chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Gorizia Gorizia chiesa sussidiaria B. V. Immacolata Parrocchia dei Santi Ilario e Taziano Impianto planimetrico; Strutture verticali; Coperture; Campanile; Apparato decorativo; Apparato liturgico presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980) 1378 - 1382(preesistenza intero bene); XVII - XVII(costruzione intero bene); 1647 - 1647(ampliamento intero bene); 1700 - 1700(decorazione interno della chiesa); 1700 - 1700(decorazione facciata); 1706 (?) - 1706 (?)(intitolazione intero bene); 1758 - 1758(rifacimento esterno della chiesa); 1762 - 1762(completamento interno della chiesa); 1777 - 1777(istituzione intero bene); 1777 - 1777(completamento interno della chiesa); 1825 - 1825(rifacimento intero bene); 1853 - 1853(rifacimento intero bene); 1898 - 1898(completamento interno della chiesa); 1898 - 1898(decorazione interno della chiesa); 1929 - 1944(decorazione interno della chiesa); 1954 - 1954(completamento interno della chiesa); 1955 - 1980(rifacimento intero bene); 1980 - 1990(restauro intero bene )
Chiesa della Beata Vergine Immacolata
Tipologia e qualificazione
chiesa sussidiaria
Denominazione
Chiesa della Beata Vergine Immacolata <Gorizia>
Altre denominazioni
B. V. Immacolata
Ambito culturale (ruolo)
maestranze goriziane (costruzione edificio)
Notizie Storiche
1378 - 1382 (preesistenza intero bene)
Costruzione di una chiesa, in luogo diverso dall’attuale, dedicata alla Madonna annessa all’Ospedale delle donne, denominato «Spedale di Santa Maria» ed in seguito «Ospitale Pio delle Poverelle di Gorizia». Secondo una nota contenuta nell’Urbario dell’Ospedale del 1515 l’istituzione fu fondata nel 1378; la prima fonte scritta in cui è citato è costituita dal testamento di Randolfo di Gramogliano del 16 ottobre del 1382.
XVII (costruzione intero bene)
Verso la metà del Seicento l’Ospedale, dopo che a ridosso dell’inizio del secolo per un periodo aveva cessato di funzionare come istituzione e che l’edificio che lo ospitava in origine versava in condizione decadenti, fu riaperto nei pressi dell’odierna chiesa, convertendo allo scopo una casa esistente che sorgeva al di fuori delle mura della città. A destra dell’Ospedale (gestito dagli Stati Provinciali) fu costruita una chiesa separata dalla casa da un cortile accessibile da un portale in pietra, nella cui chiave di volta è impresso lo stemma della famiglia dei baroni Orzoni e lateralmente le iniziali del Dominus Franciscus De Orzono. Un’immagine del complesso fu redatta da don Giovanni Maria Marussig che la inserì nel suo manoscritto «Descrizione della Peste del 1682».
1647 (ampliamento intero bene)
Ampliamento dell’edificio dell’Ospedale con la costruzione di nuovi locali; venne fatta l’aggiunta dell’andito terminante colla tromba della scala interna con un portone in pietra in stile secentesco sulla contrada pubblica ed un altro verso il cortile.
1700 (decorazione interno della chiesa)
Esecuzione degli stucchi e delle pitture che adornano la volta di copertura sia della navata che del presbiterio. Gli stucchi e gli affreschi probabilmente furono eseguiti su commissione e a spese della famiglia de Grazia, in particolare dalla persona del notaio Carlo de Grazia e dalla moglie Maddalena Bevilacqua, forse come ringraziamento per il scampato contagio della peste scoppiata in città nel 1682. L'autore degli affreschi potrebbe essere Giulio Quaglio mentre gli stucchi si potrebbero attribuire a Giambattista Carloni da Scaria.
1700 (decorazione facciata)
Completamento della facciata con la collocazione delle statue nelle nicchie, commissionate dal conte Andrea di Porcia.
1706 (?) (intitolazione intero bene)
Tra la seconda metà del XVII secolo e la prima del XVIII in relazione all'importante diffusione del culto dell'Immacolata, la Contea di Gorizia fu consacrata sotto questo titolo e nell'occasione si decise di erigere un altare in suo onore, per il quale fu scelto come luogo la chiesetta dell'Ospedale delle donne. Il primo documento ufficiale in cui la chiesa compare con questa intitolazione è costituito dal registro della prima visita apostolica fatta all'Ospedale e alla Chiesa dal Vicario Apostolica Carlo Michele d'Attems nel 1750.
1758 (rifacimento esterno della chiesa)
Ampliamento dell'ospedale sino ad arrivare in adiacenza con il corpo della chiesa, modificando così l'originaria forometria dell'edificio di culto.
1762 (completamento interno della chiesa)
Completamento dell'altare maggiore con la collocazione di un nuovo tabernacolo.
1777 (istituzione intero bene)
Soppressione dell'Ospedale per ordine dell'imperatore Giuseppe II avvenuta nel 1777 ed i suoi beni furono venduti all'asta – l'edificio dell'ospedale fu acquistato dalla famiglia Savio; contrariamente a quanto avvenne per altri conventi, chiese e opere pie dipendenti da ordini religiosi che furono chiusi in toto, la chiesa dell'Immacolata fu conservata per il culto a servizio degli abitanti della zona.
1777 (completamento interno della chiesa)
Erezione della cantoria.
1825 (rifacimento intero bene)
Importanti lavori di restauro della facciata; anche l'interno fu completato con le modanature che scandiscono lo spazio della navata conferendole l'assetto che conserva tuttora e furono collocati due altari laterali – a memoria, si veda la lapide inscritta murata sopra il timpano del portale d'ingresso, aggiunto nell'occasione al semplice originale architrave.
1853 (rifacimento intero bene)
Lavori di restauro della facciata.
1898 (completamento interno della chiesa)
Sostituzione dei precedenti altari laterali lignei con dei nuovi in marmi intarsiati (San Giuseppe e manifestazione del Sacro Cuore a Santa Maria Alaquoque).
1898 (decorazione interno della chiesa)
Pulitura delle pitture del presbiterio, ad opera del pittore udinese Giuseppe Comuzzi, di cui si ha notizia nell'Eco del Litorale del 13 aprile 1898.
1929 - 1944 (decorazione interno della chiesa)
In seguito al crollo dell'affresco della Maddalena dal soffitto della navata nei pressi dell'ingresso, fu realizzato uno nuovo ad opera della pittrice Maria Galli; successivamente la stessa mano realizzò la scena dell'Annunciazione di Maria sull'arco trionfale.
1954 (completamento interno della chiesa)
Posa di una nuova mensa marmorea nell'altare maggiore, riconsacrato quindi dall'arcivescovo di Gorizia, Carlo Margotti; sistemazione di un nuovo tabernacolo in sostituzione del precedente ligneo.
1955 - 1980 (rifacimento intero bene)
Opere di rifacimento degli interni che comportarono principalmente la chiusura dell’abside e la rimozione della cantoria.
1980 - 1990 (restauro intero bene )
Restauro generale dell'edificio. L'intervento comprese anche la pulitura di tutto l'apparato decorativo e pittorico. In quest'occasione furono installati i nuovi impianti tecnologici.
Descrizione
La chiesa dell'Immacolata, che oggi si presenta nel suo aspetto ottocentesco riportato al suo originario splendore da un accurato restauro attuato sul finire del XXI secolo, ha un'origine nella seconda metà del Seicento, nata come luogo di culto del vicino Ospedale delle Poverelle. L'edificio, che mantiene le dimensioni originali non molto ampie, si caratterizza per un impianto proprio di molte chiese minori sorte in quel periodo nel territorio, composto da una navata allungata concluso da un presbiterio con annessa una piccola sacrestia; dal punto di vista stilistico la facciata, rinnovata nel corso dell'Ottocento, risponde a degli stilemi tipicamente barocchi riconducibili ai modi veneziani come molte altre chiese cittadine, seppur ha conservato la sua impostazione originaria visibile in un disegno del Marussig del 1682 in cui sono presenti le due finestre ai lati del portale - privo di timpano, sormontato da un semplice architrave in pietra -, la mezzaluna centrale e l'occhio nel timpano e presumibilmente vi erano già anche le nicchie. Di sicuro nel corso del tempo è mutata l'illuminazione naturale interna essendo che sono stati ampliati gli edifici vicini fino ad annettersi con la chiesa stessa, andando a tamponare le finestre a mezzaluna nei fianchi della navata. Anche gli interni, che nel corso del secondo Novecento sono stati privati dell’abside e della cantoria che sormontava l’ingresso, sono riferibili ad un gusto tipicamente barocco, sia nella modulazione delle pareti che nella fine decorazione in stucco che arricchisce le volte.
Impianto planimetrico
La chiesa dell'Immacolata si affaccia su una via pedonale che funge anche da sagrato - a valorizzare l'ingresso in chiesa nel marciapiedi è impresso il monogramma di Maria realizzato negli anni Duemila; sui fianchi della navata è accostata a due palazzi a formare una cortina continua di edifici in linea; in corrispondenza del presbiterio lateralmente è libero e si affaccia su una corte privata mentre sul retro è in continuità con un fabbricato che ospitava un tempo la casa del cappellano. La chiesa, orientata a Nord Est, è di modeste dimensioni ed è connotata da una configurazione planimetrica piuttosto semplice che comprende un’unica navata longitudinale e un presbiterio, anch’esso a pianta rettangolare leggermente più stretto rispetto alla navata, rialzato di un gradino. Alla sua destra è annessa una piccola sacrestia collegata ad un antro posto alle spalle del presbiterio che funge da magazzino che porta ad un servizio igienico e tramite una scala in ferro ad un magazzino localizzato sopra la sacrestia. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 15,83 ml; larghezza 6,64 ml; altezza navata 7,67 ml.
Strutture verticali
Tutte le murature sono in pietrame, esternamente intonacate e tinteggiate di colore crema chiaro. La facciata principale è caratterizzata da una struttura a capanna e dal punto di vista compositivo è concepita con una partizione verticale in tre fasce che si estendono a tutt'altezza, essendo che il frontone posto a coronamento presenta la cornice inferiore spezzata, limitata a due monconi laterali. La porzione centrale contiene il portale d'ingresso a due battenti inquadrato da una cornice in pietra modanata e sormontato da un frontone triangolare con cornici lavorate interrotto al centro da un vaso impostato su un piedistallo raccordato da due volute laterali che modellano il timpano; sopra vi è murata la lapide inscritta a memoria della dedicazione alla Vergine e del rifacimento della facciata nel 1825; sempre in linea con il portale, segue un'ampia finestra a mezzaluna ed un occhio ovale nel timpano. Le fasce laterali invece sono occupate da due registri di specchiature valorizzate da una leggera rientranza ottenuta con uno scanso dell'intonaco e con una scelta cromatica più scura, ad accentuare i giochi di luce; nel registro inferiore si apre rispettivamente una finestra quadrata con grata in ferro, inquadrata da una cornice in pietra con strombatura e protetta seriormente da una mensola modanata, sormontata da una nicchia centinata ed absidata racchiusa da cornice in pietra, in cui sono ospitate le statue in stucco di stile barocco raffiguranti Sant'Andrea Apostolo a sinistra ed un cavaliere in vesti del Seicento con una palma in mano che potrebbe rappresentare la figura di Beato Daniele degli Ungrispach, signori di Cormòns a destra; nella specchiatura superiore, in linea con la mezzaluna centrale, vi sono due nicchie centinate vuote. A conclusione della facciata una cornice modanata aggettante, valorizzata da dentelli definisce seriormante la linea di copertura e due porzioni di cornice inferiore, mentre nel timpano si inseriscono due specchiature triangolari, anch'esse rientranti, che riportano la tripartizione sottostante. Le facciate laterali in parte sono addossate ad altri edifici, mentre in corrispondenza del presbiterio in alto si apre una finestra rettangolare per parte in linea con una mezzaluna posta in alto.
Coperture
La copertura della chiesa è a doppia falda con struttura a capriate e travetti lignei e manto in coppi; all’interno invece la navata è sormontata da una volte a botte ribassato, ad arco pieno invece nel presbiterio, con due ampie vele laterali a raccordarsi con le finestre.
Campanile
La chiesa è dotata di campanile del tipo a vela, che si erge in corrispondenza del muro di fondo del presbiterio. Di modeste dimensioni, concluso a capanna, presenta una piccola bifora centinata, valorizzata alla base ed in linea con l'imposta dell'arco da una cornice appena accennata: all'interno sono ospitate due piccole campane.
Apparato decorativo
L’interno della chiesa nell’insieme ha un aspetto sobrio ed elegante, conferito anche dai colori tenui sui toni del beige chiaro impiegato nel recente restauro. La pavimentazione della navata è in palladiana con la corsia centrale definita da due doppie cornici in palladiana nera e bianca affiancate ed al centro si inserisce un rosone circolare con i petali neri e bianchi alternati, inscritto in un tondo sui toni del rosso; nel presbiterio invece si è conservata la pavimentazione ottocentesca a riquadri in pietra bianca del Carso e nera del Vallone posti in opera in diagonale. L'ingresso in chiesa è filtrato da una bussola vetrata interna; le pareti sia del presbiterio che della navata sono lisce, prive di modanature, ad eccezione di una nicchia centinata nel fianco destro nei pressi dell'ingresso in cui è ospitata la statua lignea di Sant'Antonio di Padova. Preziose invece le volte completamente intessute da un ricco ornato floreale in stucco che risalta sul fondo beige e valorizzati dalla luce che filtra dalle tre finestre della facciata e lateralmente nel presbiterio. Nella navata un profilo completamente lavorato racchiude un motivo continuo di volute e girali vegetali e foglie d'acanto nel quale si inseriscono nove dipinti compresi entro cornici modanate, di cui le tre centrali completamente lavorate da motivi vegetali, mentre le sei esterne, di forma polilobata sono definite da ampie volute. Il tema iconografico rappresentato si riferisce alla gloria di Maria Assunta in cielo; nel centro, entro una grande cornice ovale, circondata sugli angoli da quattro testine alate in stucco, vi è la Madonna, alla sua destra il re Davide e a sinistra Santa Cecilia; nelle due cornici rettangolari della fascia centrale sono rappresentati San Carlo Borromeo e lo sposalizio di Maria, rispettivamente verso il presbiterio e in quella simmetrica verso la facciata; il secondo dipinto fu affrescato dalla pittrice Emma Galli negli anni Trenta, in sostituzione dell'originale crollato nel 1929, in cui era rappresentata la Maddalena penitente; l’insieme è completato da cori di angeli cantanti o suonanti nei dipinti ai quattro angoli della volta. Attorno all'arco santo invece è affrescata l'Annunciazione, con l'Agnello simbolo del Risorto al centro circondato dai raggi luminosi dello Spirito Santo, l'angelo nunziante a sinistra e Maria a destra. Più semplici gli stucchi che ornano il soffitto del presbiterio; l'imposta volta della volta è valorizzata da una cornice modanata, tagliata nella parte centrale dalle finestre; su ciascun angolo poggia un vaso di fiori da cui parte un'ampia voluta vegetale che si protende verso il centro della volta dove quattro angeli in volo posti agli angoli sembrano sorreggere la composizione: al centro entro una cornice ottagonale modanata, vi è affrescato l'Eterno Padre che sostiene il mondo sopra una nube; il dipinto è circondato da quattro festoni di frutta e fiori che raccordano due testine alate in stucco poste lateralmente all'intersezione con le vele e due cornici ovali, che occupano lo spazio verso l'arco santo e verso il muro di fondo del presbiterio, in cui sono dipinte due iscrizioni su fondo nero TOTA PULCHRA ES MARIA e MACULA NON ES IN TE. Sopra le finestre inferiori si inseriscono due medaglioni mistilinei racchiusi da volute di stucchi: in quello di sinistra è dipinto lo stemma gentilizio della famiglia dei baroni de Grazia - che rappresenta un'aquila imperiale con sotto uno staffile munito di tre flagelli – il cui membro Carlo de Grazia e la moglie Maddalena Bevilacqua probabilmente furono i committenti degli stucchi; a destra invece è impresso il monogramma di Maria.
Apparato liturgico
La chiesa ospita un solo altare, l'altare maggiore rivolto verso Dio, che, addossato sulla parete di fondo del presbiterio, ne occupa gran parte dello spazio. Il manufatto, in marmi policromi nostrani, si ricollega ad una tipologia di altari tardorinascimentali di scuola veneta. Si compone di una mensa marmorea a parallelepipedo rialzata su un basamento di due gradini in marmo nero; il paliotto della mensa è impreziosito da intarsi marmorei quadrilobati sui toni del rosso con profili neri nei piedritti laterali e rosati con cornice bianca nella specchiatura centrale; sopra vi poggia il tabernacolo a tempietto con timpano semicircolare; l'alzata è costituita da una coppia di colonne nere abbinate a due lesene esterne, entrambe desinate da capitelli compositi che sorreggono una trabeazione modanata e dentellata; a conclusione due ali di timpano ed un fastigio centrale costituito da un'edicola a tempietto in cui spicca una corona in rilievo contenente il monogramma di Maria circondata da raggi luminosi; al centro dell'alzata vi è una pala raffigurante l'Immacolata. Lungo il fianco sinistro del presbiterio è posizionata la sede, seppur non originale – l'attuale è costituita da semplici sedute – mentre sul lato opposto vi è un confessionale.
Adeguamento liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
La balaustra marmorea posta a separazione tra il presbiterio e la navata fu rimossa. Sono state disposte delle sedute e degli inginocchiatoi lignei lungo il fianco sinistro del presbiterio a costituire la sede, in sostituzione dell’originale costituita da stalli disposti lungo i fianchi; sul fianco destro è stato collocato un confessionale ligneo, mentre in posizione avanzata, sul lato sinistro vi è un leggio.