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Chiesa di Santa Vittoria Vergine e Martire
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa di Santa Vittoria Vergine e Martire <Santa Vittoria di Libiola, Sestri Levante>
Ambito culturale (ruolo)
maestranze liguri (costruzione)
Notizie Storiche
XI (preesistenze carattere generale)
Le origini del culto verso la santa è testimoniato dal 1035 quando alcuni monaci Benedettini, provenienti dal monastero di San Savino di Piacenza, sostarono nell'attuale frazione di Santa Vittoria edificandovi una chiesa ad unica navata con annesso monastero. Divenne parrocchia-prioria monastica e fu l'arciprete protempore di San Martino d'Albaro di Genova, e tramite la nobile famiglia genovese dei Bernabò Brea, che la chiesa fu elevata al titolo abbaziale. Del primo edificio si sono perse le tracce, fatta eccezione per la base del Campanile e la sala ad esso adiacente in pietra lavorata.
XVII (intero bene costruzione)
La costruzione di una nuova chiesa nel XVII secolo, per il rapido aumento della popolazione nella vallata, e l'inglobamento del monastero nell'attuale casa canonica portò definitivamente l'allontanamento dei monaci. La Chiesa ha un'unica navata a pianta elissoidale. Le reliquie della Santa sono conservate in un'urna di marmo databile circa alla metà dell'Ottocento, addossata alla controfacciata alla sinistra di chi entra e contrapposta ad un altare sulla parete opposta. Troviamo altri due altari contrapposti, lati nord e sud, lungo la base ottagonale di imposta del tamburo della cupola, sovrastati da finestre, dedicati rispettivamente alle anime del purgatorio e a San Giovanni Battista; altri due altari laterali, verso l’ingresso, sono dedicati a San Vincenzo Ferreri, lato nord, e a San Giovanni Battista, lato sud. Lungo i lati est e ovest il tamburo è invece impostato sugli archi delle volte a botte del presbiterio da un lato e dell’ingresso dall’altro.
Descrizione
Il complesso, costituito dalla chiesa con annesso campanile e da due corpi che ospitano la sagrestia e l’abitazione del parroco, costituisce un organismo architettonico unitario risalente al secolo XVII, costituente un'interessante testimonianza della tradizione costruttiva locale nonché elemento rilevante del contesto storico del borgo. Le prime notizie della chiesa risalgono al secolo XI, periodo nel quale vennero fondati altri edifici di culto nella Valle del Gromolo. Tuttavia non sono state rinvenute ad oggi informazioni circa le vicende evolutive dell’organismo edilizio costituito dalla chiesa e dall’attigua casa canonica. La chiesa, nella sua configurazione attuale, risale presumibilmente al secolo XVII: la pianta è ellissoidale. Le reliquie della Santa sono conservate in un'urna di marmo databile circa alla metà dell'Ottocento, addossata alla controfacciata alla sinistra di chi entra e contrapposta ad un altare sulla parete opposta. Troviamo altri due altari contrapposti, lati nord e sud, lungo la base ottagonale di imposta del tamburo della cupola, sovrastati da finestre, dedicati rispettivamente alle anime del purgatorio e a San Giovanni Battista; altri due altari laterali, verso l’ingresso, sono dedicati a San Vincenzo Ferreri, lato nord, e a San Giovanni Battista, lato sud. Lungo i lati est e ovest il tamburo è invece impostato sugli archi delle volte a botte del presbiterio da un lato e dell’ingresso dall’altro. Il presbiterio termina, oltre l’altare maggiore, con un abside semicircolare. L'altare maggiore, quasi completamente in marmo bianco, è del 1803.
La statua lignea policroma della Santa, rappresentata con la palma del martirio nella mano sinistra e la spada nella destra, è conservata in una nicchia di fianco al presbiterio.
Notevole è l'effetto scenografico ottenuto dall'affresco della cupola (foto 10), che rappresenta il trionfo di Santa Vittoria, al centro, ed ai lati i Santi Protettori dei paesi della Valle del Gromolo: San Pietro Apostolo patrono di Libiola, Sant'Andrea Apostolo di Rovereto, Sant'Anna di Tassani, San Domenico di Montedomenico.
L’ esterno, presenta una facciata su due ordini scanditi da lesene e cornicione chiusa da un timpano e con un piccolo affresco soprastante il portone d’ ingresso. Sempre sulla facciata si apre il rosone trilobato di modeste dimensioni. La facciata, così semplicemente composta, rimane adiacente alla casa canonica da cui sembra ergere il campanile a base quadrangolare articolato su tre ordini e terminante con ordine a pianta ottagonale chiuso da cupolino in ardesia.
I fronti del complesso, infine, risultano finiti ad intonaco.
Struttura
La concezione strutturale della chiesa ricalca uno schema tipico dei vani di grandi dimensioni, molto diffuso in ambito genovese a partire dal XVI secolo.
I muri perimetrali, in muratura, delimitano la chiesa che misura circa 26 metri in lunghezza, cominciando dal coro, e circa 12 metri nel suo mezzo. strutture verticali: muratura portante in pietrame; strutture orizzontali: aula coperta da volte a botta in canniccio e da cupola circolare con lanterna; abside con volta semicircolare
Coperture
struttura portante in legno con soprastante manto di copertura in ardesia