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edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Pisa
Pisa
chiesa
sussidiaria
S. Maria dei Galletti
Parrocchia di San Sisto
Struttura; Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Facciata; Elementi decorativi; Cappelle laterali; Presbiterio
presbiterio - intervento strutturale (1990-2000)
XII - XII(preesistenze intero bene); XIII - XVI(citazione intero bene); XVI - XVI(variazione d'uso intero bene); 1585 - 1587(ristrutturazione intero bene); XVII - XVII(citazione intero bene); 1639 - 1640(citazione intero bene); 1640 - 1699(restauro intero bene); 1752 - 1752(citazione intero bene); 1757 - 1757(restauro facciata); 1783 - 1785(citazione intero bene); 1784 - 1784(citazione intero bene); 1921 - 1990(citazione intero bene); 1997 - 2000(citazione intero bene); 2001 - 2001(inaugurazione intero bene)
Chiesa di Santa Maria dei Galletti
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di Santa Maria dei Galletti <Pisa>
Altre denominazioni Chiesa della Madonna dei Galletti
S. Maria dei Galletti
Ambito culturale (ruolo)
maestranze toscane (costruzione)
Notizie Storiche

XII  (preesistenze intero bene)

Il più antico documento in cui viene menzionata la chiesa di San Salvatore è una "cartula donationis" dell'11 settembre 1102. Nel testo, i coniugi Rolando del fu Rodolfino ed Emma donarono ad Enrico del fu Umberto una porzione di terra "prope ecclesiam Sancti Salvatoris". Nei documenti successivi, il titolo della chiesa viene spesso associato al toponimo "in Porta Aurea", ad indicare la vicinanza con l'accesso meridionale della città altomedievale.

XIII - XVI (citazione intero bene)

La chiesa di San Salvatore in Porta Aurea, originariamente di patronato della famiglia Sismondi Buzzaccherini, fu successivamente ceduta all'Arte dei Fabbri nel 1587.

XVI  (variazione d'uso intero bene)

Nel corso del XVI secolo, la chiesa smise di espletare la sua funzione liturgica e divenne sede dell'Ars sculptorum. e in alcuni periodi fu chiusa ai fedeli, e Durante i lavori realizzati dai Medici per la ristrutturazione della piazza dei Cavalieri, a seguito della fondazione dell'ordine di Santo Stefano, la chiesa fu chiusa al culto ed utilizzata come deposito e magazzino per pietre e statue.

1585 - 1587 (ristrutturazione intero bene)

Lo stato di degrado in cui era caduto l'edificio di culto spinse l'Arte dei Fabbri ad avanzare richiesta presso il Vicario generale della Curia di Pisa di poter utilizzare la chiesa in cambio di opere di restauro e manutenzione alla struttura. Nel 1585, un decreto sancì il passaggio della chiesa alla congregazione e stabilì la possibilità di costruirvi un altare dedicato al patrono Sant'Alò (S. Eligio). Nel 1587, i Fabbri diedero inizio ai lavori ed apposero le loro iniziali accompagnate da un'incudine sulla facciata.

XVII  (citazione intero bene)

Durante le visite pastorali realizzate nel corso del XVII secolo, la chiesa appare dotata di due altari, uno dedicato a San Salvatore e uno a Sant'Eligio.

1639 - 1640 (citazione intero bene)

A causa della piena dell'Arno, il 9 gennaio 1637, il Ponte di Mezzo crollò. La realizzare di fondazioni più solide per la ricostruzione della struttura comportò la demolizione di alcune proprietà adiacenti, tra cui il palazzo della famiglia Galletti. Durante i lavori, nel 1639, fu scoperto un frammento di affresco trecentesco raffigurante la Madonna col bambino, nascosto nel sottoscala del palazzo. L'opera, strappata dalla parete originaria, fu provvisoriamente ricoverata nella vicina San Michele in Borgo, suscitando grande commozione tra i fedeli. L'anno successivo, i Fabbri con il consenso di Francesco Galletti ottennero di poter trasferire la sacra immagine nella chiesa di San Salvatore che da quel momento venne rinominata chiesa della Madonna dei Galletti.

1640 - 1699 (restauro intero bene)

A seguito del trasferimento dell'immagine della Madonna, la chiesa fu restaurata ed abbellita: in quel periodo fu realizzato il prezioso soffitto ligneo, fu ampliato il presbiterio e completato con l'Altare maggiore, fu costruita la cupola dell'abside, in seguito affrescata da Giuseppe Negri. Infine fu edificata la mensa dell'altare dedicata Sant'Eligio su volere dell'Arte dei Fabbri.

1752  (citazione intero bene)

Il 17 luglio 1752 l'Arcivescovo Francesco Guidi, con l'approvazione del Granduca Francesco, elevò la chiesa di Santa Maria dei Galletti a parrocchia, unendovi la cura d'anime delle chiese di Santa Margherita e di San Martino alla pietra vecchia.

1757  (restauro facciata)

Nel 1757, l'architetto veronese Ignazio Pellegrini progettò il rifacimento della facciata: al posto dell'oculo precedente fu aperto un ampio finestrone dal profilo mistilineo.

1783 - 1785 (citazione intero bene)

Tra il 1783 e il 1785, a seguito delle soppressioni leopoldine, anche l'Arte dei Fabbri fu soppressa. La chiesa fu amministrata dall'Opera dei Santi Eligio e Salvatore, diretta da un Operaio nominato direttamente dall'Arcivescovo.

1784  (citazione intero bene)

La chiesa della Madonna dei Galletti rimase parrocchia fino al

1921 - 1990 (citazione intero bene)

Nel 1921, l'Arcivescovo Card. Pietro Maffi destinò la chiesa di San Paolo all'Orto ad edificio sacro per l'Adorazione Eucaristica perpetua. Il tentativo non funzionò, quindi fu deciso di trasferire la pratica alla chiesa della Madonna dei Galletti. L'organizzazione fu affidata a un gruppo di pie donne, guidate da Teresa Pettazzi. Durante gli anni della Seconda guerra mondiale, l'Adorazione venne sospesa e la chiesa chiusa al culto, fino al 21 novembre del 1948, quando fu riaperta ufficialmente ai fedeli. Alla morte della Pettazzi, la pratica dell'Adorazione e la manutenzione dalla chiesa passarono alle Suore Figlie della Chiesa di Venezia. Le suore, grazie al lascito della signora Pettazzi, fecero eseguire alcuni lavori di restauro, che terminarono il 6 settembre 1957 quando la chiesa venne benedetta. Le suore Figlie della Chiesa portarono avanti la loro attività nella chiesa della Madonna dei Galletti fino al 1990.

1997 - 2000 (citazione intero bene)

Tra il 1997-2000, furono intrapresi i lavori di restauro del soffitto ligneo e dei due dipinti degli altari laterali. Con la nomina del nuovo cappellano Mons. Tarcisio Borla, al piano di lavoro furono aggiunti la pulizia dei paramenti lapidei interni, l'adeguamento liturgico dell'area presbiteriale e il restauro della facciata.

2001  (inaugurazione intero bene)

Terminati i lavori, la chiesa fu inaugurata il 27 aprile 2001 e benedetta dall'Arcivescovo Alessandro Plotti.
Descrizione

La chiesa della Madonna dei Galletti era originariamente chiamata San Salvatore in Porta Aurea, poiché sorgeva in prossimità dell'ingresso meridionale della città altomedievale. Oggi, appare compresa tra gli edifici a cortina che si affacciano sul Lungarno Pacinotti, non lontano da Ponte di Mezzo. Incastonata tra i due palazzi adiacenti (quello della famiglia Tonini del Furia da un lato e quello della canonica unita alla casa dell'Opera di Sant'Eligio dall'altro), la facciata principale risulta leggermente arretrata, così da disporre di un piccolo slargo antistante che funge da sagrato. Di forma rettangolare, il prospetto risulta dominato dal grande portale principale in pietra serena e dall'ampio finestrone che lo sormonta, caratterizzato da un profilo mistilineo. Al vertice, un frontone ad edicola racchiude al centro la lapide marmorea in ricordo della costruzione della nuova facciata, avvenuta nel 1757 su progetto di Ignazio Pellegrini (l'epigrafe è in realtà una copia: l’originale è stato affisso alla parete della sacrestia durante l’ultimo restauro). La parte tergale della chiesa prospetta su una corte interna ed accoglie sul lato sinistro il campanile a vela, strutturalmente sorretto dal palazzo affianco. Internamente la chiesa si presenta a croce greca, con abside quadrangolare e presbiterio sollevato di un gradone rispetto al resto dell'aula. A metà della navata si aprono due profonde cappelle laterali: quella di destra è dedicata ai santi Salvatore, Eligio e Ranieri e quella di sinistra ai santi Martino, Clemente e Margherita. Quest'ultima è collegata tramite due archi ai due vani laterali che, letti nella loro continuità, vanno a costituire una sorta di navatella laterale, in testa alla quale è collocato l'altare del Santissimo Sacramento. Da qui, una porta ricavata sulla parete sinistra, conduce in sacrestia.
Struttura
Muratura perimetrale in pietra mista a laterizio intonacata e tinteggiata sia internamente che esternamente. In alcune porzioni murarie della sacrestia e/o del ripostiglio accessibile dalla cappella destra, sono visibili conci di pietra, successivamente intonacati, tipici delle case-torre del Lungarno.
Pianta
La chiesa presenta uno schema planimetrico a croce greca. L'aula termina con un'abside quadrangolare introdotta da un arco trionfale sorretto da due colonne. Sulle pareti della navata si aprono due grandi cappelle laterali. Ai lati della cappella destra, due porte conducono a due piccoli vani utilizzati come ripostiglio. La cappella sinistra è collegata mediante grandi aperture arcate a due vani laterali, in modo da creare la sensazione di un unico ambiente, tipo navatella. Nella parte più vicina al presbiterio si colloca la cappella del Santissimo, da cui si accede in sacrestia (parete sinistra) e, da qui, ai locali adiacenti.
Coperture
L’aula è coperta da un soffitto in legno intagliato e dorato, restaurato nel 1999-2001. Il presbiterio è dotato di una cupola centrale, intonacata e affrescata, sostenuta da quattro archi e da due volte a vela che sormontano la ali laterali del soffitto. Le cappelle secondarie presentano volte a botte ribassate, intonacate e decorate a stucco. La stessa copertura, semplicemente tinteggiata, copre la restante parte della navatella sinistra, corrispondente alla cappella del Santissimo. Volticciole a botte molto ribassate caratterizzano i due ripostigli ricavati ai lati della cappella destra. La copertura della sacrestia è costituita dalla metà di una volte a botte lunettata, poiché il vano è stato ricavato da un ambiente più grande diviso longitudinalmente: per metà è stato utilizzato come corridoio di ingresso del palazzo adiacente e per l’altra metà è stato adibito a sacrestia.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione dell'aula è costituita da mattonelle di marmo bianco e bardiglio disposte a losanga, di dimensioni 28,5x28,5 cm. Il presbiterio, la cappella laterale destra e la navatella sinistra hanno una pavimentazione del tutto simile alla precedente, ma con mattonelle di 29x29 cm, realizzata in epoca precedente. Mattonelle quadrate in marmo bianco venato sono utilizzate per il pavimento del ripostiglio posto a destra della cappella destra e pavimento in cotto a spina diagonale per quello posto sul lato sinistro. La sacrestia è dotata di un pavimento in mattonelline di gres, delle dimensioni di 15x7.5 cm, disposte a spina regolare.
Facciata
La facciata principale, di forma rettangolare, appare intonacata e tinteggiata: presenta un portale d'ingresso profilato da una cornice in pietra serena, concluso al vertice da un frontone ricurvo. Al centro di quest'ultimo è inserita una lastra marmorea datata 1115 in ricordo della vittoriosa spedizione pisana delle Baleari. In asse con l'ingresso si apre il grande finestrone verticale dal profilo mistilineo, sormontato da un piccolo stemma marmoreo, inciso con le iniziali dell'Arte dei Fabbri (A.F.), cui la chiesa era affidata, e l'anno 1586. Il prospetto è cimato da un frontone ad edicola in cui è collocata un'altra epigrafe marmorea, in memoria della costruzione della nuova facciata nel 1757 su progetto di Ignazio Pellegrini.
Elementi decorativi
Internamente la chiesa si presenta a croce greca, costituita da una navata unica, da due cappelle laterali e da un'abside quadrangolare. L'aula è coperta da un ricco soffitto in legno intagliato, dipinto e dorato, eseguito da Carlo del Norcia nel 1642 su commissione dell'Arte dei Fabbri (restauro 1999-2001). Costituita da cornici a rilievo e ornato da putti che reggono i simboli della Passione di Cristo, l'opera è arricchita da cinque dipinti seicenteschi, opere di diversi artisti: al centro è collocato l'ovale raffigurante “La Crocifissione” di Jacopo Vignali; ai lati la “Flagellazione” di Lorenzo Lippi, la “Via Crucis” di Cecco Bravo, il “Cristo nell’orto” di Giovanni Battista Borghetti e il “Cristo davanti a Pilato” di Francesco Curradi. In controfacciata si inserisce la cantoria pensile che reca al centro lo stemma della famiglia Galletti. Sotto la balconata, sul lato destro della bussola d’ingresso, si trovano un’acquasantiera a colonna in marmo bianco datata 1640 e, inserita in parete, una lapide marmorea che attesta il passaggiop della cura d'anime delle chiesa di San Martino alla pietra vecchia e di Santa Margherita alla chiesa della Madonna dei Galletti nel 1753. Poco oltre, sulle pareti laterali dell'aula, si trovano due cornici di finte porte, realizzate in muratura e stucco, sormontate da un timpano spezzato, al centro del quale sono raffigurati San Girolamo e la Vergine, databili alla metà del XVIII secolo.
Cappelle laterali
A metà della navata, si aprono due cappelle laterali: quella destra, dedicata ai santi Eligio e Ranieri, fu costruita nel 1722. Le figue dei due santi, realizzate a stucco, ornano la parte superiore delle pareti laterali, mentre l'immagine della colomba dello Spirito Santo campeggia al centro della volta. L'altare in marmi policromi è caratterizzato da un ricco dossale, delimitato lateralmente da due colonne in breccia e concluso al vertice da un timpano triangolare spezzato con cartella centrale. La tela esposta raffigura il “Cristo portacroce tra gli angeli e i santi patroni”, di autore ignoto. Sui pilastri d'ingresso alla cappella sono inserite due epigrafi marmoree a ricordo dell'Arte dei Fabbri, patroni dell'altare a partire dal 1586, e del trasferimento dell'affresco staccato della Madonna dalla chiesa di San Michele in Borgo alla chiesa attuale nel 1640. La cappella sinistra, dedicata ai santi Martino, Clemente e Margherita, è decorata da stucchi settecenteschi che raffigurano i santi Pietro e Paolo (ai lati della volta), lo Spirito Santo (al centro della volta) e i santi Clemente e Margherita (sopra gli archi che scandiscono la navatella). L'altare, in pietra serena dipinta a finto marmo, è caratterizzata da un dossale delimitato da due colonne laterali e sormontato da un timpano curvilineo spezzato con cartella centrale. Il dipinto esposto al centro raffigura San Clemente in preghiera ed è una tela seicentesca attribuita al pistoiese Domenico Salvi. In testa alla navatella sinistra, trova posto l'altare del Santissimo Sacramento, costituito da una base moderna su cui poggiano i gradini e il tabernacolo in marmo proveniente dall'Altare maggiore, smembrato alla fine degli anni Novanta del XX secolo a seguito dei lavori per l'adeguamento liturgico del presbiterio. Intorno a quest'altare, sia sulle pareti che sul pavimento, sono disposte alcune lapidi sepolcrali del XVIII-XIX secolo e quella di Vincenzo Daddi datata 1675. Lungo la navata, tra le cappelle laterali e il presbiterio, si inseriscono due cornici di porta in marmo bianco e nero, concluse da un timpano tringolare spezzato con stemma centrale del marchese Romano del Bufalo. Il portale di destra introduce in una piccola nicchia a parete che ospita la statua in legno della Madonna Addolorata, mentre quello di sinistra funge da accesso alla navatella laterale e, da qui, in sacrestia.
Presbiterio
L'area presbiteriale è introdotta da un grande arco trionfale, tipo serliana, sorretto da una colonna e una semicolonna per parte, realizzate in breccia, e da una trabeazione in marmi policromi ornata da teste di cherubini alate. Al di sopra, le vele sono dipinte con figure intere di due angeli, eseguite da mani diverse e in epoche differenti: a destra, l'opera attribuita a Camillo Gabbrielli della prima metà del XVIII secolo e, a sinistra, quella di Giovanni Navarretti (già attribuito a Ranieri Borghetti) della metà del Seicento. L'Altare max fu costruito a spese di Francesco Galletti intorno al 1652: è caratterizzato da un ricco dossale profilato da una cornice in marmi intarsiati e delimitato lateralmente da due colonne in breccia. Il frontone presenta due spioventi rovesciati, arricciolati presso le estremità, che sostengono un'edicola centrale di forma quadrangolare decorata con l'immagine della colomba dello Spirito Santo. L'altare è sormontato da una cupola dipinta con l'immagine della Madonna Assunta, le cui condizioni oggi non ne consentono una buona leggibilità (attr. Giuseppe Negri, 1656 ca). Al centro del dossale campeggia l'affresco trecentesco della Madonna che allatta Gesù bambino, attribuito alla mano di Francesco Neri da Volterra, qui trasportato nel 1640 dal distrutto palazzo della famiglia Galletti. Ai lati, due nicchie marmoree accolgono due statue lignee raffiguranti angeli portacero, attribuite a Carlo del Norcia e databili alla metà del XVII secolo. Le pareti laterali del presbiterio presentano due cornici di porte sormontate da un grande ovale, a sua volta impreziosito da una ricca decorazione a stucco parzialmente dorato. La cornice di destra è una finta porta che inquadra la lapide sepolcrale di Maria Catanti Sancasciani eretta nel 1710 da Giovan Battista Galletti, come testimonia il relativo stemma policromo. Nell'ovale apicale è racchiuso un dipinto a monocromo raffigurante l'Immacolata Concezione. Sulla parete opposta, la cornice gemella circonda un vero passaggio verso la navatella sinistra, decorata dal dipinto ovale dell'Annunciazione.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1990-2000)
L'adeguamento liturgico ha comportato lo spostamento della mensa dell'Altare maggiore preconciliare rispetto al dossale, in modo tale da guadagnare la centralità dell'area presbiteriale. In quell'occasione, la mensa ha subito uno slittamento di circa 30 cm ed è stata privata dei gradini e del taberancolo intronizzato in marmo, in seguito trasferiti nell'adiacente cappella del Santissimo Sacramento. La sede del celebrante è addossata alla parete destra del presbiterio, appoggiata su una pedana in legno. A sinistra, davanti alla mensa, è collocato il leggio in legno.
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