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774 - 1008 (origini carattere generale)
La pieve di S. Pietro è per tradizione documentata dal 774, quando sarebbe citata in un diploma (in realtà spurio) di Carlo Magno a favore della badia di Nonantola. Probabilmente la chiesa risale, invece, al X secolo. Nel corso dell’XI secolo la pieve, connessa alla via Volterrana e al borghetto d’origine altomedievale, passa gradualmente sotto l’egemonia dell’episcopio fiorentino, al quale annualmente, nel giorno di S. Giovanni Battista, il piviere di S. Pietro deve un tributo di 20 soldi imperiali, come è testimoniato dal 1008.
1056 - XI (ricostruzione romanica chiesa)
La chiesa è ancora citata il 2 dicembre del 1056 (e non il 2 febbraio 1057 stile moderno, come attestano alcune fonti), quando la località di “Mercato” risulta essere feudo di Guglielmo di Tedaldo, appartenente ai conti Alberti di Vernio e Mangona o ad alcuni loro consorti e “vicecomites” (i ghibellini Da Montespertoli?), signore anche di Lucignano (con il suo castello) e di S. Pancrazio; con un atto rogato in quel giorno egli dona i suoi beni al fratello Ranieri. L’edificio è consacrato nel 1057, forse in seguito ad una sua ricostruzione, che invece la tradizione leggendaria fa risalire ad alcuni decenni più tardi per iniziativa della contessa Matilde di Canossa (1046-1115). La nuova pieve è realizzata ad impianto basilicale triabsidato, con pilastri d’ascendenza romanico-lombarda.
XII - XII fine (cenni storici carattere generale)
Almeno dal XII secolo il patronato spetta anche ai monaci nonantolani. Allo scadere di quel secolo risalgono il fonte battesimale a tarsie marmoree e forse un ambone oggi perduto. Presso la pieve esiste un importante ‘mercatale’ settimanale.
XIII - 1299 (cenni storici carattere generale)
Già nel XIII secolo il ‘castello’ (nucleo abitato fortificato) di S. Pietro spetterebbe ai Machiavelli (almeno secondo la proposta scarsamente verosimile del Nardi-Dei), ma certamente non ancora il patronato della pieve, che, allo scadere del Duecento, doveva essere ancora dei ghibellini Da Montespertoli e dei conti Alberti e non dei guelfi Frescobaldi (come riportano, anch’essi erroneamente, il Repetti, il Calzolai ed il Cirri, notizia già rigettata dal Nardi-Dei). Nelle decime vaticane del 1276 e del 1299 la ricca pieve paga 40 libbre di censo. In quel secolo sono realizzati una superstite bifora posta a destra del portale della canonica e la torre campanaria.
1311 - 1325 (cenni storici carattere generale)
Nel 1311, con la confisca dei beni dei figli di Filippo da Montespertoli effettuata dalla Repubblica guelfa fiorentina, una parte del patronato di S. Andrea a Montespertoli passa ai Capitani di Parte Guelfa e così pure accade per quello della pieve di S. Pietro, anch’esso dei Da Montespertoli, sebbene il Repetti lo dica essere stato fin da prima dei Frescobaldi, i quali invece lo dovrebbero forse aver in parte ottenuto prima del 1330. Il complesso ecclesiastico è fortificato a guisa di castelletto ed è munito della torre che funge anche da campanile. Sappiamo che nel 1313 si radunano presso la pieve i vari rettori delle chiese suffraganee (allora in numero di sedici, ma precedentemente erano state ventisette o ventotto) per eleggere il sindaco. Nel 1325 Castruccio Castracani pretende tre ostaggi tra i ‘popolani’ della pieve di S. Pietro; in quell’anno presso la chiesa esiste un Capitolo di canonici.
1330 - XIV (cenni storici carattere generale)
Nel 1330 è pievano Filippo Frescobaldi, famiglia alla quale appartiene parte del patronato, mentre altre sono dei Capitani di Parte e forse ancora di alcuni dei Da Montespertoli. La località di S. Pietro in Mercato costituisce il capoluogo dell’omonima Lega, sede podestarile.
1363 - 1398 (cenni storici carattere generale)
La pieve è nuovamente citata nel 1363, prima memoria esistente “nei Campioni della Curia” ancora documentati nel 1847. Nel 1393 i Machiavelli, con l’estinzione dei Da Montespertoli in Cigno di Agnolo, ereditano nelle persone di Lorenzo e di Boninsegna di Filippo (il trisavolo del famoso Niccolò) anche la metà del castello di Montespertoli e i due terzi del patronato sulla chiesa di S. Andrea; se non già da prima, come attesta il Nardi-Dei, da allora certamente pure una parte della pieve di S. Pietro diviene di loro patronato. Non sappiamo quando invece cessi il patronato spettante ai Frescobaldi. Il 6 settembre del 1398 sono promulgati, a cura del notaro fiorentino Biagio di Paolo di Matteo de Catignano, gli statuti della Lega di S. Pietro in Mercato.
1427 - 1437 (cenni storici patronato della pieve)
Nel Quattrocento i Machiavelli debbono rivendicare legalmente il parziale patronato della pieve di S. Pietro in Mercato. Nel 1427 una parte di esso e di quello di varie chiese nel suo piviere spettano a Boninsegna di Francesco Machiavelli ed ai figli di Lorenzo e di Boninsegna di Filippo: rispettivamente Filippo, Agnolo, Giovanni e Francesco e Guido, Niccolò, Zotto (Giotto) e Giovanni. Un’altra parte del patronato è sempre dei Capitani di Parte. Nel 1437 i Capitani impongono che siano inserite le loro insegne “nella facciata di fuori della decta pieve et in luogo eminente et aperto”.
1456 - XV fine (cenni storici carattere generale )
Risale al 1456 il codice del “Rituale per la benedizione del fonte battesimale di San Piero in Mercato”, che reca la descrizione della cerimonia di benedizione del fonte avvenuta il 20 maggio di quell’anno, all’epoca in cui è pievano Francesco Machiavelli (dal 2000 custodito nel Museo). Tale pievano dovrebbe identificarsi con un Francesco figlio di Francesco di Lorenzo Machiavelli, “dottore di ragione chalonica” già nel 1427, nonché cugino del nonno paterno del celebre Niccolò. Nel 1465 il precedente ‘mercatale’ esistente presso la pieve di S. Pietro viene sostituito dal Mercatale di Montespertoli, borgo che va assumendo egemonia territoriale. Nel 1470 Giovanni Gamberti fonde un sonello (campanella). Alla fine di quel secolo la bottega di Filippino Lippi (1457-1504) realizza una tavola raffigurante la “Madonna in trono con il Bambino tra i Santi Niccolò e Agostino” e forse quella di Domenico Ghirlandaio (1448-1494) ne dipinge un’altra con un’“Annunciazione”.
1493 - 1517 circa (cenni storici carattere generale )
Nel 1493 viene eletto pievano di S. Pietro Baldassarre di Pietro Machiavelli, che si curerà a lungo, fino alla sua morte avvenuta nel 1547, della pieve, ristrutturandola e donandole vari beni fondiari. Egli fa affrescare, entro il 1520, due grandi nicchie accanto al portone d’ingresso. Degli affreschi, scialbati e riscoperti nella seconda metà dell’Ottocento, uno rappresenta un “Martirio di San Sebastiano”, l’altro il “Battesimo di Cristo tra Santi e con Dio Padre”, opera quest’ultima di un pittore vicino al Ghirlandaio (Raffaellino del Garbo?). Sempre nel secondo decennio è dipinta una “Madonna con il Bambino tra i Santi Pietro e Paolo con il committente”, Baldassarre Machiavelli (ora nel Museo di Arte Sacra di Montespertoli). Ad una commissione del Machiavelli antecedente al 1517 si deve pure un bassorilievo in terracotta invetriata con “San Gerolamo nel deserto”, opera attribuita a Girolamo della Robbia (1488-1566) e ora custodita anch’essa presso il contiguo Museo di Arte Sacra.
XVI - 1575 (cenni storici carattere generale)
Nel Cinquecento la sede podestarile viene trasferita dalla località di S. Pietro a Mercatale a Montespertoli. Da allora, “a memoria dell’antica supremazia” della vecchia sede, nel giorno di S. Pietro i priori ed il podestà si recano da Montespertoli a S. Pietro in Mercatale per donare alla pieve l’offerta di 40 libbre di cera. Nel 1551 il ‘popolo’ di S. Pietro conta 133 anime. Prima del 1575 è unito a quello della pieve il territorio parrocchiale di S. Michele a Mogliano (memoria toponomastica del “praedium” romano di un Aemilius o di un Maelius). Nel 1580 l’arcivescovo fiorentino Alessandro de’ Medici (1535-1605), futuro papa Leone X, benedice le nuove campane fuse per il campanile. La pieve, secondo il Bardi-Dei, passa allora in patronato dai Machiavelli al Granduca.
XVII - 1646 (cenni storici carattere generale )
Nel Seicento è unito a quello della pieve il territorio parrocchiale di S. Andrea alla Corgnola (da “corniola”, un arbusto i cui frutti ovvero bacche sono di colore rosso). In quel secolo la pieve viene ristrutturata in forme barocche. Verso il 1646 Domenico Pugliani (1589-1658), allora podestà di Montespertoli, dipinge la tavola con “Sant’Andrea in gloria e due Angeli” (ora conservata nel vicino Museo di Arte Sacra).
1702 - 1750 ca (cenni storici dipinti su tela, arredi, Compagnia dello Scapolare)
Dal 1702 diviene pievano don Filippo Farsi, che nel 1713 seppellisce in chiesa la madre. Verso il 1715 Giuseppe Moriani (n. 1673/1688, noto 1706-1756), un allievo di Giovanni Sagrestani, realizza una “Crocifissione con San Giovanni e le Marie”, nel 1720 Antonio Pucci (1677-1739) dipinge, su commissione di don Farsi, una “Madonna con il Bambino e i Santi Antonio da Padova, Simone Stock, Caterina e Filippo Neri”, sul cui sfondo compare una veduta della pieve (ora nel Museo di Arte Sacra di Montespertoli). L’opera è destinata all’altare della nuova sede della Confraternita dello Scapolare, istituita nel 1719 di lato alla chiesa. Nella prima metà del secolo XVIII viene scolpita una statua-reliquiario lignea della “Madonna del Carmine”.
1731 - 1745 (cenni storici carattere generale)
Nel 1731 muore il pievano Filippo Farsi. Nel 1745 il ‘popolo’ di S. Pietro, insieme a quello di Mezzano, conta 196 anime.
1773 - 1834 (cenni storici carattere generale)
Dal 1774 al 1834 – dopo don Anton Francesco Monaldi, latinista, grecista ed ebraista, appartenente alla Congregazione fiorentina dei Preti di Gesù Salvatore, morto nel 1773 ed autore di vari testi a carattere sacro (come gli “Esercizio di preparazione da farsi alla festa del Santo Natale di nostro signore Gesù Cristo ne' nove giorni, che precedono alla detta festa” del 1754 o la “Vita del venerabil padre fra Giuseppe Maria da Firenze cappuccino al secolo il sig. conte Domenico Bentivoglio” del 1763) – è pievano per sessant’anni il nipote, don Giovan Battista di Agostino Monaldi (1742-1834), che agli inizi dell’Ottocento commissiona una serie di tre vasetti in argento per gli oli santi.
1833 - 1869 (cenni storici carattere generale )
Nel 1833 il ‘popolo’ di S. Pietro conta 260 anime, nel 1839 268 e nel 1847 298. Allora le chiese suffraganee della pieve sono tredici. La pieve è di patronato del granduca “per le ragioni della Camera della Comunità”. Annessa alla chiesa esiste la sede della Compagnia della SS. Annunziata. Nel 1848 diviene pievano don Gaetano Ninci, che vi rimarrà per diciassette anni, fino alla morte nel 1865, seguito da don Paolo di Leone Bardazzi da Caiano, prematuramente deceduto nel 1869.
1872 ante - 1873 (restauri di ‘ripristino’ stilistico intero bene)
Poco prima del 1872 la chiesa subisce un restauro di ‘ripristino’, promosso dal nuovo pievano don Antonio Galli (del quale è conservato un suo busto nell’attuale contiguo museo). E' oggetto di intervento anche la tavola quattrocentesca raffigurante l’“Annunciazione”. Alcuni ambienti della canonica sono decorati con motivi a monocromo (volte, in una delle quali compare lo stemma del pievano Galli; sovrapporte, con i simboli iconografici delle Virtù teologali e quello cristologico del pellicano; fasce perimetrali al di sotto dei solai lignei) e scene policrome (vedute, stemmi di pievani e cardinali). Il 23 settembre 1872 la chiesa viene consacrata dall’arcivescovo fiorentino Gioacchino Limberti (1821-1874). Nel 1873 è ricordato come fino a “pochi anni or sono la chiesa era fiancheggiata da viali muniti di alti cipressi, come può vedersi in un affresco esistente nella sala della canonica” (Marcello Nardi-Dei).
1877 (donazione reliquiario)
Nel 1877 il nobiluomo cavalier Ugolino de Saint-Seigne, segretario della Corte dei Conti, dona alla pieve un reliquiario in legno intagliato e dorato.
1886 - 1898 (cenni storici carattere generale )
Nel 1886 risulta essere pievano sempre don Antonio Galli, che lo è ancora nel 1898. Allora la parrocchia conta 380 anime.
1887 - 1894 (restauro, ricostruzione cella, nuove campane campanile)
Nel 1887 don Galli restaura a proprie spese il campanile e fa ricostruire in forme neomedievali la cella. Con il contributo economico del marchese Giuseppe Tommaso di Giovanni Ferdinando Ulivieri Stiozzi Ridolfi (che dal 1886 era stato autorizzato con Regio Decreto ad unire a quello paterno i cognomi materni), di Giacinto Taddeini, di Stefano Chiti e della Compagnia locale sono fuse le quattro campane dalla nota fonderia “Terzo Rafanelli & Figli” di Pistoia; presentano un’intonazione in nota Mi³ in scala diatonica con salto di 4°. Tali campane sono benedette dall’arcivescovo fiorentino Agostino Bausa (1821-1899) il 26 giugno 1894.
1905 (cenni storici carattere generale)
Nel 1905 l’arcivescovo di Firenze Alfonso Maria Mistrangelo (1852-1930) eleva la prioria di S. Andrea a Montespertoli a prepositura, rimanendo sempre suffraganea della pieve di S. Pietro in Mercato.
1953 - 1993 (cenni storici carattere generale - parrocchia)
Dal 1953 è parroco di S. Pietro don Lorenzo Tognoni de’ Pugi (1921-1987) da Campi Bisenzio, che lo risulta essere ancora nel 1970; egli sarà noto come il “prete vignaiolo”. Nel 1970 la parrocchia conta 450 anime e nel 1993 500.
1986 - 1996 (cenni storici carattere generale)
Nel 1986 è riunito al territorio parrocchiale di S. Pietro quello di S. Bartolomeo a Tresanti e diviene amministratore parrocchiale don Costantino Devoti. A metà degli Anni Novanta viene restaurata la facciata neoromanica sotto la direzione dell’architetto Alessandra Marino della Soprintendenza fiorentina. Nel 1996 nei locali dell’ex canonica viene aperto il Museo di Arte Sacra di Montespertoli. |
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