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adeguamento liturgico
Agrigento
Agrigento
chiesa
sussidiaria
San Giorgio
Parrocchia San Giacomo
Impianto Planimetrico; Pianta; Interno; Impianto strutturale; Pavimenti e pavimentazioni; Facciata
altare - aggiunta arredo (2016); ambone - aggiunta arredo (2016)
1087 - XI(costruzione intero bene); 1310 - XIV(annessione chiesa); 1310 - XIV(costruzione e rifacimento intorno e portale chiesa); 1392 - XIV(passaggio di proprietà chiesa); 1601 - XVII(passaggio di proprietà chiesa ed intorno); 1744 - XVIII(passaggio di proprietà chiesa ed intorno); 1745 - XVIII(costruzione intorno); 1749 - XVIII(affidamento intero bene); 1752 - XVIII(passaggio di proprietà chiesa ed intorno); 1761 - XVIII(affidamento e manutenzione chiesa); 1919 - XX(manutenzione chiesa); 1920 - XX(restauro chiesa); 1938 - XX(affidamento intero bene); 1966 - XX(abbandono intero bene); 2010 - XXI(demolizione parziale chiesa); 2016 - XXI(consolidamento e restauro chiesa)
Chiesa di San Giorgio
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di San Giorgio <Agrigento>
Altre denominazioni Chiesa di San Giorgio degli Oblati
Ambito culturale (ruolo)
normanno in sicilia (costruzione)
Notizie Storiche

1087 - XI (costruzione intero bene)

I Normanni conquistano Girgenti, combattendo contro gli arabi, e rifondano la diocesi nominando i primi vescovi e costruendo le prime chiese. Dal 1987 in poi si fa risalire la chiesa di San Giorgio, costruita nella parte nordoccidentale del colle, precisamente a sud-ovest della nuova Cattedrale, terminata nel 1095.

1310 - XIV (annessione chiesa)

Il 25 luglio 1310 il vescovo Bertoldo De Labro annette la chiesa di San Giorgio alla Cappella della Santa Croce della Cattedrale di San Gerlando.

1310 - XIV (costruzione e rifacimento intorno e portale chiesa)

Il 28 luglio 1310 Manfredi Chiaramonte, conte di Modica e Gran Siniscalco del regno, ottiene dal vescovo di Girgenti, Bertoldo De Labro, alcune case e casaleni ubicati nei pressi della Cattedrale e se ne serve per fabbricarvi un grandioso palazzo a somiglianza di quello di Palermo, edificato nel 1307, chiamato "Steri", dal latino hosterium. Ottiene, inoltre,anche la piccola chiesa di origine normanna situata a sud del palazzo, ma abbandonata da tempo, dedicata a San Giorgio, patrono e protettore della famiglia Chiaramonte, rifacendone gli interni e soprattutto i paramenti murari con le monofore e il portale, dettagli visibili ancor oggi.

1392 - XIV (passaggio di proprietà chiesa)

L'1 giugno 1392 viene condannato e decapitato l'ultimo dei Chiaramonte, Andrea, dal sovrano Martino I d'Aragona, segnando il tramonto della famiglia e del suo potere a Girgenti e in tutta la Sicilia. Tra i beni confiscati, vi è lo Steri e le proprietà circostanti, comprendenti la chiesa di San Giorgio, che la famiglia possedeva in Girgenti. Essi vengono ceduti al conte Pietro Cardona di Golisano.

1601 - XVII (passaggio di proprietà chiesa ed intorno)

Il 20 luglio 1601 il vescovo Vincenzo Bonincontro ottiene dal barone di Siculiana Biagio Isfares et Corillas lo Steri girgentino, trasformandolo in Seminario. Viene anche in possesso del terreno circostante, dove si trova la chiesa di San Giorgio, già abbandonata da tempo.

1744 - XVIII (passaggio di proprietà chiesa ed intorno)

Il 7 febbraio 1744 i deputati del Seminario concedono un appezzamento di terreno, situato a sud del giardino dell'antico Steri e comprendente la chiesa di San Giorgio e alcune fabbriche antiche, al vescovo Lorenzo Gioeni per la costruzione di uno stabilimento per la casa degli esercizi spirituali e un ospizio degli orfani e dei vecchi invalidi.

1745 - XVIII (costruzione intorno)

Nel 1745 si inizia la costruzione dell'istituto, dopo vari interventi di demolizione, "purgazione" e spianamento della zona. La chiesa, risparmiata per volere del vescovo Gioeni, viene annessa al lato sud-est del nuovo fabbricato.

1749 - XVIII (affidamento intero bene)

Dopo aver ampliato la fabbrica a est con la costruzione del Monte, o Peculio frumentario, e con un magazzino per la raccolta del frumento dei contadini più poveri, il vescovo Gioeni inaugura l'edificio affidandone la direzione agli Oblati, congregazione diocesana da lui fondata per l'evangelizzazione del popolo e per la predicazione delle missioni e degli esercizi. E' per questo episodio che la chiesa viene conosciuta ancora oggi come "San Giorgio degli Oblati".

1752 - XVIII (passaggio di proprietà chiesa ed intorno)

Unione della chiesa di San Giorgio alle Opere Pie Gioenine insieme alla grande casa inserita nel tessuto urbano circostante.

1761 - XVIII (affidamento e manutenzione chiesa)

Il vescovo Andrea Lucchesi Palli affida alle cure dei missionari redentoristi la chiesa di San Giorgio, da secoli in abbandono.I PP. Redentoristi la resero più decorosa intonacando le mura, riparando il pavimento e sostituendo l'arco dell'altare a sesto acuto con uno a tutto sesto, secondo le usanze del tempo.

1919 - XX (manutenzione chiesa)

Il 21 marzo 1919 il soprintendente ing. Giuseppe Rao presenta un progetto dell'importo di L 6000 per la costruzione del tetto. Il programma esclude, però, le opere da realizzare per la risistemazione della struttura in legno del tetto stesso e dei muri, sui quali dovrà poggiare la copertura.

1920 - XX (restauro chiesa)

Durante l'episcopato di Bartolomeo Lagumina, su progetto del Soprintendente ing. Francesco Valenti, si restaura la chiesa. Egli fece un restauro in parte stilistico, integrando una terminazione triangolare sulla facciata con tetto piano, ricostruendo la copertura con l'uso delle capriate lignee, e completando la muratura sostituendo i conci di pietra degradati con una pietra compatibile con quella esistente. Tutto questo fu effettuato sulla base di raffronti stilistici con le altre chiese medievali di Agrigento. Per la costruzione della copertura molto probabilmente Valenti fece riferimento a quella cinquecentesca della chiesa di Santa Maria dei Greci, sottoposta ad un progetto di restauro dello stesso Valenti nel 1937.

1938 - XX (affidamento intero bene)

Nel 1938-39 il vescovo Giovanni Battista Peruzzo chiama in Agrigento i PP. Salesiani, affidando loro l'Istituto Gioeni e la chiesa di San Giorgio, aprendo l'oratorio che ben presto viene frequentato da numerosi giovani.

1966 - XX (abbandono intero bene)

A causa della frana che colpisce la città, l'istituto Gioeni viene abbandonato e i PP. Salesiani, colpiti anche dalla crisi, lasciano Agrigento. L'edificio gioenino rimane in totale abbandono, passando a diverse destinazioni nel corso degli anni, e la chiesa di San Giorgio viene adibita prima a palestra e dopo a magazzino.

2010 - XXI (demolizione parziale chiesa)

Essendo stata totalmente abbandonata per molti decenni, nel 2010 la chiesa di San Giorgio ha subito un crollo parziale della copertura, non causando ulteriori danni strutturali al resto della chiesa.

2016 - XXI (consolidamento e restauro chiesa)

Sono state rimosse le capriate esistenti e realizzate delle nuove in legno lamellare che consentono di portare il sovrastante pacchetto tetto realizzato con la disposizione di perline in legno d’abete, barriera al vapore, pacchetto fono-termo assorbente in polistirene estruso, listelli in legno d’abete e manto di copertura in coppi siciliani. Le capriate e le perline sono state trattate con prodotti impregnati a base d’acqua e protettivi dagli agenti di degrado al fine di garantire un buon livello di protezione e durata. Il manto di copertura è stato completato con grondaia e pluviali in rame per garantire lo smaltimento delle acque meteoriche. Sono stati rifatti gli intonaci e il pavimento e le murature sono stati trattati con prodotti per la disinfestazione. E' stato sostituito l'infisso d’ingresso con un portone ligneo che ripropone lo stesso stile dell’epoca. Infine, è stato realizzato un piccolo impianto elettrico sottotraccia.
Descrizione

Piccola chiesa ad unica navata con nicchia absidale rettangolare e poco profonda, aperta su tre lati e con il quarto addossato all'Istituto Gioieni, coperta con tetto ligneo, sorretto da nove capriate in legno lamellare. Vi si accede dal lato di Ponente, attraverso una breve scala in pietra bianca ed uno splendido portale chiaramontano, ad arco acuto, ornato sull’ogiva con i caratteristici motivi a zig-zag. La facciata è interamente realizzata in conci bianchi di biocalcarenite gessosa. Sul fianco meridionale si aprono tre alte finestre con arco a sesto acuto con cornice in conci bianchi di biocalcarenite gessosa che contrasta col giallo della calcarenite arenaria di tutto il fianco. Il lato Nord è attaccato alla fabbrica dell’Istituto Gioeni; su questo lato, all’interno della chiesa, si apre una porticina che dà accesso ad una breve scala a due rampe che collega la chiesa con l’inizio del corridoio sud del primo piano dell’Istituto Gioeni.
Impianto Planimetrico
La chiesa ad unica navata culmina nella parte orientale con nicchia absidale rettangolare.
Pianta
Il perimetro della chiesa è delimitato da una muratura portante che disegna una pianta a forma rettangolare.
Interno
Complessivamente la chiesa di San Giorgio degli Oblati, di piccole dimensioni, esplica tutto il suo valore non nella maestosità dell'opera architettonica, ma nella qualità dei singoli dettagli.
Impianto strutturale
Le pareti perimetrali sono costituiti da blocchi portanti in calcarenite arenaria e da conci bianchi di biocalcarenite gessosa, che sorreggono le capriate in legno lamellare.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è realizzata con il pregiato marmo di Carrara, ma con un disegno abbastanza elementare.
Facciata
Il prospetto principale, esposto ad occidente, è caratterizzato dal portale ad arco ogivale realizzato da Manfredi Chiaramonte nel 1310, mettendo in evidenza tutta l'architettura chiaramontana. Tale portale, realizzato da biocalcarenite gessosa, è costituito da una pregevole soluzione di conci a barre ed esili colonne cilindriche sormontati da capitelli corinzi, con una ricchezza d'intaglio tipica dell'arte chiramontana. Le tre ghiere che racchiudono l'arco a sesto acuto presentano dedecorazioni differenti: la prima contiene motivi floreali; la seconda presenta motivi a linee spezzate, a zig-zag; la terza, ormai completamente disgregata, conteneva una fila di stelle a quattro punte. Il resto del prospetto è caratterizzato dall'uso di una pietra diversa, utilizzata da Valenti nel restauro del 1920. Trattasi probabilmente della pietra di Comiso, molto simile alla biocalcarenite gessosa ma più consistente.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (2016)
Mensa lignea con supporti metallici.
ambone - aggiunta arredo (2016)
Realizzato in metallo e legno.
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