chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Mossa Gorizia chiesa sussidiaria S. Maria Regina dei Popoli Parrocchia di Sant'Andrea Apostolo Preesistenze; Impianto planimetrico; Strutture verticali; Coperture; Campanile; Apparato decorativo; Apparato liturgico presbiterio - aggiunta arredo (1995) XIII - XIII (preesistenza intero bene); XIII - XIV(costruzione intero bene); 1399 - 1399(fonte intero bene); inizio XV - inizio XV(rifacimento ed ampliamento intero bene); inizio XVI - inizio XVI(rifacimento ed ampliamento intero bene); XVIII - XVIII(rifacimento ed ampliamento intero bene); 1928 - 1928(restauro intero bene); 1993 - 1993(scavi archeologici intero bene); 1993 - 1995(restauro intero bene); 1995 - 1995(consacrazione ed intitolazione intero bene); 2013 - 2013(manutenzione ordinaria intero bene)
Chiesa di Santa Maria Regina dei Popoli
Tipologia e qualificazione
chiesa sussidiaria
Denominazione
Chiesa di Santa Maria Regina dei Popoli <Mossa>
Altre denominazioni
S. Maria Regina dei Popoli
Ambito culturale (ruolo)
maestranze goriziane (costruzione edificio)
Notizie Storiche
XIII (preesistenza intero bene)
Esistenza di un edificio rustico, non ancora adibito al culto, su cui in seguito fu fondata la primitiva chiesetta.
XIII - XIV (costruzione intero bene)
Edificazione della primitiva chiesetta, costituita da un’aula rettangolare conclusa da un’abside semircircolare.
1399 (fonte intero bene)
Prima fonte scritta presente in un atto notarile che riporta oblazioni di natura testamentaria a beneficio della chiesa di Santa Maria.
inizio XV (rifacimento ed ampliamento intero bene)
Ampliamento della chiesetta, con la realizzazione di un presbiterio rettangolare che inglobava la precedente abside e un allargamento di un metro sul lato occidentale.
inizio XVI (rifacimento ed ampliamento intero bene)
Ampliamento della chiesetta, portando la larghezza del presbiterio uguale a quella della navata, realizzando un’abside poligonale a conclusione dello stesso e costruendo un portico che precede la navata.
XVIII (rifacimento ed ampliamento intero bene)
Intervento di rifacimento, per volontà dei Codelli. Tutti i muri furono innalzati; fu mantenuta la pianta della parte presbiterale con l’abside, invece la navata fu ampliata inglobando il precedente portico. Inoltre fu costruita la sacrestia. A partire da quest’epoca la chiesa fu denominata più comunemente anche con l’intitolazione a San Marco.
1928 (restauro intero bene)
La chiesa fu restaurata in seguito ai danni della prima guerra mondiale e riaperta al culto dal rev. don Pividor.
1993 (scavi archeologici intero bene)
Campagna di scavi archeologici che interessano l’interno della chiesa sotto la direzione della dott.ssa Franca Maselli Scotti.
1993 - 1995 (restauro intero bene)
Intervento di recupero e di restauro generale dell’edificio su progetto dell’architetto Lino Visintin - si veda lapide murata nel fianco sinistro della navata nei pressi dell’ingresso.
1995 (consacrazione ed intitolazione intero bene)
Consacrazione della chiesa impartita dall’arcivescovo di Gorizia Antonio Vitale Bommarco il 14 maggio 1995 con la nuova intitolazione a Santa Maria Regina dei Popoli (che ricevette l’incoronazione dal papa Giovanni Paolo II - si veda lapide murata nel fianco sinistro della navata nei pressi dell’ingresso). La chiesa fu inoltre elevata a santuario diocesano.
2013 (manutenzione ordinaria intero bene)
Ripitturazione della facciata e collocazione di nuove grondaie, pluviali e lattonerie.
Descrizione
L’attuale chiesetta di Santa Maria Regina dei Popoli ad oggi si presenta nel suo impianto settecentesco. Inizialmente dedicata a Santa Maria, senza aggettivazioni, successivamente è conosciuta anche con l’intitolazione a San Marco e dagli anni Novanta il titolo è stato ampliato a Santa Maria Regina dei Popoli. La chiesa ha origini molto antiche che potrebbero risalire al X secolo anche se le fonti scritte in cui è citata sono del 1399. Lo scavo archeologico che ha preceduto i lavori di restauro degli anni Novanta ha riconosciuto tre fasi costruttive dell’edificio precedenti il rifacimento settecentesco. Alla prima fase corrisponde un impianto di dimensioni ridotte (6 di larghezza per 9 metri di lunghezza) a una sola aula rettangolare conclusa ad Est da un’abside semicircolare edificato su i resti di un rustico preesistente. A questo edificio, ai primi decenni del Quattrocento - in base al ritrovamento di una moneta di quell’epoca nello strato preparatorio per la messa in opera della pavimentazione in ammattonato dell’aula) fu modificata l’abside che divenne rettangolare (con dimensioni di 3,60 metri per 2,20) inglobando la precedente semicircolare e l’aula fu ampliata di circa un metro sul fronte principale. Un’ulteriore trasformazione fu apportata nel corso del Cinquecento: l’abside fu ampliata raggiungendo la stessa larghezza della navata pari a 4,70 metri e sul fondo fu risolta con soluzione poligonale; esternamente fu costruito un portico che precedeva la navata. È questa la chiesa che è citata nelle relazioni delle visite apostoliche dell’abate di Moggio, Bartolomeo da Porcia, nel 1570 e di Francesco Barbaro nel 1593, da cui emerge che era dotata di un altare dedicato alla Santissima Vergine, con statua lignea - attualmente conservata nella parrocchiale e sull’altare a Preval se ne conserva una copia - ed un altro altare era collocato nel portico; sopra alla facciata si ergeva un campaniletto a vela con due campane ed esternamente era circondata dal cimitero. Per volontà del barone Agostino Codelli nel corso del Settecento la chiesa fu allungata, comprendendo il portico, ed innalzata raggiungendo le dimensioni attuali; dalla visita dell’arcivescovo di Gorizia, Carlo Michele d’Attems, nel 1753 la chiesa risultava ospitare tre altari - oltre al maggiore vi erano quelli di San Marco Evangelista e San Giuseppe - e dotata di pulpito. Nel corso delle due guerre mondiali la chiesa subì ingenti danni; restaurata alla fine degli anni Venti, dopo la Seconda Guerra rimase in uno stato di abbandono per circa cinquant’anni: fu ridotta ad un’edicola costituita dallo spazio presbiterale, chiuso in corrispondenza dell’arco santo, mentre della precedente navata, scoperchiata, rimasero dei brandelli di muro ridotti in altezza. Negli anni Novanta la chiesa fu restaurata sull’aspetto di quella settecentesca, dotata di impianti tecnici ed in seguito riconsacrata e riaperta al pubblico culto. Nell’ultimo anno è stata oggetto di un intervento di ritinteggiatura degli esterni e di sostituzione delle lattonerie.
Preesistenze
Gli scavi archeologici del 1993 hanno portato in luce una quantità di materiale laterizio, come mattoni ed embrici, di epoca romana reimpiegato nelle murature e nella pavimentazione della prima fase della chiesetta; questo testimonia la preesistenza di strutture romane, anche se non ne è stata riconosciuta la tipologia.
Impianto planimetrico
La chiesa è inserita in un contesto agreste. L’edificio è orientato ad Est-Sud Est e presenta una configurazione planimetrica molto semplice: si compone di un’unica navata rettangolare e di un presbiterio a base rettangolare concluso da un’abside poligonale. Sulla destra del presbiterio c’è un vano rettangolare adibito a sacrestia, a cui è annesso anche un servizio igienico promiscuo.
Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 19,94 ml; larghezza 7,55 ml, altezza capriata - catena 7,33 ml e altezza capriata - colmo sotto trave 9,06 ml.
Strutture verticali
Tutte le murature sono in pietrame: nella navata sono intonacate e tinteggiate color panna, mentre nel presbiterio e nella sacrestia sono a vista nella parte inferiore ed intonacate nella parte superiore del solo presbiterio per differenziare le strutture antiche, sopravvissute alla prima guerra mondiale, da quelle realizzate negli anni Novanta; nella navata invece è stato realizzato uno scanso dell’intonaco di circa due centimetri e questa differenziazione è anche enfatizzata nella facciata, mediante la scelta della pitturazione di un tono più scuro per le strutture antiche. La facciata principale, a capanna, è tripartita verticalmente da quattro lesene doriche, impostate su un basamento, che sorreggono un architrave con fregio liscio e cornice modanata aggettante; a conclusione vi è un frontone con cornice modanata aggettante, nel cui timpano si apre un occhio ellittico. Sopra alla facciata si erge un campaniletto a vela in pietra a vista, in cui si apre una bifora sormontata da una monofora. In asse con la chiesa si apre il portale d’ingresso inquadrato in pietra, sopra a cui, sotto alla trabeazione, vi è una mezzaluna.
Le facciate laterali sono lisce ad eccezione di una cornice modanata convessa che corre sotto la linea di gronda lungo tutto il perimetro; presentano una finestra rettangolare in posizione centrale ed una mezzaluna per parte; altre tre mezzelune si aprono nel presbiterio, due lateralmente ed una nel fondo.
Coperture
La copertura della chiesa è a falde - due nella navata, cinque nel presbiterio - con manto esterno in coppi. All’intradosso nella navata la struttura a capriata lignea formante tre campate, travetti e sottomanto di copertura in tavelle sono a vista; il presbiterio invece è sormontato da una volta a botte lunettata a cui si interseca una volta a catino, anch’essa lunettata, in prossimità dell’abside.
Campanile
Il campanile è a vela e si erge sopra alla facciata; è realizzato in pietra a vista e presenta due registri sovrapposti di aperture ad arco - una bifora inferiore sormontata da una monofora, di dimensioni minori - dove sono ospitate tre campanelle. A fianco alla monofora vi sono due alti cippi conici, mentre alla sommità vi è una palla in pietra che regge la croce.
Apparato decorativo
L’interno della chiesa ripropone la differenziazione proposta all’esterno tra le strutture originali dell’edificio, sopravvissute alla prima guerra mondiale, da quelle ricostruite negli anni Novanta. Le prime, corrispondenti ad un basamento di altezza variabile non inferiore al metro lungo il perimetro della navata e all’intero spazio presbiterale, sono tinteggiate di colore crema e nella navata sono ulteriormente evidenziate mediante uno strato di intonaco più spesso con uno scanso di circa 2 cm rispetto alle strutture superiori, mentre le seconde sono intonacate e tinteggiate di bianco. Attualmente le facciate sono lisce e prive di modanature ma la navata precedente era modulata da due lesene per lato, le cui basi sono visibili mediante un vuoto lasciato tra la pavimentazione attuale ed i muri perimetrali. Nel presbiterio, inoltre, sul fianco sinistro è stato lasciato uno spazio privo di intonaco che mostra la struttura in pietra e mattoni. La pavimentazione è in cotto, nella navata con riquadri posti in opera diagonalmente, nel presbiterio in lastre rettangolari poste a lisca di pesce; nell’ultimo restauro è stata sopraelevata di due gradini dalla quota originale, realizzando un unico livello per la navata ed il presbiterio. Per consentire di vedere le diverse stratigrafie di cui si compone l’edificio è stata creata un’apertura con copertura in vetro nella pavimentazione della navata ed una nel presbiterio e, lungo i fianchi, sono stati lasciati degli spazi tra la pavimentazione e le chiusure verticali; nel presbiterio inoltre è stato realizzato un inserto semicircolare in lastre di pietra in corrispondenza dell’abside della prima fase dell’edificio; un’altra fascia in pietra è stata collocata sul lato sinistro della navata. Lo spazio presbiterale, separato dalla navata dall’arco santo a tutto sesto, è percorso da una cornice modanata leggermente aggettante su cui è impostata la volta di copertura: nell’abside si aprono tre nicchie a tutto sesto ed al centro trova posto l’altare maggiore. La chiesa è priva di apparato pittorico: gli unici elementi decorativi sono le croci dedicatorie in pietra collocate lungo l’intero perimetro.
Apparato liturgico
La chiesa ospita un unico altare dedicato a Santa Maria, rivolto a Dio, che trova posto nell’abside. È realizzato in pietra e marmo grigio, con inserti e finiture in marmo nero e rosso. Un basamento di due gradini in pietra precede la cassa d’altare, con zoccolo e mensa sono in marmo nero. L’alzata è costituita quinta architettonica che fa da sfondo alla mostra vera e propria con lesene laterali in marmo nero e un frontone “a cappello di prete” a conclusione, di cui si conservano la cornice inferiore dentellata e due ali ai lati: al centro della mostra, entro una nicchia centinata ed absidata è collocata la statua lignea della Madonna in trono con il Bambino, copia dell’originale cinquecentesca attualmente conservata nella chiesa parrocchiale.
Adeguamento liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (1995)
È stato aggiunto un altare mobile in ferro rivolto verso il popolo ed un leggio mobile in ferro posto alla sinistra del presbiterio da dove vengono proclamati le letture e il Vangelo; la sede, costituita da sedute mobili in legno, è mantenuta lungo i fianchi.