la chiesa della Trinità della Confraternita già eretta nel 1600 [Notizie raccolte da don Grietti per uno studio in fase di elaborazione]
1749 (preesistenza intero bene)
visita pastorale [Notizie raccolte da don Grietti per uno studio in fase di elaborazione]
1959 (dipinti parietali interno)
Nel 1959 Michele Baretta dipinge la pala d'altare che raffigura la Crocifissione, con tecnica olio su tela (ottima conservazione).
Sempre del 1959 l'affresco laterale del Sacro Cuore (cenni di precarietà in
basso). (www.michelebaretta.it)
2004 (restauro campanile)
"Sono in corso lavori di manutenzione del campanile." (relazione Gilli, 2004)
Descrizione
La cappella già Confraternitale della Santissima Trinità si trova al margine del concentrico storico del comune di San Secondo di Pinerolo.
L’edificio è libero su tre lati poiché la parete absidale confina con l'ospizio; il volume della sacrestia è situato ad est accanto al presbiterio.
Il fronte è costituito da una semplice andamento a capanna rivestito con lastre di travertino di colore scuro sugli elementi a rilievo e chiaro negli sfondati. I vertici sono evidenziati da lesene ad angolo su basamenti in granito. L’ingresso centrale ha la porta in legno dalle fattezze ottocentesche rifinita da specchiature ed inserita in un portale composto da lesene; oltre l’architrave vi è un semplice timpano triangolare. Il portale è affiancato da sfondati rettangolari lineari, mentre più in alto e al centro vi è la finestra quadrilobata chiusa da un vetro cattedrale.
I prospetti sono finiti a intonaco liscio tinteggiato di colore chiaro, la zoccolatura continua è realizzata con lastre di pietra. Sul fronte ovest nella parte alta si aprono quattro finestre rettangolari e una analoga in basso; sul fronte est risultano tamponate, eccetto quella vicino all’ingresso.
Aula liturgica
L’aula è coperta da tre volte a botte nelle quali si inseriscono le ampie unghie delle finestre. I soffitti presentano campi color beige bordati da sottili cornici bianche dipinte e da fasce color terra. Gli arconi sono decorati con semplici specchiature color verde salvia incorniciati allo stesso modo dei campi delle volte.
I fianchi della navata sono scanditi dalle paraste che proseguo gli arconi decorate con specchiature. L’intonaco di tutte le superfici murarie è stato di recente rifatto per un’altezza di circa due terzi a partire dal basso, e lasciato privo di decorazioni.
La parete di fondo ospita la bussola lignea con specchiature a disegni geometrici in rilievo e ai lati lesene scolpite. Al di sopra vi è la cantoria in legno collegata con la scala a chiocciola in ghisa posizionata a sinistra dell’ingresso.
L’altare laterale destro è dedicato al Sacro Cuore di Gesù e il basamento è rivestito da lastre di marmo, mentre le due colonne a lato dell’affresco e la trabeazione sono in muratura e stucco, poi tinteggiati. Dalla parte opposta vi è l’altare dedicato alla Madonna con il basamento analogo al sopradescritto. La statuetta è contenuta nella nicchia, bordata con una cornice dorata; attorno vi è un dossale barocco dipinto.
Presbiterio e altare
Al centro della parete absidale campeggia la pala d’altare raffigurante Gesù crocefisso, inserito in dossale dipinto a trompe d'oeil, recante la dedicazione nella specchiatura della cimasa, che riporta inoltre la data 1739.
L’antico altare tridentino è scostato dalla parete ed è realizzato con marmi policromi dei quali prevale quello bianco marezzato. La mensa è sostenuta in parte dalle coppie di colonnine laterali e, sopra, il tabernacolo ha l’antina decorata con un basso rilievo dorato rappresentante San Giovanni Battista.
La moderna mensa è posta su una predella lignea, alta un gradino che si raccorda a quella più antica in marmo bianco marezzato. Ha la struttura in ferro battuto che sorregge al centro un’icona raffigurante l’ultima cena di Gesù.
Completano l’arredo liturgico il seggio, il moderno ambone in marmo, le sedie imbottite e un banco in legno.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione della prima parte dell'aula è realizzata mediante lastre di marmo ferruginose marezzate e due strisce nero fumo venato chiaro segnano il passaggio centrale.
Impianto strutturale
L'edificio ha un unico corpo a pianta rettangolare che si restringe a circa metà dell’aula, termina con l’abside piatto e la sezione è regolare a capanna.
Le murature sono presumibilmente in laterizi misti a pietre, unite con malta di calce. Sono presenti due catene di rinforzo della struttura, in corrispondenza degli arconi delle volte.
Coperture
La copertura è realizzata in coppi e sorretta da travature in legno.
Campanile
Sopra la copertura, svetta la porzione sommitale del campanile che è intonacata e ornata con lesene angolari tra le quali vi sono le monofore delle campane. Poco sopra segue una cornice aggettante e sagomata che precede il piccolo tamburo ottagonale che culmina con la guglia rivestita con lastre metalliche che sostiene una corona in ferro battuto trapassata da tre frecce.
Cenni stilistici
Tra le caratteristiche che denotano la progettazione degli edifici di culto voluti dal Regio Patronato sabaudo in porzioni di territorio nelle quali si doveva compiere il ristabilimento delle fede cattolica tra XVII e XVIII secolo, dopo gli anni delle aspre guerre di religione, vi sono l'estrema essenzialità degli esterni, ed il minimo ricorso agli ornati, anche negli interni. Ciò accadde con particolare evidenza proprio nelle valli Pellice, Chisone e Germanasca, mentre le coeve strutture sorte nella pianura tra Pinerolo e Torino assumono in parte forme più auliche e ricche, sull'onda dei cantieri della capitale e dei principali centri della regione. Tali costruzioni o ricostruzioni, promosse dai sovrani Luigi XIV prima (con l'attività emblematica per il Pragelatese dell'ingegnere del re Desbordes) e Vittorio Amedeo II con Carlo Emanuele III poi, sono tipiche di certo “barocco piemontese”, interpretato da architetti impegnati prevalentemente nelle fortificazioni di un'area che è stata di conteso confine. Le ricerche di Walter Canavesio, edite tra il 1999 ed il 2005, hanno definitamente chiarito come, a partire dagli anni Trenta del XVIII secolo, “iniziò una riflessione organica sui metodi della rioccupazione cattolica delle valli, alla quale contribuirono figure fondamentali […] come il teologo Pietro Manfredo Danna, la nobiltà locale e le strutture burocratiche ed istituzionali fino ai vertici dello Stato”. La normalizzazione dei cantieri degli edifici di culto, riflesso della normalizzazione dell'apparato statale in atto, ebbe tra gli interpreti Antonio Bertola e Michalangelo Garove (prima dell'affermazione di Filippo Juvarra e dei suoi collaboratori), Giacomo Plantery e Vittorio Amedeo Varino de La Marche, Giovanni Maria Vanelli, Pietro Audifredi, Ignazio Bertola, Giuseppe Gerolamo Buniva, tra i numerosi colleghi ed epigoni ancora nell'anonimato (cfr. P. Nesta, Itinerari barocchi, in Tra Dora Riparia e Chisone. Arte Natura Architettura, Torino 1997; W. Canavesio, Le chiese cattoliche nelle valli pinerolesi. L'opera del regio patronato nel Settecento, in Archeologia e arte nel Pinerolese e nelle Valli Valdesi, atti del convegno della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, Pinerolo 1999; S. Damiano, Forniture di arredi per le chiese del Pinerolese: testimonianze documentarie, in Il Settecento religioso nel Pinerolese, atti del convegno per il 250° anno dall'erezione delle Diocesi di Pinerolo, Pinerolo 1999; W. Canavesio, Le chiese cattoliche delle valli pinerolesi nel Settecento, in R. Genre (a cura di), Vicende religiose dell'alta Val Chisone, Roure 2005).
Adeguamento liturgico
altare - aggiunta arredo (1970 ca.)
La moderna mensa è posta su una predalla lignea, alta un gradino che si raccorda a quella più antica in marmo bianco marezzato. Ha la struttura in ferro battuto che sorregge al centro un’icona raffigurante l’ultima cena di Gesù.