chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Bologna Bologna chiesa parrocchiale Santi Filippo e Giacomo Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo Contesto; Impianto planivolumetrico; Esterno; Pianta; Interni; Struttura; Elementi di pregio; apparati liturgici altare - aggiunta arredo (Anni '70) 1518 - 1806(preesistenze intero bene); XVII - 1806(costruzione intero bene); 1825 - 1885(ristrutturazione e completamento intero bene); 1912 - 1931(restauri intero bene); 1943 - 1962(ricostruzione intero bene)
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo <Bologna>
Ambito culturale (ruolo)
barocco bolognese (costruzione)
Notizie Storiche
1518 - 1806 (preesistenze intero bene)
Inizialmente vi era una chiesa intitolata ai SS. Filippo e Giacomo, chiesa annessa al Convento delle Carmelitane Convertite, costruita nel 1518. Era posta in via Lame 81 e oggi è sede degli Avventisti. Nel 1806, la sede parrocchiale, a seguito delle soppressioni napoleoniche, viene spostata, sempre su via Lame, nella chiesa di pertinenza di un altro monastero, quello delle monache Cappuccine. Tale chiesa già dedicata alla Natività di Maria Vergine e S. Gioacchino, è detta anche di S. Chiara. La parrocchia mantiene, dunque, l’intitolazione originaria e diventa: SS. Filippo e Giacomo in S. Chiara.
Il convento sorge nel 1627 ad opera di una vedova che si è qui ritirata a vita monastica. Le attività prosperano e il numero delle monache aumenta, rendendo necessari ampliamenti.
XVII - 1806 (costruzione intero bene)
Fu ben presto necessario costruire una nuova chiesa più ampia. La paternità del progetto non è definita: potrebbe ascriversi o a Francesco Martini (1600-1676) o a Bonifacio Socchi (1566-1650). La chiesa viene aperta nel 1641. In seguito, Giovanni Antonio Conti viene incaricato di ampliare il monastero e di erigere il campanile che è sostituito con quello attuale nel 1725.
Nel 1806 il convento viene chiuso e le monache traslocate a S. Maria degli Angeli. Il convento passa così di mano in mano fino a che non viene in parte demolito, in parte riceduto all’amministrazione parrocchiale.
1825 - 1885 (ristrutturazione e completamento intero bene)
Nel 1825, all’indomani della costituzione della parrocchia, si intraprendono dei lavori di ristrutturazione a cura del parroco d. Antonio Garbagni.
Alcuni anni dopo, nel 1841, un suo successore, d. Paolo Merighi, erige la canonica mentre, in occasione della Decennale del 1845, fa erigere il coro su disegno dell’ingegnere Pietro Ghedini.
Le Decennali del 1875 e del 1885 assicurano alla chiesa la decorazione pittorica degli interni a cura dei pittori Samoggia e Guardassoni.
1912 - 1931 (restauri intero bene)
La chiesa necessita di restauri ingenti e si deve richiede aiuto economico alla Curia Arcivescovile che destina subito 3000 lire utili però solo per avviare i lavori che risultano non conclusi ancora negli anni successivi alla prima guerra mondiale. Nel 1922 Giulio Gandolfi presta gratuitamente la sua opera di decoratore del Battistero.
Nel 1926 è la volta dell’Altar Maggiore, restaurato e dorato.
In una relazione consegnata alla curia nel 1931, il parroco dichiara che le condizioni dell’edificio sono ‘abbastanza buone’.
1943 - 1962 (ricostruzione intero bene)
Il 3 luglio 1943 e poi ancora il 2 settembre dello stesso anno, la chiesa viene colpita duramente dalle bombe. Risultano atterrati l’abside, il fianco destro e naturalmente le coperture; gravemente danneggiati da schegge, il portico, la parte bassa della facciata e il campanile. Lo spostamento d’aria causa, poi, la rottura di tutte le vetrate.
Un ulteriore bombardamento, il 22 marzo 1944, abbatte definitivamente la facciata.
Nell’immediato dopoguerra si comincia l’opera di ricostruzione che semplifica e ridisegna il progetto originale. Nel 1951 la facciata è completata dal nuovo rosone il cui disegno si deve al prof. Giannino Lambertini.
Nel 1957 la chiesa è dotata di un impianto di riscaldamento, di un nuovo tabernacolo e di una balaustra in marmo, mentre nel 1962 viene aggiunto un organo.
Descrizione
La chiesa, inserita in un complesso conventuale secentesco, sorge nel tessuto medievale più recente, entro la cerchia del secolo XIII. L'edificio si innesta sul portico di Via delle Lame che sfrutta come pronao. Il linguaggio della chiesa rimanda all'immagine più dimessa dell'architettura post-tridentina, con una facciata a capanna in mattoni a vista, e un'aula semplicemente intonacata con uno scabro partito decorativo in intonaco grigio.
Contesto
La Chiesa è situata nei pressi dei Viali, tracciato delle mura del sec. XIII, e in particolare di Porta Lame, sull’omonima via. Il tessuto limitrofo, insediato fra i secoli XII e XIII e ripetutamente vulnerato in eventi tragici ed importanti della storia locale, è costituito da interventi di edilizia residenziale storicamente eterogenea, dal tardo secolo XIX agli anni ’70 del secolo scorso, caratterizzati tuttavia da un aspetto ed un’altimetria omogenei, fra i quattro e i sette piani, nelle tinte calde tipiche della città e con un piano terra dato ad attività commerciali entro l’onnipresente portico.
Impianto planivolumetrico
La chiesa è parte di un'aggregazione orizzontale di edifici un tempo facenti parte di un secentesco complesso conventuale di suore cappuccine, con gli uffici parrocchiali e la canonica a Sud dell’aula ed un lacerto del chiostro conventuale, esteso sino a Via Azzo Gardino e troncato della sua porzione orientale, a nord della stessa.
Esterno
La facciata, risalente al secolo XVII, si presenta in muratura a vista ed è organica al portico di Via delle Lame, sfruttato come pronao; tale sopravanzamento in corrispondenza del passaggio individua due diversi piani in facciata, uno inferiore a fil di strada e uno superiore a filo con l’accesso della chiesa. Il primo livello appare come una ampia serliana di tre campate e ritmata da sei colonne. L’ordine evoca la semplicità dello stile ionico, sia nei capitelli che nell’elementare trabeazione marcata da un semplice cambio materico, dal mattone all’inserto lapideo. Le campata centrale è coperta da una volta a botte ordita perpendicolarmente alla facciata; quelle laterali ugualmente a botte, ma con orditura parallela al percorso del portico. Il pronao-portico ha una copertura a falda unica, digradante verso strada, in coppi. La porzione superiore della facciata, ben visibile da via A. Cervellati per la quale costituisce un fondale architettonico, è a capanna, disadorna se non per due paraste angolari e per un rosone circolare in vetro policromo perfettamente centrale. Lateralmente due contrafforti molto pendenti, che raccordano l’edificio con l’ambito conventuale adiacente, denunciano successivi rimaneggiamenti o l’incompletezza dell’edificio stesso.
Pianta
La pianta è ad aula unica, con un breve transetto. Per ogni lato sono presenti tre nicchie rettangolari di scarsa profondità; il presbiterio termina con un’abside semicircolare. Dall’ala sinistra del transetto si accede alla sacrestia e agli altri ambienti parrocchiali.
Interni
Una bussola lignea immette nell’aula scandita da quattro lesene a semicolonna di ordine corinzio, inquadranti le cappelline laterali, tre per lato, a pianta rettangolare. Di queste, la cappella a destra a ridosso della controfacciata è adibita a battistero, quella prospicente ospita un altare come le cappelle centrali. Quelle terminali, contermini allo pseudo-transetto, ospitano due confessionali. Sopra l’ordine corre, per l’intero perimetro, una semplice trabeazione con cornicione aggettante, decorato con mensoline. Nello pseudo-transetto si trovano, innalzati, due organi a parete simmetrici; il presbiterio è rialzato, l’abside è finestrata con quattro aperture rettangolari policrome. L’aula è coperta da una volta a botte semplicemente intonacata; all’innesto della volta dell’aula sul transetto si trova un tamburo che sostiene una pseudocupola costolonata, con aperture semicircolari e lanterna. Il pavimento è alla veneziana, di recente realizzazione.
Struttura
La struttura perimetrale è in muratura portante. Il soffitto dell’aula è voltato a botte; all’incrocio dell'aula col transetto si trova una pseudocupola e l’abside è voltata a catino.
Elementi di pregio
Negli altari laterali sono presenti una tela del Passarotti rappresentante una Madonna con il bambino, una Venuta dello Spirito Santo sopra gli apostoli del Gessi e due opere di Tiarini: un San Domenico con la Vergine e un S.Antonio da Padova. Sempre di Passarotti è la pala d’altare raffigurante il crocefisso, la Maddalena e i Santi titolari della chiesa.
apparati liturgici
L’assemblea è ordinata in due fila a battaglione, frontalmente al presbiterio pre-conciliare rialzato di un gradino rispetto all’aula. Il transetto non ospita funzioni liturgiche né panche per l’assemblea; nella chiesa non vi sono cappelle feriali.
Il presbiterio è rialzato di un gradino rispetto all’assemblea e contiene l’ambone, la sede e la croce. Ulteriori due gradini innalzano l’altare preconciliare, sul quale è situato il tabernacolo per la custodia eucaristica ancora in uso.
L’altare post-conciliare, in posizione più avanzata, è formato da una lastra di marmo appoggiata su due sostegni.
L’ambone ligneo a consolle è posto a sinistra dell’altare.
La sede del celebrante è in legno di mogano, sulla destra del coro appena dietro all'ambone. Sono presenti sedie lignee per i chierici.
Il fonte battesimale è posto nella prima cappella a sinistra dell’ingresso, ha forma esagonale ed è in marmo bianco. Prevede il rito per aspersione.
Sono presenti confessionali lignei simmetrici nelle terze cappelle dell’aula.
La sacrestia ha l’accesso sulla sinistra del presbiterio.
Adeguamento liturgico
altare - aggiunta arredo (Anni '70)
Sul presbiterio marmoreo, in recepimento delle norme liturgiche del concilio Vaticano II è stato costruito un nuovo altare, frontale rispetto all'altare esistente e rivolto verso l'assemblea. E' formato da una lastra di marmo appoggiata su due pilastrini, anch'essi marmorei.