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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Monfalcone
Gorizia
chiesa
sussidiaria
S.Polo
Parrocchia dei Santi Nicolò e Paolo
Preesistenze; Impianto planimetrico; Strutture verticali; Coperture; Campanile; Apparato decorativo; Apparato liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (1960)
XIV - XIV(preesistenza intero bene); metà XVI - 1593(preesistenza intero bene); 1550 - 1600(preesistenza intero bene); 1581 - 1581(preesistenza intero bene); XVII - XVII(costruzione intero bene); 1701 - 1701(fonte intero bene); 1756 - 1756(ampliamento intero bene); XIX - XIX(costruzione esterno della chiesa); 1861 - 1861(completamento intero bene); 1920 (?) - 1920 (?)(restauro intero bene); 1960 - 1960(restauro intero bene); 1989 - 1992(restauro intero bene); 1989 - 1992(restauro esterno della chiesa)
Chiesa di San Polo
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di San Polo <Monfalcone>
Altre denominazioni S.Polo
Ambito culturale (ruolo)
maestranze friulane (costruzione edificio)
Notizie Storiche

XIV  (preesistenza intero bene)

Costruzione di una chiesetta dedicata a San Paolo (in seguito anche San Poletto), per volontà degli abati di Beligna. L’edificio era situato in posizione diversa rispetto alla chiesa di San Polo, al di fuori del borgo attuale omonimo. Ad oggi dell’edificio rimane un brandello di muro.

metà XVI - 1593 (preesistenza intero bene)

Il primo documento in cui è nominata la chiesa di San Paolo risale alla metà del Cinquecento. Dalla relazione della visita apostolica effettuata da Francesco Barbaro emerge che la chiesa esternamente era circondata da un muretto al cui interno non vi erano sepolture.

1550 - 1600 (preesistenza intero bene)

Intervento rifacimento e di ampliamento della chiesa con l’aggiunta dell’abside con volta in mattoni.

1581  (preesistenza intero bene)

Esecuzione degli affreschi che decoravano l’interno della chiesa, ad opera del pittore udinese Nicolò Cumin. visibili fino agli anni Venti del Novecento.

XVII  (costruzione intero bene)

Costruzione del nucleo fondante dell’attuale chiesa di San Polo, ubicata nell’omonimo borgo. La chiesa nacque come cappella privata della famiglia Pini ed in origine era dedicata a San Giuseppe. Questo primo edificio, con tutta probabilità, corrisponde all’attuale presbiterio.

1701  (fonte intero bene)

Prima fonte scritta che attesta l’esistenza della chiesa di San Polo, contenuta nella relazione della visita del patriarca Dionisio Delfino nel 1701; ne emerge che la nuova chiesetta sorge nel borgo di San Pollo, che è dedicata a San Giuseppe e che non è consacrata.

1756  (ampliamento intero bene)

In seguito all’aumento di popolazione l’edificio fu ampliato con l’aggiunta dell’attuale navata e, con tutta probabilità, della sacrestia. La data di costruzione (1756) è desumibile dall’iscrizione riportata nella chiave di volta dell’arco del campaniletto che si erge sopra la facciata.

XIX  (costruzione esterno della chiesa)

Erezione del campanile, impiegando le pietre ricavate dalla demolizione di parti della vecchia chiesa, ove a sua volta erano state utilizzate le pietre estratte dai pilastroni del ponte romano di Ronchi, demoliti nel 1770.

1861  (completamento intero bene)

In seguito alla riapertura della chiesa al culto dopo la sua chiusura in epoca napoleonica e la sua riduzione a fienile, la chiesa fu dotata di altare, banchi, campane e paramenti sacri provenienti dalla chiesa di San Paolo.

1920 (?)  (restauro intero bene)

Sistemazione dell’edificio in seguito ai danni riportati durane la prima guerra mondiale. Si ipotizza che in tale occasione siano state revisionate le strutture della copertura.

1960  (restauro intero bene)

Intervento di restauro della chiesa. In quest’occasione fu chiuso l’ingresso sul fronte principale ed aperta una porta laterale sul fianco destro della navata; all’interno furono sostituiti i pavimenti, le pareti furono tinteggiate e fu aggiunta una cornice orizzontale decorativa in gesso che corre lungo l’intero edificio.

1989 - 1992 (restauro intero bene)

Intervento di restauro della chiesa, diretto da Licio Pavan ed eseguito dall’impresa Giorgio Dieudonnè di Monfalcone. L’intervento interessò la copertura che presentava diverse parti degradate con conseguenti infiltrazioni d’acqua e formazione di macchie d’umidità nel soffitto. Fu revisionato il tetto, sostituendo l’orditura minuta; fu rifatto, riutilizzando lo stesso materiale, il manto sottotegola ed inoltre si provvide alla coibentazione con la posa di uno strato di isolante e della barriera al vapore, sopra a cui fu realizzato un ulteriore strato in tavolato. Fu realizzato un nuovo piano d’imposta della copertura con la costruzione di un cordolo continuo a chiusura delle strutture verticali. Inoltre furono sostituite le grondaie ed i pluviali. Le strutture verticali si presentavano in buono stato e l’intervento si limitò alla rimozione e sostituzione degli intonaci interni ed esterni; in seguito l’edificio fu ritinteggiato (le opere di tinteggiatura furono eseguite dalla ditta Mar

1989 - 1992 (restauro esterno della chiesa)

Restauro del campanile. La torre versava in condizioni precarie, in particolare la copertura era parzialmente crollata e la cella campanaria era esposta all’azione degli agenti atmosferici. L’intervento consistette nella rimozione e sostituzione della parte terminale ricostruita a modello dell’originale; inoltre furono ripulite le pietre a vista della cella campanaria.
Descrizione

La chiesa di San Polo, che deve il suo aspetto attuale ad un restauro conservativo realizzato negli anni Novanta, seppur sorta in epoca tardiva, dal punto di vista tipologico si lega ad una tradizione locale di chiesette rurali. Raggiunse il suo assetto, che conserva ancora oggi, nel corso del Settecento, a seguito dell’ampliamento di una semplice cappella votiva privata di epoca seicentesca corrispondente all’attuale presbiterio – testimoniata da una discontinuità netta della muratura in corrispondenza dell’arco santo scoperta durante i lavori di restauro degli anni Novanta - con l’annessione della navata e della sacrestia; in quell’epoca la chiesa iniziò ad assolvere le funzioni religiose del borgo rurale che si sviluppava attorno, in sostituzione della precedente chiesa che risultava fuori mano. Si tratta di un edificio semplice, realizzato con tecniche costruttive tradizionali, senza particolari ricerche estetiche e architettoniche, e facendo ricorso a maestranze locali: le caratteristiche dimensionali ripropongono i canoni metrici tipici della cultura veneziana a dimostrazione della radicata influenza veneta sul territorio riscontrabile anche nelle costruzioni più povere. Dissacrato più volte in periodo napoleonico ed anche nel corso del Novecento adibendolo ad uso della sezione locale dei Bersaglieri, fu ripristinato al culto giovedì 28 maggio 1992 e nell’occasione si decise di mantenere l’ingresso esclusivamente dal fronte laterale risultando pericoloso l’utilizzo della porta in facciata a causa del notevole traffico veicolare della statale Gorizia-Trieste la quale fu lasciata murata.
Preesistenze
L’iscrizione in caratteri antichi DIVI PAULI NUMO, ACEGENI LABORE riportata sull’architrave della porta della torre campanaria potrebbe collegarsi alla tradizione secondo cui il campanile della nuova chiesa sarebbe stato costruito con le pietre provenienti dalla demolizione del campanile della vecchia chiesa di San Paolo, di cui oggi rimane un brandello di muro ma che fino agli anni Venti del Novecento, anche a seguito dei danni della prima guerra mondiale preservava intatta l’intera abside, conservando i pregevoli affreschi. In precedenza infatti, a Monfalcone in zona San Polo vi erano due chiese che per un periodo coesistettero. La chiesa più antica, dedicata a San Paolo o San Poletto, sorgeva fuori dal borgo attuale di San Polo; fu costruita verso la fine del Trecento ed apparteneva agli abati di Beligna. Questo edificio che si collegava ad una tipologia locale di chiesette campestri, nel corso del tempo fu rimaneggiato ed abbellito: si costruì una bassa abside gotica a volta di mattoni e gli interni furono affrescato dal pittore udinese Nicolò Cumin con scene della vita di Cristo e scene dell’Inferno, Purgatorio e Paradiso che completò nel 1581 – com’era riportato nella scritta a sinistra in basso dell’arco santo, sotto il riquadro dell’Annunciazione NICOLÒ CUMIN D’UDENE DIPENSE QUESTA OPERA SOTTO LA CAMERARIA DE MISSIER LEONARDO DELLI PINI ET ZANON SASSON P. COMPAGNO POAETE. QUESTA DIPINTURA MDCLXXXI DEL MESE DE DECEMBRIO FINÌ CON LA COMISSION R. DELLI FRATELLI DELLA SCOLA DI S. POLO). All’interno dapprima ospitava un unico altare, pregevole opera quattrocentesca, in legno dorato posto a cornu evangelii nella piccola navata, mentre in occasione della visita pastorale del patriarca Francesco Barbaro del 1593 vi era anche un nuovo altare posto nell’abside. Fonti attestano che nel 1734 si avviò la ricostruzione della cella campanaria e della bassa cuspide, utilizzando le pietre squadrate provenienti dal ponte romano di Ronchi che riportavano iscrizioni sepolcrali (L. TITIUS L. LIB. GRAPTUS che fu inserita nel muro sopra l’architrave del campanile, TI. JULIO. C. F. FAB. VIATORI che fu adattata a nuova mensa dell’altare). Profanata dall’esercito francese nel 1807, fu riconsacrata; in seguito alla costruzione della linea ferroviaria Monfalcone-Cervignano e la rettifica della strada statale Gorizia-Trieste la chiesa di San Paolo iniziò una fase di declino fino al suo totale abbandono nel 1861; il campanile fu demolito; intorno agli anni Dieci del Novecento la chiesa fu oggetto di un restauro che prevedeva il rifacimento del tetto, la pulizia e la sostituzione delle porte, ma l’incombere della prima guerra mondiale arrestò i lavori che in seguito non furono mai più intrapresi.
Impianto planimetrico
La chiesa sul fronte si affaccia direttamente sulla strada statale che collega Trieste a Gorizia; l’ingresso è stato spostato sul fianco destro, dove si innesta su una strada carrabile a bassissima percorrenza - che collega solo le poche case del borgo retrostante - e questo invaso funge anche da sagrato. L’edificio è orientato a Nord Est e presenta una configurazione planimetrica molto semplice: si compone di un’unica navata rettangolare e di un presbiterio a base quasi quadrata della stessa larghezza della navata; sotto alla navata vi è una cripta raggiungibile attraverso una botola che si apre nel pavimento al centro della navata. Sul fianco sinistro, tra il presbiterio e la navata vi è addossato un vano rettangolare adibito a sacrestia; sempre sullo stesso lato, in linea con la facciata, si colloca la torre campanaria. La facciata posteriore della chiesa è adiacente ad un altro edificio avulso al complesso religioso. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 14,74 ml; larghezza 5,19 ml; altezza navata 5,04 ml.
Strutture verticali
Tutte le murature sono in pietra di grosso spessore, non squadrata e nell’ultimo restauro furono sostituiti gli intonaci per i quali all’esterno fu impiegato un particolare tipo in cocciopesto che conferisce all’edificio una tinta rossastra. La facciata principale, a capanna, è essenziale nell’aspetto: completamente liscia, è definita lateralmente da due lesene, lievemente sporgenti dalla facciata, sormontate da una cornice con profilo concavo; al centro presenta un portale - attualmente tamponato - inquadrato in pietra e sormontato da un fregio pulvinato con mensola modanata, e, nella parte superiore una finestra a mezzaluna con semplice cornice lapidea; a conclusione un frontone con cornice modanata nel cui timpano si apre un piccolo occhio circolare. Le facciate laterali ed il retro sono completamente lisci, ad eccezione di una cornice che corre sotto la linea di gronda in continuazione di quella della facciata principale; su entrambi i fianchi, in alto, si aprono due finestre a mezzaluna, una in corrispondenza del presbiterio ed una nella navata.
Coperture
La copertura della chiesa è a due falde con struttura lignea e manto esterno in coppi. All’intradosso sia la navata che il presbiterio presentano una controsoffittatura piana inferiormente intonacata, più recente quella della navata, realizzata in pannelli di legno pressato, a differenza di quella del presbiterio che è in tavole di legno.
Campanile
Il campanile sorge addossato al fianco sinistro della chiesa, in linea con la facciata. La torre campanaria, a base quadrata, è costituita da una struttura in pietra di grosso spessore al pianterreno - 85 cm - che si restringe in corrispondenza del primo solaio di piano. Esternamente il fusto è intonacato e presenta solo una cornice marcapiano lapidea in corrispondenza del primo solaio; all’interno è scandito da tre solai di piano raccordati da scale, entrambi lignei - ad eccezioni dell’ultimo piano che la scala è in ferro a pioli - e termina con una volta cilindrica in pietra il cui estradosso costituisce il piano di calpestio della cella campanaria. Quest’ultima, in pietra a vista, presenta una bifora con arco a tutto sesto su ciascun lato e seriormente è chiusa da una cornice modanata; al suo interno ospita una campana. Sopra a questa si innalza un tamburo ottagonale, con archetti ciechi, su cui è impostata la copertura a falde con manto in coppi. Sopra la facciata è conservato l’originario campaniletto a vela settecentesco, che dal 1919 risulta privo di campana; è costituito da una struttura ad arco a tutto sesto impostata su due pilastrini arricchiti da sul fronte da un motivo a volute; il concio di chiave dell’arco porta impressa la data 1756, probabile anno dell'ampliamento della precedente cappella.
Apparato decorativo
L’interno della chiesa ha un aspetto sobrio ed essenziale, privo di alcun apparato decorativo, sia oggi che in passato; dall’ingresso posto sul fianco si accede alla navata allungata; l’arco santo a tutto sesto piuttosto largo, con catena metallica, introduce al presbiterio della stessa larghezza della navata da cui è rialzato di due gradini in pietra. Le pareti sono lisce, intonacate e tinteggiate di colore crema, con il muro dell’arco santo differenziato in grigio chiaro; la pavimentazione della navata è realizzata in lastre di pietra irregolari alla veneziana realizzate negli anni Sessanta del Novecento mentre nel presbiterio, è in lastre rettangolari di pietra grigia, definita lungo i bordi da una cornice di riquadri grigio e nero alternati - un settore nella parte anteriore del presbiterio presenta una pavimentazione diversa. Il muro posteriore del presbiterio, a cui è addossato l’altare maggiore, è arricchito da un basamento dipinto damascato ed una sottile linea rossa corre lungo i bordi laterali e superiore e disegna un arco al centro, ad inquadrare l’altare; ai sui lati, nell’ultimo restauro, sono state riportate in luce due croci di consacrazione. Nella navata, in posizione centrale in prossimità della facciata principale è inserita una lapide in pietra grigia. Ai piedi dell’arco santo, lateralmente, su due mensole trovano posto i simulacri della Madonna di Lourdes a sinistra e di San Giuseppe a destra, mentre nella nicchia ricavata dal tamponamento dell’ingresso sulla facciata principale, è collocata la statuetta di Santa Rita da Cascia, elevata su un piedistallo.
Apparato liturgico
La chiesa ospita un unico altare, rivolto verso Dio, collocato sulla parete di fondo del presbiterio. È realizzato in pietra grigia con inserti in marmi screziati policromi sui toni del rosso e del viola; impostato su due gradini in pietra nera, presenta una struttura a mensa a parallelepipedo, definita ai lati da due pilastrini in lieve aggetto mentre il dossale è decorato da un clipeo in marmo grigio chiaro a motivi vegetali; l’alzata è costituita da una doppia coppia di colonne di marmo giallo con capitelli compositi che sorreggono una trabeazione con cornici modanate aggettanti: a conclusione lateralmente due ali di timpano a voluta, mentre al centro si eleva un fastigio costituito da un’edicola arricchita da foglie d’acanto marmoree. Al centro dell’alzata vi è una pala; sopra la mensa poggia il semplice tabernacolo. Lungo i fianchi del presbiterio è collocata la sede costituita da dei banchi lignei; a destra dell’altare è collocato un armonium rimovibile.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1960)
Negli anni Sessanta era stato aggiunto un altare rivolto verso il popolo, rimosso nel restauro degli anni Novanta.
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