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Chiesa dello Spirito Santo
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa dello Spirito Santo <Francavilla Fontana>
Altre denominazioni
Chiesa di Spirito Santo
Autore (ruolo)
Mauro Manieri
Ambito culturale (ruolo)
maestranze leccesi (costruzione)
Notizie Storiche
XVI (preesistenze intero bene)
La chiesa probabilmente esisteva già nella seconda metà del XVI secolo, ed era extra moenia e affiancata da un complesso conventuale dei Cappuccini, da cui prende nome il largo antistante.
XVIII (ristrutturazione facciata)
Fonti storiche locali raccontano che il 19 marzo del 1759 viene posta la prima pietra della nuova facciata, in parte crollata insieme a tutto il complesso conventuale dopo il sisma del 1743.
XVIII (progettazione intero bene)
Fonti indirette parlano di un progetto elaborato (e forse diretto) dal frate cappuccino Liborio da Manduria e di un'opera finanziata dalla famiglia degli Imperiali di Francavilla Fontana. Una lapide ricorda all'interno che l'edificio viene terminato nel 1779.
XVIII (progettazione intero bene)
Il lessico formale e le scelte decorative lasciano intravedere la presenza di una mano manieriana, rilevabile soprattutto sugli estradossi murari, nelle soluzioni d'angolo e nella scelta formale stravagante del capitello 'a goccia d'acqua', tipico delle architetture di Mauro Manieri.
XVIII (progettazione intero bene)
La chiesa dedicata allo Spirito Santo viene edificata in pieno periodo barocco salentino. Essa risponde sintatticamente alle scelte formali e distributivo - tipologiche, proprie del cosiddetto 'barocco leccese razionale'. I temi della fiamma, della colomba, dei capitelli a gocce d'acqua, delle trabeazioni alte e fortemente aggettanti, parlano proprio questo linguaggio storico-architettonico.
XIX (passaggio di proprietà intero bene)
Nel 1886 il convento viene abbandonato dai Cappuccini. L'edificio conventuale, passato nelle mani del Comune, viene posto in vendita, ma mai venduto.
XIX (preesistenze intero bene)
La struttura conventuale è stata in buona parte distrutta, mentre la chiesa è stata sempre utilizzata come luogo di culto, come certificano gli atti della visita pastorale del Vescovo Montefusco, compiuta nel 1885 e compilati dal sacerdote rettore del convento Vito Cervellera. Leggendo tali atti si evince che la chiesa era già intitolata allo Spirito Santo, era larga 40 palmi e lunga 100 palmi.
XIX - XX (variazione d'uso intero bene)
Nel 1897 i locali del convento risultano adibiti a ricovero della VII compagnia di disciplina dell'esercito. Nel 1909 il convento ospita i rifugiati scampati al terremoto di Messina, tutti profughi guidati da Annibale Maria di Francia.
XX (variazione d'uso intero bene)
Nel secondo dopoguerra la parte conventuale dell'edificio viene quasi del tutto rasa al suolo, su di esso sorge nella seconda metà del Novecento una scuola elementare. Del complesso conventuale resta superstite uno dei quattro corridoi del quadriportico e alcuni ambienti retrostanti la navata centrale e le due laterali.
XXI (stato di conservazione intero bene)
Prima dell'intervento il complesso monumentale manifestava diffusi problemi di degrado del materiale lapideo in estradosso: attacchi di funghi e licheni; polveri sottili depositati; croste nere e decoesione della malta, unita a fenomeni di dilavamento della stessa, avevano compromesso la stabilità di parti decorative e anche strutturali in sommità e del campanile.
XXI (restauro facciata)
L'intervento di restauro e consolidamento in facciata è consistito nella elaborazione delle seguenti fasi:
a) pulitura meccanica e chimica;
b) consolidamento murario di modanature ed elementi strutturali;
c) protezione dello strato finale con scialbi di calce e consolidanti aerei;
d) fornitura e posa in opera di aghi antivolatile.
XXI (restauro intero bene)
All'interno dell'aula liturgica l'intervento ha contemplato:
a) l'adeguamento impiantistico elettrico con la sostituzione dei cavi, degli interruttori, delle prese (tutte a norma di legge; rf. C.M.E. E categorie di lavorazioni);
b) la sostituzione della pavimentazione di marmette in cemento con marmo calcarenitico locale, lucidato;
c) la reintegrazione dei marmi del presbiterio;
d) la pulitura e il restauro delle superfici murarie interne;
e) la revisione di tutti gli infissi;
f) il restauro del portone ligneo originale del 1770. A tale proposito è bene raccontare che dalla pulitura del legno è emerso che la superficie lignea è rivestita della foglia d'oro di cui si è restaurata tutta la pellicola superstite.
XXI (restauro campanile)
Infine, ma non da ultimo, è stato consolidato con reintegrazioni murarie e azioni di cuci e scuci tutto il campanile a vela.
XXI (restauro sagrato)
E' stato infine restaurato tutto il sagrato, mediante la reintegrazione dell'immagine conferita dall'intonaco sull'epidermide della muratura bassa modanata. Su quest'ultima è stata rinvenuta infine, una interessantissima policromia generata dall'impiego di intonaci a base di terre pozzolaniche e cariche di argilla. Si è preferito non smontare il basolato, ma restaurarlo in loco, mediante consuete operazioni di pulitura, consolidamento e protezione.
Descrizione
L'edificio si compone di un'aula liturgica, preceduta da un ampio sagrato rialzato, da un endonartece affiancato da due ambienti laterali adibiti ad uffici. L'aula liturgica si scompone in tre navate di cui la centrale più ampia delle laterali e divisa da esse per il tramite di piloni ad impianto rettangolare regolare, architravato. Dietro al presbiterio si sviluppano gli ambienti della sagrestia, tutti voltati con sistemi stellari.
Leggendo gli atti della visita pastorale del 1885 si evince che la chiesa era già intitolata allo Spirito Santo, era larga 40 palmi e lunga 100 palmi.
Gli altari, complessivamente nove, sono dedicati rispettivamente: all'Immacolata, a San Fedele da Signaringa, a S. Antonio da Padova, a S. Felice da Cantalice, a Santa Maria degli Angeli, alla SS. Croce e a San Giuseppe da leonesse. Sono tutti altari barocchi, in pietra, addossati alla muratura, in stile barocco. L'altare principale ospita lo stemma della famiglia Imperiali.
La navata centrale è più ampia di quelle laterali; prende luce da otto grandi finestre che si dispongono quattro per lato. La navata centrale è alta circa 15 metri, contro i sette e mezzo circa di quelle laterali.
Anche la navata laterale di sinistra prende luce da ampi finestroni che si affacciano sulla strada.
Ciascuna navata è voltata con sistemi in pietra stellari. Anche il presbiterio da un lato e l'endonartece dall'altro, ospitano sistemi voltati a stella (detti anche a spigolo), estradossati e decorati con motivi floreali in chiave. All'esterno la suddivisione tipologica dell'interno viene denunciata dalla presenza di tre campate a cui si accede da tre portali differenti. La chiesa è parte integrante di un complesso conventuale di cui oggi ci resta soltanto una piccola ala. La parte restante è stata malamente demolita negli anni Sessanta del XX secolo, per lasciare spazio ad una scuola pubblica.
La facciata principale della chiesa denuncia all'esterno la suddivisione interna in tre navate e si sviluppa con soluzione a cuspide, slanciata verso l'alto. Ospita un primo ordine di modanature, a loro volta poste a decorazione di tre portali con arco a tutto sesto, intonacati. La parte superiore della facciata si caratterizza per la presenza di balconcini e finestrone posti in asse con i portali sottostanti e sviluppati lungo superfici sinclastiche e anticlastiche. Tutta la parete muraria è scandita da lesene, da capitelli e da marcapiano, con linee murarie lasciate a vista, a giunti sfalsati, non scialbati.
Fiamme di fuoco lapideo, colomba sommitale e meridiana coronano la punta più alta, mentre il lato sinistro della facciata principale accoglie nella parte bassa un elegante portale stile tardo rocaille e un campanile a vela a due ordini sovrapposti con due ed una fornice a tutto sesto. Le balaustre decorano gli affacci del campanile a vela.
Attualmente la meridiana ha lasciato il posto ad un orologio elettrico in resina, che di notte si illumina facendo risplendere tutta la facciata.
Il prospetto laterale dà sul fronte strada. E' semplice, liscio con muratura a vista. Una leggera modanatura decora la parte basamentale e la distingue dalla restante superficie muraria.
Elementi decorativi
Il lessico formale e le scelte decorative lasciano intravedere la presenza di una mano manieriana, rilevabile soprattutto sugli estradossi murari, nelle soluzioni d'angolo e nella scelta formale stravagante del capitello 'a goccia d'acqua', tipico delle architetture di Mauro Manieri.
Impianto strutturale
La chiesa dedicata allo Spirito Santo viene edificata in pieno periodo barocco salentino. Essa risponde sintatticamente alle scelte formali e distributivo - tipologiche, proprie del cosiddetto 'barocco leccese razionale'. I temi della fiamma, della colomba, dei capitelli a gocce d'acqua, delle trabeazioni alte e fortemente aggettanti, parlano proprio questo linguaggio storico-architettonico.
Prospetti
La facciata principale della chiesa denuncia all'esterno la suddivisione interna in tre navate e si sviluppa con soluzione a cuspide, slanciata verso l'alto.
Elementi decorativi
Tutta la parete muraria è scandita da lesene, da capitelli e da marcapiano, con linee murarie lasciate a vista, a giunti sfalsati, non scialbati.
Prospetti
Il prospetto laterale dà sul fronte strada. E' semplice, liscio con muratura a vista. Una leggera modanatura decora la parte basamentale e la distingue dalla restante superficie muraria.
Adeguamento liturgico
presbiterio - intervento strutturale (anni '90)
La cappella del Santissimo è ricavata nell'abside alla destra dell'altare principale, anch'esso scolpito nei blocchi di pietra calcarenitica locale bianca, ed è riposta sull'altare barocco. L'altare antico è stato oggetto di restauro delle superfici lapidee.
ambone - intervento strutturale (anni '90)
L’ambone è stilisticamente coordinato con l’altare ed è stato scolpito nei blocchi di pietra calcarenitica locale bianca.