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Rimini
Rimini
chiesa
sussidiaria
S. Maria in Corte
Parrocchia di S.Agostino
Elementi decorativi; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Struttura
altare - aggiunta arredo (Anni'80)
1038 - 1317(costruzione edificio culto intero bene); 1779 - 1806(costruzione edificio di culto intero bene)
Chiesa di Santa Maria in Corte (Servi)
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di Santa Maria in Corte (Servi) <Rimini>
Altre denominazioni Chiesa dei Servi
S. Maria in Corte
Ambito culturale (ruolo)
barocco (costruzione)
Notizie Storiche

1038 - 1317 (costruzione edificio culto intero bene)

Il primo documento certo è quello riportato dal Battaglini datato 1038, in cui si menziona secondo le antiche mappe, la chiesa di Santa Maria in Corte, la quale era posizionata sopra il muro antico della città. Dagli inizi del XIV secolo compaiono i frati “Servi di Maria” che fondano un loro convento non lontano dalla chiesa parrocchiale, e quivi costruiscono anche la loro chiesa che il 9 novembre 1315 il vescovo Federico Balacchi consacra, dedicandola alla Beata Vergine Maria. Una pergamena gambalunghiana datata 1317 riporta la richiesta dei padri Serviti al Podestà di Rimini di esenzione dalla tasse per alcune case, in realtà abbattute per costruire la nuova chiesa.

1779 - 1806 (costruzione edificio di culto intero bene)

La chiesa, che è rimasta nella sua struttura portante fino ai nostri giorni, è stata rimaneggiata nel 1779 dal priore Amadio Baldini su progetto di Gaetano Stegani che ha sovrapposto all’originale stile architettonico, l’attuale barocco. Durante tutti questi secoli però la chiesa di Santa Maria in Corte ha continuato ad essere la sede parrocchiale, fino al 1786, quando per il devastante terremoto della notte di Natale fu irrimediabilmente danneggiata. Il 6 luglio 1797, con la soppressione napoleonica, i Servi se ne vanno dal loro convento lasciando il posto ai Domenicani che però vi rimangono solo un anno, fino al 31 agosto 1798. Nel 1806 la Parrocchia di Santa Maria in Corte lascia il piccolo e fatiscente oratorio dell’Aspettazione e si trasferisce alla grande chiesa che, per il passato storico, continuerà ad essere chiamata dei Servi. Intorno alla fine del XIX secolo la chiesa venne ancora restaurata. Fu rinnovato anche il campanile grazie al progetto del ing. Giovanni Monti
Descrizione

La facciata a capanna della chiesa che risale al 1894, venne costruita seguendo un preciso orientamento neoclassico di semplicità e grandezza. La forma del portale suggerisce nei volumi la planimetria della navata interna. Il cotto utilizzato per la fronte è impreziosito da alti contrafforti che terminano in capitelli d’ordine corinzio. Inoltre, le basi dei contrafforti coincidono formalmente e cromaticamente con un cornicione orizzontale di marmo bianco che gioca sul contrasto di colore con la facciata. A determinare il confine tra registro inferiore e superiore vi è un massiccio cornicione orizzontale che decora e ritma la facciata. Nel registro superiore impera una raffinata serliana: grande finestra con un’apertura centrale ad arco fiancheggiata da due aperture più strette. L’interno ad una navata, riedificato nel 1779 su disegno di Gaetano Stegani, rappresenta uno dei più pregevoli interventi di ristrutturazione settecentesca compiuta in città; contiene infatti notevoli stucchi di Antonio Trentanove, che profuse qui una inesauribile fantasia e raffinata eleganza, in particolar modo, nei telamoni che sorreggono la cantoria. La profusione di oro e bianco accentuano la ricchezza stilistica barocca che qui giunge al culmine: le alte colonne scanalate su podio con capitelli corinzi direzionano lo sguardo verso la zona presbiterale riccamente decorata; essa sormontata da una cupola che evidenzia maggiormente un catino absidale ove troneggia una Madonna con Bambino benedicente.
Elementi decorativi
l’apparato decorativo della chiesa è stato concepito dai padri Serviti con molta cura su due registri: l’esaltazione di Maria e la celebrazione dei santi dell’Ordine. Alla Madonna sono state riservate le parti più nobili della chiesa: l’abside, il presbiterio, la parte mediana della navata. Al centro dell’abside, in una grande nicchia, era posta come oggi la statua della madonna con il Bambino. Sembra che l’attuale, venerata come Madonna del Rosario, provenga dall’oratorio del Rosario dei Domenicani; ma non è certo, perché i Serviti già nella loro vecchia chiesa avevano all’altare maggiore una “bellissima statua riccamente vestita”. I Domenicani, portarono nella chiesa dei Servi una bella tavola di Benedetto Coda del 1513 raffigurante la Madonna del Rosario fra i sani Domenico e Francesco (ora nel Museo della Città). In alto, al centro della conca absidale, risalta appunto il cuore raggiante dell’Addolorata, trafitto da sette spade e affiancato da due angioletti adoranti. Altri angioletti nei pennacchi della cupola portano e agitano simboli che esaltano le virtù di Maria: la rosa, la palma, l’ulivo, il cedro del Libano. Sulla volta della navata è un’immagine elegantissima dell’Immacolata in gloria accolta dal Padre Eterno, commissionata appositamente dalla compagnia della Santissima Concezione a Roma ad un bravo pittore marchigiano, Pietro Tedeschi, nel 1783; nell’altare di sinistra c’era un Crocifisso, sostituito nel 1866 dell’immagine di Cristo in pietà, riaffiorata nel 1789 dagli intonaci del portico del Comune. Le ricche cornici intagliate di queste opere sono sostenute da angeli a tutto tondo dalle grandi ali piumate. Gli altri quattro altari della navata, inseriti come gli altri in leggere concavità ricavate nelle pareti, sono riservati a devozioni tradizionali della chiesa dei Servi e a santi del loro Ordine: i primi due altari hanno pale secentesche dedicate rispettivamente alla Madonna con San Giovani Battista e altri Santi, e alla Madonna di Reggio con Sant’Agostino e Santa Monica. I due altari verso il presbiterio sono dedicati a San Pellegrino Laziosi e a San Filippo Benizzi. La pala del primo è data 1784 e siglata dal più illustre pittore bolognese del momento, Gaetano Gandolfi, mentre l’altra non si sa se fu mai realizzata: al suo posto dal 1809 figura una tela con San Luca che ritrae la Vergine, proveniente dalla distrutta chiesa di Santa Maria in Corte. Prima delle dorature il vano della navata – tutto bianco, con sobrie variazioni di tono tra le parti murarie intonacate e le parti modellate dagli stucchi canditi di tradizione bolognese – doveva apparire meno fastoso, ma più delicato. Di notevole importanza la cantoria con uno splendido organo barocco.
Coperture
la navata presenta un controsoffitto incannucciato; la zona presbiterale è sormontata da una cupola non strutturale.
Pavimenti e pavimentazioni
con mattonelle in cemento di forma esagonale di colore rosso e bianco con inserti centrali .
Struttura
in muratura di mattoni con tetto a due acque in legno.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (Anni'80)
Altare versus populum in legno, costituito da un parallelepipedo con paliotto frontale.
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