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Descrizione |
La chiesa di Santa Elisabetta ha una storia recente: la sua costruzione infatti risale all’inizio del Novecento. In precedenza la chiesa paesana era quella di Santa Maria in Monte sulle pendici del Carso; divenuta insufficiente ad accogliere la popolazione aumentata di numero e per agevolarne il raggiungimento si decise di costruire una nuova, più grande in centro paese, con affaccio sulla strada che collega Monfalcone a Gorizia. L’edificio, caratterizzato da un’ingente mole, in seguito al restauro generale effettuato nel corso degli anni Ottanta, ha preservato al suo aspetto originale, che risponde ad una tipologia tradizionale locale, connotata da linee essenziali. L’interno, piuttosto semplice, è stato completato con arredi e decorazioni nel primo dopoguerra e ad oggi non sono state apportate modifiche sostanziali, ad eccezione della realizzazione dell’altare maggiore marmoreo avvenuta 1960 in seguito al quale è stata possibile la consacrazione della chiesa ed all’aggiunta dell’altare rivolto al popolo. Nell’intervento di restauro sono stati realizzati gli impianti tecnici. Per quanto riguarda l’esterno, la torre campanaria risale agli anni Venti, costruita con i proventi ricevuti per i danni di guerra; il sagrato antistante la chiesa è stato rifatto alla fine degli anni Novanta e recentemente sono stati realizzati i nuovi locali adibiti alle attività ricreative della parrocchia, annessi alla sacrestia.
Impianto planimetrico |
La chiesa è preceduta da un sagrato da cui si sopraeleva di tre gradini ed uno in corrispondenza del portale d’ingresso. L’edificio è orientato ad Ovest - Sud Ovest e presenta una configurazione planimetrica semplice costituita da un’unica navata rettangolare, con due nicchie poco profonde su ciascun fianco, e da un presbiterio a base rettangolare, rialzato dalla navata da tre gradini. A sinistra del presbiterio vi è la sacrestia a pianta rettangolare connessa tramite un corridoio, a locali adibiti alle attività parrocchiali, dotati di servizi igienici. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 37,50 ml; larghezza 13,02 ml; altezza 12,40 ml. |
Strutture verticali |
Tutte le murature sono in pietrame, intonacate e tinteggiate di color crema. La facciata, a capanna, è tripartita verticalmente da quattro lesene tuscaniche con rivestimento in conci di pietra regolari - di cui le esterne con soluzione angolare -, che si innalzano da una cornice che scandisce orizzontalmente le fasce laterali a circa un terzo d’altezza; alla base vi è uno zoccolo continuo, anch’esso con rivestimento in pietra, sopra a cui è impostato un proseguimento inferiore delle lesene; una semplice trabeazione con fregio liscio che corre sopra alle lesene, proseguendo su tutti e quattro i lati che compongono il volume della navata, evidenzia l’attacco della copertura. La facciata è conclusa da un frontone con cornice aggettante nel cui timpano si apre un occhio circolare definito da una cornice. La parte centrale della facciata presenta una modanatura ad arco a tutto sesto, alta quasi fino alla trabeazione, che contiene le aperture: un alto portale inquadrato in pietra, nel cui architrave porta incisa l’iscrizione con dedica a Santa Elisabetta d’Ungheria e la data di benedizione della chiesa - 8 luglio 1900 - sormontato da un timpano triangolare e, sopra a questo, una finestra a mezzaluna. Le facciate laterali presentano le medesime modanature del fronte principale - realizzate in intonaco anziché in pietra - che la dividono in cinque campate: su entrambi i lati, nella campata centrale, si apre un ingresso laterale protetto da una mensola e, in maniera alternata, nella prima, terza e quinta campata, in alto vi sono delle finestre a mezzaluna; in corrispondenza del presbiterio si apre un’unica finestra ad arco sul fianco destro. |
Coperture |
La copertura della chiesa è a falde (due in corrispondenza della navata, tre nel presbiterio - più basso) con struttura lignea e manto esterno in coppi. All’intradosso la navata presenta una volta a schifo; il presbiterio invece è sormontato da una volta a botte con due vele che la raccordano all’arco santo ed alla parete di fondo. |
Campanile |
Il campanile ha una struttura isolata e si colloca a sinistra della chiesa, ad una distanza di circa 1,5 ml, leggermente arretrato rispetto alla linea della facciata. È costituito da una torre in pietra a base quadrata, impostata su un basamento più largo concluso seriormente da una cornice aggettante; esternamente sia il basamento che il fusto presentano un rivestimento in lastre di pietra carsica rettangolari, che, sotto alla cella, lascia posto ad un rivestimento in mattoni, formando un disegno a V; all’interno i solai di piano sono in cemento armato, mentre le scale sono lignee. La cella campanaria, anch’essa con paramento in mattoni a vista, è definita inferiormente da una cornice lapidea modanata, seriormente da una serie di archetti ciechi, sormontata da una cornice a motivo triangolare ed, a sua volta, da una cornice dentellata su cui è impostata la copertura a quattro falde con manto esterno in coppi. Su ciascun lato della cella vi si apre una bifora ad arco, separata da una colonnina lapidea; all’interno sono ospitate tre campane sostenute da un castello metallico. Sotto alla cella sul fronte principale è collocato il quadrante dell’orologio pubblico protetto da un breve spiovente a due falde; sopra la porta d’ingresso, ubicata sempre sul fronte principale, è immurato un bassorilievo in cui al centro è raffigurato il leone di San Marco, a sinistra l’alabarda (stemma di Trieste), a destra la bilancia (stemma di Fogliano); sopra a questo una lapide inscritta che ricorda l’anno di costruzione del campanile e la dedica a Dio e a memoria della vittoria della guerra; all’interno della torre, nel muro di fronte l’ingresso, la lapide proveniente dal campanile della vecchia chiesa del paese, dedicata a Santa Maria in Monte, demolito durante la prima guerra mondiale; vi porta incisa la scritta nei tormenti della guerra e della fame, la fede dei Foglianesi edificò. |
Apparato decorativo |
L’ingresso in chiesa è preceduto da una bussola con serramenti lignei. L’interno è interamente intonaco e tinteggiato di color crema, mentre le modanature verticali sono grigie, quelle orizzontali e la volta di copertura della navata beige. Come l’esterno, la navata è scandita in cinque campate da lesene doriche con scanalature dipinte, impostate su un basamento continuo e sormontate da un’alta trabeazione che corre lungo l’intero perimetro, interrompendosi in corrispondenza dell’arco santo e dell’organo sulla cantoria in controfacciata. La pavimentazione è realizzata in palladiana, con l’inserimento di fregi ad intarsio connotati da motivi vegetali: è divisa in tre scomparti longitudinali e due scomparti trasversali in corrispondenza degli ingressi laterali, definiti da cornici nere mentre quello centrale è arricchito da una seconda cornice con motivo ad onde, quasi a ricordare la solea tipica delle chiese paleocristiane. Nell'impaginato trovano posto due nicchie per lato, inquadrate da un arco a tutto sesto dove sono ospitati gli altari laterali. La navata è arricchita da affreschi realizzati dal pittore Giulio Justolin negli anni Venti del Novecento. Al centro della volta, entro una semplice cornice lapidea rettangolare, è rappresentata la Gloria di Santa Elisabetta d’Ungheria; l’affresco è affiancato, ai capi opposti, da due cornici rettangolari con gli angoli concavi dove sono raffigurati, in quella all’ingresso, una Trinità, in quella ai piedi del presbiterio due angeli che fanno cadere alcune rose, simbolo della santa. Appartengono allo Justolin anche le decorazioni del fregio della trabeazione, che comprendono motivi vegetali raccordati da volute realizzate a grisailles su fondo oro e la raffigurazione di due angeli con palma e giglio, realizzati con la stessa tecnica, che poggiano ai lati dell’arco santo; il fregio è valorizzato dalla cornice superiore lavorata a traforo con motivi di palmette e foglie d’acanto. I tendaggi che fanno da scena agli altari invece sono opera del pittore Carlo Mauri. L’arco santo a tutto sesto introduce allo spazio presbiterale. La pavimentazione qui è realizzata in riquadri in pietra bianca del Carso e nera del vallone, posta in opera diagonalmente. Le decorazioni delle pareti e della volta, opera del pittore Corrado Zimolo, riprendono quelle del presbiterio: delle lesene dipinte, con specchiature sui toni del rosa, ne definiscono i fianchi; sopra a queste, alla stessa altezza dell’imposta dell’arco santo, corre una cornice modanata arricchita da una bordatura a mantovana dipinta; la volta è divisa in sei settori ornati con grisailles di volute vegetali, cherubini ed angeli: al centro vi è una cornice polilobata in cui è dipinto il monogramma di Cristo, attorniato dai raggi di luce che risplendono su uno sfondo di nubi e cherubini. |
Apparato liturgico |
Lo spazio presbiterale è occupato sul fondo dall’altare maggiore, dedicato a Santa Elisabetta d’Ungheria. Di fattura recente - risale al 1959 - è caratterizzato da elementi semplici dalle linee geometriche. Preceduto da tre gradini in marmo bianco di Carrara, con alzata nera e corsia centrale in broccatello di Verona, presenta una struttura a mensa sostenuta da due coppie di pilastrini binati in marmo rosso; la parte frontale è arricchita da tre piccoli bassorilievi: entro due tondi laterali, a sinistra è rappresentato l’Agnello di Dio, a destra un cesto con i pani ed un pesce, nel pannello centrale con fondo a mosaico dorato la personificazione della Vittoria Eucaristica. L’alzata è costituita da un semplice gradino in marmo bianco con archetti ciechi a fondo rosso, al cui centro è collocato il tabernacolo contenuto in un edicola costituita da due coppie di colonnine di marmo rosso sormontate da una trabeazione impreziosita da una decorazione musiva con fondo oro e motivi geometrici rossi ed azzurri, sopra a cui è impostata una struttura a volta a botte sorretta da quattro alte colonnine sul cui sfondo è inserito una raffigurazione a rilievo della colomba dello Spirito Santo. Nei fianchi del presbiterio vi sono due nicchie, chiuse da porticine, in cui sono conservati gli olii santi e le sacre reliquie, rispettivamente a sinistra e a destra.
Nella chiesa vi sono altri quattro altari, ubicati nelle nicchie che si aprono nei fianchi della navata. Tre di questi sono costituiti da una semplice mensola sopra a cui è stata ricavata nel muro una nicchia absidata che ospita i rispettivi simulacri: quelli di destra sono dedicati, partendo dal fondo della chiesa, a Sant’Antonio di Padova e al Sacro Cuore di Gesù, quello di sinistra a Santa Rita da Cascia. L’altare sul fianco sinistro verso il presbiterio, dedicato alla Madonna della Salute, comprende una struttura architettonica realizzata in marmi policromi, giocando sul contrasto dei toni del bianco e del rosso; preceduto da tre gradini presenta una struttura a cassa, con paliotto definito lateralmente da due lesene in marmo rosso e decorato al centro con una corona di rose in bassorilievo; l’alzata è costituita da una doppia coppia di colonne con capitello composito: le due centrali sono sormontate da un arco a tutto sesto entro il quale è inserito il bassorilievo di un angelo in atteggiamento pensoso che regge un cartiglio con la scritta AVE MARIA; le colonne esterne, leggermente arretrate, sorreggono una trabeazione con cornice modanata sormontata da un fastigio coronato da due doppie volute contrapposte che sorreggono una croce. Al centro dell’alzata, entro una nicchia ad arco, protetta da una teca in vetro, è ospitata la statua della Madonna con il Bambino. Nel 2010, sul fianco sinistro della chiesa, ai piedi del presbiterio, è stato aggiunto un nuovo altare con struttura lignea, composto da una semplice mensa, la cui alzata è costituita da una teca in vetro che ospita una statua lignea della Madonna risalente al Trecento, precedentemente ubicata nel capitello della Madonna e dapprima in un’edicola che sorgeva sulla strada che portava alla vecchia chiesa di Fogliano, sul colle. Vicino al nuovo altare, a sinistra dell’arco santo, vi è il pulpito in legno dorato, sormontato da un baldacchino: sul fronte principale del parapetto è rappresentato l’episodio della predicazione di Gesù alle genti. Sempre su questo lato, in fondo alla chiesa, è collocato il fonte battesimale in marmo nero.
La controfacciata è occupata dalla cantoria lignea, sostenuta da due colonne, dove trova posto l’organo: di epoca settecentesca, realizzato da Pietro Nacchini ed acquistato dalla chiesa di Romans nel 1763 - si veda la lapide murata in controfacciata a destra dell’ingresso - infine trasferito in questa parrocchiale, risulta essere uno degli organi più antichi ancora funzionante dell’Arcidiocesi.
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