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Monfalcone
Gorizia
chiesa
sussidiaria
S. Nicolò
Parrocchia dei Santi Nicolò e Paolo
Preesistenze; Impianto planimetrico; Strutture verticali; Coperture; Campanile; Apparato decorativo; Apparato liturgico
presbiterio - intervento strutturale (1970); navata - intervento strutturale (1995)
XIV - XIV (preesistenza intero bene); 1375 - 1375(preesistenza intero bene); 1560 - 1623(fonte intero bene); 1582 - 1582(fonte intero bene); XVII (?) - XVII (?)(fonte intero bene ); 1650 - 1660(costruzione intero bene); 1660 - 1660(completamento interno della chiesa); 1686 - 1686(consacrazione intero bene); XVIII - XVIII (completamento interno della chiesa); XVIII - XVIII (rifacimento intero bene); 1920 - 1927(restauro intero bene); 1942 - 1945(istituzione intero bene); 1943 - 1943(completamento interno della chiesa); 1943 - 1943(decorazione interno della chiesa); 1991 - 1995(restauro intero bene); 1991 - 1995(restauro interno della chiesa); 2011 - 2011(rifacimento interno della chiesa); 2014 - 2014(manutenzione ordinaria esterno della chiesa)
Chiesa di San Nicolò
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di San Nicolò <Monfalcone>
Altre denominazioni S. Nicolò
Ambito culturale (ruolo)
maestranze friulane (costruzione edificio)
Notizie Storiche

XIV   (preesistenza intero bene)

Costruzione di una chiesetta presso Aris, una della dieci località che formavano la Desena di Monfalcone; l’edificio era di dimensioni inferiori rispetto all’attuale, probabilmente aveva un campaniletto a vela sopra la facciata principale e le pareti interne erano affrescate.

1375  (preesistenza intero bene)

Prima fonte che attesta l’esistenza della chiesa, contenuta nella Taxatio del 1375.

1560 - 1623 (fonte intero bene)

La chiesa non è indicata nella mappa del territorio di fine Cinquecento, ma la località di Aris (Daris sulla mappa) è rappresentata con una chiesetta che potrebbe riferirsi a quella di San Nicolò; l’edificio compare distintamente invece su due carte successive (Colombicchio,1616; Moisesso, 1623).

1582  (fonte intero bene)

Esistenza della Confraternita di San Nicolò che aveva sede presso l’omonima chiesa in Aris di Monfalcone, testimoniata in un memoriale del pievano di Monfalcone, pre’ Vincenzo Amoroso da Cesena, inviato al Patriarca di Venezia, datato 16 marzo 1582. Lo scopo della confraternita era di provvedere alla dote delle ragazze povere di Monfalcone.

XVII (?)  (fonte intero bene )

Disegno sei o settecentesco contenuto nel Catastico dei beni della Confraternita dei Battuti dell’Ospedale di Udine che mostra la chiesa come un edificio ad un’unica navata con copertura a doppia falda; la facciata ha il portale d’ingresso al centro, due nicchie centinate sui lati ed un rosone centrale, mentre nel fianco destro si aprono due mezzelune. Sul fianco destro del presbiterio sono addossati la sacrestia e la torre campanaria.

1650 - 1660 (costruzione intero bene)

Costruzione della nuova chiesa a spese della Confraternita di San Nicolò, demolendo il precedente edificio che versava in condizioni precarie e necessitava di restauro. Il patriarca Marco Gradenigo aveva rilasciato alla confraternita solo la licenza di rinnovare la cappella maggiore (presbiterio) ma la confraternita decise di erigere dalle fondamenta tutta la chiesa, ampliandola di dimensioni.

1660  (completamento interno della chiesa)

Dalla relazione della visita pastorale del patriarca Delfino, avvenuta il 18 febbraio 1660, si rileva che la chiesa era dotata dell’altare maggiore dedicato a San Nicolò non consacrato, pertanto si celebrava sopra un altarolo portatile ben provvisto.

1686  (consacrazione intero bene)

Consacrazione della chiesa, impartita dal vescovo di Cittanova d’Istria, Nicolò Gabrielli, il 18 agosto 1686 – si veda lapide murata in controfacciata a sinistra dell’ingresso. Questa data discorda sul giorno rispetto a quello riportato nella iscrizione in controfacciata coperta nel restauro degli anni Novanta, dove era indicato il giorno 28 agosto.

XVIII   (completamento interno della chiesa)

Collocazione degli altari laterali dedicati a San Floriano e a San Francesco da Paola.

XVIII   (rifacimento intero bene)

In base a delle discordanze dimensionali e delle aperture, si ipotizza un intervento di rifacimento della chiesa che interessò principalmente le forometrie.

1920 - 1927 (restauro intero bene)

Restauro generale dell’edificio realizzato tra il 1920 e il 1922 in seguito ai danni riportati durante la prima guerra mondiale; non si conoscono gli interventi realizzati: quasi sicuramente interessò la copertura e, forse, vi si possono ascrivere la sostituzione del puntone di una capriata - che si differenzia per gli spigoli vivi - e la posa della pavimentazione in piastrelle di cemento. In seguito, già nel 1927, fu necessario un ulteriore rimaneggiamento della copertura.

1942 - 1945 (istituzione intero bene)

Elevazione della chiesa a parrocchiale, con la costituzione della parrocchia dei Santi Nicolò e Paolo, avvenuta con decreto arcivescovile del 5 agosto 1942. La nuova mensa dell’altare fu consacrata dall’arcivescovo di Gorizia, Carlo Margotti, il 7 ottobre 1945 – si veda lapide murata in controfacciata a sinistra dell’ingresso.

1943  (completamento interno della chiesa)

Erezione della cantoria lignea, sostenuta da due pilastri lapidei, raggiungibile mediante una scala a doppia rampa che occupa lo spazio in fondo alla navata a destra dell’ingresso.

1943  (decorazione interno della chiesa)

Esecuzione delle pitture che ricoprono l’arco trionfale, ad opera del pittore locale Luciano Bartoli e del signor Rodolfo Zernetti.

1991 - 1995 (restauro intero bene)

Intervento di restauro generale della chiesa, per volontà del parroco don Armando Zorzin - si veda lapide murata in controfacciata a destra dell’ingresso ed una piastrella che riporta la data inserita nel pavimento alla base del campanile. I lavori furono eseguiti dall’impresa Edil Fabbro di Cervignano. L’intervento comprese il rifacimento delle coperture che erano causa di numerose infiltrazioni d’acqua, con la sostituzione degli elementi lignei deteriorati, il ripasso del manto e la sostituzione delle grondaie e dei pluviali; fu sanata una lesione strutturale rilevabile all’interno in alto in corrispondenza dell’attacco tra la facciata ed i fianchi della chiesa, che indicava un probabile fenomeno di distacco delle parti; furono rifatti gli intonaci esterni. Il restauro permise, proprio in occasione del rifacimento degli intonaci, di riportare la facciata al suo assetto originale, grazie alla scoperta delle nicchie contemporanee alla costruzione dell’edificio, tamponate nel corso dei

1991 - 1995 (restauro interno della chiesa)

In occasione del restauro generale della chiesa furono restaurati e sistemati anche gli interni. In particolare furono rifatti gli intonaci e le pitture; anche l’altare maggiore fu oggetto di un accurato restauro.

2011  (rifacimento interno della chiesa)

Posa di un’ulteriore pavimentazione della sacrestia, con dei riquadri bianchi e neri, posata sulla precedente.

2014  (manutenzione ordinaria esterno della chiesa)

Intervento di tinteggiatura delle facciate esterne.
Descrizione

La chiesa di San Nicolò, attualmente visibile nel suo aspetto originario ripristinato nel restauro degli anni Novanta, risponde ad una tipologia di chiesette campestri che a partire dal Tredicesimo secolo si diffusero sul territorio, da cui però si discosta per una maggior ricchezza degli elementi architettonici quali, ad esempio, le nicchie che modellano la facciata, rinvenute in luce proprio in occasione del restauro. Costruita ex novo a metà del Seicento, in loco di una precedente chiesetta di dimensioni minori, nel corso dei secoli non subì trasformazioni tali da modificarne l’assetto; il recente restauro mise in luce dei rifacimenti effettuati probabilmente nel corso del Settecento che interessarono principalmente le forometrie; ulteriori interventi di restauro di cui la chiesa fu oggetto nel corso del Novecento interessarono in particolare le coperture e la sistemazione puntuale di difetti. La chiesa è composta da una navata longitudinale e da un presbiterio affiancato da una piccola sacrestia, secondo appunto la tradizione locale di matrice veneta, interpretata da maestranze friulane che costruirono l’edificio, impiegando però materiali, mezzi e magisteri del sito; anche dal punto di vista dimensionale è riscontrabile l’influenza veneta con la riproposizione delle proporzioni rinascimentali teorizzate da Leon Battista Alberti, con la lunghezza della navata pari al doppio della larghezza e dell’altezza. Il presbiterio è affiancato da una torre campanaria di epoca successiva alla chiesa: probabilmente oggetto di rifacimento ottocentesco, anche il campanile si rifà ad una tipologica locale. A completare le chiese che rispondono a questo filone, esternamente vi era un cimitero, che nel caso di San Nicolò esistette almeno fino al 1927, sviluppandosi attorno all’edificio, cinto da un muretto, di cui, in occasione dei lavori di realizzazione delle opere parrocchiali sono emerse le fondazioni.
Preesistenze
L’alzata in legno dorato dell’altare maggiore, fatta risalire all’inizio del Seicento, con molta probabilità esisteva anche nella chiesetta di origine trecentesca che sorgeva sul sito dell’attuale chiesa. L’antica chiesa di San Nicolò era più piccola di quella attuale, presumibilmente aveva un piccolo campanile a vela ed aveva le pareti interne affrescate. Già nel corso del Cinquecento la chiesa risulta affiliata alla Confraternita omonima. Verso la metà del Seicento il presbiterio risultava pericolante e necessitava di essere riparato; in tale occasione, la confraternita decise, a loro spese, di demolire l’intera cappella e di costruirne una ex novo.
Impianto planimetrico
La chiesa è inserita in un complesso di proprietà parrocchiale che comprende la chiesa vecchia e quella nuova, la canonica, sale per le attività parrocchiali - che formano una sorta di chiostro quadrato porticato su due lati a sinistra della chiesa vecchia - ed un ampio spazio per attività all’aperto; l’intera area è delimitata da un muretto con recinzione in ferro e chiuso da due cancelli. Esternamente è preceduta da un piazzale in porfido, col disegno di una grande croce di Malta in lastre rettangolari di pietra grigia, che congiunge le due chiese, mentre l’ingresso alla chiesa è preceduto da un modesto sagrato in riquadri di pietra grigia delimitato da quattro pilastrini lapidei. L’edificio, orientato ad Est - ruotato di alcuni gradi verso Nord -, si caratterizza per una configurazione planimetrica semplice che comprende un’unica navata longitudinale e di un presbiterio, anch’esso a pianta rettangolare, più stretto della navata. A destra del presbiterio vi è la sacrestia, alla sua sinistra invece si innalza la torre campanaria a base quadrata. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 22,51 ml; larghezza 8,43 ml; altezza navata - catena di capriata 7,87 ml; altezza navata - colmo sottotrave 10,08 ml; altezza navata.
Strutture verticali
Tutte le murature di circa 70 cm di spessore sono in pietrame, esternamente intonacate. La facciata principale, a capanna, ha un aspetto essenziale: quattro lesene appena accennate, un basamento ed una lieve cornice orizzontale sopra, la dividono in tre settori verticali; gli scomparti laterali nella parte inferiore sono occupati da due nicchie centinate ed absidate vuote, nella parte soprastante da due finte aperture rettangolari tamponate, forse in origine affrescate. Al centro della facciata si apre il portale d’ingresso, inquadrato da una cornice in pietra modanata, il cui architrave sorregge un timpano triangolare interrotto al centro da un vaso sorretto da due volute appiattite; in linea con il portale vi è un lunettone. La facciata è conclusa da un frontone con cornice a sezione concava, nel cui timpano si apre una nicchia centinata ed absidata, più piccola di quelle sottostanti, anch’essa vuota. Le facciate laterali sono lisce: la cornice della facciata prosegue lungo l’intero perimetro dell’edificio segnando l’attacco della copertura; in alto in posizione centrale si apre una mezzaluna per parte in corrispondenza della navata ed una nel presbiterio, nel solo fianco destro, sopra la copertura della sacrestia. Lungo il fianco sinistro, al basamento sono collocate una serie di lapidi proveniente dal vecchio cimitero che circondava la chiesa ed un reperto costituito da una delle quattro pietre d’angolo della tomba di Pietro Marcovich, eretta per volontà dell’amico pirata Angelo Musmezzi, sepolto anch’egli nella medesima tomba, che fino agli anni Venti si ergeva davanti alla chiesa.
Coperture
La copertura della chiesa è a falde - due nella navata, tre nel presbiterio - con manto in coppi; all’interno la navata mostra a vista la struttura a capriate lignee poggiate su mensole in legno, costituente sette campate, arcarecci longitudinali, listelli lignei e sottomanto di copertura in mattoni; il presbiterio invece è sormontato da una volta a botte, con vele di raccordo a sezione semicircolare in corrispondenza della mezzelune laterali - di cui quella di sinistra cieca.
Campanile
Il campanile è addossato al corpo della chiesa, sul lato nord, accanto al presbiterio, da cui è consentito l’accesso. È costituito da una bassa torre in pietra a sezione quadrata con il lato di 2,60 ml, esternamente intonacata; all’interno la copertura del pianterreno è costituita da una voltina in mattoni, i due solai di interpiano sono lignei, mentre il solaio della cella è nuovamente costituito da una voltina in mattoni; le scale di collegamento verticale sono di tipo a pioli, in ferro. La cella campanaria in pietra presenta su ogni lato una bifora centinata, protetta da una grata in ferro; all’interno sono ospitate tre campanelle sostenute da un’incastellatura metallica. La torre è conclusa da una copertura a quattro falde con manto in coppi.
Apparato decorativo
L’interno della chiesa, piuttosto sobrio ed essenziale, è frutto dell’intervento di restauro degli anni Novanta, atto a ripristinare l’aspetto originario della chiesa. L’ingresso in chiesa è filtrato da una bussola interna con serramenti vetrati; le pareti sono intonacate e tinteggiate di colore bianco: una sottile linea rosso mattone incornicia le facciate e profila le mezzelune laterali da cui prende luce la chiesa; la pavimentazione, non originale ma esistenti già nel 1927, è realizzata in piastrelle a tre tinte che nella navata formano dei disegni geometrici, mentre nel presbiterio presentano un motivo floreale. La navata longitudinale, con due altari collocati in cornu epistolae ed in cornu evangelii, si conclude sul fondo con il muro dell’arco santo a tutto sesto: questo spazio è arricchito da affreschi eseguiti durante la seconda guerra mondiale dal pittore Luciano Bartoli coadiuvato dal signor Rodolfo Zernetti; su uno sfondo blu intenso vi sono rappresentate scene bibliche. L’arco trionfale introduce al presbiterio, rialzato dalla navata di tre gradini; anch’esso essenziale, le uniche modanature sono costituite da una cornice lineare che dai piedritti dell’arco ne percorre i fianchi segnando la linea d’imposta delle aperture e dai profili in pietra modanata che riquadrano le porte che conducono al campanile ed alla sacrestia. Fino al restauro degli anni Novanta anche il presbiterio presentava delle pitture inerenti a simbolismi e figure del vecchio e nuovo Testamento, realizzate dalla stessa mano di quelle dell’arco santo. Sopra al portale d’ingresso, all’interno, fino agli anni Novanta era una scritta a ricordo della dedicazione a San Nicolò e della consacrazione della chiesa. TEMPLUM HOC/ DEO OPTIMO ET MAXIMO ET SANCTO NICOLAO DICATUM/NICOLAUS GABRIELLI EPISCOPUS CIVITATIS NOVAE ANNO DOMINI MDCLXXXVI / XXVIII AUGUSTI/ SOLEMNI RITU CONSECRAVIT/ DEDICATIO QUOTANNIS DOMENICA PRIMA SEPTEMBRIS CELEBRATUR.
Apparato liturgico
Lo spazio presbiterale è dominato dall’altare maggiore, dedicato a San Nicolò, che si caratterizza per la sua alzata lignea, opera di pregio, tra i pochi conservati nella zona. La parte inferiore dell’altare è costituita da una mensa marmorea a parallelepipedo, risalente agli inizi del Settecento; impostata su un basamento di tre gradini in marmo rosso, presenta il paliotto arricchito da una fine decorazione a volute e motivi vegetali in marmo bianco di Carrara che racchiude un occhio polilobato con un intarsio in marmo cipollino sui toni del viola; sempre in marmo di Carrara, due testine alate che sostengono una treccia di fiori e frutta sono applicate sui piedritti laterali della mensa, spiccando sulla specchiatura in marmo nero. L’alzata, tutta in legno intagliato e dorato, presumibilmente fu realizzata a cavallo della fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, più antica quindi della mensa inferiore ma anche della costruzione della nuova chiesa; l’opera è stata attribuita alla scuola friulana - carnica, in particolare, per analogia con altre opere, si è ipotizzato il nome dello scultore udinese Giovanni Antonio Agostini, ma non vi sono fonti per avvalorare questa tesi. La struttura è impostata su due registri sovrapposti: il settore inferiore è costituito da un basamento spezzato arricchito da testine alate scolpite, sopra a cui si aprono tre nicchie divise da colonnine scanalate con capitelli compositi, che sorreggono una ricca trabeazione con fregio scolpito e cornice superiore dentellata in aggetto; nelle nicchia centrale è ospitata la statua di San Nicolò - che per la sua fattura potrebbe essere anteriore alla costruzione dell’altare –, a sinistra la statua di San Cristoforo e a destra quella di Sant’Antonio Abate o San Giovanni Battista; al di sopra della trabeazione vi è una corta di piano attico composto da altre tre nicchie di dimensioni inferiori in cui sono collocate le statue di un Padre Eterno al centro dell’Arcangelo Gabriele e della Madonna Annunziata ai lati; a concludere, nella parte centrale un frontone triangolare sorretto da due colonne tortili che intramezzano le nicchie, ed alle estremità da due ali di timpano semicircolari sorrette da due cariatidi. Ai lati dell’altare maggiore nel muro del presbiterio sono ricavate due nicchie chiuse porticine in cui sono custoditi gli olii santi e le sacre reliquie. Nella navata ai lati dell’arco santo, trovano posto due altari che provengono da una chiesa di Venezia e si trovano nella chiesa di San Nicolò da prima del 1715. Originariamente intitolati a Sant’Osvaldo e a San Francesco da Paola, durante i secoli a San Giuseppe e i Santi Pietro e Paolo, dopo la prima guerra mondiale dalla Madonna di Lourdes; attualmente sono dedicati alla Madonna della Pace e al Sacro Cuore di Gesù, rispettivamente a sinistra e a destra. Gli altari sono identici nella struttura, composta da una mensa a parallelepipedo con intarsi in marmo brecciato di vari colori, impostata su un basamento di due gradini in marmo rosso di Verona e caratterizzata da un paliotto con parte centrale leggermente sporgente definita lateralmente da due volute ed arricchito al centro da una cornice mistilinea in pietra bianca che racchiude una specchiatura in marmo cipollino sui toni del rosso; l’alzata è costituita da una coppia di colonne in marmo rosso di Verona con capitelli compositi che sorreggono una trabeazione spezzata: le due ali laterali, piegate di 45 gradi, sorreggono due monconi di timpano su cui sono adagiati due angioletti, la parte centrale e conclusa da un fastigio a cappello di prete definito lateralmente da volute contrapposte, sulla cui sommità poggiano delle testine alate; al centro dell’alzata entrambi gli altari ospitano una pala. Accanto dell’altare della Madonna è collocato il fonte battesimale costituito da un basamento in marmo grigio mentre la struttura che contiene il catino e la copertura piramidale lignea dorata provengono dal Duomo di Monfa
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1970)
Furono smontate le preesistenti balaustre in pietra d’Aurisina, che delimitavano il presbiterio. L’assetto degli elementi è stato conservato, con il solo altare maggiore addossato alla parete di fondo e la sede, costituita da tre sedute lignee con trono al centro, disposta lungo il fianco destro del presbiterio; sempre su questo lato è stato aggiunto un leggio ligneo mobile.
navata - intervento strutturale (1995)
Rimozione della cantoria lignea che si trovava in controfacciata sopra l’ingresso. Il fonte battesimale è stato spostato ai piedi del presbiterio.
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