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Brindisi
Brindisi - Ostuni
chiesa
parrocchiale
Ave Maris Stella
Parrocchia Ave Maris Stella
Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Scale; Impianto strutturale
altare - intervento strutturale (1997)
1933 - 1933(istituzione parrocchia); 1953 - 1958(costruzione intero bene)
Chiesa di Ave Maris Stella
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Ave Maris Stella <Brindisi>
Autore (ruolo)
Mazzotta Giuseppe (Architetto)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze pugliesi (costruzione)
Notizie Storiche

1933  (istituzione parrocchia)

La volontà di istituire una parrocchia nella contrada Casale della città di Brindisi è da attribuire all'arcivescovo Tommaso Valeri che, il 4 dicembre 1933, ne decise l'istituzione.

1953 - 1958 (costruzione intero bene)

La chiesa parrocchiale fu costruita negli anni 1956/58 e benedetta il 22 giugno del 1958 allorché ne fu consacrato l'altare maggiore, con l'incoronazione dell'immagine di Maria Santissima "Ave Maris Stella e sovrana di questa parrocchia", da parte dell'arcivescovo Nicola Margiotta(1953-75).
Descrizione

Sia la facciata che tutte le pareti/telaio della chiesa sono in cemento armato rivestito di pietra di Carovigno, mentre i restanti muri, non portanti, sono in tufo carparo. Stesso modo di procedere del Perret che sovente si avvaleva di questo rivestimento protettivo. La medesima essenzialità si ritrova all'interno della chiesa; la navata è costituita da semplici telai in calcestruzzo armato, a padiglione con incastro al piede, ottenuto con plinti e sottoplinti. I puntoni dei telai sono collegati da solai. I telai sono collegati da travi rompitratta. Le murature sono a doppia fodera. Nel suo stile, quindi, traspaiono sempre riferimenti a modelli della tradizione italiana, soprattutto rinascimentale, facendo interagire fra loro modernità e tradizione. Nel caso di Ave Maris Stella il riferimento è al modello della chiesa post-tridentina, ispirata all'opera di Jacopo Barozzi. Come il Mazzotta scrive nella relazione allegata al progetto, il suolo, avendo a Nord/Est angolo "sensibilmente ottuso", ha fatto sì che la chiesa fosse realizzata arretrata rispetto all'allineamento di viale Duca degli Abruzzi, lasciando innanzi la costruzione ampio spazio da adibire alla sosta dei fedeli o all'accoglienza di celebrazioni religiose all'aperto. Il fabbricato, così concepito, vuole porsi in relazione col Monumento al Marinaio d'Italia; il Mazzotta instaura un collegamento, una sorta di dialogo a distanza, con l'uso di materiali quali il tufo di carparo e la pietra di Trani, col dimensionamento del sacro edificio e con la struttura in cemento armato. La Pontificia Commissione Centrale d'Arte Sacra avrebbe voluto dare maggiore profondità alla chiesa, ma si poté solo ampliarsi in larghezza, fino a raggiungere i 13 metri. La stessa Commissione ritenne opportuno restringere il settore destinato al campanile; qui deliberò di sostituire le finestre in un primo momento inserite nel progetto con strette aperture sul lato ovest, lasciando che la luce pervenisse solo dalle rampe d'accesso alla cella campanaria. Il piano delle fondamenta del campanile è parzialmente in calcestruzzo armato, lo stesso i pilastri. Anche le scale sono in cemento armato. Il basamento è in pietra di Carovigno; fino al piano della cella campanaria, la muratura è in carparo. La stessa cella è costituita da pilastri in pietra e la copertura è formata in blocchi a punta. Per quanto riguarda l'ampiezza interna della chiesa, sfruttando l'area disponibile, è stata realizzata un'unica navata che offre ai fedeli il massimo della visibilità grazie anche al rialzo del presbiterio. Gli altari minori sono ai lati dell'arco trionfale; nei piedritti dello stesso sono stati costruiti gli amboni, mentre i confessionali sono stati realizzati nello spessore dei muri laterali. Sei semplici telai a padiglione, fra loro collegati da travi rompitratta, con incastro al piede di calcestruzzo armato, costituiscono la navata.. Le murature sono in tufo a doppia fodera con intercapedine e determinano, chiudendoli, i riquadri. I plinti e sottoplinti che sono stati utilizzati per ottenere l'incastro al piede sono di dimensioni notevoli, in quanto il suolo era di natura argillosa arenosa asciutta. Allo stesso terreno, afferma sempre il Mazzotta, era stata assegnata una resistenza di 1,60 kg /cmq. Nel progetto fu prevista la realizzazione della facciata in carparo, arenaria color giallo rossiccio, da innalzarsi su una base di calcestruzzo e murature di pietrame calcareo. Previsto anche l'uso della pietra di Carovigno, calcare tenero bianco avorio, quale contorno alla facciata. Di questa stessa pietra saranno rosone e timpano In carparo è l'arco trionfale, in tufo il muro di fondo della stessa navata. Nel progetto era previsto, ed è poi stato realizzato, un mosaico nel rosone di facciata, raffigurante la Vergine circondata da un coro angelico scolpito nella pietra. Relativamente all'illuminazione, avendo il corpo della chiesa da un lato il campanile e dall'altro il fabbricato del ritiro dei cappuccini.
Pianta
Unica navata.
Coperture
copertura a solaio con travi in cemento
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimento in cementine in graniglia
Scale
La chiesa ha l'accesso principale che presenta scale.
Impianto strutturale
impianto strutturale in cemento armato con innesti di conci di tufo e pietra di Carovigno
Adeguamento liturgico

altare - intervento strutturale (1997)
Altare realizzato in pietra leccese
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