìa
Ambito culturale (ruolo)
maestranze salentine (costruzione)
Notizie Storiche

1607  (notizia visita pastorale intero bene)

il 23 novembre 1607 l'arcivescovo idruntino Lucio De Morra visitò la chiesa di Santa Venerdìa trovandola in buone condizioni. Il testo descrive una chiesa "sub furnice" con all'interno immagini affrescate raffiguranti la Trinità e l'Annunciazione, e lamenta la presenza di diffusa sporcizia dovuta al ripetuto ingresso di animali. Di tale edificio resta unicamente una campana seicentesca opera del fonditore Giovanni Vincenzo Bono di Gallipoli.

1960  (costruzione intero bene)

pur documentato sin dal 1410, l'edificio è stato completamente ricostruito nel 1960 dall'abile maestro scalpellino soletano Leonardo Manni (1908-1992).
Descrizione

sorge in un'area verdeggiante posta a nord del paese, lungo una via non a caso denominata dell'Oliveto, e a pochi metri di distanza dal punto di innesto con via delle Donnie. L'edificio si dispone all'interno di un'area triangolare in gran parte ricoperta da un manto erboso, dove la facciata volta quasi esattamente ad est arretra di poco rispetto alla sede stradale guadagnandosi un piccolo spazio di rispetto mortificato da uno strato di asfalto. Priva di pretese, la struttura si configura come semplice prisma intonacato e imbiancato, i cui unici elementi di rilievo si concentrano sulla facciata e sul prospetto tergale: la prima è nobilitata da un paramento in carparo a faccia vista con coronamento cuspidato, cornice sommitale aggettante, coppia di paraste laterali curiosamente proiettate oltre il limite dei salienti e piccolo oculo al di sopra del portale; il secondo, semplice quadrilatero sormontato da un campaniletto a vela ad unica campana, è segnato al centro da una piccola apertura circolare che conferisce alla semplicità della composizione una vaga aura metafisica.
Pianta
lo spazio interno ad aula unica è interamente focalizzato sull'altare in pietra leccese, posto al di sopra di una bassa predella e dotato di una coppia di gradini posti a definire un modesto dossale. Due tende laterali segnalano l'accesso allo spazio retroaltare adibito a sacrestia, spoglio al pari della navata le cui pareti risultano intonacate e tinteggiate di bianco a meno del basamento, rivestito da una poco nobile boiserie in plastica. Il soffitto piano, anch'esso intonacato e imbiancato, necessita evidentemente di interventi di ripristino.
Pavimenti e pavimentazioni
dinanzi al portale si dispone un piccolo "tappeto" di piastrelle cementizie che segnano il luogo interrompendo il manto di asfalto. All'interno il piano di calpestio si compone di piastrelle di graniglia di cemento grigio chiaro 25x25 cm con inerti fini di colore bianco e nero.
Coperture
il soffitto piano è coperto all'esterno dal tipico lastrico solare composto da "chianche" in pietra locale.
Illuminazione naturale
la luce, appena sufficiente, penetra all'interno per il tramite della piccola finestra circolare volta a ovest e del piccolo oculo di facciata, il cui tamponamento lapideo lascia filtrare pochi raggi solari attraverso un traforo simulante un fiore a quattro petali.
Adeguamento liturgico

nessuno
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