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San Michele di Piave
Cimadolmo
Treviso
chiesa
parrocchiale
S. Michele Arcangelo
Parrocchia di San Michele Arcangelo
Pianta; Prospetti; Acquasantiera; Elementi decorativi; Altari; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni
presbiterio - intervento strutturale (anni Settanta)
1837 - 1837(restauro intero bene); 1922 - 1927(costruzione intero bene); 1997 - 1997(restauro apparato decorativo); 2009 - 2009(manutenzione coperture)
Chiesa di San Michele Arcangelo
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Michele Arcangelo <San Michele di Piave, Cimadolmo>
Altre denominazioni S. Michele Arcangelo
Autore (ruolo)
Candiani, Luigi (ricostruzione)
Donati, Carlo (realizzazione affreschi)
Celotti, Vittorio (realizzazione statua)
Trevisiol, Leonardo (progettazione altari)
Ambito culturale (ruolo)
neoclassico (costruzione)
Notizie Storiche

1837  (restauro intero bene)

Negli anni precedenti al 1837 si rende necessario un restauro della chiesa di San Michele di Piave, su progetto dell’artista Antonio Zanchetta. Lacunare e presbiterio sono affrescati dall’artista Demin di Belluno. L'edificio è caratterizzato dalla presenza di venti colonne, con capitello ionico ed architrave sulla quale è impostata la volta. Il 3 maggio 1837, la chiesa di San Michele viene consacrata e nell’urna dell’altare maggiore vengono deposte le reliquie dei Santi Martiri Alessandro, Evenzio e Teodulo.

1922 - 1927 (costruzione intero bene)

La chiesa precedente viene pesantemente bombardata durante la Prima Guerra Mondiale. Si rende dunque necessaria la sua ricostruzione, su progetto dell'architetto Candiani, indicativamente sullo stesso sito. La pianta rimane simile alla precedente, a forma concentrica con la nuova copertura a cupola e lanterna.

1997  (restauro apparato decorativo)

In occasione dei settant’anni dalla consacrazione si provvede ad un importante restauro delle decorazioni parietali, dei dipinti e degli arredi fissi presenti.

2009  (manutenzione coperture)

Nel 2009 sono eseguiti interventi di manutenzione della struttura di copertura e di rimozione del manto di rivestimento della cupola in guaina bituminosa con sovrastante foglio in rame e posa di un nuovo rivestimento in zinco-titanio. Contestualmente si opera anche sul manto di copertura del pronao e sulle parti di cornici di gronda deteriorate del presbiterio e della sagrestia.
Descrizione

Dell'esistenza di una chiesa a San Michele di Piave si hanno notizie già in epoca remota. La chiesa fu pesantemente danneggiata durante la prima guerra mondiale, al punto che si decise per la sua ricostruzione (1922-1927), su progetto dell'architetto Candiani di Vazzola. La chiesa è dotata frontalmente di un pronao tetrastilo con timpano apicale ed è costituita da un’aula circolare, con quattro cappelle laterali e presbiterio di forma rettangolare rialzato. Le pareti dell’aula, rinforzate da venti colonne a capitello ionico sostengono un tamburo cilindrico, sottolineato da cornici modanate e munito di quattro termali. La copertura a cupola, esternamente costolata e rivestita da lastre in zinco titanio, termina con una lanterna sul cui cupolino spicca la statua lapidea di San Michele Arcangelo. All'interno vi trovano spazio gli affreschi di Carlo Donati.
Pianta
La chiesa dotata frontalmente di un pronao tetrastilo con timpano apicale, è costituita da un’aula circolare, con quattro cappelle laterali e presbiterio di forma rettangolare rialzato. Le pareti dell’aula, rinforzate da venti colonne a capitello ionico trattare a finto marmo con tecnica ad encausto, sostengono un tamburo cilindrico, sottolineato da cornici modanate e munito di quattro termali.
Prospetti
Le pareti esterne sono intonacate e dipinte sui toni dell'avorio. La facciata principale presenta un pronao tetrastilo con timpano apicale. La copertura a cupola, esternamente costolata e rifinita da un manto in zinco titanio, termina con un’ariosa lanterna sul cui cupolino spicca la statua lapidea di San Michele Arcangelo, eseguita nel 1925 dallo scultore coneglianese Vittorio Celotti (San Fior 1866 – Conegliano 1942).
Acquasantiera
Alla destra dell’ingresso è visibile un'acquasantiera a fusto sopravvissuta al bombardamento della chiesa precedente. Si tratta di un elegante manufatto con piede triangolare a lati inflessi su cui poggiano un esile fusto a balaustro in pietra grigia ed una vasca in marmo di Carrara a quattro facce, finemente scolpite ad embricazioni con serto ovale in marmo nero e rinforzate negli spigoli da costole aggettanti trattate a carnosi sgusci. Se il piede e il fusto appaiono di fattura più recente, la vasca è ascrivibile a maestranze venete dei primi del Cinquecento, non lontane dagli esiti della coeva scultura lombarda, filtrata nell’entroterra veneto ed in Friuli tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo.
Elementi decorativi
La decorazione della cupola è stata realizzata a tempera dal professor Carlo Donati (Verona 1874 – 1949) nel 1927, in soli tre mesi di lavoro. In essa "Il Padre Eterno affida all’Arcangelo Michele l’incarico di debellare Lucifero e gli angeli ribelli". Se la velocità dell’esecuzione ha giocato a scapito dello studio delle proporzione e della resa psicologica ed emotiva dei personaggi, tanto da indurre il Chimenton (1929) a criticarne il “semplicismo” e a lasciare “…ai posteri l’ultima parola”, è da riconoscere al pittore la rigorosa interpretazione del messaggio teologico suggerito dalle complesse gerarchie di figura simboliche rappresentate intorno all’episodio principale. Allo stesso Donati si devono le decorazioni del tamburo, ricche di spunti iconografici, dalla "Resurrezione di Cristo" alle figure degli Apostoli, dai numerosi Santi legati al culto locale allo stesso Carlo Donati ritratto in atto di preghiera insieme ai suoi collaboratori.
Altari
L’altare maggiore è impreziosito dalla presenza dei due angeli e dei candelabri in marmo di Carrara e dal bassorilievo con la "Deposizione" collocato sul paliotto. I quattro altari laterali, molto simili tra di loro ma trattati con marmi diversi, sono dedicati rispettivamente a Sant’Antonio da Padova e al Crocifisso in cornu evangelii, al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna del Rosario in cornu epistulae. I cinque manufatti vennero eseguiti per la nuova chiesa dalla ditta Giovanni Scarante di Pietrasanti di Lucca, su disegno dell’ingegner Leonardo Trevisiol dell’Ufficio Tecnico di Treviso. Le statue in legno scolpito e dipinto ospitate entro le nicchie degli altari laterali, come pure le figure dei Quattro Evangelisti e le Stazioni della Via Crucis, sono esempi della produzione scultorea tipica della Val Gardena, largamente richiesta anche in questo territorio tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento per la qualità dell’esecuzione e per l’immediatezza espressiva.
Coperture
La copertura a cupola insiste su un cordolo realizzato in calcestruzzo. La struttura principale è composta da centine disposte secondo i meridiani e da otto costoloni semicircolari. Nella parte interna la struttura è tamponata da uno strato di cantinelle e malta comune, mentre nella parte esterna è presente uno strato impermeabilizzante e delle lastre in zinco titanio. Alla sommità è collocata una lanterna finestrata, con copertura semisferica rivestita in zinco titanio.
Pavimenti e pavimentazioni
Il pavimento del corpo principale è realizzato con lastre di marmo rosso e bianco di Verona, disposte in modo da formare dei disegni geometrici. Il pavimento del presbiterio, invece, è in lastre di marmo broccatello di Verona, Cenna, nembro bianco e mandorlà. Il disegno è a croce greca, in marmo Cenna, contornato da due fasce in broccatello in nembro bianco; la riquadratura generale è in Cenna. In lastre di marmo broccatello è anche il pavimento del pronao.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (anni Settanta)
Negli anni Settanta è stato inserito l'altare fisso nel presbiterio. L’altare, in legno scuro, è composto da una parte verticale formata da sette elementi di dimensioni diverse; sull’elemento frontale vi è un’immagine intagliata che rappresenta una cicogna, simbolo di purezza, che nutre i suoi cuccioli. Il piano dell’altare è sempre in legno scuro, senza intagli né decorazioni. L’ambone mobile in legno scuro è composto da un piedistallo rettangolare e due elementi verticali a L rovesciata. Prima dell’adeguamento liturgico era presente una balaustra a chiudere il presbiterio realizzata in ferro levigato, con cornici in ottone battuto, lavorata a mano.
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