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Palazzo Vescovile
Tipologia e qualificazione
palazzo vescovile
Denominazione
Palazzo Vescovile <Ascoli Piceno>
Ambito culturale (ruolo)
maestranze ascolane (costruzione)
Notizie Storiche
XV - XVI (notizie storiche intero bene)
Il Palazzo Vescovile è costituito da un complesso di tre edifici distinti per epoca e per stile.
La facciata della cattedrale, si sovrappone parzialmente al Palazzo sovrastando il primo arco del loggiato situato all’ultimo livello, che costituiva originariamente il coronamento di un lungo edificio a sud: il nucleo più antico dell’attuale Palazzo Vescovile, restaurato nel 1475 dal Vescovo Caffarelli (1464-1500). L’edificio si sviluppa su tre livelli, i primi due sono realizzati senza soluzione di continuità in masselli di travertino a faccia-vista mentre la loggia superiore è in laterizio con archi a tutto sesto poggianti su colonne. Tre finestre sovrapposte caratterizzano ciò che rimane dell’antica facciata.
XV - XVI (notizie storiche intero bene)
La finestra del secondo livello è a edicola e sulla fascia superiore della cornice reca l’iscrizione: PHY. ROVERELLA. EPS. ET. PRIN. ASCUL. Sul lato destro è lo stemma del Caffarelli che sormonta una lapide sulla quale si legge: IC. XC. PROSPER. CAFARELLUS. URBE. RO. NOBILI. GNE. NATUS. PONT. ET. PRI.ASCU. AUCTO. EPATUS. CENSU. RESTITUTO. QUE. SUA. INDUSTRIA. ATQUE. IMPESA. EDES. ET. A. FUDAMEN. INSTAURANDAS CURAVITA N. SAL.X. MCCCCLXXV. All'ultimo piano, in una delle arcate superstiti della loggetta murata al tempo dei lavori di ammodernamento condotti dal Vescovo PHILOS ROVERELLA (1518-1552), si vede una finestra che sull’architrave superiore reca l’iscrizione: PHYLOS. ROVER.
XV - XVI (notizie storiche intero bene)
Il retro dell'edificio, è caratterizzato da un volume su tre livelli con un accesso ad arco sormontato dallo stemma del Caffarelli, dal quale si accede ad un ampio locale a volte reali ornate dallo stemma dello stesso prelato. Ai piani superiori, si accede da uno scalone e nella cosiddetta Sala dell’Eden si conserva uno soffitto ligneo dipinto a cassettoni fatto realizzare dallo stesso vescovo.
XV - XVIII (notizie storiche intero bene)
L’edificio lungo che raccorda i primi due presenta due ampi portali archivoltati; il primo, probabilmente aperto nel 1735 dal Vescovo Marana (1720-1755), il secondo, realizzato nel 1962 dal Vescovo Morgante all’angolo con il Palazzo Roverella come unico accesso all’ Episcopio dalla Piazza. Per quanto riguarda l’attuale aspetto del fronte sud che si affaccia sul giardino, dai diversi allineamenti e dalle differenti quote altimetriche dei volumi architettonici si può evincere che molti sono stati i mutamenti apportati nei secoli. Quelli più evidenti e ancora parzialmente leggibili sono la chiusura al piano terra di un porticato di cui si intuiscono ancora sotto l’intonaco gli archi ed il tamponamento del grande loggiato a vista dello scalone monumentale rinascimentale, con originaria copertura piana lignea inclinata sorretta da eleganti colonnine di forma ottagonale.
XVI (notizie storiche intero bene)
Opposto a Palazzo Caffarelli, il Palazzetto fatto costruire dal Vescovo Filos Roverella di dal 1532. L’edificio è suddiviso in cinque livelli interni e tre parti esterne interrotte da marcapiani, L’alto basamento, sul quale sono impostate basse aperture rettangolari definite da una cornice modanata e che danno luce ai locali del piano seminterrato, è costituito da tre filari di bugne rustiche. La superficie superiore presenta un bugnato rustico di dimensioni ridotte rispetto alla base e è decrescente dal basso verso l’alto, qui si aprono le finestre del piano rialzato definite da cornici piane con architravi e basi allargate; quest’ordine inferiore è delimitato dal primo marcapiano costituito da un toro semplice sul quale poggiano le finestre e si conclude con una banda liscia definita superiormente da un secondo marcapiano aggettante sagomato a gola.
XVI (notizie storiche intero bene)
Da questo livello si sviluppano finestre con base e trabeazione sporgente che si aprono su una compagine muraria liscia fino al secondo marcapiano sul quale sono impostate le finestre ad edicola definite da cornici e sormontate da un timpano accentuato prospetticamente in altezza che danno luce al terzo livello. Il piano sottotetto è caratterizzato da aperture quadrate più piccole definite anch’esse da cornici. La superficie muraria presenta tra le finestre del primo piano, sotto lo stemma papale, è collocata la seguente epigrafe: SUB CLEMEN.VII.PON.MAX.PHYLOS EX ILLUSTRI ROVEREL. DOMUS FAMILIA. PATRIA FERRARIEN.AB IMP.COMES.EPS.ET PRIN ASCUL.AD SUORUM MEMOR. IMMIT AN. NOVUM HOC EDIFICIUM A FUNDAMENTIS EREXIT.M.D.XXXII
XVI (notizie storiche intero bene)
Al secondo piano, su un’asola modanata è collocato un elegante stemma con l’arme dell’illustre prelato; sul campo sinistro dello scudo è rappresentata l’aquila imperiale e sul campo destro un albero di rovere. Lo scudo poggia su un mascherone antropomorfo con spirali fitomorfe che scendono sulle orecchie e una abnorme bocca a conchiglia che nasconde un foro circolare sullo scudo è collocata una mitria con lunghe nappe spiralate e il tutto è sormontato da una testa alata di cherubino. L’edificio è concluso da un grande cornicione sagomato arricchito da dentelli, unico elemento intonacato presumibilmente posteriore.
XVI - XVIII (notizie storiche intero bene)
L’edificio lungo che raccorda i primi due presenta due ampi portali archivoltati; il primo, probabilmente aperto nel 1735 dal Vescovo Marana (1720-1755), il secondo, realizzato nel 1962 dal Vescovo Morgante all’angolo con il Palazzo Roverella come unico accesso all’ Episcopio dalla Piazza. Per quanto riguarda l’attuale aspetto del fronte sud che si affaccia sul giardino, dai diversi allineamenti e dalle differenti quote altimetriche dei volumi architettonici si può evincere che molti sono stati i mutamenti apportati nei secoli. Quelli più evidenti e ancora parzialmente leggibili sono la chiusura al piano terra di un porticato di cui si intuiscono ancora sotto l’intonaco gli archi ed il tamponamento del grande loggiato a vista dello scalone monumentale rinascimentale, con originaria copertura piana lignea inclinata sorretta da eleganti colonnine di forma ottagonale.
XVI - XVIII (notizie storiche intero bene)
Lo scalone, successivamente modificato con la chiusura della parete sud e con la copertura con volta a botte, costituiva l’ingresso principale sia al primo piano con accesso nell’attuale sala detta monocroma o delle colonne che al secondo livello dove si accedeva attraverso un portale in travertino, oggi murato, ornato da una cornice modanata sovrapposta ad un ricco impianto architettonico. L’architrave, sul quale è impostato un timpano curvo spezzato contenente al centro lo stemma del Card. Berneri (1586-1605), è sorretto da due semicolonne con capitelli ionici e, su un cartiglio arricciato che corre anche sul concio centrale, reca l’iscrizione F. HIERONYMUS BERNERIUS CORRIG. CARD. ASCULAN.
XVI - XVIII (notizie storiche intero bene)
Lo scalone fu modificato probabilmente per la diversa sistemazione interna dell’edificio, durante le trasformazioni effettuate nel sec. XVIII dal Vescovo Marana o forse dal Card. Archetti come suggerirebbe il disegno ovoidale delle finestre identico a quello delle aperture poste ai lati del passetto il cui fronte fu progettato da questo lato come una vera e propria porta di accesso alla città e per questo forse detta Porta Vescovo che reca al centro il suo stemma. La porzione di palazzo compreso tra l’Episcopio e il Roverella è quello di più difficile lettura in quanto la facciata dell’edificio più antico, risalente al secolo XV, è stata inglobata totalmente in un avancorpo che ne ha celato il disegno; attualmente è caratterizzato da diverse finestre ai tre livelli disassate in verticale tra loro. Al secondo piano si apre un’infilata di sette finestre e una porta che permette l’accesso ad una seconda terrazza.
Descrizione
Sulla piazza sono presenti tre grandi aperture, le prime due verso destra (guardando l’edificio), sono le due entrate agli appartamenti del Vescovo e alla zona del piano terra, quella verso sinistra, probabilmente antico portone, è stata trasformata in passetto (passaggio tra la piazza e largo Manzoni). Sopra il portone d’ingresso su una fascia di travertino è collocata un’iscrizione, più in alto una seconda. Sulla lunetta dello stesso portale esiste una bellissima rostra in ferro battuto con lo stemma del cardinale Archetti (1795-1806) opera dell’ascolano Francesco Tartufoli (abile maestro del ferro e dello sbalzo vissuto nell’ottocento). Lungo la facciata si nota un grande blocco di travertino che reca una epigrafe che ricorda una torre innalzata accanto alla chiesa di S. Pietro in Castello.
Dopo l’opera di ristrutturazione si trova conferma dell’assetto attuale del palazzo nei successivi documenti iconografici: la Mappa catastale della città di Ascoli intestata “Stato Ecclesiastico” e datata 1820; la “Carta topografica della città di Ascoli” delineata e incisa nel Dicastero del Censo e datata 1845; l’ulteriore mappa catastale, quella del catasto del 1876 e per finire le ultime mappe sia della città che catastali del 1905, 1930, 1950.
Probabilmente in questo lungo periodo di tempo furono effettuati diversi lavori di adattamento interno: scale, corridoi, sale e salette (dei quali troviamo tracce diverse nell’analisi delle varie parti del palazzo), ma mai lavori generali di modifica dell’assetto esterno.
Nel 1961 il Vescovo Mons. Marcello Morgante ha radicalmente restaurato l’intero palazzo vescovile. I lavori, iniziati nell’agosto del 1957 e protrattisi per oltre cinque anni, hanno riguardato il rifacimento, in parte, delle fondazioni, dell’intero tetto, di tutti i pavimenti e dell’intonaco della facciata, nonché la riorganizzazione degli ambienti interni per una loro utilizzazione razionale e conveniente sotto l’aspetto della funzionalità.
Al piano terra sono state ricavate dagli ambienti che recano ancora le vestigia delle antiche stalle del palazzo, ampie sale ora adibite ad archivio e biblioteca e alla curia vescovile. Oltre alla ricostruzione dell’antico scalone, rifatto in pietra di trani, è stato aperto un nuovo accesso su pazza Arringo che attraverso una nuova scalinata e ascensore conduce agli ambienti di rappresentanza.
Sull’ala destra del primo piano lo stesso Mons. Morgante ha allestito nel 1961 il “Museo Diocesano”, una preziosa raccolta di opere dell’arte sacra della diocesi.
Struttura
L'edificio è costituito dall'assemblaggio di tre nuclei sorti in epoche diverse costruiti in pietra locale con tetto in legno a capriate a due falde coperto a coppi, sotterraneo e piano terra a volte reali, primo piano parte a volte reali e parte in legno, secondo piano a volte in camorcanna.