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Angera
Milano
chiesa
sussidiaria
S. Alessandro
Parrocchia di Santa Maria Assunta
Impianto strutturale; Struttura; Campanile; Altare maggiore; Opere d'arte
nessuno
VI - VI(costruzione intero bene); XI - XI(ricostruzione intero bene); 1580 - 1585(ricostruzione decorazione interna); XVII - XVII(decorazione interno); 1994 - 1994(restauro conservativo interno)
Chiesa di Sant'Alessandro
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di Sant'Alessandro <Angera>
Altre denominazioni Chiesa dei Santi Sisinio Martirio e Alessandro
Oratorio del Santissimo Sacramento
S. Alessandro
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione e decorazione)
Notizie Storiche

VI  (costruzione intero bene)

L'origine della chiesa, pur in assenza di documenti diretti d'appoggio e di scavi archeologici mirati, è strettamente legata alla formazione della pieve di Angera che buona parte delle fonti più recenti colloca al VI sec. La dedicazione ai santi martiri anauniesi, Sisinio, Martirio e Alessandro, dell'antica pieve angerese e, quindi, della chiesa che ne costituì per secoli il fulcro, ha indotto alcuni studiosi, anzi, a collegarla a uno stanziamento arimannico, forse nell'ambito di uno scomparso fortilizio che sopravvisse sino al XV sec. in quella parte dell'abitato (Tamborini). Per altri, l’area cristianizzata, certamente collocata al margine nord-orientale della città romana, sarebbe sorta sui resti di una villa antica o tardo-antica (Ardenna, cit. in Besozzi).

XI  (ricostruzione intero bene)

La più antica attestazione dell’organizzazione plebana di Angera risale, tuttavia, al "Liber notitiae sanctorum Mediolani", primo elenco di luoghi sacri diocesani redatto agli esordi del XIV sec. Nel repertorio compare, per la prima volta, l'intitolazione ai santi martiri della "ecclesia maior" e si delinea l'estensione territoriale della circoscrizione ecclesiastica, in quel tempo sviluppata su ambedue le rive del Lago Maggiore, comprendendo località oggi piemontesi e terre oggi lombarde. A testimonianza delle fasi edilizie medievali rimane il possente campanile: sfuggito ad accurati repertori d’arte romanica varesina, è stato recentemente collocato alla seconda metà del XI sec. e accostato, per la progressiva concentrazione in altezza delle specchiature, alla torre campanaria di Arcisate (Schiavi 2011).

1580 - 1585 (ricostruzione decorazione interna)

Il destino degli edifici sacri racchiusi nel centro plebano di Angera è noto solo a grandi linee. L’"ecclesia maior", dedicata ai santi martiri, finì per cedere titolarità e funzioni alla chiesa minore. Questa, d’incerta origine coeva, ma sicuramente presente in età medievale, ebbe ricostruito il presbiterio nel 1488-98 in vista del trasferimento della pieve, del collegio dei canonici (6 membri nel 1398) e, quindi, della sede parrocchiale. La chiesa principale, di contro, finì rapidamente in rovina. Tale era lo stato in cui la trovò Carlo Borromeo nel 1567. Il presule ne ordinò la demolizione in vista di una ricostruzione integrale a uso di oratorio per la confraternita del SS. Sacramento, costituita tra il 1567 e il 1579. Nel 1580 il cardinale diede l'assenso per la riedificazione; nel 1585 la chiesa era pronta. La data si ricava dall'iscrizione sul bel portale tardo-rinascimentale, arricchito di un ostensorio scolpito ad altorilievo sul portale.

XVII  (decorazione interno)

L'interno dell'oratorio fu arricchito nel corso dei decenni successivi alla ricostruzione. Nel 1619 Federico Borromeo avrebbe trovato l’ambiente interno in disordine tanto da impedire le celebrazioni. Per adempiere alle raccomandazioni del cardinale, però, si attese almeno sino al 1636. Solo dopo quella data, secondo Luciano Besozzi, sarebbe stato ricostruito l'altare con ancona, fine opera d'intaglio ligneo dipinto e dorato che ospita una tavola dipinta da Giovanni Francesco Lampugnani con i santi martiri titolari della pieve. L’ipotesi di Besozzi trova concorde Maria C. Terzaghi che data il dipinto e l’altare, coevo, al quarto decennio del XVII sec. In quei decenni, o poco dopo, si completò la ricca decorazione di stucco, sulle volte e sulle pareti interne. Nel 1641 il card. Monti, in visita alla chiesa, la trovò ornata di un portichetto oggi scomparso. Nel 1748, il card. Giuseppe Pozzobonelli poté ammirare la volta completa e "risplendente" di ornati e di dipinti.

1994  (restauro conservativo interno)

Nel 1994 fu completato un restauro generale dell'interno della chiesa che interressò tutte le superfici (intonaci, stucchi, dipinti) e l'altare maggiore.
Descrizione

La chiesa di Sant'Alessandro sorge nell'ambito del centro plebano di Angera. D'origine, forse, tardo-antica (VI sec.), la chiesa non presenta che tracce romaniche limitate al campanile, frutto di una fase riferibile al XI sec. Per il resto, si articola nella forma di un oratorio a pianta rettangolare, con aula unica per i fedeli e presbiterio piuttosto profondo a terminazione rettilinea. La ricostruzione dell'edificio fu avviata nel 1580 e conclusa nel 1585 per servire a sede di confraternita dopo che le funzioni prevalenti, la canonica e la sede parrocchiale erano state trasferite nella vicina chiesa di S. Maria Assunta, oggi prepositurale. La facciata, stretta su una piccola piazzetta alle spalle della chiesa principale, è semplice. Il profilo a capanna è arricchito da un portale centrale coevo alla ricostruzione tardo cinquecentesca. Al centro del frontone spezzato, il portale, scolpito in pietra d’Angera, mostra un ostensorio ad altorilievo, accompagnato da una descrizione dedicatoria e dalla data di presumibile conclusione dei lavori di rifacimento integrale (1585). La finestra che lo sormonta è, invece, più recente, frutto di una fase seicentesca alla quale risale anche il ricco apparato ornamentale di stucco all’interno. Ai lati della facciata, due monofore allungate sono state tamponate col tempo. È scomparso anche il portichetto, esistente nel 1641, e l’apparato decorativo pittorico che doveva, in origine, arricchire il prospetto. L’aula fedeli è suddivisa in tre campate da lesene sormontate da capitelli compositi di notevole finezza, per disegno ed esecuzione; è coperta con volte a crociera, sostenuta da archi trasversali, ed è illuminata da un finestrone per parte, aperto sopra il cornicione in corrispondenza della campata mediana e circondato da una cornice in stucco a volute. Il medesimo riquadro ornamentale accompagna le finte finestre, presenti nelle campate estreme, all’ingresso e prima del presbiterio, e la finestra in controfacciata. Il presbiterio è suddiviso in due campate con sistema articolato di volte, a vela ‘unghiata’, sopra l’altare, a botte sopra il coro. Le due volte del presbiterio sono accompagnate da stucchi e dipinti che esaltano lo spazio sacro del celebrante. L’intero ambiente interno è impreziosito dalla presenza di angeli a tutto tondo, sopra tutte le lesene perimetrali e alla chiave di volta dell’arco trionfale. L’altare maggiore, accurata opera d’intaglio ligneo dipinto e dorato, conserva una pala di Giovanni Francesco Lampugnani, una Crocifissione tra i santi titolari, san Francesco d’Assisi e due offerenti (due confratelli, in veste rossa, del sodalizio del Ss. Sacramento) da collocare dopo il 1636. La chiesa è orientata.
Impianto strutturale
Edificio realizzato in murature d’ambito continue. Copertura del fabbricato con tetto a due falde, sorretto da ordito ligneo, principale e secondario; copertura interna con un sistema articolato di volte.
Struttura
Strutture verticali portanti realizzate con muratura continua, in pietra a spacco disposta in corsi regolari e a sezione normalizzata; le pareti esterne sono intonacate, ad eccezione della parete di fondo dell’abside, visibile dal retrostante campo sportivo. Copertura interna con sistema articolato di volte: l’ambiente centrale dell’aula fedeli è scandito in tre campate coperte con volte a crociera sorrette da archi trasversi; il sistema si ripete nel presbiterio, sviluppato su due campate coperto con volta a vela ‘unghiata’, sopra l’altare, e a botte sopra il coro. Tutte le pareti interne sono intonacate.
Campanile
Torre campanaria quadrata, con copertura in coppi sovrastato da lanternino, addossata al fianco meridionale della chiesa, presso il presbiterio. Il campanile è interamente intonacato e circondato da edifici che celano la parte inferiore della canna. Sul lato occidentale e orientale, il registro interiore presenta un “doppia specchiatura con archetti pensili binati” (Schiavi) divise da una lesena; le costruzioni appoggiate al campanile non permettono di chiarire se esista una decorazione analoga che si allunghi verso la base della torre. A salire sono collocate tre specchiature coronate da archetti pensili in numero variabile (4 al primo ordine; 6 al secondo e al terzo ordine). Le aperture sono costituite da strette finestre a sponde dritte; quelle ai piani superiori appaiono parzialmente murate e manomesse. Il lato settentrionale è privo di aperture. Complessivamente, anche per la vicinanza con il modello della torre campanaria di Arcisate, il manufatto è databile alla seconda metà del XI sec. Il rialzo, con orologio e cella campanaria, risale ad epoca successiva e, in attesa di riscontri, va prudenzialmente collocato all’ultimo quarto del XVII sec. o agli inizi del secolo successivo.
Altare maggiore
L'altare maggiore, opera d’intaglio ligneo policromo e dorato, presenta un'ancona issata su un basamento parallelepipedo, rastremato con due gradini. Ai lati dell'ancona, due telamoni per parte reggono il fregio rettilineo sommitale, centrato da una testa di cherubino tre due volute ioniche. Il fastigio a edicola è raccordato alla trabeazione con festoni dorati; reca, al centro, un ostensorio ad altorilievo e, al vertice, la figura di Dio Padre benedicente accompagnato da angeli. L'opera è anonima e, pur nell’ambito di formule ricorrenti e diffuse nell’ambito delle botteghe lombarde, meriterebbe di essere meglio inquadrata nel contesto dei non trascurabili esemplari coevi (Comabbio, chiesa della B.V. del Rosario) prodotti nello stretto ambito plebano dopo il saccheggio operato dalle truppe francesi, vincitrici a Tornavento nel 1636. Alla base dell'altare il paliotto in scagliola policroma reca una firma e una data (“I.A. proffit fecit 1669”), resa nota da Guerriero e Pola nel 2000. Si tratta di un rarissimo esemplare seicentesco di questa forma artigianale diffusa maggiormente nei primi decenni del XVIII sec. Il presbiterio è delimitato da una balaustra in pietra d'Angera collocata dopo il 1786.
Opere d'arte
Il corposo apparato iconografico, distribuito sulle pareti e sulle volte del presbiterio, è scaglionato in diverse fasi cronologiche e di discontinua qualità. La campata centrale della navata mostra, sulla parete destra, un affresco settecentesco con 'Immacolata tra quattro santi'; sopra, un ovale con il viso di Maria va forse riferito al XV sec. (Guerriero, Pola). Nelle campate ai lati, Paolo Rivetta affrescò nel 1944 un''Apparizione di Fatima' (a sinistra) e un 'Apparizione dell'Immacolata Concezione a Caterina Labouré a Parigi'. Sulle volte del presbiterio i cicli affrescati raffigurano: gli evangelisti; un ostensorio tra angeli musicanti; ‘Sacrificio di Isacco’; Giosuè e Caleb; l’angelo che appare a Elia; la raccolta della manna.
Adeguamento liturgico

nessuno
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