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Impruneta
Firenze
chiesa
parrocchiale
S. Maria all'Impruneta
Parrocchia di Santa Maria all'Impruneta
Pianta; Facciata e portico; Campanile; Interno; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
presbiterio - intervento strutturale (2000)
I - V (?)(origini carattere generale); VIII - VIII(cenni storici carattere generale); X - X(cenni storici - origine carattere generale); 1040 - 1040(cenni storici - citazione pieve); 1042 - 1060(cenni storici - consacrazione pieve); 1069 - 1074(cenni storici - citazioni pieve); 1096 - 1097(cenni storici pieve); 1135 - 1137(cenni storici carattere generale); 1156 - XII(cenni storici e arredi pieve); XIII inizi - 1303(cenni storici e costruzione campanile pieve e campanile); XIV inizi - 1323(cenni storici e fusione campana pieve e campanile); 1329 - 1337(cenni storici carattere generale); 1340 - 1343(cenni storici carattere generale); 1344 - 1354(cenni storici carattere generale); 1350 circa - 1360(realizzazione tabernacolo della Madonna); 1360 circa - 1375(ricostruzione chiesa); 1368 - 1373(cenni storici e realizzazione pieve e pentittico); 1373 - 1375 circa(cenni storici e costruzione chiostro pieve e chiostro grande); 1375 - 1384(realizzazione pittura su tavola); 1383 - 1383(cenni storici pittura su tavola); 1386 - 1410 circa(cenni storici carattere generale); 1415 - 1432(cenni storici carattere generale); 1433 - 1434(cenni storici carattere generale – Compagnia); 1439 - 1477(interventi rinascimentali intero bene); 1445 - 1448(realizzazione cinta muraria e chiostro piccolo); 1445 - 1455 circa(realizzazione cinta muraria del complesso); 1464 - 1466(realizzazione tempietti presso il presbiterio); 1465 - 1469(realizzazione cappelle e sagrestia); 1465 circa - 1470 circa(realizzazione paliotto altare della Madonna); 1478 - 1480(realizzazione tomba di A. degli Agli cappella di S. M. Maddalena); 1492 - XVI inizi(realizzazione stalli e polittico coro e polittico); 1511 - 1534(collocazione orologio e nuova abside torre in facciata e abside); 1530 circa - 1584(realizzazione cantoria); 1590 - 1593(nuovo fonte battesimale e altre opere interno chiesa - cappelle); XVII - 1627(realizzazione seconda sagrestia); 1602 - 1620 circa(realizzazione dipinti altari laterali); 1620 - 1620(documentazione iconografica fronte della pieve); 1632 - 1634(costruzione e ampliamento portico e cantoria); 1636 - 1637(realizzazione arredi e accessori interno chiesa); 1650 - 1666(restauri e ristrutturazioni chiesa e piazza antistante); 1683 - 1683(nuova campana campanile); 1695 - XVII(nuovo ciborio e affreschi Compagnia presbiterio e Compagnia); 1711 - 1714(acquisizione opere chiesa); 1714 - 1718(ristrutturazione complessiva chiesa); 1721 - 1722(acquisizione quadri e spostamento organo navata); 1740 - 1759(cenni storici carattere generale); 1815 - 1847(trasformazione e integrazione organo controfacciata); 1847 - 1848(cenni storici carattere generale); 1853 - 1853(ricostruzione meccanismo orologio); 1891 - 1895(rifacimenti e danni sismici intero bene); 1896 - 1900 circa(restauro dopo il terremoto intero bene); 1915 - 1925(restauro opere carattere generale); 1925 - 1925(cenni storici carattere generale); 1939 - 1939(restauro chiostro); 1944 - 1944(danni bellici intero bene); 1944 - 1955(ricostruzione e restauro intero bene); 1963 - 1970(cenni storici carattere generale); 1969 - 1969(vicende conservative Salone delle Armi); 1971 - 1978(vicende conservative chiostro e portico in facciata); 1982 - 1982(vicende conservative Salone delle Armi); 1986 - 1986(cenni storici carattere generale - parrocchia); 1987 - 1987(cenni storici carattere generale); 1995 - 1995(restauro organo); 2000 - 2000(adeguamento liturgico area presbiteriale); 2011 - 2011(restauro dipinto su tavola)
Basilica di Santa Maria all'Impruneta
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Basilica di Santa Maria all'Impruneta <Impruneta>
Altre denominazioni S. Maria all'Impruneta
Ambito culturale (ruolo)
romanico (impianto)
gotico (ricostruzione)
rinascimentale (rifacimento)
barocco (rifacimento)
Notizie Storiche

I - V (?) (origini carattere generale)

In epoca etrusca forse vi è un santuario legato ad un culto connesso alle acque ctonie e ai boschi e collegato ad una fonte, che verrà restaurata nel 1445, posta lungo un'antica arteria territoriale e dove in età romano-imperiale esiste un "pagus". La leggenda, narrata dal pievano Stefano Buondelmonti e ribadita dal Casotti, vuole che un'immagine della Vergine, dipinta dall'evangelista Luca, sia portata in Toscana nel I secolo da S. Romolo vescovo di Fiesole e dai suoi seguaci, i quali, a causa delle persecuzioni, la seppelliscono per nasconderla. In seguito, mentre si tentava vanamente di costruite una chiesa sul Monte delle Marie, sarebbe stata ritrovata miracolosamente e su quel sito sarebbe sorta la pieve imprunetina.

VIII  (cenni storici carattere generale)

Non è certo che si riferisca all'Impruneta (toponimo derivante da "in prunetu", tra i rovi, sebbene in latino "prunus" significhi specificamente susino, prugnolo spinoso selvatico, o da "in pineto", "in pinita", nel bosco di pini) il documento di Carlo Magno del 774, con il quale egli ordina che alcuni beni della "Plebe Sanctae Mariae in Penite" siano donati al monastero di Nonantola (documento peraltro ritenuto da talune fonti un falso).

 (cenni storici - origine carattere generale)

Probabilmente esiste, dove ora è la pieve imprunetina, un edificio sacro anteriore al Mille, dedicato a Maria, presso l'antica fonte già consacrata a divinità pagane.

1040  (cenni storici - citazione pieve)

Notizie certe sulla pieve romanica si hanno solo a partire dall'XI secolo. il più antico documento è una "charta offersionis" di beni "infra teritorio de plebi [...] Sancte Marie sito Pinita", redatto nella Badia Fiorentina nel 1040. Tale donazione è fatta dal chierico e canonico Rolando, figlio di Gottifredo (Goffredo) e nipote di Rodolando (fratello di Gottifredo), "illustre per la pietà, e di grande stima, e fama", divenuto preposto del Capitolo fiorentino nel 1038 al posto di Rozzone (vicino al marchese Bonifacio e a papa Gregorio VI, che nel 1046 si dirà avere verso di lui debiti di riconoscenza per aiuti ricevuti), alla pieve fiorentina di S. Reparata per l'erezione di un nuovo altare all'interno della pieve stessa, dedicato a San Giovanni Evangelista. Il padre Gottifredo (forse un giudice) aveva avuto molte terre e "curtes" poste nel territorio meridionale di là d'Arno (dall'Antella all'Impruneta, dal Galluzzo a Giogoli, da Marignolle a Monticelli e a Verzaia, dalla Romola a Mar

1042 - 1060 (cenni storici - consacrazione pieve)

La pieve è ancora citata nel 1042. La sua consacrazione avviene il 3 gennaio 1060 (precedentemente la data nella lapide posta a memoria era stata letta come 1054) ad opera del cardinale Umberto di Selva Candida o di Moyenmoutier (circa 1000-1061), incaricato da papa Niccolò II (Gerardo di Borgogna), già vescovo di Firenze dal 1045 al 1058, che concede alla pieve vari privilegi. La chiesa romanica ha un impianto basilicale a tre navate con monofore nelle laterali, concluse da absidi semicircolari (affrescata almeno quella centrale) e divise da pilastri in alberese (cinque arcate per lato) e con una cripta avente tozze colonne con capitelli e pulvini sorreggenti volte a crociera in tufo. La pieve è sede di un capitolo di canonici ed è di patronato degli Scolari e dei Buondelmonti (imparentati tra loro), signori del castello di Montebuoni ("Mons Boni", monte di Buono, citato per la prima volta nel 1095) e che hanno dominio su buona parte delle valli della Greve e della Pesa.

1069 - 1074 (cenni storici - citazioni pieve)

S. Maria è nuovamente citata nel 1069, quando ne è pievano prete Pietro, e nel 1074 in un contratto redatto proprio nella sua canonica.

1096 - 1097 (cenni storici pieve)

La pieve è nuovamente citata in documenti del 1096 e del 1097. Un'altra tradizione leggendaria, nata alla fine del Trecento e tramandataci in tre differenti versioni da un anonimo che 'contesta' la ricostruzione effettuata dal pievano Stefano Buondelmonti, vorrebbe che un primitivo romitorio fosse eretto tra il 1089 e il 1091 o tra il 1097 e il 1098 da cinque fiorentini tornati dalla Terrasanta dopo la conquista di Gerusalemme (che storicamente avviene solo nel 1099) e tra il 1089 e il 1097 un Luca Santo, fiorentino (dei Cancellieri?), avrebbe dipinto la santa icona per la cappella del romitorio stesso. Taluni hanno voluto identificare il romitorio con la chiesa di S. Stefano della Bifonica. Caduto il romitorio in rovina dopo il 1140, l'immagine mariana sarebbe rimasta dimenticata tra le rovine, finché non sarebbe stata ritrovata da un discendente di uno degli eremiti, Stefano Mazzuoli da Vernio, famiglia presente a Pozzolatico, e inserito nella ricostruita pieve imprunetina.

1135 - 1137 (cenni storici carattere generale)

Nel 1135 i Fiorentini occupano il castello di Montebuoni dei Buondelmonti, che rimangono però patroni della pieve imprunetina, nuovamente citata nel 1137.

1156 - XII (cenni storici e arredi pieve)

Nel 1156 Adriano IV, essendo pievano prete Ugo, conferma i privilegi concessi alla pieve di S. Maria ed anche le numerose chiese ad essa suffraganee (ben 21), alcune delle quali sono di patronato dei Buondelmonti o del pievano pro tempore. La chiesa viene ancora ricordata nel 1174. Al XII secolo risale un ambone, i cui frammenti sono ora collocati nella cripta. Solo tra XII e XIII secolo (circa 1190-1210) è dipinta per la pieve, su tela applicata su tavola, la predetta icona della "Madonna in trono con il Bambino e due Angeli" che poi diverrà assai venerata (alcune fonti recenti ipotizzano che si basi su un precedente dipinto bizantino sottostante forse del VI secolo, del quale rimarrebbero alcune tracce). L'autore potrebbe essere un pittore di ascendenza ancora bizantina formatosi a Roma e influenzato dall'immagine musiva nell'abside di S. Sofia a Costantinopoli.

XIII inizi - 1303 (cenni storici e costruzione campanile pieve e campanile)

Agli inizi del Duecento sono patroni della pieve Buondelmonte di Tegghiaio di Alessandro Buondelmonti (noto 1213-m. 1215) e suo fratello Gherardo. Copatroni sono gli Scolari, loro consorti e poi separatisi per motivi politici, parteggiando per la parte ghibellina. In occasione delle decime vaticane del 1276 e del 1303 la chiesa paga oltre 100 libbre, dimostrandosi assai ricca. Nel 1291 Niccolò IV le conferma i privilegi e ne concede altri. Nel 1289 i canonici eleggono il pievano e se ne conserva ancora l'atto, redatto "in Coro dictae Plebis ante Altarem Beatae Mariae Virginis". Tra la seconda metà del XIII secolo ed i primi anni del XIV viene eretta la torre campanaria, con quattro ordini di monofore e bifore.

XIV inizi - 1323 (cenni storici e fusione campana pieve e campanile)

Nel Trecento la chiesa è divenuta anche un santuario mariano. Nel 1321 muore il pievano Rinieri Buondelmonti. Viene eletto pievano Bene di Neri da S. Stefano a Paterno, riconosciuto dai Buondelmonti ma contestato da Federico de' Bardi; la causa insorta si risolve, con l'appoggio della Repubblica fiorentina, a favore dei Buondelmonti, che però per vari cavilli non la riottengono. Nel 1323 viene fusa una campana, con un bassorilievo nel quale "si vedeva espressa l’istoria del ritrovamento di questa venerata Immagine, rappresentante un romito e alcuni lavoratori con vanghe e marre e un paio di giovenchi sotto il giogo, tutti in ginocchioni intorno ad una tavola colI’effige di Maria". Sempre nel 1323 è documentata la Compagnia di Nostra Donna o della Beata Vergine Maria dell’Impruneta, cui partecipano le locali famiglie dei Mazzuoli, Brandi e Casini e che ha il compito anche di mantenere la pieve. Ad essa, in quell'anno, Neri di Beringuccio da Impruneta lascia per testamento un legato.

1329 - 1337 (cenni storici carattere generale)

Nel 1329 Giovanni XXII concede la pieve dell'Impruneta in commenda al cardinale legato Giovanni Gaetano Orsini (circa 1285-1335), ignorando, a causa di alcune clausole, i diritti di patronato dei Buondelmonti, ma nel 1331 il presule viene respinto al suo ingresso dal 'popolo', che parteggia per i legittimi patroni, appoggiati dalla Repubblica. Dopo interdetti e scomuniche, finalmente il papa nel 1332 riconosce legittimo pievano il predetto Bene di Neri, ribadito tale nel 1336. Nel 1332 esiste la Lega dell'Impruneta. Nel 1337 è pievano prete Gherardo di Villano.

1340 - 1343 (cenni storici carattere generale)

Nel 1340, secondo la tradizione, è fondata la Compagnia della Beata Vergine Maria, ma, come si è detto, essendo documentata già da prima, ipoteticamente allora riceve nuovi o più dettagliati capitoli, che impongono alla Compagnia di "reparare, conservare, et onorare" la pieve. Nel 1342 contende la chiesa al pievano Gherardo di Villano Ugo di Guglielmo Roger (1293-1363), cardinale di S. Lorenzo in Damasco, fratello di Clemente VI (divenuto papa nel 1342), che l'esige in commenda, rifacendosi alle clausole già emanate da Giovanni XXIII. Nel 1343 il papa riconosce però quale pievano Gherardo e concede al cardinal Ugo una pensione di 500 fiorini d'oro da finanziarsi con i beni spettanti alla pieve.

1344 - 1354 (cenni storici carattere generale)

Nel 1344 Gherardo, per il disbrigo delle cose inerenti la pieve, si avvale di due vicari: prete Leonardo, rettore della chiesa di S. Maria degli Ughi, e prete Guido, pievano di S. Cecilia a Decimo. Dopo l'alluvione che colpisce Firenze nel 1333 e la peste del 1348 la Madonna è portata in processione a Firenze nel 1354, in occasione di una siccità.

1350 circa - 1360 (realizzazione tabernacolo della Madonna)

Tra il 1350 e il 1360 viene eseguito dal Maestro degli affreschi delle Storie di Tobia nell'oratorio del Bigallo (documentato dal 1340 al 1380), secondo altri autori dal Maestro del Bargello (documentato dal 1350 al 1375), un seguace di Maso di Banco (m. 1348?), o da Puccio di Simone (documentato dal 1349-m. post 1362), il tabernacolo con il quale la Madonna viene trasferita ("Annunciazione, San Zanobi?, San Filippo?, San Giovanni Battista e San Cristoforo" nelle ante degli sportelli all'esterno e "Coro d'Angeli, San Luca? e una Santa Martire" all'interno).

1360 circa - 1375 (ricostruzione chiesa)

La chiesa viene ricostruita sotto gli auspici dei contrastati ma poi riconfermati patroni, i Buondelmonti, che appongono in facciata il loro stemma e l'iscrizione "ARMA PATRONUM ET DEFENSORUM ISTIUS PLRBIS". Tale ricostruzione gotica, probabilmente avvenuta nel periodo compreso da quando è pievani Gherardo di Villano e quando lo è Stefano Buondelmonti, prevede una più ampia chiesa ad aula coperta a capriate policrome, con scarsella voltata a crociera costolonata e illuminata da una o più bifore, sul modello delle chiese conventuali degli Ordini Mendicanti, con lo scopo di ospitare un maggior numero di pellegrini che si recano al santuario. La chiesa, che si sviluppa in avanti e sulla sinistra rispetto alla superficie della precedente basilica romanica, ha il coro disegnato da Francesco Talenti (circa 1305-post 1369) e le pareti affrescate. Già allora è eretta almeno la cappella di sinistra, dove permane tuttora la bifora gotica.

1368 - 1373 (cenni storici e realizzazione pieve e pentittico)

Nel 1368 muore il pievano Gherardo di Villano e gli subentra Paolo Casini, al quale si oppone Paolo di Petruccio di Bino Gabrielli (m. 1380) da Gubbio, cappellano papale, docente di diritto canonico allo Studium senese e futuro vescovo di Lucca dal 1374, contro il quale muovono causa nuovamente i Buondelmonti, che per questo sono ancora una volta censurati dalla Santa Sede nel 1373, censura che verrà rimossa solo nel 1379. Nel terzo quarto del Trecento il Maestro del Bargello o la bottega di Nardo di Cione (circa 1320-1366?) esegue un pentittico raffigurante la "Madonna in trono con dodici Angeli e quattro Santi" (andato distrutto nel 1944).

1373 - 1375 circa (cenni storici e costruzione chiostro pieve e chiostro grande)

Dopo il 1373 diviene pievano Stefano Buondelmonti. La narrazione del ritrovamento della Madonna ha la sua prima redazione scritta nel 1375, nella cronaca di tale pievano, che 'codifica' definitivamente la leggenda miracolosa dell'immagine sacra nella premessa ai nuovi capitoli della Compagnia della Beata Vergine Maria dell’Impruneta, composti in quell'anno dal pievano stesso. Tale leggenda dà maggior lustro ai Buondelmonti, ponendo la chiesa della quale hanno il patronato in connessione con l'evangelista Luca stesso. La ricostruzione della chiesa e le sue 'sante origini' ribadiscono il primato su di essa dei Buondelmonti, che la devono difendere dagli appetiti dei vari prelati interessati ad averla in commenda per il suo prestigio ma soprattutto per le sue ricche finanze. Su commissione del pievano Buondelmonti avviene la costruzione del chiostro grande su due ordini di piani e degli ambienti della canonica.

1375 - 1384 (realizzazione pittura su tavola)

Nell'ultimo quarto del secolo, sempre su commissione diretta del Buondelmonti, tra il 1375 e il 1384 (anno del pagamento per la "dipintura [...] nella tavola della pieve di Santa Maria Impruneta el sopra", cioè per l'ultimo settore superiore del polittico), ma forse dopo il 1382 (sebbene, nella cornice sotto il polittico, il pievano Stefano Buondelmonti faccia apporre la data del 1375), Pietro di Nello Nelli (1355?-1419), iscritto all'Arte dei Medici e Speziali fiorentini dal 1382, con la possibile collaborazione di Tommaso di Marco del Mazza (noto 1375-1391) - secondo altre fonti di Niccolò di Pietro Gerini, m. 1415, del quale si riconoscono i tratti del suo stile figurativo - esegue il polittico per l’altar maggiore raffigurante "La Madonna in trono con il Bambino, Angeli e i Santi Apostoli, storie della Vergine, della vita di Sant'Anna e San Gioacchino e dell'infanzia di Cristo", la prima opera nota di tale pittore.

1383  (cenni storici pittura su tavola)

Nel 1383 l'immagine taumaturgica della Madonna viene nuovamente condotta in processione a Firenze.

1386 - 1410 circa (cenni storici carattere generale)

Nel 1386, dopo Stefano Buondelmonti, diviene pievano il padovano Francesco Zabarella (1360-1417), giurista laureatosi a Firenze nel 1385, canonico del duomo e futuro vescovo fiorentino (1410) e cardinale (1411), dopo che la Repubblica fiorentina, tramite la persona di Coluccio Salutati, ne caldeggia la nomina presso Urbano VI. L'anonimo estensore della citata seconda leggenda sulla sacra immagine (un Mazzuoli?) pare voler smentire il pievano Stefano e ridimensionare il ruolo dei Buondelmonti in favore dei Mazzuoli. Lo Zabarella rimane pievano almeno fino al 1410 e suo vicario è il senese Antonio Casini (circa 1378-1439), canonico del duomo fiorentino e che dal 1407 sarà vescovo di Pesaro, dal 1408 di Siena e dal 1426 cardinale, che fonda nella pieve una cappellania perpetua. Pippo Spano (Filippo Buondelmonti degli Scolari, 1369-1426) dona alla pieve alcuni frammenti della Santa Croce.

1415 - 1432 (cenni storici carattere generale)

Nel 1410 (e non nel 1415 come alcune fonti riportano) l'antipapa Giovanni XXIII conferisce la pieve ad Antonio di Giovanni di Gherardo da Barberino Val d'Elsa, pievano di S. Miniato a Rubbiana. Nel 1418 Mariotto di Nardo (circa 1365-1424) dipinge una "Trinità con due donatori e l'Annunciazione". Risale al 1432 (stile moderno), essendo sempre pievano Antonio di Giovanni, il documento con il quale viene stabilito dal canonico di S. Lorenzo Giovanni Spinellini, delegato del cardinal Zabarella, il rettore della rammentata cappellania nella persona dell'aretino Paolo Signorini (con l'approvazione di Manente Buondelmonti, pievano di S. Alessandro a Giogoli, e di Banchello di Gherardo Buondelmonti) e dal quale apprendiamo che nella canonica esiste un capitolo di cappellani. Tra il 1420 e il 1435 si svolgono 14 processioni che recano la Madonna imprunetina a Firenze.

1433 - 1434 (cenni storici carattere generale – Compagnia)

Dopo Antonio di Giovanni diviene pievano Tommaso di Maso da Perugia, precedentemente priore di S. Niccolò Oltrarno, che nel 1433 vede riformata la vecchia Compagnia, la quale, con nuovi capitoli, prende il nome di "Compagnia della Gloriosa Vergine Maria all'Impruneta sotto il titolo dei gloriosi Martiri Fabiano e Sebastiano". Nel 1434 Tommaso di Maso promuove la creazione di uno spedale per poveri e pellegrini là dove era un'osteria e del quale nel maggio di quell'anno è conclusa la copertura con grande volta a botte (attuale Sala delle Armi).

1439 - 1477 (interventi rinascimentali intero bene)

Gli interventi rinascimentali sul complesso di S. Maria sono promossi da Antonio di Francesco di Bellincione degli Agli (circa 1400-1477), nipote di Eugenio IV, vescovo di Ragusa dal 1465, di Fiesole dal 1467 e poi di Volterra dal 1470, umanista, membro dell'Accademia Neoplatonica, legato a Piero de'Medici, precettore di Pietro Bembo e amico di Marsilio Ficino e di Vespasiano da Bisticci; ne è pievano dal 1439, dopo Tommaso di Maso da Perugia, al 1477 e spende nelle varie opere effettuate oltre 12.000 fiorini d'oro, come ci ricorda Vespasiano da Bisticci.

1445 - 1448 (realizzazione cinta muraria e chiostro piccolo)

Durante i lavori di scavo per le fondazioni delle nuove strutture, nel 1445 sono rinvenuti una "gran copia di Idoli, e di figure di serpenti, e di altri animali di vari metalli [d'età etrusco-romana], [...] oltre una piccola fonte [...] dietro alle mura del Castello dalla banda della Sagrestia" (Giovan Battista Casotti). Il pievano fa costruire un secondo, più piccolo chiostro, qualificato da colonne ioniche di ascendenza michelozziana. Nel 1448 concede alla Compagnia la "sagrestia vecchia dalla banda de' veroni" e ottiene in permuta per la chiesa la loro "sagrestia grande", posta dietro la cappella della Madonna.

1445 - 1455 circa (realizzazione cinta muraria del complesso)

Nel 1445 Antonio degli Agli, secondo il Casotti, dà inizio alla costruzione di un cinta muraria quadrangolare intorno all'intero complesso (comprendente la chiesa, le case dei cappellani, il collegio dei chierici, la canonica, due chiostri, l'"hortus conclusus" tergale e anche la dimora dei Buondelmonti), munita di quattro torri angolari. I lati della cinta del "castello" sono di 100 braccia per 150 (circa m 58x88). Autore delle fortificazioni potrebbe essere stato Michelozzo (1396-1472). Secondo più recenti ipotesi della Ferrara e di Quinterio, però, si sarebbe trattato di una ristrutturazione, in quanto l'impianto rimanderebbe ancora ad un'edificazione della seconda metà del Trecento.

1464 - 1466 (realizzazione tempietti presso il presbiterio)

Il vescovo Antonio degli Agli, verosimilmente tra il 1464 e il 1466, fa edificare due tempietti (a destra quello del SS. Sacramento o cappella della Croce, a sinistra quello della Madonna), pieni di "antiquae elegantiae" ed esemplificati su quello della SS. Annunziata, eseguito tra il 1447 ed il 1461 da Pagno di Lapo Portigiani e da Maso di Bartolomeo per Piero dei Medici (in quello a sinistra è posta l'immagine della Vergine). I tempietti, normalmente dati all'ambito di Michelozzo, dove interviene forse il Portigiani ma non Maso di Bartolomeo, sono stati posti in relazione da Gabriele Morolli con le maestranze rosselliniane, seguaci dei principi propugnati dall'Alberti (1404-1472). Le terrecotte sulla fronte e nel soffitto cassettonato sono eseguite da Luca della Robbia (circa 1399-1482).

1465 - 1469 (realizzazione cappelle e sagrestia)

Su istanza del pievano degli Agli e dei Buondelmonti, nel 1465 Paolo II erige nove cappellanie perpetue. I grandi lavori intrapresi dal pievano si concludono nel 1468 e nel 1469 Paolo II eleva la pieve a collegiata, sebbene poi tale collegiata non sia in pratica creata per la mancanza del consenso dei Buondelmonti. Al XV secolo risale l'attuale prima sagrestia.

1465 circa - 1470 circa (realizzazione paliotto altare della Madonna)

Un ignoto scultore fiorentino, da taluni identificato con Pagno di Lapo Portigiani (1408-1487) o con Pasquino di Matteo da Montepulciano (circa 1425-1485), allievo del Filarete, realizza il bassorilievo in marmo costituente il paliotto dell'altare della Madonna (ora nel Museo del Tesoro), che rappresenta il prototipo iconografico della leggenda del miracoloso ritrovamento della Madonna. Vi compare anche l'immagine della facciata della pieve, che presenta due portali sotto un alto loggiato sormontato da un piano con finestrelle centinate, somigliando stranamente a quanto verrà poi realizzato dal Silvani nel Seicento. Nel 1477 Sisto IV concede l'indulgenza a coloro che contribuiranno al restauro della pieve.

1478 - 1480 (realizzazione tomba di A. degli Agli cappella di S. M. Maddalena)

La tomba del vescovo Antonio degli Agli, eretta nella cappella di S. Maria Maddalena, viene eseguita verso il 1478-1480 da maestranze fiorentine di formazione rosselliniana ed è sormontata da un tondo con la "Madonna con il Bambino" della bottega di Benedetto da Maiano (1442-1497). La commissione è della nipote Dianora, figlia di Bernardo, suo fratello. Ad Antonio subentra quale pievano suo cugino Giuliano, canonico fiorentino.

1492 - XVI inizi (realizzazione stalli e polittico coro e polittico)

Nel 1492 la pieve viene eretta a propositura e le sono assegnate cinque cappellanie. Tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI viene creato un piccolo coro con elaborati stalli. Giovanni di Tano Fei (noto 1385-1415) realizza un polittico con la "Madonna in trono con il Bambino e Angeli musicanti" e i "Santi Pietro, Francesco d'Assisi e Sant'Antonio Abate".

1511 - 1534 (collocazione orologio e nuova abside torre in facciata e abside)

Nel 1511 Giulio II istituisce l'Opera del santuario imprunetino. Nel 1515 Leone X visita il santuario. Verso la fine del 1520 gli "uffiziali" dell'Opera di S. Maria commissionano il congegno meccanico dell'orologio posto nella torre a sinistra della chiesa al maestro Camillo di Lorenzo della Volpaia (1484-1560). Nel 1521, nella facciata della torre è collocata"la spera", il quadrante d'intonaco dipinto che ha al suo centro una lancetta di rame dorato a forma di sole raggiante, eseguita da Giuliano di Stefano, ottonaio. Nello stesso periodo il pittore Bernardo di Simone è saldato con 22 Lire per aver dipinto il quadrante e lo stemma, mentre la lancetta è fatta dorare nel maggio del 1534. Nel 1522 l'arcivescovo Andrea di Gianbattista Buondelmonti (1465-1542) fa costruire o ristrutturare l'abside semiottagonale con il coro ligneo, ma che nelle forme rimanda ai cori gotici fiorentini. Nel 1529, alla vigilia del famoso assedio, la Madonna è portata nuovamente in processione a Firenze.

1530 circa - 1584 (realizzazione cantoria)

Viene realizzata una cantoria in pietra serena, già sede dell'organo cinquecentesco eseguito dal domenicano fra' Bernardo da Argenta o Argentina (1470?-1556) tra il 1532 e il 1535 (ora ospitante un piccolo organo del Settecento). Nel 1539 succede al pievano Andrea Buondelmonti prete Filippo, appartenente alla medesima famiglia. Nel 1542 la Compagnia dei Tavernieri e Cuochi di Firenze dona alla chiesa un'acquasantiera in marmo. Nel 1571 l'arcivescovo Antonio Altoviti (1521-1573) conferma i capitoli della Compagnia della Madonna e dei Santi Fabiano e Sebastiano e poi nel 1584 fa altrettanto l'arcivescovo Alessandro de' Medici (1535-1605).

1590 - 1593 (nuovo fonte battesimale e altre opere interno chiesa - cappelle)

Nel 1590, al tempo del pievano Fausto Cappelli, è realizzato il fonte battesimale marmoreo ottagonale con le insegne dell'Opera di S. Maria, dei patroni e della granduchessa Cristina di Lorena, consorte di Ferdinando dal 1586, ma giunta in Toscana solo nel 1589; nel 1591 è realizzato il sepolcreto dei Buondelmonti, vicino alla cripta (altre fonti riportano la data del 1611). Nel 1593 sono ristrutturate le due cappelle di lato al coro (in quella di sinistra è accecata la bifora con l'erezione del nuovo altare) e viene eretta la sede della Compagnia di S. Fabiano e S. Sebastiano, per la quale Giovanni Bilivert (1576-1644) dipinge la tela raffigurante la "Madonna col Bambino tra i Santi Rocco e Sebastiano e con i confratelli".

XVII - 1627 (realizzazione seconda sagrestia)

Alla fine del secolo sono innalzati nell'alula della pieve anche quattro altari laterali, due per parte, e realizzate nuove finestre nelle pareti laterali e forse anche il portale in facciata, grazie alla vendita di beni lasciati per legato dal cavalier Francesco Buondelmonti nel 1593.

1602 - 1620 circa (realizzazione dipinti altari laterali)

Nel 1602 Domenico Cresti detto il Passignano (1560-1635) dipinge per il secondo altare di destra la "Natività della Vergine", mentre Cristofano Allori (1577-1621) esegue per il primo il "Martirio di San Lorenzo", da altre fonti dato a Cosimo Gamberucci (1562-1621). Su commissione dei Petrai il Giambologna (1529-1608) esegue la scultura in bronzo di "Cristo sulla croce" per la cappella di destra. Per il primo altare a sinistra, nel 1606 Jacopo Chimenti detto l'Empoli (1554-1640) realizza il quadro rappresentante "La vocazione dei Santi Pietro e Andrea". Per il secondo altare il Cigoli (1559-1613) dipinge l'"Assunzione della Vergine", per il terzo Matteo Rosselli (1578-1650) realizza nel 1618 "Il Martirio di San Sebastiano".

1620  (documentazione iconografica fronte della pieve)

Un'incisione di Jacques Callot (1592-1635) del 1620, con la rappresentazione in essa della famosa fiera di S. Luca, ci documenta la fronte della pieve prima dell'intervento del Silvani; la facciata a capanna è qualificata da un portale frontonato (cinquecentesco), da un oculo superiore e da un'altra finestra parimenti frontonata; sul retro a destra è il campanile, di lato a sinistra la torre con l'orologio. Sempre nel 1620 è realizzato il reliquiario in argento e cristallo di rocca, commissionato dalla granduchessa Maria Maddalena d'Austria, moglie di Cosimo II, per custodire i frammenti della Sacra Croce donati da Pippo Spano.

1632 - 1634 (costruzione e ampliamento portico e cantoria)

Nel 1632 viene ampliata la cantoria cinquecentesca in pietra serena e decorata con bassorilievi. La cessazione della peste del 1630-1633, dopo la traslazione della venerata immagine a Firenze, accresce la popolarità della Vergine dell'Impruneta. In tale occasione, in segno di gratitudine, sono tributati alla Madonna molti doni come ex voto (tra i quali il paliotto d'argento per l'altare, il reliquiario in argento "a foggia di sepolcro" donato da Ferdinando III per custodire la testa di S Sisto Papa, attribuito a Simone Pignoni, 1611-1698, e vari calici, Crocifissi, candelieri, lampade e vasi d'argento) e nel 1634 la Compagnia delle Stimmate di S. Francesco a Firenze edifica a proprie spese (circa 2.000 scudi) il portico antistante la facciata, eseguito da Gherardo Silvani (1579-1675), che parrebbe ispirarsi all'immagine ideale presente nel bassorilievo del paliotto quattrocentesco dell'altare della Madonna. Sempre dal 1634 diviene pievano Donato di Marcantonio de' Nobili (1593-1647).

1636 - 1637 (realizzazione arredi e accessori interno chiesa)

Nel 1636 (secondo altre fonti nel 1626, ma si tratta di un errore) Cosimo Merlini il Vecchio (1580-1661), orafo granducale, realizza, su commissione dell'Opera di S. Maria, la grata in bronzo dorato ("due ricchi sportelli di bronzo dorato di bellissimo intaglio"), decorata da emblemi della Passione, per il tabernacolo nel tempietto di destra, nella cui nicchia è collocato il reliquiario donato da Maria Maddalena d'Austria. La bottega di Pietro Tacca (1577-1649) esegue un "Crocifisso" in bronzo e legno per la prima cappella a destra, dedicata a Santa Maria Maddalena. Nel 1637 è realizzata una seconda acquasantiera. Nel 1647 muore il pievano Donato de' Nobili.

1650 - 1666 (restauri e ristrutturazioni chiesa e piazza antistante)

Nel 1650 viene rifatta la mostra dell'arcone presbiteriale. Nel 1651 Giovan Battista Bartolomei dona alla chiesa la sede di noce del presbiterio. Nel 1653 sono ristrutturati i quattro altari di S. Pietro e S. Andrea, di S. Lorenzo, della Natività della Vergine e dell'Assunta e sono eretti anche i due nelle cappelle laterali. Tra il 1653 ed il 1666 viene sistemata la piazza antistante la pieve mediante due loggiati destinati al mercato e alla fiera di S. Luca. Nel 1660 sono restaurati i due tempietti della Madonna e della SS. Croce e già allora vi esistono le sovrastanti cupole dorate, come ci attesta il Casotti (quindi, non settecentesche, come spesso asserito).

1683  (nuova campana campanile)

Nel 1683 viene rifusa la campana trecentesca.

1695 - XVII (nuovo ciborio e affreschi Compagnia presbiterio e Compagnia)

Nel 1695 Giovan Battista Foggini (1652-1725) esegue, su commissione granducale, il disegno per il ciborio con lo sportello d’argento sbalzato raffigurante "Il ritrovamento della Sacra Immagine" per il tempietto contenente la Sacra Immagine. I due gradini in argento sono ornati da lapislazzuli e pietre dure. Nel Tardo Seicento viene affrescata la volta a botte della Compagnia di S. Sebastiano con una "Gloria dei Santi Sebastiano e Fabiano Papa".

1711 - 1714 (acquisizione opere chiesa)

Nel 1711, al tempo del pievano Francesco Ubaldini, si svolge la solenne processione voluta dallo Granduca Cosimo III perché la Vergine scongiurasse la fine della dinastia, concedendo la guarigione all'erede al trono, il Gran Principe Ferdinando, che però morirà nel 1713. Fra i doni tributati alla Vergine, vi è la predella in granito rosso e il nuovo paliotto in argento disegnato dal Foggini, donato da Cosimo III per l'altare della Madonna ed eseguito dagli orafi Cosimo Merlini il Giovane (noto 1692-1736, nipote di Cosimo Merlini il Vecchio) e Bernardo Holzmann (noto 1687-m. 1728) ed ultimato solo nel 1714. L’altare d’argento tardobarocco riprende, nella struttura tripartita, il paliotto d’oro di S. Carlo Borromeo per il duomo di Milano (eseguito tra il 1618 e il 1624 da Cosimo Merlini il Vecchio e che i Medici intendevano offrire per l’altare milanese): presenta un pannello centrale con Cosimo in preghiera e due ovali laterali raffiguranti la protezione della Vergine sulla Toscana.

1714 - 1718 (ristrutturazione complessiva chiesa)

Attorno al 1714 si costruisce un loggiato per i pellegrini lungo la piazza, a spese dell'Opera di S. Maria. Nel 1714, per volontà del pievano Giovan Battista Casotti (m. 1735), l'architetto Alessandro Saller (noto 1679-1741) ristruttura l'interno della chiesa sul modello della SS. Annunziata. Egli progetta il soffitto intagliato e dorato, terminato nel 1717-1718c e costato 5.480 scudi. Vi lavorano un tal Balatri legnaiolo, Anton Maria Ricci battiloro e Niccolò Casetti intagliatore. Nel 1718 sono inserite le tele di Antonio Pugliesi, Lodovico Buti e di Tommaso Redi (1665-1726). Le finestre cinquecentesche della navata e del coro nel 1718 sono sostituite da nuove, barocche, a 'bocca di forno' con cornici in legno e stucco dorate; una cornice marcapiano dorata corre per tutta la lunghezza della chiesa al di sopra degli altari. Al Seller si devono anche i disegni di rilievo del complesso pubblicati dal Casotti nel suo volume sulla pieve del 1714.

1721 - 1722 (acquisizione quadri e spostamento organo navata)

Tra il 1721 e il 1722 la navata è ornata in alto da otto quadri con ricche cornici rappresentanti i "Miracoli della Vergine", opere di Giovan Domenico Ferretti (1692-1768), di Pietro Santi di Carlo Bambocci (noto 1684-1736), di Pietro Pertichi (noto 1721-1731), del ticinese Taddeo Mazzi (1676-ante 1750) e di Anton Niccolò Pillori (1687-1763). L'organo cinquecentesco è spostato nella controfacciata, dove viene inserito in un'imponente cantoria in legno intagliato e dorato su mensoloni terminanti con protomi a mascheroni, realizzata tra il 1717 e il 1722.

1740 - 1759 (cenni storici carattere generale)

Nel 1740 la Vergine è portata in processione a Firenze per l'ultima volta. Nel 1758, essendo pievano il marchese Ottavio Maria di Niccolò Giugni (1693-1763), ascritto all'Accademia delle Arti del Disegno dal 1706, e patrono della chiesa il senatore Francesco Gioacchino Buondelmonti (1689-1774), Ignazio Hugford (1703-1778) ridipinge in parte l'antica tavola miracolosa della Vergine. Nel 1759 Francesco Buondelmonti fa apporre sotto il loggiato una lapide in memoria dell'intercessione della Vergine dopo un'alluvione che devastò la città ed il contado nel 1758.

1815 - 1847 (trasformazione e integrazione organo controfacciata)

Nel 1815 Michelangelo Paoli (1777-1854) di Campi Bisenzio, che aveva appreso l’arte presso la ditta assai nota nell'ultimo quarto del Settecento di Michelangelo Crudeli a Lucca e dal fratello Giacobbe (1786-1855), trasforma ampiamente ed integra l'organo cinquecentesco posto in controfacciata. Nel 1825 diviene pievano don Giovan Battista Benci, che vi rimane fin'oltre il 1847. Nel 1833 il 'popolo' di S. Maria conta 2.592 anime, nel 1847 3.272. Nel 1834 l'arcivescovo Ferdinando Minucci (1782-1856) eleva la pieve a collegiata propositura con 9 canonici e Gregorio XVI concede al proposto di vestire abiti prelatizi e ai canonici di usare roccetto e mozzetta "con filettatura e bottoni rossi". Allora le chiese suffraganee della pieve sono 16.

1847 - 1848 (cenni storici carattere generale)

Nel 1848 viene creata la Compagnia di S. Maria della Misericordia, che si raduna nella sede della Compagnia della Madonna della Neve e di S. Sebastiano. Sopra l'immagine della Madonna "è disteso un vaghissimo drappo bianco, ricamato a rabeschi di oro, e perle, e coperto da un finissimo velo. Questa custodia è settata con due sportelli [...] di legno dipinti dentro e fuori sopra fondo d'oro. [...] Gli sportelli sono di ricchissimi rabeschi di lamiera di argento, posti sopra fondo oro con l'Angiolo Raffaello in rilevo [...] [e il] Giovine Tobia [...]. Fra lo spazio poi della mensa e Tabernacolo, si vede un marmo, in cui vi e scolpita in basso rilievo l'Istoria del ritrovamento di questa celebre Immagine" (Luigi Santoni, 1847).

1853  (ricostruzione meccanismo orologio)

Nel 1853 il frate certosino Alfonso Santini ricostruisce il congegno meccanico dell'orologio cinquecentesco, costato 300 Lire.

1891 - 1895 (rifacimenti e danni sismici intero bene)

ra il 1891 e il 1893 vengono eseguiti vari lavori di rifacimento alla chiesa, che viene poi colpita dal terremoto del 1895. Come scrive, il canonico Augusto Vannini, proposto di S. Maria almeno dal 1876, "il loggiato anteriore alla facciata presentava dei cretti nel senso della lunghezza della volta e uno strapiombo delle colonne. Il muro sull'arco absidale si spostò dalla verticale in modo da doverlo demolire per ricostruirlo di nuovo. Il secondo chiostro del XIII secolo ebbe delle colonne spostate e disgregata la tettoia in un tratto del loggiato sovrastante. Nel campanile si manifestarono, in corrispondenza degli archi della cella campanaria, dei cretti di circa tre centimetri per effetto dei quali alcuni cunei degli archi si abbassarono [...]. Danneggiata in varie parti fu pure la vasta canonica".

1896 - 1900 circa (restauro dopo il terremoto intero bene)

Il restauro dopo il terremoto viene effettuato dall'ingegnere aretino Olinto Squarcialupi (1848-1920), che era stato un patriota garibaldino, e sono apposte numerose catene di ferro.

1915 - 1925 (restauro opere carattere generale)

Nel 1915 la ditta Carlo Marziali & Figli di piazza S. Spirito di Firenze sostituisce lo scappamento a caviglie dell'orologio sulla torre. Tra il 1917 ed il 1925 il noto pittore Fabrizio Lucarini (il restauratore della "Gioconda" e che nel 1906 aveva operato anche nella tomba della regina Nefertari e nella cappella del pittore Maia, esposta al Museo Egizio di Torino, e nel 1914 alle pitture che già decoravano la cappella funeraria di Iti) restaura la Sacra immagine della Madonna.

1925  (cenni storici carattere generale)

La chiesa viene consacrata Basilica Minore nel 1925.

1939  (restauro chiostro)

Nel 1939 viene restaurato il chiostro trecentesco.

1944  (danni bellici intero bene)

La chiesa e colpita dai bombardamenti del 27 e 28 luglio 1944, che distruggono gran parte delle strutture barocche. Crollano il coro e il presbiterio, il tetto a capriate, il soffitto ligneo settecentesco e parte della struttura muraria della nave; si frantumano i due tempietti. Tre degli otto grandi quadri settecenteschi sono perduti irrimediabilmente, come anche il soffitto. Solo l'Immagine della Vergine non subisce danni, essendo stata trasferita a Firenze in S. Felice in Piazza. Questo secondo la maggior parte delle fonti, ma ciò non è vero, in quanto durante i bombardamenti la tavola era in loco, come attesta Ferdinando Rossi nel 1950: nel 1947, infatti, vene ricondotta "da Firenze ove era stata trasportata il 28 luglio 1944, dopo essere stata estratta dalle macerie da un eroico sacerdote, andato all'Impruneta per raccogliere i feriti".

1944 - 1955 (ricostruzione e restauro intero bene)

La radicale opera di ricostruzione e restauro è condotta, a partire dallo stesso 1944, con riapertura al culto l'11 novembre 1945, ma procede nel 1947, quando l'11 maggio la Sacra Immagine della Madonna è riportata all'Impruneta, e si protrae fino al 1950; i lavori sono condotti dalla Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, sotto la direzione dell’architetto ed ingegnere Ferdinando Rossi (1905-1997). Una copertura a capriate a vista sostituisce il soffitto a lacunari settecentesco e finestre frontonate neocinquecentesche sostituiscono quelle barocche andate distrutte, esemplandole su alcuni lacerti rinvenuti di quelle originarie del XVI secolo, poi tamponate nel Settecento. La chiesa viene riconsacrata il 15 maggio del 1950 dall'arcivescovo Elia Dalla Costa (1872-1961).

1963 - 1970 (cenni storici carattere generale)

Nel 1963 l'arcivescovo Ermenegildo Florit (1901-1985) benedice il polittico trecentesco del Novelli, pazientemente ricostituito e restaurato dopo i danni bellici. Dal 1968 e fin'oltre il 1993 è parroco il canonico Giulio Cesare Staccioli (1915-2010) da Borgo S. Lorenzo, collaboratore con il Comune e con la Sovrintendenza nel dar vita al Museo del Tesoro della Basilica. Nel 1970 la parrocchia conta 6.000 anime.

1969  (vicende conservative Salone delle Armi)

Nel 1969 la Soprintendenza fiorentina esegue alcuni restauri, che portano alla luce e alla fruibilità il cosiddetto Salone delle Armi dei Buondelmonti, posto nel complesso della canonica ad un livello inferiore rispetto ai chiostri (già spedale per poveri e pellegrini).

1971 - 1978 (vicende conservative chiostro e portico in facciata)

Negli Anni Settanta viene restaurato il chiostro quattrocentesco. Nel 1977-1978 sono eseguiti dalla Soprintendenza ai Monumenti i lavori di restauro al portico antistante la chiesa, che prevedono il consolidamento della parte estradossale delle volte e la realizzazione di un solaio con travi in cemento armato e laterizio, il rifacimento della pavimentazione in cotto, la ricostruzione e la coibentazione del tetto, il ripristino degli intonaci e della porzione di paramento in pietra della facciata primitiva della chiesa.

1982  (vicende conservative Salone delle Armi)

Nel 1982 don Staccioli fa pavimentare il Salone delle Armi.

1986  (cenni storici carattere generale - parrocchia)

Nel 1986 sono annessi al territorio parrocchiale di S. Maria quelli di S. Michele a Nizzano e di S. Muniaro a Quintole.

1987  (cenni storici carattere generale)

Nel 1987 viene inaugurato il Museo del Tesoro di Santa Maria dell'Impruneta nella sala posta sopra il portico, che raccoglie gli oggetti artistici (codici miniati, oggetti di oreficeria, paramenti sacri e altri arredi) appartenenti alla storia della basilica.

1995  (restauro organo)

Il 12 ottobre 1995 avviene l'inaugurazione ufficiale dell'organo cinque-ottocentesco restaurato dalla ditta Ruffatti di Albignasego (Padova). Le parti lignee della mostra e la cantoria sono restaurate dalla ditta di Andrea Fedeli (1943-2019) di Firenze.

2000  (adeguamento liturgico area presbiteriale)

Nel 2000 avviene l'adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare mediante l'arretramento del polittico trecentesco.

2011  (restauro dipinto su tavola)

Nel 2011 viene nuovamente restaura dalla ditta Venerosi Pesciolini la Sacra immagine della Madonna (fermatura del colore e leggera pulitura).
Descrizione

La chiesa di S. Maria si trova all'Impruneta (ca 373,00 m s.l.m.). I prospetti esterni sono a vista, in conci d'alberese con inserti di serpentino, arenaria e misti a laterizio. Il complesso è costituito dalla chiesa e dai locali della canonica sulla destra, posti attorno a due chiostri ("chiostro grande" trecentesco su due ordini, con pozzo e con pilastri a sezione ottagonale e capitelli a foglie d'acqua, e "chiostro piccolo" quattrocentesco, qualificato da colonne ioniche). Vi si accede dalla chiesa e da un portale ubicato sotto il loggiato antistante, a destra. La torre campanaria è posta a destra della chiesa, tra i due chiostri. In fondo al chiostro grande e ad un livello di calpestio inferiore è la Sala d'Armi, già spedale per poveri e pellegrini. A sinistra dell'edificio sacro si trova la sede dell'ex Compagnia dei Santi Fabiano e Sebastiano. La facciata è a capanna, la pianta ad aula.
Pianta
La chiesa ha pianta ad aula con scarsella orientata a est e due cappelle laterali di differente profondità. Dalla porta a sinistra dell'altare maggiore si entra nella sagrestia costituita da due ambienti ("sagrestia vecchia" e "sagrestia nuova"). Nella parete destra dell'aula un primo portale dà accesso ad un vano adibito a deposito, un secondo al chiostro piccolo. Nella parete opposta, il primo portale presso la controfacciata immette alla cappella del fonte battesimale, il secondo, posto fra i due altari di sinistra, attraverso un piccolo corridoio, all'oratorio, già sede della Compagnia di S. Fabiano e S. Sebastiano alla Compagnia di S. Sebastiano e ad un secondo più piccolo vano, già costituente una cappella . Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 54,00; lunghezza fino all'arco absidale: m 47,40; lunghezza fino all'arco trionfale: m 40,00; larghezza totale: m 14,30.
Facciata e portico
La facciata è a capanna, in conci a vista. con una croce sul monte al vertice ed un sottostante oculo con mostra in arenaria: è preceduta dal portico secentesco, intonacato e tinteggiato di bianco, a cinque luci e quattro colonne tuscaniche. Al di sopra delle arcate a pieno centro è la Sala Silvani, che contiene il Museo del Tesoro, qualificata da cinque finestre quadrangolari. In una fascia al di sotto della gronda è l'iscrizione: "MARIAE PRECIBUS DAPULSA PESTE STYGMATUM D. FRANC. FLOR. SOCIETAS DEIPARAE LIBERATRICI" ("Allontanata la peste per l'intercessione di Maria, la Compagnia delle Stimmate di S. Francesco di Firenze [eresse] in onore della Madre di Dio liberatrice"). Uno stemma in arenaria è in chiave dell'arco centrale, altri due in arenaria e con scudo in marmo sono posti presso le due angolate laterali in conci isodomi di pietra a vista. Al di sotto del loggiato sono cinque portali, dei quali i tre mediani immettono in chiesa: quello centrale è trabeato e reca uno stemma marmoreo dei Medici apposto nel fregio. Sono in arenaria le mostre delle finestre le ghiere degli archi, le colonne, le chiavi di volta, i peducci ed i portali. Il portone è ligneo. Nella parete destra del loggiato è la scultura medievale a bassorilievo raffigurante la "Madonna con il Bambino e due Santi". Al di sotto si trova la lapide marmorea del 1759 apposta da Francesco Buondelmonti.
Campanile
La torre campanaria, a pianta quadrata, è in conci d'alberese a vista; le colonnine a stampella delle bifore del primo e del terzo ordine sono in arenaria; vi si alternano le monofore del secondo ordine e del quarto, corrispondente alla cella. Il sistema campanario è provvisto di quattro campane. La copertura è perimetrata da una merlatura guelfa.
Interno
L'aula culmina nel presbiterio, rialzato di quattro gradini, al centro del quale è l’altare a specchiature in marmo bianco e nero, con mensa in arenaria e colonnini angolari marmorei del XII secolo (restaurato a fine Ottocento) con a tergo il grande polittico di Pietro Nelli. Dietro al polittico è l’abside a pianta semiottagonale con il coro ligneo cinquecentesco. A sinistra, presso il presbiterio, è la cappella di S. Giuseppe, preceduta da due gradini in marmo e inquadrata da un arcone su semipilastri compositi, con gli stalli del coro ligneo risalente al XV secolo e con una tavola raffigurante la "Madonna in trono con il Bambino tra due Santi", preceduta da una balaustra lignea dipinta a finta pietra. Più oltre, in direzione della controfacciata e sullo stesso lato, è il corridoio della Porta Santa, che in esterno è ben visibile, murata ed a un’altezza di circa due metri dal piano stradale. Nella parete destra, presso il presbiterio, è la cappella del Crocifisso, con un arcone analogo a quello della cappella speculare di S. Giuseppe, recante la scultura del Crocifisso del Giambologna entro il dossale dell'altare in arenaria (contraddistinto da semicolonne composite, da una trabeazione con metope e triglifi nel fregio e da un frontone triangolare spezzato) e con il sarcofago di Antonio degli Agli, preceduta da balaustra in arenaria. Tutte le scansioni architettoniche sono in arenaria. I quattro portali speculari nelle pareti laterali (due per parte) sono architravati, sovrastati da uno stemma centrale o da una nicchia e gravati da semi-vasi con fiaccola laterali. Gli elementi dei tempietti o sacelli della Vergine e del SS. Sacramento, ai lati del presbiterio, sono in arenaria; ciascuno di essi ha quattro colonne composite dal fusto scanalato e rudentato sorreggenti la trabeazione; l'intradosso della copertura piana e un soffitto a cassettoni in terracotta invetriata dei Della Robbia; la balaustra è in marmo e con grata a corda in ferro. Nel fondale del tempietto di destra, contenente i frammenti della Sacra Croce, si trova la "Crocifissione con due Angeli, fra la Madonna e San Giovanni", fiancheggiata dalle statue di "San Giovanni Battista e un Vescovo" attribuita a Luca Della Robbia, in quello di sinistra il tabernacolo marmoreo con l'icona della Madonna tra statue robbiane di "Santi Paolo e Luca". I cinque grandi dipinti settecenteschi, recentemente reinseriti, appesi alle pareti dell’aula (due nella parete sinistra, uno in quella destra e due in controfacciata) sono su tela. I quattro altari tardocinquecenteschi alle pareti laterali, preceduti da tre scalini e da una pedana in marmo, sono in arenaria, con i dossali qualificati da lesene con capitelli compositi dorati, sulle quali insistono porzioni di trabeazione sulle quali s'imposta un arco a pieno centro; all'interno le tele primosecentesche sono entro cornici parimenti d'arenaria terminanti con frontoni triangolari spezzati recanti al centro piccole tele centinate. Nel primo altare a destra è il quadro dell'Allori, nel secondo quello del Passignano; nel primo di sinistra la tela dell'Empoli, nel secondo quella del Rosselli. Il fonte battesimale posto nella propria cappella a sinistra è ottagonale, in marmo, con specchiature a bassorilievo. La cantoria cinquecentesca nella parete laterale sinistra è in arenaria, sorretta da quattro mensoloni e con le specchiature della balaustra decorate con motivi a bassorilievo, l’organo a tergo è settecentesco, lasciato al santuario nel Novecento. La cantoria in controfacciata, con l'organo cinque-ottocentesco, è lignea, sorretta da sei mensoloni. Le due acquasantiere sono in marmo. Le due bussole laterali sono lignee. La chiesa prende luce da sei finestre frontonate aperte nelle pareti laterali, dall’occhio in facciata, dalla bifora gotica nella cappella di S. Giuseppe, da una finestra nella cappella del Crocifisso e dalle tre finestre frontonate aperte nel coro L'altezza massima della navata è m 18,50, la minima m 15,90.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione della nave è in cotto, con mattoni rettangolari disposti a spina entro riquadri in marmo bianco, come in marmo è la fascia mediana in asse con il presbiterio. Nel presbiterio la pavimentazione è in marmo. Il coro ha una pavimentazione in cotto, come il loggiato antistante la chiesa.
Coperture
La struttura lignea di copertura dell'aula poggia su undici capriate ricostruite dopo la Seconda Guerra Mondiale, con orditura primaria e secondaria lignee e scempiato in cotto; la cappella di S. Giuseppe e quella del Crocifisso cono voltate a crociera, come anche la scarsella; il coro presenta una voltata a semipadiglione (a spicchi). Il manto di copertura del tetto a capanna è in coppi e tegole piane. Il loggiato antistante è coperto con volte a crociera.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (2000)
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare messo in opera nel 2000. L’altare maggiore al centro del presbiterio ha specchiature in marmo bianco e nero, con la mensa in arenaria e colonnini marmorei; dimensioni indicative cm 144 x 345 x 118 (h). Il tabernacolo con sportello in argento è posto nel tempietto di destra del presbiterio. In uso un leggio ligneo, mobile, collocato attualmente sul lato sinistro del presbiterio La sede lignea, mobile, è posta al centro del presbiterio, dietro all’altare. Il fonte battesimale in marmo, a pianta ottagonale, è in cappella dedicata in parete laterale sinistra, presso la controfacciata. In chiesa vi sono quattro confessionali inseriti due per parte nelle pareti laterali, alle quali sono inoltre addossati due ulteriori confessionali lignei.
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