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Castel d'Aiano
Bologna
chiesa
sussidiaria
Madonna di Brasa
Parrocchia di Santa Maria Assunta di Castel D'Aiano
contesto; impianto planivolumetrico; esterno; pianta; interni; impianto strutturale; apparati liturgici
altare - intervento strutturale (1970-1980)
1719 - 1734(costruzione intero bene); 1770 - 1797(ampliamento intero bene); XIX - 1920(ristrutturazione intero bene); 1944 - 1962(ricostruzione intero bene)
Santuario della Madonna di Brasa
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Santuario della Madonna di Brasa <Castel d'Aiano>
Autore (ruolo)
Marabini, Adriano (ricostruzione)
Ambito culturale (ruolo)
architettura moderna (ricostruzione)
Notizie Storiche

1719 - 1734 (costruzione intero bene)

Il Santuario fu edificato all’inizio del Settecento grazie alle elemosine dei fedeli nel luogo detto Cha di Brasa dove, secondo tradizione, fu ritrovata una immagine della Madonna. Non sono stati reperiti documenti che ne attestino la data esatta di fondazione ma una indicazione cronologica si può desumere da altri documenti: il santuario non viene citato in una visita del 1719 ma è nominato nel 1734, dunque la sua erezione si deve collocare entro questi due estremi cronologici. Aveva un solo altare e volta in muratura.

1770 - 1797 (ampliamento intero bene)

Negli anni Sessanta del Settecento il santuario fu ampliato – probabilmente allungato per consentire un maggior concorso di popolo – e tra il 1790 e il 1797 furono aggiunti due cappelle laterali, una cantoria con organo, il campanile e l’abitazione del custode.

XIX - 1920 (ristrutturazione intero bene)

Lungo l’Ottocento e i primi decenni del XX secolo furono attuati alcuni interventi di restauro di cui non si conosce la portata. In un dipinto del 1939 (pubblicato in Fantini 1971, p. 212) il santuario appare come un edificio di piccole dimensioni con facciata a capanna, cappelle laterali aggiunte, una porzione sopraelevata in corrispondenza dell’ultima campata prima del presbiterio dal volume più alto e parimenti coperto a capanna.

1944 - 1962 (ricostruzione intero bene)

Il santuario fu distrutto il 9 novembre 1944. Dell’edificio antico rimasero una parte del coro e il campanile che tuttavia subì gravi lesioni: fu abbattuto e mai più ricostruito. Nel 1946 l’architetto Pier Luigi Pietri iniziò ad approntare i progetti di ricostruzione; un secondo progetto fu chiesto l’anno successivo all’architetto Giorgio Giovannini. Don Giorgio Pederzini, giunto a Castel d’Aiano nel 1953, riprese in mano la questione della ricostruzione del santuario affidando il terzo progetto ad un altro architetto, l’imolese Adriano Marabini, il quale ricevette l’incarico nel 1954. Questi approntò due progetti: il primo, del 1955, risultò probabilmente troppo dispendioso e così ne fu disegnato un secondo, poi realizzato fra il 1960 e il 1962. Per la ricostruzione furono usati grandi blocchi di un tipo di travertino locale, detto “spunga”, provenienti da una cava aperta sotto la chiesa di S. Cristoforo di Labante. Il Santuario fu riconsacrato nel 1962 dal cardinal Lercaro.
Descrizione

Il Santuario della Madonna di Brasa sorge lungo un’antica strada di comunicazione che in questo luogo valicava il passo omonimo. E’ costruito in “sponga”, varietà di travertino locale lasciato a vista in parte levigato e in massima parte lasciato al grezzo. L’aula è circondata su tre lati da un portico su pilastri architravati. Il Santuario è costituito da un’aula a pianta centrale con copertura a ombrello e lanterna centrale; il presbiterio ha pianta quadrangolare e copertura a capanna.
contesto
Il santuario sorge leggermente discosto dall’asse viario principale della strada statale che conduce al passo di Brasa; la sua posizione tuttavia è memoria di una via di probabile origine medievale che conduceva da Castel d’Aiano a Sassomolare fino a Montese ovvero, presumibilmente, il tratto montano della lunga via che prendeva origine dalla bassa modenese e congiungeva Nonantola con il territorio toscano. Insiste su un crinale spartiacque fra la vallata dell’Aneva, affluente del Reno, e l’altra valle del torrente Gea il quale confluisce nel rio Rivella e poi nel Panaro. Nel 1982 fu realizzata una via Crucis costituita da 14 croci in cemento che ospitano altrettante formelle in terracotta; le croci sono posizionate lungo l’antico sentiero che dal centro di Castello, ovvero dall’attuale cimitero, conduce fino a Brasa snodandosi in mezzo al bosco. Il santuario è orientato a nord-ovest.
impianto planivolumetrico
L’aula liturgica è parte di una aggregazione orizzontale con la sede della casa canonica o foresteria posizionata dietro l’abside, a nord ovest. Quest’ultima costituisce un naturale prolungamento del portico che circonda sui rimanenti tre lati l’aula liturgica ed è stata concepita ed edificata in contemporanea rispetto a questa, tanto da completare in pianta il disegno di un rettangolo entro il quale è inscritta l’aula a pianta centrale. La chiesa è orientata.
esterno
Un sagrato erboso in leggera pendenza circonda e introduce ad un portico impostato su pilastri architravati in pietra levigata, il cui sviluppo prosegue lungo i fianchi per metà della loro lunghezza. Il portico è pavimentato in cotto moderno e ha soffitto piano. Al centro del prospetto principale del portico è situato l’ingresso all’aula liturgica affiancato da due nicchie e quindi da due porte simmetriche, a consentire l'accesso a due atri attraverso i quali si accede parimenti all’aula. L’intero registro inferiore dell’edificio prosegue senza soluzione di continuità oltre i fianchi del portico, da entrambi i lati, nel volume della casa adibita oggi a foresteria, caratterizzata da un paramento nella medesima pietra locale. Oltre le falde del tetto del portico e della foresteria si alza, centralmente, il volume dell’aula, a pianta ottagonale, caratterizzato dalla pietra faccia a vista e da spalle di rinforzo che marcano ciascun lato. Nella facciata principale così come nei lati si aprono tre oculi vetrati. L’aula è coperta da un tetto a più falde con lanterna vetrata al centro, copertura a cuspide e croce in sommità. Al lato nord ovest si innesta il volume del presbiterio, a pianta quadrangolare e sviluppo longitudinale, con copertura a capanna, la cui parete di fondo è caratterizzata dalla finitura ad intonaco e da un quarto oculo vetrato.
pianta
Pianta centrale, con presbiterio quadrangolare.
interni
Si accede all’aula mediante un portale principale a due battenti privo di bussola e mediante i due ingressi laterali introdotti dagli atri simmetrici che affiancano l’ingresso principale. L’aula è pavimentata a veneziana con una rosa dei venti centrale. Le pareti, prive di decorazione, sono in pietra locale faccia a vista. Tre oculi si aprono in controfacciata e lungo i lati in corrispondenza delle cappelle laterali ricavate lungo l’asse trasversale. Al centro della volta ad ombrello si apre una lanterna ottagonale vetrata. Un arco trionfale a tutto sesto introduce al presbiterio, rialzato di un gradino e pavimentato in veneziana bicroma. Ai lati del presbiterio si aprono quattro porte, due per lato, che danno accesso alla sagrestia e ai locali della foresteria. La parete di fondo del presbiterio, a pianta quadrangolare, è caratterizzata da una ancona in stucco che ospita l’immagine venerata della Madonna di Brasa e da un quarto oculo in asse. Il presbiterio è coperto a capanna.
impianto strutturale
Muratura in travertino locale (sponga). Orizzontamenti in cemento, manto in lastre metalliche.
apparati liturgici
L’assemblea è ordinata in due file di panche disposte a battaglione con ampio corridoio centrale. Il presbiterio comprende una mensa post conciliare su blocchi di pietra locale e un dossale in marmo con al centro la custodia eucaristica. La sede è costituita da sedie in legno addossate alla parete destra; non è presente un ambone fisso. Una balaustra in ferro e legno separa l’area presbiteriale dall’assemblea. Due confessionali simmetrici sono posizionati in controfacciata, ai lati dell’ingresso principale.
Adeguamento liturgico

altare - intervento strutturale (1970-1980)
La mensa in blocchi di pietra locale è stata ricollocata a centro del presbiterio.
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