chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Dicomano Firenze chiesa parrocchiale S. Maria a Dicomano Parrocchia di Santa Maria a Dicomano Pianta; Facciata; Campanile; Interno; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture presbiterio - intervento strutturale (1969 (?)) XI - 1136(origini carattere generale); XI - 1371(cenni storici carattere generale); XII - XVI(cenni storici patronati); XVI - XVI(cenni storici terracotta invetriata e tabernacolo); XVI - XVII(cenni storici opere pittoriche); 1542 - 1568(cenni storici carattere generale); XVIII - 1791(cenni storici carattere generale); 1888 - 1888(cenni storici crocifisso ligneo); 1919 - 1924(danni sismici e restauri intero bene); 1961 - 1961(vicende conservative laltare maggiore); 1975 - 1992(vicende conservative intero bene)
Pieve di Santa Maria a Dicomano
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Pieve di Santa Maria a Dicomano <Dicomano>
Altre denominazioni
S. Maria a Dicomano
Ambito culturale (ruolo)
romanico (impianto)
maestranze toscane (rifacimento del XVI secolo)
neomedievale (rifacimento del XX secolo)
Notizie Storiche
XI - 1136 (origini carattere generale)
La chiesa di S. Maria a Dicomano fu edificata su una piccola collina posta a un quarto di miglio dal borgo e dal castello del Pozzo, al tempo proprietà dei Conti Guidi di Porciano. Di patronato della mensa arcivescovile di Firenze, si trova citata per la prima volta come Santa Maria in Comano in un documento datato 25 novembre 1136. La chiesa fu costruita sui resti di una precedente ed aveva una disposizione opposta rispetto all’attuale, con la facciata orientata a meridione.
XI - 1371 (cenni storici carattere generale)
Il campanile era in origine una torre posta a difesa del borgo, costruita intorno all’anno mille. Subì un parziale crollo sul finire del XIII secolo che danneggiò anche le coperture della chiesa, poi rifatte con volte in muratura. La torre fu ricostruita, sulla cima furono posti un campanile a vela e la campana maggiore del 1371 con lo stemma del conte Guido di Battifolle, un leone rampante tre due cicogne.
XII - XVI (cenni storici patronati)
La pieve è stata di padronato della Mensa Arcivescovile Fiorentina e per il Carocci ancora prima che Dicomano divenisse parte del contado fiorentino quando nel 1375 i conti Guidi di Battifolle vendettero ai fiorentini la Contea di Belforte al cui interno era Dicomano. Il castello di Dicomano fu ceduto dai conti Guidi al vescovo di Firenze già ai primi dell’XII secolo come ricordano due rogiti datati 1103 e 1189.
Il diritto di elezione del titolare della chiesa fu dei conti Guidi, poi dei canonici della pieve stessa; nel 1480 il Pontefice si riservò tale diritto vista l’importanza e le ricchezze della chiesa. Nel XVI secolo fu ceduta in Commenda al vescovo di Volterra, Francesco Della Rovere, per tornare nel 1589 di libera collazione.
Fra i suoi canonici due appartennero alla famiglia Soderini: Niccolò pievano fino al 1430 e Francesco tra il 1500 e il 1515, successivamente nominato cardinale.
XVI - XVI (cenni storici terracotta invetriata e tabernacolo)
Fra le opere dell’antica pieve sussiste il bassorilievo di terracotta invetriata che raffigura Sant’Anna con San Gioacchino ed è circondato dai tipici festoni robbiani con fiori e frutti. L’opera, del 1530 ca, è attribuita a Santi di Buglione mentre il Carocci la riconduce alla bottega di Giovanni Della Robbia, figlio di Andrea Della Robbia.
Nella parete absidale il piccolo tabernacolo per oli santi è della metà del XVI secolo, opera robbiana della bottega di Giovanni Della Robbia ove l’iscrizione “oleum infirmorum” fu poi aggiunta nel XX secolo.
XVI - XVII (cenni storici opere pittoriche)
La “Natività di Cristo” di Cosimo Gamberucci fu voluta dalla famiglia Delle Pozze nel 1595. Del XVI secolo è anche la “Vergine col Bambino”, olio su tela di Giovanbattista Naldini, che nel XVIII secolo venne modificata con l’aggiunta dello scapolare carmelitano in mano alla Vergine.
Sull’altare maggiore è conservata l’“Assunzione di Maria Vergine” di Francesco Curradi del 1613. Una iscrizione ci attesta il committente, il pievano Lorenzo Teri.
Dalla chiesa di san Donnino a Celle provengono alcune opere fra cui la “Deposizione di Cristo”, tavola del tardo XVI secolo, copia di un noto disegno che Michelangelo realizzò per Vittoria Colonna. Dalla medesima chiesa proviene anche l’olio su tela di Agostino Melissi, opera del 1648 raffigura la “Madonna in gloria e santi” fra i quali S.Donnino martire.
1542 - 1568 (cenni storici carattere generale)
Dopo il terribile terremoto del 1542, cui sopravvissero solo le mura perimetrali in filaretto di pietra, la chiesa fu ricostruita, invertendone l'orientamento, a tre navate e copertura a capriate; la torre rimase priva del campanile a vela. La consacrazione fu celebrata il 3 maggio del 1568 da Monsignor Antonio Altoviti.
XVIII - 1791 (cenni storici carattere generale)
Con l’inizio del XVIII secolo furono realizzati interventi all’interno della chiesa, fra i quali la costruzione delle volte di copertura a canniccio e del pulpito in pietra serena. Altri lavori furono poi attuati nel 1740 dal pievano P. A. Guiducci. Nel 1791 la nuova consacrazione della chiesa fu celebrata da Monsignore Tommaso Buonaventura dei conti della Gherardesca.
1888 (cenni storici crocifisso ligneo)
Nel 1888 don Cesare Malenotti, prete di Vicchio, dona alla chiesa un seicentesco crocifisso ligneo.
1919 - 1924 (danni sismici e restauri intero bene)
La chiesa venne nuovamente danneggiata dal terremoto del 29 giugno 1919. I lavori di ricostruzione, completati nel 1924 e diretti dall’architetto Ezio Cerpi, tesero a restituire caratteri medievali all'edificio, ove furono rimossi gli altari laterali, poste a vista le pietre delle murature, chiusi i grandi finestroni ed aperte strette monofore nelle pareti.
1961 (vicende conservative laltare maggiore)
Nella seconda metà del XIX secolo fu progettato dell’architetto Lando Bartoli il nuovo altar maggiore, consacrato il 18 marzo 1961.
1975 - 1992 (vicende conservative intero bene)
Nel 1975 venne è stato restaurato il chiostro seicentesco e nel 1992 è stata messa in opera una revisione complessiva del manto di copertura della chiesa.
Descrizione
La chiesa di santa Maria a Dicomano è posta “sopra un poggetto un quarto miglio a levante del borgo” (Emanuele Repetti), accanto a quella che era un’antica torre di guardia ed oggi è il campanile della chiesa. A sinistra dell’edificio si trovano la canonica con i locali parrocchiali ed il chiostro seicentesco. All’interno le tre navate sono separate da arcate a tutto sesto sorrette da pilastri quadrati ed il presbiterio è rialzato con due gradini in arenaria. Le pietre della muratura della chiesa sono complessivamente a vista, ad eccezione delle due pareti laterali che sono intonacate. Fra le arcate laterali, su due mensole a voluta, si trova il pulpito del XVII secolo.
Pianta
La chiesa ha pianta rettangolare composta da tre navate scandite da sette arcate laterali poste su pilastri con le pietre della muratura portate a vista. Il presbiterio, privo di catino absidale o scarsella, è rialzato mediante due gradini di arenaria.
La lunghezza totale della chiesa è di metri 27.50, la larghezza è di metri 11.60 e la larghezza massima della navata centrale è di metri 5.
Facciata
La facciata della chiesa è in arenaria con conci a vista e si sviluppa a salienti in corrispondenza delle tre navate interne. Sulla sommità è posta una croce metallica. Sono in arenaria la cornice di imposta, la mostra dell’occhio centrale e il portale architravato al di sopra del quale si trova una tettoia a semipadiglione. Sulla trabeazione del portone ligneo è scolpito, affiancato da due gigli di Firenze, lo stemma della famiglia Soderini .
Campanile
Il campanile della chiesa, in origine una massiccia torre di guardia, ha pianta quadrata in conci di arenaria e copertura a padiglione con manto in coppi e tegole. Nella cella campanaria sono alloggiate tre campane di cui la maggiore datata 1371 con stemma del conte Guido di Battifolle.
Interno
La chiesa ha tre navate con la centrale che si apre sulle laterali mediante sette archi a tutto sesto sorretti da pilastri quadrati. Il presbiterio è rialzato con gradini in arenaria e reca al centro l’altare maggiore ed il grandioso dossale con tela del 1613 di Francesco Curradi che raffigura l’“Assunzione della Vergine”. A sinistra in parete tergale è un piccolo tabernacolo per oli santi in terracotta invetriata e policroma, a destra dell’altare è posto un seicentesco crocifisso ligneo.
Tra i pilastri della quarta arcata della navata sinistra, e sorretto da due robuste mensole a voluta, si trova il pulpito in pietra serena del XVII secolo ove sono scolpiti simboli mistici della Parola.
All’ingresso della navata laterale sinistra si trova il fonte battesimale in arenaria, con vasca ottagonale e fusto a colonna poggiato su basamento in pietra. Più oltre è il trittico della “Madonna con Bambino fra i santi Pietro apostolo e Antonio abate”, di scuola fiorentina dell’inizio del XV secolo e proveniente dalla distrutta chiesa di S.Pietro a Fostìa.
Nella parete della navata sinistra si aprono due porte, la prima conduce in sacrestia mentre la seconda al chiostro seicentesco. Sopra quest'ultima si trova la “Madonna in trono fra santi”, opera della prima metà del XVI secolo proveniente dalla chiesa di S.Stefano a Vicolagna. Proseguendo, sopra il confessionale ligneo si trova la “Deposizione di Cristo” del XVII secolo, di ispirazione michelangiolesca e proveniente dalla chiesa di S.Donnino a Celle. Alla testata della navata è posta in parete la tavola con la “Vergine e il Bambino fra santi” di Giovan Battista Naldini.
Presso la testata della navata destra si trova la “Natività di Cristo” di Cosimo Gamberucci commissionata dalla famiglia Delle Pozze e datata 1595, con cornice di tre anni posteriore.
In controfacciata, nella navata destra, si trova la “Vergine con santi Giacomo da Compostela apostolo e Romualdo abate”, di Giacomo Conti della fine del XIX secolo e proveniente dalla chiesa di S. Jacopo a Orticaia, a lungo monastero camaldolese.
Nella parete laterale della navata destra è posto l’olio su tela di Lorenzo Lippi del 1629 raffigurante “Santa Caterina d’Alessandria” e proveniente dalla chiesa di S. Martino a Corella; quindi si trova la grande terracotta invetriata con “Sant’Anna e san Gioacchino” del 1530 circa. Più oltre è la tela di Agostino Melissi del 1648 “Madonna in gloria e santi”, quindi la “Vergine del Rosario e santi”, la grande tavola di Santi Di Tito contornata da una monumentale cornice nelle cui rosette sono raffigurati i 15 misteri del rosario.
Sopra le arcate che dividono le navate si aprono le monofore che insieme al rosone in controfacciata danno luce alla chiesa. Le uniche pareti intonacate sono quelle laterali delle navate minori mentre le restanti recano a vista le pietre della muratura.
L’altezza massima della chiesa, raggiunta nella navata centrale, è di metri 9, mentre l’altezza minima, raggiunta nelle navate laterali, è di metri 4.60.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione della chiesa è a piastrelle quadrate di cemento rosso disposte in diagonale. Vi si trova la lastra scolpita che attesta la commissione della famiglia Delle Pozze per l’opera di Cosimo Gamberucci posta alla parete tergale della navata destra.
Coperture
La copertura della navata centrale poggia su sei capriate lignee ed orditura primaria e secondaria, quella delle navate laterali su sei travi ed orditura lignea. Lo scempiato è in cotto, il manto di copertura è in coppi e tegole.
Adeguamento liturgico
presbiterio - intervento strutturale (1969 (?))
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare completato nel corso degli anni ’60. Rimosso l’originario altare maggiore, al centro del presbiterio è stato collocato nel 1961 un altare in arenaria che consente la celebrazione rivolta verso i fedeli; dimensioni indicative cm 130 x 270 x 109 (h). Tabernacolo in rame, con elementi decorativi in marmo, posto al centro dell’altare di testata nella navata laterale destra. Sede lignea, mobile, collocata sul lato destro del presbitrerio, sul lato opposto è in uso un leggio ligneo, mobile. Fonte battesimale in arenaria, con vasca ottagonale su fusto a colonna, posto in navata laterale sinistra presso la controfacciata. Un bacile mobile in rame è in uso nel presbiterio. Due confessionali lignei sono inseriti nelle pareti delle navate laterale, presso il prebiterio.