Un importante documento iconografico del 1601 è rappresentato dal dipinto murale di fattura popolare realizzato sulla parete nord dell’aula raffigurante la “Madonna con Bambino contornati da Cherubini tra i santi patroni Vito, Modesto, Crescenzia e Lucia”, e riproducente sullo sfondo sintetiche vedute della chiesa di Merlengo e delle ville poste lungo la strada Postumia.
1667 (restauro intero bene)
Numerosi interventi di ristrutturazione e parziale modifica si susseguono nei secoli successivi. Lavori di restauro vengono ordinati da Giovanni Corner nel 1667, avendo trovato la chiesetta in grave disordine.
1680 - 1714 (esistenza carattere generale)
La piccola chiesa di San Vito, situata a ridosso dell’antica strada romana Postumia, è un edificio d’origine altomedievale ripetutamente rimaneggiato nel tempo.
Una mappa del 1680 ca. ed una del 1714 raffigurano il sacello circondato da un’ampia area scoperta di pertinenza che interrompeva il rettilineo della strada.
1730 (restauro intero bene)
Al 1730 è da far risalire una consistente ristrutturazione del sacello, che ne ha comportato in parte la modifica dell’aspetto, con l’innalzamento del tetto ed il parziale rifacimento della facciata.
1797 (esistenza intero bene)
Una mappa stradale del 1797 mostra la Postumia regolarizzata, ma con una deviazione ad arco in corrispondenza della chiesetta, che in tal modo mantiene una certa distanza dal tracciato stradale.
1834 - 1835 (rifacimento copertura)
Tra il 1834 e il 1835 viene nuovamente rifatto il tetto.
1842 (esistenza intero bene)
Nel Catasto Austriaco del 1842 la strada appare, come oggi, rettificata e tangente l’edificio storico.
1849 (restauro intero bene)
Di lì a poco si interviene con un ulteriore restauro, conclusosi il 24 settembre 1849 quando l’edificio viene riaperto al pubblico.
1881 (realizzazione pala d'altare)
Nel 1881 il pittore Luigi Baretton di Povegliano viene incaricato di dipingere la pala d’altare raffigurante i “Santi Vito, Modesto e Crescenzia”. È probabile che sia in quest’epoca che viene realizzato il piccolo campanile a vela in calcestruzzo sopra il tetto, con una bifora che ospita due piccole campane.
1897 (chiusura intero bene)
Nonostante i lavori, dopo 15 anni, il 7 agosto 1897, l’uso della chiesetta viene interdetto per motivi di pubblica incolumità.
1898 (riapertura intero bene)
Nel maggio dell’anno seguente, dopo solleciti lavori di restauro, il tempio viene riaperto.
1919 (restauro facciata)
Durante la guerra l’edificio viene occupato dai militari. Finita la guerra, nel 1919, vengono eseguiti lavori consistenti di recupero della facciata.
1978 - 1980 (restauro intero bene)
In tempi recenti, negli anni 1978-1980, viene eseguito un complessivo intervento di consolidamento strutturale e restauro, che tuttavia non ha risolto alcune problematiche, anche strutturali, quali il consolidamento delle murature, lo stacco della facciata, i fenomeni di umidità di risalita, il degrado degli intonaci, la distruzione degli ornati architettonici.
2019 (restauro intero bene)
Nel 2019 si procede al consolidamento delle pareti esterne e al rifacimento del marmorino esterno, e al restauro del tetto.
Descrizione
La piccola chiesa di San Vito, situata a ridosso dell’antica strada romana Postumia, è un edificio d’origine altomedievale ripetutamente rimaneggiato nel tempo.
Un importante documento iconografico del 1601 è rappresentato dal dipinto murale di fattura popolare realizzato sulla parete nord dell’aula raffigurante la “Madonna con Bambino contornati da Cherubini tra i santi patroni Vito, Modesto, Crescenzia e Lucia”, e riproducente sullo sfondo sintetiche vedute della chiesa di Merlengo e delle ville poste lungo la strada Postumia. Numerosi interventi di ristrutturazione e parziale modifica si susseguono nei secoli successivi. Al 1730 è da far risalire una consistente ristrutturazione del sacello, che ne ha comportato in parte la modifica dell’aspetto, con l’innalzamento del tetto ed il parziale rifacimento della facciata. Durante la guerra l’edificio viene occupato dai militari. Finita la guerra, nel 1919, vengono eseguiti lavori consistenti di recupero della facciata. La semplicità della facciata è nobilitata da un asciutto sistema trilitico formato da paraste doriche sormontate da un frontone triangolare, al centro del quale si apre una piccola finestra quadrilobata simile alle due laterali inferiori. Sopra l’ingresso si intravedono le tracce di un grande stemma che lo storico Fapanni, nell’Ottocento, poté riconoscere, assegnandolo alla Commenda Corner, allora giuspatrona della chiesetta. Un campaniletto in calcestruzzo, con una bifora che ospita due piccole campane, si erge sopra il tetto.
Pianta
La piccola chiesa ha impronta classica e ripropone, a scala ridotta, tutti gli elementi tipici della chiesa veneto sei-settecentesca: aula rettangolare a capanna con facciata classica sulla quale si apre l’ingresso principale.
Facciata
La semplicità della facciata è nobilitata da un asciutto sistema trilitico formato da paraste doriche sormontate da un frontone triangolare, al centro del quale si apre una piccola finestra quadrilobata simile alle due laterali inferiori. Sopra l’ingresso si intravedono le tracce di un grande stemma che lo storico Fapanni, nell’Ottocento, poté riconoscere, assegnandolo alla Commenda Corner, allora giuspatrona della chiesetta. Un campaniletto in calcestruzzo, con una bifora che ospita due piccole campane, si erge sopra il tetto.
Coperture
La copertura è a doppia falda e la struttura, che sorregge il tetto, è composta da sei capriate in legno a vista su mensole di legno, che sorreggono una trama di arcarecci lignei, uno strato di tavelline in cotto ed un manto di coppi tradizionali in cotto.
Fondazioni
Le fondazioni sono costituite da una massicciata di ciottoli e sono state rinforzate nel 1980 con un trave-cordolo in calcestruzzo armato addossato e collegato alle antiche fondazioni.
Struttura
La muratura portante è realizzata in materiale misto, costituito da mattoni in cotto, sassi e pietre sbozzate.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione interna è stata sostituita con il restauro del 1980 ed è costituita da una superficie di tavelle in cotto di recupero posate su una soletta in calcestruzzo armato con sottostante ghiaione di drenaggio.
Elementi decorativi
All'interno, sulla parete nord, un affresco seicentesco, rappresentante i santi patroni (Vito, Crescenzia, Lucia e Modesto) e la Madonna col Bambino in cielo: è una pittura di stile popolareggiante, ma interessante per la sua freschezza ed originalità. Essa raffigura sullo sfondo una singolare veduta della campagna ponzanese con i suoi pittoreschi villaggi.
Adeguamento liturgico
altare - aggiunta arredo (anni 2000)
L'altare si presenta come un monolite in pietra rosa.