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restauro
adeguamento liturgico
Bologna
Bologna
basilica
parrocchiale
S. Martino
Parrocchia di San Martino
contesto; impianto planivolumetrico; esterno; pianta; interni; impianto strutturale; apparati liturgici
altare - aggiunta arredo (1973); ambone - aggiunta arredo (1990); Sede - aggiunta arredo (1980)
1217 - 1217(costruzione intero bene); 1305 - XIV(ristrutturazione intero bene); 1308 - 1353(ricostruzione intero bene); 1350 - 1400(ampliamento intero bene); 1500 - 1510(restauro ed ampliamento intero bene); 1728 - 1728(ristrutturazione campanile); 1900 - 1900(restauro intero bene); 1919 - 1919(restauro abside e campanile); 1969 - 1969(rifacimento interni); 1985 - 1987(restauro affreschi)
Basilica di San Martino
Tipologia e qualificazione basilica parrocchiale
Denominazione Basilica di San Martino <Bologna>
Altre denominazioni S. Martino
Autore (ruolo)
Rubbiani, Alfonso 
Ambito culturale (ruolo)
gotico (costruzione)
architettura eclettica (costruzione facciata)
Notizie Storiche

1217  (costruzione intero bene)

La chiesa fu edificata su una preesistente costruzione nel 1217 ed era anticamente chiamata San Martino dell'Aposa, per la presenza del torrente omonimo proprio sul fronte della chiesa, alla quale si poteva accedere solo tramite un ponte di legno.

1305 - XIV (ristrutturazione intero bene)

Nel 1305 le fu associato il contiguo ospedale di San Martino dell'Aposa e contemporaneamente i frati iniziarono una vasta opera di acquisto di case e terreni limitrofi in zone. Questo portò alle decise proteste degli eremitani di San Giacomo Maggiore, i quali, considerando l'eccessiva vicinanza tra le due realtà religiose, si opposero strenuamente all'allargamento delle strutture di San Martino.

1308 - 1353 (ricostruzione intero bene)

Secondo il Raule, nella ricostruzione dell'edificio iniziata nel 1308 e ancora non terminata nel 1353, dopo diverse interruzioni, la zona absidale dovrebbe essere quella cronologicamente più recente.

1350 - 1400 (ampliamento intero bene)

Alla metà del Trecento il complesso religioso divenne uno dei centri più importanti dello studio teologico universitario: questo portò naturalmente grande prestigio e fu quindi possibile dare avvio a grandi lavori, non solo di abbellimento della chiesa, ma anche di consolidamento e ingrandimento delle strutture monastiche, che in breve tempo arrivarono a contare ben cinque chiostri, includendo all'interno del complesso anche alcuni vicoletti e strade che furono chiusi al pubblico passaggio.

1500 - 1510 (restauro ed ampliamento intero bene)

La chiesa fu restaurata ed ingrandita alla fine del Quattrocento, quando furono avviati nuovi lavori diretti da Giovanni da Brensa. Si operò la copertura del torrente in volta di mattoni, con il prolungamento di una nuova campata. Nel 1504 si abbatterono delle case di fronte alla facciata della chiesa per creare l'ampio sagrato. Il Chiostro cosiddetto "dei morti" fu costruito in questo anno da Mastro Giovanni di Pietro detto il "Brensa".

1728  (ristrutturazione campanile)

Nel 1728 il campanile fu trasformato in stile romanico-gotico.

1900  (restauro intero bene)

Ampi restauri furono realizzati all'inizio del Novecento ad opera di Alfonso Rubbiani, in particolare sulla facciata e nella zona absidale. Nel 1879 la facciata fu adornata con disegno di Giuseppe Modonesi.

1919  (restauro abside e campanile)

Nel corso del 1919, ad opera dell'arch. Edoardo Collamarini (1864-1928) fu modificata l'abside riportandola allo stile antecedente gli interventi del 1669. Fu inoltre ripristinata la base del campanile, oggi battistero. Sono motorizzate le campane.

1969  (rifacimento interni)

Pavimento rifatto in toto al fine di arginare i fenomeni di umidità saliente; la vecchia pavimentazione presentava rigonfiamenti. Restauro di tutti gli altari laterali. Restauro degli scanni e della predella e del postergale del coro. Rifacimento dell'impianto di illuminazione ed audiofonico del coro.

1985 - 1987 (restauro affreschi)

Il restauro operato da Gianantonio Mecozzi ha permesso di recuperare le antiche trasparenze dei vetri e l'originale equilibrio dei colori nelle opere murali.
Descrizione

La basilica di San Martino sorge nell’omonima piazza, a cavallo fra l’area urbana della cerchia di selenite e l’addizione longobarda, prossima alla zona universitaria. L’impianto , originario del secolo XIII ma più volte modificato fino al secolo XVI, è connotato dalla spazialità limpida e commensurabile del gotico bolognese maturo, con tre navate e sei ampie campate terminanti in un coro quadrato. La facciata attuale è, invece, una rivisitazione neo-gotica degli ultimi anni del secolo decimonono, mentre la parete meridionale lungo Via Marsala è preservata nel suo aspetto cinquencentesco. La chiesa accoglie innumeri opere d’arte di gran valore, fra cui i lacerti di un’Adorazione di Paolo Uccello, oltreché dipinti di Vitale da Bologna, Lippo di Dalmasio, Simone dei Crocifissi, Amico Aspertini, Francesco Francia e Ludovico Carracci. Il complesso comprende il chiostro dei Morti, paradigmatico del cinquecento bolognese.
contesto
La chiesa sorge all'interno del tessuto urbano medievale della città di Bologna, a poca distanza dalla zona universitaria. Gli edifici limitrofi, variamente databili fra XVI e XVIII secolo, presentano i caratteri tipici delle costruzioni bolognesi a due o tre piani fuori terra, tinteggiati di giallo e rosso, con portico e attività commerciali al piano terra.
impianto planivolumetrico
La chiesa, il campanile, la canonica, la sagrestia e il chiostro si presentano aggregate orizzontalmente, avendo conglobato, come possibile leggere planimetricamente, le preesistenze su lotto gotico.
esterno
L'ingresso alla chiesa è preceduto da un ampio sagrato, adibito a parcheggio, rivestito con cubetti in porfido e delimitato da fittoncini e catene. La facciata in mattoni a vista a salienti evidenzia l'impianto basilicale, con quattro paraste doppie in corrispondenza dei contrafforti e dei cantonali. La centro della facciata un portale in pietra d'Istria, strombato e timpanato. Entro le paraste sono scavate sei nicchie, con mosaici in piccole murrine e tessere d’oro, rappresentanti i quattro Evangelisti, l'Arcangelo Gabriele e l'Arcangelo Michele. In asse con l'accesso un rosone policromo. Nelle ali due aperture archiacute. Sopra le tre bucature si presentano altrettante croci in pietra d’Istria in bassorilievo. Il fastigio in cotto è ornato da un trionfo di arcatelle pensili e da una trabeazione fittamente trapunta di motivi geometrici. Sulla copertura, in corrispondenza delle paraste, spiccano quattro pinnacoli in arenaria. Il fianco della chiesa su via Marsala presenta ben leggibile la successione della cappelle interne: ogni campata, individuata da lievi paraste, presenta un registro inferiore con due finestre a tutto sesto ed uno superiore con rosone circolare sull’asse di simmetria fra le due aperture sottostanti. Entro la seconda campata dal fronte è ricavato un portale in arenario con arco di scarico, inquadrante un accesso laterale. Sul retro, prospicente via Mentana, sono visibili l’abside e il campanile. Sul fronte, a sinistra, svetta un tiburio ottagonale.
pianta
Impianto basilicale a tre navate.
interni
Le sei campate dell’aula sono scandite da cinque pilastri polistili sagramati, fra cui corrono arcate a sesto acuto. La copertura delle navate, del presbiterio e dell'abside è costituita da volte a crociera con costoloni decorati a tempera. La navata centrale è illuminata da un claristorio di dieci finestre circolari con cornice lapidea tinteggiata di rosso, dal rosone della controfacciata e da quello absidale. Lungo le pareti laterali sono ricavate nicchie e cappelle per altari minori. La chiesa termina con un abside quadrato; a destra si questo trova posto una cappella feriale e sul lato sinistro il campanile, che al piano terra ospita il battistero. A sinistra del presbiterio sono invece presenti l'accesso all'ampio chiostro della chiesa e quello della sacrestia. La spazialità così definita insieme alle membrature, le paraste e le decorazioni di colore rosso carmineo, dona all’ambiente, contrastando sul candido intonaco, la tipica impressione di librata purezza del gotico bolognese. La pavimentazione è interamente in graniglia colorata.
impianto strutturale
Struttura in muratura portante in mattoni.
apparati liturgici
L'assemblea, posta in conformità con lo spazio dell'aula, è distribuita su due file di panche in legno disposte a battaglione. Il presbiterio, separato da una balaustra metallica con elementi dorati, è rialzato rispetto alla navata di due gradini. La navatella destra ospita, in corrispondenza della prima campata, una fila di panche in legno disposte a battaglione e collocate frontalmente. Il fonte battesimale, catino lapideo inamovibile, è conservato nella cappella ricavata al piano terra del campanile. Sono presenti cinque confessionali in legno distribuiti lungo le navatelle, a ridosso dei pilastri della parete esterna, risalenti al sec. XVII.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (1973)
L'altare post-conciliare è fisso, consacrato e rialzato di un gradino rispetto al piano del presbiterio. È stato realizzato nel 1973 su disegno del sacerdote decoratore Angelo Raule di Rovigo. Ha la mensa di forma rettangolare, e il fronte ospita un paliotto in scagliola colorata “carpigiana” del 1729 raffigurante un fanciullo condotto per mano da un adulto.
ambone - aggiunta arredo (1990)
Le letture vengono proclamate da un ambone a leggio in legno dorato intarsiato.
Sede - aggiunta arredo (1980)
La sede, posizionata alla destra dell'altare, è in legno dorato, con seduta e schienale rivestite in velluto. Lateralmente sono presenti due sedie per concelebranti nello stile della sede, ma con schienali più bassi e privi di braccioli.
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