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edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Possagno
Treviso
chiesa
parrocchiale
SS. Trinità
Parrocchia della Santissima Trinità
Pianta; Altare maggiore; Altari; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi; Fondazioni; Struttura; Coperture; Scale; Facciata; Prospetti; Campanile; Esterno
presbiterio - aggiunta arredo (1970 circa)
1804 - 1818(progettazione intero bene); 1819 - 1830(costruzione intero bene); 1820 - 1822(parziale realizzazione metope); 1826 - 1830(collocazione opere decorative interni); 1829 - 1829(esecuzione affreschi abside); 1830 circa - 1830 circa(collocazione decorazioni interno); 1832 - 1832(consacrazione intero bene); 1850 circa - 1850 circa(sistemazione sagrato); 1854 - 1854(costruzione campanile); 1900 - 1900(restauro organo); 1920 - 1920(restauro campane); 1992 - 1993(restauro organo); 2019 - 2019(restauro scalinata esterna
sagrato e pavimentazione ); 2020 - 2020(restauro portone d'ingresso)
Chiesa della Santissima Trinità
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa della Santissima Trinità <Possagno>
Altre denominazioni Tempio Canoviano
SS. Trinità
Autore (ruolo)
Canova, Antonio (costruzione della chiesa )
Bosio, Pietro (realizzazione disegni)
Rossini, Luigi (realizzazione disegni)
Zardo, Giovanni, Fantolin (direzione dei lavori)
Selva, Giovanni Antonio (consigli epistolari)
Diedo, Antonio (consigli epistolari)
Sartori, Giovanni Battista (proseguimento costruzione)
De Min, Giovanni (realizzazione affreschi)
Segusini, Giuseppe (realizzazione sagrato)
Borsato, Giuseppe (realizzazione arredi)
Giordano, Luca (realizzazione decorazioni)
Negretti, Jacopo, Palma il Giovane (realizzazione decorazioni)
Sacchis, Giovanni Antonio de', il Pordenone (realizzazione decorazioni)
Bonvicino, Alessandro, il Moretto da Brescia (realizzazione decorazioni)
Ferrari, Bartolomeo (realizzazione decorazioni)
Baruzzi, Cincinnato (realizzazione decorazioni)
Pogliaghi, Lodovico (realizzazione decorazioni)
D'Este, Antonio (realizzazione decorazioni)
Martinengo, Francesco (costruzione campanile)
Bernardi, Giuseppe (realizzazione decorazioni)
Ambito culturale (ruolo)
neoclassico (costruzione )
Notizie Storiche

1804 - 1818 (progettazione intero bene)

Il tempio viene progettato da Antonio Canova, aiutato per i disegni da Pietro Bosio e Luigi Rossini, con i consigli epistolari di Giannantonio Selva e Antonio Diedo.

1819 - 1830 (costruzione intero bene)

Viene costruito l’edificio ma, a causa della morte dell’architetto, i lavori vengono affidati al suo fratellastro, Giovanni Battista Sartori, come da testamento.

1820 - 1822 (parziale realizzazione metope)

Canova inizia a scolpire le metope che avrebbero dovuto ornare il tempio, non riuscendo però a completare l’intero progetto a causa della sua morte.

1826 - 1830 (collocazione opere decorative interni)

Vengono collocate alcune opere decorative all’interno della chiesa, come il ciclo scultoreo, la tomba in marmo, l’autoritratto in marmo, la deposizione in bronzo, otto metope in gesso, il ritratto di Sartori e gli angeli dell’altare maggiore.

1829  (esecuzione affreschi abside)

Giovanni Demin realizza gli affreschi interni.

1830 circa  (collocazione decorazioni interno)

Si collocano la pala dell'altare maggiore, opera di Antonio Canova, e le tele degli altari laterali.

1832  (consacrazione intero bene)

Il 7 maggio 1832 la chiesa viene consacrata alla SS. Trinità da mons. Sartori.

1850 circa  (sistemazione sagrato)

Giuseppe Segusini cura la sistemazione del sagrato esterno, composto da ciottoli chiari e scuri.

1854  (costruzione campanile)

Vengono conclusi i lavori del campanile, opera di Francesco Martignago.

1900  (restauro organo)

Viene restaurato l’organo di Gaetano Callido, costituito da 25 registri e 1472 canne, da Domenico Malvestio.

1920  (restauro campane)

Si restaurano le campane del campanile, danneggiate dalla guerra.

1992 - 1993 (restauro organo)

Viene nuovamente restaurato l’organo.

2019  (restauro scalinata esterna, sagrato e pavimentazione )

Vengono eseguiti alcuni lavori di restauro per il ripristino di scalinata, sagrato e pavimentazione interna.

2020  (restauro portone d'ingresso)

Iniziano i lavori per la manutenzione del portone in legno.
Descrizione

La Chiesa della Santissima Trinità, nota anche con il nome di tempio canoviano, sorge a 342 metri sul livello del mare, circa settanta metri sopra al paese. Essa fu fortemente voluta da Antonio Canova, che finanziò e disegnò l'intero progetto tra il 1804 e il 1818, aiutato nei disegni da Pietro Bosio e Luigi Rossini, per dotare Possagno di un nuovo luogo di culto. Tuttavia, l'artista non riuscì a veder realizzata l'opera a causa della sua morte e la direzione del progetto passò al suo fratellastro, Giovanni Battista Sartori. Il tempio fu poi arricchito di opere d'arte ed elementi decorativi, come il gruppo scutoreo della Pietà e la tomba di Canova e di Sartori. A livello planimetrico si possono individuare tre elementi architettonici come il colonnato, il corpo centrale e l'abside, che rappresentano simbolicamente le tre fasi essenziali della storia: la civiltà greca, la cultura romana e la grandezza cristiana. L’ambiente principale è circolare, anticipato da una scalinata e da un pronao con una doppia fila di colonne. Lo spazio è coperto da una cupola, coronata da un oculo di circa cinque metri. La facciata è dominata dal pronao, composto da una doppia fila di otto colonne in pietra che sorreggono una trabeazione dove è scolpita la dedica alla Trinità, e dove trovano posto triglifi e metope. La composizione è completata da un frontone semplice, composto da una sima modanata e da un timpano liscio. La parete d’ingresso è aperta da un portone, con gli stipiti in pietra lumachella, ai lati del quale sono scavate due grandi nicchie che avrebbero dovuto ospitare due statue che Canova non fece in tempo a realizzare. Per la chiesa fu realizzato anche un campanile, su progetto di Francesco Martignago, che sorge a Sud-Ovest. La base, anticipata da una scalinata, è seguita da un fusto esagonale, in pietra bianca bugnata, e da una cella campanaria circolare ritmata da colonne dal capitello corinzio che sorreggono una trabeazione modanata e una piccola cupola.
Pianta
Nell’impianto della chiesa si possono distinguere tre elementi architettonici: il colonnato, che richiama il Partenone di Atene, il corpo centrale simile al Pantheon romano e l'abside dell'altare maggiore. Questi rimandi rappresentano simbolicamente le tre fasi essenziali della storia: la civiltà greca, la cultura romana e la grandezza cristiana. L’ambiente principale è anticipato da una scalinata e da un pronao con una doppia fila di colonne, distanti tra loro circa tre metri, con una lunghezza uguale a quella del diametro interno del tempio (27,816 metri) e una larghezza che è la terza parte del diametro stesso. Lo spazio interno, circolare, è racchiuso da spessi muri, entro i quali sono ricavati ambulacri e scale che portano alla cornice esterna e sopra la cupola. Inoltre, l’interno è ritmato da sei nicchie semicircolari, che ospitano altari minori e opere decorative. La composizione termina con un’abside semicircolare rialzata tramite cinque gradini, dietro la quale sono ricavate due sacrestie. L’ambiente è coperto da una cupola, dove trova posto un oculo di circa cinque metri.
Altare maggiore
L’altare maggiore, realizzato in biancone da Stefano Marcadella, è decorato da un festone e sovrastato da un tabernacolo a tempietto con portella dorata. Quest’ultimo è composto da otto colonne ioniche dal capitello dorato che sorreggono una trabeazione semplice e una cupola, dove è inserito un festone ricoperto d’oro. Ai lati sono presenti due figure alate, realizzate da Giuseppe Torretti, maestro di Canova. Sopra l’altare maggiore è collocata la pala olio su tela realizzata da Canova nel 1799, raffigurante la Deposizione con il Redentore, la Vergine, la Maddalena, San Giovanni, le Marie, Nicodemo, Giuseppe di Arimatea e il Padre Eterno.
Altari
All’interno della chiesa quattro cappelle laterali contengono gli altari minori, uguali tra loro, realizzati da Stefano Marcadella di Pove. Essi sono costituiti da una mensa in biancone del Grappa, decorata da un festone e da una croce centrale, fiancheggiata da due colonne ioniche in pietra lumachella che sorreggono un frontone triangolare. A destra del portone d’ingresso è posto l’altare di San Francesco di Paola, sovrastato da un dipinto olio su tela di Luca Giordano che raffigura il santo mentre attraversa lo stretto di Messina sul suo mantello. A sinistra è collocato l’altare della Madonna e Santi, la cui pala, un tempo attribuita ad Andrea Vicentino, è oggi attribuita a Palma il Giovane. Essa rappresenta la Madonna con Gesù Bambino nella gloria degli Angeli con San Sebastiano, San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio da Padova e San Rocco da Montpellier. A sinistra dell’altare maggiore è posizionato l’altare della Madonna della Misericordia e dei Santi Giovanni e Paolo, sovrastato da uno stendardo processionale dipinto da ambo i lati, opera di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone. L’attribuzione non è unanime in quanto alcuni ritengono che il dipinto sia stato realizzato da Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. La tela presenta, da un lato, la Madonna della Mercede con due angeli e due fedeli incappucciati, secondo il classico vestito della confraternita dei Mercedari; dall’altro l’evangelista Giovanni e l’apostolo Paolo o, secondo altre interpretazioni, i profeti Enoch ed Elia. A destra dell’altare maggiore è posto l’altare di Gesù nell’Orto, la cui pala rappresenta Gesù nell’Orto degli Ulivi, sostenuto da un angelo, opera di Jacopo Neretti, detto Palma il Giovane.
Pavimenti e pavimentazioni
Il pavimento interno è composto da elementi in pietra a forma di parallelepipedo, orditi alternando le cromie del biancone del Grappa e del rosso Ammonitico fino a formare una croce inscritta in un cerchio. Al centro, in corrispondenza dell’oculo in copertura, gli elementi sono disposti per tracciare un cerchio.
Elementi decorativi
Le pareti e le nicchie interne della chiesa sono rifinite in marmorino affrescato a imitazione delle venature del marmo (albario romano) e terminano con un fregio ornato da decorazioni dorate su cui si imposta la cupola. Sopra l’architrave dell’ingresso è collocata la lapide che ricorda la conclusione e la consacrazione del Tempio, avvenuta nel 1832. Sulle pareti dell’atrio sono presenti due affreschi di Giovanni de Min, realizzati nel 1829, che raffigurano San Tommaso e San Mattia. Lo stesso artista decora con la medesima tecnica anche le pareti della chiesa, intervallando le sue opere alle cappelle, dove raffigura San Giacomo il minore, San Giuda Taddeo, San Simone, San Pietro, San Paolo, Sant’Andrea, San Filippo e San Bartolomeo. Gli affreschi furono realizzati al posto di alcune nicchie per statue che Canova aveva previsto. All’interno delle cappelle che ospitano gli altari minori, a coppie, sono posizionate anche le copie delle metope realizzate dall’artista: la Carità, la Presentazione, la Visitazione, l’Annunciazione, il Sacrificio di Isacco, Caino che uccide Abele, la Creazione dell’uomo e la Creazione del mondo. Nella cappella a Ovest è collocata la tomba realizzata da Antonio Canova, dove egli è sepolto insieme al fratello. Questa era stata modellata per la famiglia Salsa Berio di Napoli ma, alla morte dell’artista, rimase incompiuta ed il vescovo la adibì alle ceneri proprie e del fratello. Ai suoi lati sono presenti due busti in marmo, a sinistra quello di Cincinnato Baruzzi che rappresenta Mons. Sartori, a destra un autoritratto di Canova, realizzato nel 1812. Nella cappella a Est è collocata la Pietà, opera di cui Canova modellò il gruppo senza avere il tempo di tradurlo in marmo, che rappresenta la Vergine, Gesù Cristo morto e Maria Maddalena. Per questo motivo, l’artista veneziano Bartolomeo Ferrari eseguì una fusione in bronzo nel 1829. Davanti alla tomba è presente un tripode in bronzo, opera di Lodovico Pogliaghi, in ricordo del primo centenario della morte di Canova. Le pareti del presbiterio sono ornate da tre affreschi di Giovanni De Min, a sinistra San Giovanni, a destra San Giacomo maggiore e in alto Gesù Glorioso Salvatore. Dietro l’altare maggiore è collocata una cantoria, opera di Giovanni Zardo, che realizza anche i confessionali in noce e il portone d’ingresso. Anche negli ambienti minori sono presenti elementi decorativi, come la fonte battesimale posta nell’ambulacro a sinistra della porta, o il busto in marmo rappresentante il Canova, posizionato nella sacrestia, opera dello scultore Antonio d’Este.
Fondazioni
Le fondazioni non sono rilevabili, ma alcune incisioni d'epoca le descrivono in muratura, con arco rivolto verso il basso.
Struttura
La struttura è realizzata in muratura con pietre locali, alternata a strati di laterizio. Su di essa si imposta la cupola, costruita in “masiero e mattoni possagnesi”, ricoperta a squame di pietre di Cesio.
Coperture
Il tempio è caratterizzato da una copertura a cupola che copre l’ambiente principale, con un oculo dal diametro di 5,3 metri. Essa è compartita in 224 cassettoni di forma quadrangolare, in sette file da 32 elementi ciascuna. Ogni cassettone, al centro, ha un rosone in legno dorato, intagliato in 14 diverse forme. All'esterno la copertura è di scaglie in pietra di Longarone e Castellavazzo, lavorata a scandole regolari rastremate. La struttura di copertura dell'atrio, invece, è costituita da capriate, travature in castagno, morali, tavelle e manto di copertura tradizionale in coppi.
Scale
All’interno della chiesa sono presenti diversi sistemi di risalita. Due scale simmetriche, in pietra fino al vano circolare sovrastante gli altari e poi in legno, danno accesso alla cupola. Due altre scale a chiocciola, in pietra massiccia, danno accesso a due locali ricavati sopra gli ingressi laterali.
Facciata
La facciata principale, orientata a Sud, è anticipata da una scalinata in pietra sulla quale si innalza il pronao. Esso è composto da una doppia fila di otto colonne in pietra lumachella che misurano circa dieci metri in altezza, sovrastate da un capitello di ordine dorico. Gli intercolumni di fianco sono quasi uguali al diametro delle colonne, gli altri risultano maggiori di un terzo circa del diametro stesso. Le colonne sorreggono una trabeazione dove è scolpita la dedica alla Trinità (“deo opt max uni ac trino”), e dove trovano posto triglifi e metope. Queste ultime sarebbero dovute essere 27 (secondo Cicognara 32), ma la morte di Canova ne impedì la completa realizzazione. Infatti, egli riuscì a modellarne solo sette, di cui sono posizionate delle copie, mentre l’ottava, “la Carità” è stata ricavata dal bassorilievo facente parte del museo Rezzonico. I restanti bassorilievi per la decorazione delle metope furono tradotti in marmo da artisti veneti. La composizione è completata da un frontone semplice, composto da una sima modanata e da un timpano liscio. La parete d’ingresso è aperta da un portone, con gli stipiti in pietra lumachella, ai lati della quale sono scavate due grandi nicchie che avrebbero dovuto ospitare statue colossali che lo stesso Canova si proponeva di fare.
Prospetti
I prospetti laterali, uguali tra loro, sono caratterizzati dal pronao in pietra con doppia fila di colonne, dal corpo principale intonacato sui toni del beige e dall’abside semicircolare, aperta da bucature a lunetta.
Campanile
Il campanile della chiesa sorge a Sud-Ovest, separato da una strada, su una base esagonale lavorata alla stessa maniera del sagrato. Il basamento, anticipato da una scalinata, ospita l’ingresso, rialzato da cinque gradini e sormontato da un’apertura semicircolare. Il fusto esagonale, in pietra bianca bugnata, è seguito da una cella campanaria circolare solcata da due registri di bucature architravate. Queste sono intervallate a colonne dal capitello corinzio che sorreggono una trabeazione modanata e una piccola cupola. Il progetto del campanile è dell’architetto Francesco Martignago mentre l’orologio fu realizzato da Giovanni Bellini.
Esterno
Il tempio poggia su un ampio sagrato realizzato da ciottoli chiari e scuri, disposti in modo tale da creare decorazioni geometriche, progettato dall’architetto Giuseppe Segusini.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970 circa)
Viene aggiunto un altare rivolto verso l'aula, realizzato con elementi provenienti dal vecchio pulpito in legno intagliato finemente a imitazione del paliotto dell'altar maggiore, opera del 1830 di Giovanni Zardo Fantolin, raffinato ebanista di Crespano, cugino di Canova.
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