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Firenze
Firenze
chiesa
rettoria
S. Trinita
Parrocchia di Santa Trinita a Firenze
Pianta; Facciata; Campanile; Interno; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
presbiterio - aggiunta arredo (1990 (?))
XI ante - 1227(origini carattere generale); 1250 - 1330(cenni storici nuova chiesa gotica ); 1340 - 1395(cenni storici affreschi); 1400 - 1415(cenni storici affreschi); 1418 - 1425(cenni storici cappella Strozzi (ora sagrestia) ); 1420 - 1425(cenni storici affreschi
cancellata
pala d'altare); 1429 - 1435 ca(cenni storici affreschi); 1444 - 1444 post(cenni storici affreschi
scultura marmorea ); 1466 - 1497(cenni storici affreschi
dipinto su tavola ); 1483 - 1486(cenni storici affreschi); 1490 - 1490 post(cenni storici tombe umanistiche
sculture marmoree ); 1490 - 1499(cenni storici dipinto su tavola ); 1506 - 1520(cenni storici dipinti su tavola ); 1523 - 1529(cenni storici altari
dipinti su tavola ); 1552 - 1552(cenni storici altare); 1559 - 1584(cenni storici scarsella
altar maggiore
altari
chiostro); 1593 - 1594(cenni storici facciata
cappella delle reliquie ); 1603 - 1609(cenni storici cappella Strozzi ); 1628 - 1649(cenni storici cappelle); 1671 - 1671(cenni storici altar maggiore); 1740 - 1761(cenni storici trasformazioni interne ); 1809 - 1813(cenni storici carattere generale ); 1839 - 1839(cenni storici carattere generale ); 1881 - 1884(vicende conservative intero bene ); 1884 - 1887(vicende conservative intero bene ); 1887 - 1897(vicende conservative intero bene ); 1897 - 1897 post(cenni storici arredi); 1939 - 1967(cenni storici organo); 1966 - 1966 post(vicende conservative intero bene ); 1966 - 2014(cenni storici carattere generale); 2004 ante - 2004(vicende conservative affreschi)
Chiesa di Santa Trinita
Tipologia e qualificazione chiesa rettoria
Denominazione Chiesa di Santa Trinita <Firenze>
Altre denominazioni S. Trinita
Ambito culturale (ruolo)
romanico (impianto)
gotico (ricostruzione)
rinascimentale (rifacimenti del XV e XVI secolo)
Notizie Storiche

XI ante - 1227 (origini carattere generale)

La basilica di Santa Trìnita è una delle basiliche più importanti di Firenze. Sul sito della chiesa in origine esiste un oratorio dedicato a S. Maria dello Spasimo o dei Tribolati. La chiesa è documentata dal 1077 (edificata tra il 1060 ed il 1070) e si trova al di fuori dalla cinta muraria matildina, sul lato opposto della città (verso ovest) rispetto a dove i vallombrosani avevano il loro insediamento principale (a S. Salvi, verso est). Di tale chiesa restano alcune tracce nella controfacciata, la cripta (con alcune colonne in marmo verde, che in origine s’innalzavano su basi di marmo bianco), alcune lapidi e lacerti dell'antico pavimento presbiteriale a mosaico in tessere bianche e nere, con disegni di zoomorfi fantastici. Nel 1115 appartiene ai Vallombrosani, congregazione fondata da S. Giovanni Gualberto, che ampliano la chiesa in forme romaniche. In seguito essa è inclusa nelle mura nel 1172-1175 e viene consacrata il 27 dicembre 1227 da Gregorio IX.

1250 - 1330 (cenni storici nuova chiesa gotica )

Tra il 1250 e il 1258 (verosimilmente nel 1242) vengono iniziati lavori di ampliamento della chiesa in forme gotiche, su progetto forse di Nicola Pisano oppure, più probabilmente, di Neri di Fioravanti. È una delle prime chiese gotiche fiorentine, preceduta solo da quella di S. Maria Novella. Tra il 1280 ed il 1300 Cimabue realizza per la chiesa una “Maestà” (ora agli Uffizi). Sono aggiunte le cappelle laterali e la chiesa è rivestita di affreschi. I lavori proseguirono tra il 1300 e il 1330.

1340 - 1395 (cenni storici affreschi)

Tra il 1340 ed il 1350 un seguace di Maso di Banco affresca la cappella dei Davanzati con “Storie di Santa Caterina”. Nel 1348 i lavori in chiesa ricevono una brusca interruzione a causa della peste. Nel 1390/1395 Spinello Aretino esegue per la cappella dei Bartolini Salimbeni l'affresco con il “Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria fra Santi”.

1400 - 1415 (cenni storici affreschi)

Nel 1418-1423 Lorenzo Ghiberti progetta la cappella Strozzi (attuale sagrestia), voluta da Noferi (Onofrio) di Palla Strozzi e realizzata solo dopo la sua morte. L'attribuzione a Ghiberti si basa, oltre che su fattori stilistici, su una labile traccia documentaria, in cui Ghiberti è citato nel 1420 come supervisore, insieme a Cola di Niccolò d'Arezzo, ai lavori di carpenteria nella cappella, ai quali lavora il noto stipettaio Antonio da Baise. Entro il 1425 Pietro Lamberti o il giovane Michelozzo realizzano la tomba di Onofrio Strozzi, con decorazioni nel sottarco di Gentile da Fabriano.

1418 - 1425 (cenni storici cappella Strozzi (ora sagrestia) )

Nel 1418-1423 Lorenzo Ghiberti progetta la cappella Strozzi (attuale sagrestia), voluta da Noferi (Onofrio) di Palla Strozzi e realizzata solo dopo la sua morte. L'attribuzione a Ghiberti si basa, oltre che su fattori stilistici, su una labile traccia documentaria, in cui Ghiberti è citato nel 1420 come supervisore, insieme a Cola di Niccolò d'Arezzo, ai lavori di carpenteria nella cappella, ai quali lavora il noto stipettaio Antonio da Baise. Entro il 1425 Pietro Lamberti o il giovane Michelozzo realizzano la tomba di Onofrio Strozzi, con decorazioni nel sottarco di Gentile da Fabriano.

1420 - 1425 (cenni storici affreschi, cancellata, pala d'altare)

Tra il 1420 e il 1425 Lorenzo Monaco affresca con “Storie della Vergine” la cappella dei Bartolini Salimbeni, coprendo i precedenti affreschi di Spinello Aretino, e forse Manfredi di Franco da Pistoia esegue la cancellata che la chiude. Lorenzo Monaco realizza anche la pala con l’“Annunciazione”.

1429 - 1435 ca (cenni storici affreschi)

Nel 1429/1430 Giovanni da Ponte affresca, all'esterno della cappella dei Doni, un “Cristo in gloria”, e nel 1430/1434 esegue le pitture sopra l'arco esterno della cappella degli Usimbardi. Sempre Giovanni da Ponte e Smeraldo di Giovanni verso il 1434 eseguono gli affreschi della cappella degli Scali. Nel 1430/1435 Lorenzo di Bicci affresca sull'arcone esterno della cappella dei Compagni un “San Giovanni Gualberto perdona l'uccisore di suo fratello”. Fra il 1431 ed il 1434 Paolo Uccello affresca le “San Francesco che riceve le stimmate”, del quale oggi rimane solo il Crocifisso in cielo.

1444 - 1444 post (cenni storici affreschi, scultura marmorea )

Dopo il 1444 la bottega di Giovanni da Ponte esegue due angeli a monocromo per la cappella dei Davanzati, mentre Bernardo Rossellino realizza la sepoltura di Giuliano Davanzati (m. 1444) entro la parete sinistra, composta da un sarcofago romano del III secolo d. C. e dal coperchio con la figura del defunto, da lui scolpita.

1466 - 1497 (cenni storici affreschi, dipinto su tavola )

Verso il 1466 Neri di Bicci dipinge per l'altare della cappella dei Cialli-Sernigi una “Madonna in trono col Bambino e quattro Santi”. Verso il 1470 Alessio Baldovinetti realizza per la cappella degli Spini l'affresco di un “Santo vescovo”. Fra il 1471 ed il 1497 Alessio Baldovinetti affresca la scarsella con “Storie del Vecchio Testamento”.

1483 - 1486 (cenni storici affreschi)

Tra il 1483 e il 1486 Domenico Ghirlandaio decora la cappella Sassetti con “Storie di San Francesco”, su commissione di Francesco Sassetti. La pala d'altare è pure del Ghirlandaio e raffigura l’“Adorazione dei pastori” (1485 circa). Nella volta della cappella sono dipinte quattro “Sibille”, mentre all'esterno, in alto sopra l'arco, il Ghirlandaio affresca la “Sibilla Tiburtina che annuncia ad Augusto la nascita del Redentore” e una “Statua del David” su una colonna, con simbologie neoplatoniche e ficiniane. Sul pilastro che separa la cappella dalla seguente dei Doni viene realizzato un affresco con l'“Annunciata” da un ignoto pittore fiorentino del Quattrocento.

1490 - 1490 post (cenni storici tombe umanistiche, sculture marmoree )

Giuliano da Sangallo realizza le tombe di Francesco Sassetti (m. 1490) e della consorte Nera Corsi, incorniciate da affreschi a monocromo.

1490 - 1499 (cenni storici dipinto su tavola )

Nell'ultimo decennio del Quattrocento Bernardo di Stefano Rosselli esegue per la cappella dei Doni la “Madonna dello Spasimo”.

1506 - 1520 (cenni storici dipinti su tavola )

Nel 1506 Mariotto Albertinelli ed il Franciabigio eseguono una “Madonna con il Bambino tra i Santi Girolamo e Zanobi. Nel 1515/1520 Antonio del Ceraiolo dipinge per l’altare della cappella dei Bombeni il “Matrimonio mistico di Santa Caterina da Siena e Santi”.

1523 - 1529 (cenni storici altari, dipinti su tavola )

Sono realizzati in controfacciata due altari: uno posto tra il portale maggiore e quello meridionale, della famiglia Lotti, per il quale Pier Francesco Foschi esegue, tra 1523 e 1526, una tavola con la “Madonna con il Bambino e i Santi Benedetto e Bernardo da Chiaravalle” (che nel 1810 verrà trasferita nella chiesa di S. Barnaba); il secondo, posto all’altro lato del portale, dei Cambi, ornato da una “Pietà” del Bronzino, realizzata nel 1529 (oggi agli Uffizi).

1552  (cenni storici altare)

Nel 1552 è realizzato l'altare della cappella degli Ardinghelli, con una complessa decorazione impiegando parte dei marmi dell'incompiuta tomba di San Giovanni Gualberto, scolpiti nel 1505-1513 da Benedetto da Rovezzano.

1559 - 1584 (cenni storici scarsella, altar maggiore, altari, chiostro)

Tra il 1559 e il 1613 Ludovico Cigoli rifà la cappella dei Doni. Nella seconda metà del Cinquecento, nell'ambito dei rinnovamenti connessi alla Controriforma, i Vallombrosani fanno rifare a Bernardo Buontalenti il presbiterio con l'elaborato altare monumentale e con l'originale scalinata ad ‘ali di pipistrello’ (1574), conservata oggi nella chiesa di S. Stefano al Ponte. Tra il 1581 e il 1583 Battista Lorenzi esegue due acquasantiere marmoree. Nel 1582 è realizzata la pala con la “Resurrezione di Cristo e Santi” per il dossale della cappella degli Ardinghelli, già data a Maso da San Friano ed oggi a Francesco del Brina. Nel 1584 Alfonso Parigi il Vecchio realizza, sempre su disegno del Buontalenti, il chiostro del convento.

1593 - 1594 (cenni storici facciata, cappella delle reliquie )

Nel 1593-1594 lo stesso Buontalenti edifica anche la nuova facciata, con sculture di Giovan Battista Caccini del 1594 (l’altorilievo della “Trinità” e la statua di “Sant’Alessio”). Sempre nel 1593-1594 viene eretta nel transetto sinistro la cappella delle reliquie di S. Giovanni Gualberto, progettata dal Caccini e con affreschi di Domenico Cresti detto il Passignano.

1603 - 1609 (cenni storici cappella Strozzi )

A partire dal 1603 don Alessio Strozzi, monaco vallombrosano, ed i patroni Piero di Pandolfo, Palla di Carlo e Piero di Palla Strozzi fanno ristrutturare la loro prima cappella di sinistra dal Caccini, ciò che comporta anche la realizzazione di una porzione di facciata esterna corrispondente. Il Caccini scolpisce pure le statue di “Santa Lucia” e di “Sant'Agnese” ai lati dell'altare (1607-1609). I dipinti prescelti non si accordano tanto ai gusti dei committenti e dei Vallombrosani quanto invece al carattere del Caccini stesso. La pala dell'altare è dipinta da Jacopo Chimenti detto l’Empoli nel 1609 e raffigura l'“Annunciazione”; alle pareti laterali sono poste le tele della “Morte di Sant'Alessio” di Cosimo Gamberucci (1605 circa) ed il “Martirio di Santa Lucia” di Pompeo Caccini (1609). La volta è affrescata nel 1603-1604 da Bernardino Poccetti con un “Paradiso” nella cupola e “David ed Elia” nel lunettone sopra l'altare.

1628 - 1649 (cenni storici cappelle)

Ulteriori interventi di rinnovamento nelle cappelle sono effettuati da Gherardo Silvani e da Ludovico Cigoli. Nel transetto sinistro, la prima cappella a sinistra dell'altare, degli Usimbardi, è rifatta dal Cigoli forse entro il 1628; la volta è decorata da affreschi di Francesco Bostichi e di Matteo Rosselli. Nel 1630 il Silvani riqualifica quella dei Gianfigliazzi o di San Benedetto. Quasi tutte le cappelle laterali sono rimaneggiate nel corso del Seicento, con nuove decorazioni solo in parte sopravvissute ai ‘restauri’ di ripristino ottocenteschi. Nel 1629-1635 Matteo Nigetti edifica la rinnovata cappella dei Bombeni. Verso il 1640-1642 sempre il Nigetti decora la cappella Davizzi; sull'altare è posta la pala della “Predica di san Giovanni Battista”, opera di Francesco Curradi del 1649.

1671  (cenni storici altar maggiore)

Nel 1671 viene eretto il nuovo altar maggiore barocco, dove viene posto il SS. Crocifisso di S. Giovanni Gualberto, proveniente da S. Miniato al Monte.

1740 - 1761 (cenni storici trasformazioni interne )

Dopo l’alluvione del 1740 la chiesa venne ampiamente ridipinta di bianco, scialbando molti degli affreschi. nel 1760-1761 è attuata un'ampia campagna di lavori di ammodernamento del coro, della scarsella e della navata.

1809 - 1813 (cenni storici carattere generale )

Nel 1809 viene annesso a quello di S. Trinita il ‘popolo’ della soppressa chiesa di S. Pancrazio. Durante l'occupazione francese, Dominique Vivant, barone Denon (1747-1825), tra le opere da inviare in Francia, annovera anche la “Vergine con Bambino e due Santi” di Mariotto Albertinelli, che viene spedita colà nel 1813 e dove ancora oggi si trova (al Louvre).

1839  (cenni storici carattere generale )

Dal 1839 diviene curato di S. Trinita dom Maurizio Mattioli.

1881 - 1884 (vicende conservative intero bene )

Nel 1881 Giovacchino Bondi, converso vallombrosano, si fa promotore con dom Camillo Orsini del restauro della chiesa. Ne è interessato Guido Carocci, ispettore ai monumenti della Toscana, che ottiene dal governo il beneplacito per l'opera di ripristino, il cui progetto è affidato al veronese Giuseppa Castellazzi. Egli presenta un progetto di massima che è approvato a grandi linee; i lavori hanno inizio a seguito della nota ministeriale dell'8 agosto 1884, sotto la direzione del Castellazzi e la sorveglianza della Commissione Conservatrice dei Monumenti della provincia di Firenze. L’ottica è quella di un restauro di ‘ripristino’ purista.

1884 - 1887 (vicende conservative intero bene )

Ben presto insorgono difficoltà di vario genere, che costringono il Castellazzi a modificare il progetto e portano all'interruzione dei lavori. Fin dall'inizio si rivelano distanti le posizioni fra i suoi criteri e i pareri della Commissione Conservatrice dei Monumenti. Marcucci, ispettore degli Scavi di Antichità e dei Monumenti per il circondario di Firenze, opponendosi duramente al Castellazzi, sostiene che è ormai tramontata l'epoca dei restauri "completi e generali” Nel volume monografico che il Castellazzi pubblica sulla chiesa nel 1887 gli interventi buontalentiani vengono giudicati alla stregua di una profanazione della chiesa gotica.

1887 - 1897 (vicende conservative intero bene )

I lavori più volte interrotti proseguono a fatica con continue modifiche all'originario progetto. Dal luglio del 1887 essi riprendono regolarmente. Morto il Castellazzi il 20 dicembre 1887, gli succede nella direzione Luigi Del Moro; collaborano inoltre, specie nella fase conclusiva, funzionari e tecnici della Commissione Conservatrice, fra i quali anche il Carocci ed infine gli architetti Ezio Cerpi e Giuseppe Castellucci. Sotto la direzione del Castellucci è terminato il restauro e nell'ottobre del 1890 sono riaperte al culto le tre navate e le cappelle. Sono quindi Intrapresi i restauri del transetto e delle parti rimanenti, che durano sino al 1897. Frattanto, nel 1892 Cosimo Conti e Dario Chini restaurano gli affreschi della cappella Sassetti.

1897 - 1897 post (cenni storici arredi)

Nella chiesa (che subisce la rimozione dell'altare e della scalinata buontalentiani e vede ripristinata la bifora nella scarsella e dove si era assistito al ritrovamento degli affreschi scialbati) alcune delle cappelle ‘svuotate’ delle decorazioni barocche sono ‘riempite’ da opere provenienti da altre chiese, in particolare dall’ex chiesa di S. Pancrazio (pure vallombrosana per quasi sei secoli), tra le quali l'affresco di “San Giovanni Gualberto in trono fra Santi e Beati vallombrosani” di Nei di Bicci (1455) e la tomba di Benozzo Federighi di Luca Della Robbia.

1939 - 1967 (cenni storici organo)

Nel 1939 la ditta Tamburini esegue il nuovo organo (Opus 209), che nel 1967 verrà modificato dalla stessa ditta e dotato di una nuova consolle (Opus 554).

1966 - 1966 post (vicende conservative intero bene )

La chiesa è danneggiata dall'alluvione del 1966, dopo la quale si avvia un ciclo di restauri che rimuovono i falsi ottocenteschi e riguardano gli affreschi delle cappelle.

1966 - 2014 (cenni storici carattere generale)

Dal 1966 è parroco dom Lino Agostino Lombrici (n. 1920) da Panicale (Perugia) e dal 1984 al 2014 lo diverrà dom Antonio Germano Brogi (n. 1928) da Piancastagnaio (Siena).

2004 ante - 2004 (vicende conservative affreschi)

Nel 2004 si conclude il restauro degli affreschi nella cappella Bartolini Salimbeni e nel medesimo anno si restaurano anche quelli della cappella Sassetti.
Descrizione

La chiesa di S. Trinita si trova a Firenze. Si affaccia sull'omonima piazza e dà il nome anche al vicino ponte. Ha la dignità di basilica minore. Il complesso è costituito dalla chiesa e, a tergo, dal monastero, con sviluppo intorno al chiostro, cui si accede anche da via del Parione. In esterno, la parete absidale reca a vista i conci in arenaria. Le due acquasantiere presso la controfacciata sono in marmo. La chiesa prende luce dalla finestra circolare in controfacciata (parzialmente occlusa) e da dieci monofore aperte, cinque per parte, nella navata centrale, con vetrate a rulli soffiati in colorazione tenue; con vetrate analoghe vi sono inoltre tre ampie bifore nel transetto ove la quarta, nella testata del braccio destro, è cieca. Infine, la grande vetrata policroma nella parete tergale della cappella maggiore. La facciata è a salienti, la pianta a tre navate con cappelle laterali.
Pianta
La chiesa ha pianta a tre navate con transetto, scarsella e cappelle laterali. La navata centrale si apre verso le due laterali mediante cinque arcate per parte che poggiano su pilastri in arenaria a pianta quadrata e con capitelli a doppio ordine di foglie, sorreggenti archi a sesto acuto e volte a crociera. I pilastri della navata centrale divergono leggermente verso il transetto, creando un effetto ottico di avvicinamento per chi guarda dall'ingresso. Lungo le navate e sul lato di testa del transetto si dispongono le cappelle: cinque su ciascun lato e quattro ai lati della cappella maggiore, oltre alle quali è la cappellina di S. Giovanni Gualberto presso la testa del transetto sinistro; nel transetto destro si trova la sagrestia, già cappella Strozzi. Nel coro ligneo della scarsella è ‘nascosto’, nell’angolo destro, un accesso a tale sagrestia, il cui ingresso principale è presso l’ingresso da via del Parione, ed è qualificato da uno raffinato portale in marmo. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 44,90; lunghezza fino all'arco absidale: m 37,90; lunghezza fino al transetto: m 21,10; sviluppo un larghezza del transetto: m 31,60; larghezza totale media delle navate con le cappelle laterali: m 28,50; larghezza media delle tre navate: m 19,80; larghezza della navata centrale: m 8,00 circa.
Facciata
La facciata manierista in pietraforte, a salienti e con i due laterali inflessi, è caratterizzata da un doppio ordine di lesene (quello inferiore eterodossamente corinzio), dividendola verticalmente in tre settori. In corrispondenza della navata centrale è l’altorilievo in marmo della “Pietà” ed un oculo. Le cornici in pietra delle porte e dell’altorilievo richiamano le movenze di stoffe con cartigli. La fascia laterale, in corrispondenza delle cappelle sinistre, è coperta da un bugnato a punta di diamante e reca la statua di “Sant'Alessio” entro un’edicola frontonata; quella a destra è in conci lisci non isodoni d’arenaria. Nel timpano è lo stemma marmoreo dell’Ordine Vallombrosano. I portali sono qualificati da un frontone triangolare (quello centrale) e da frontoni centinati (quelli laterali, sormontati da finestre con frontoncini triangolari spezzati). Le porte lignee secentesche recano bassorilievi.
Campanile
Il campanile si appoggia sulla parete laterale destra della chiesa; per raggiungerlo bisogna salire fino al tetto e di lì proseguire per uno stretto passaggio ed una scala a pioli. Incastonata nel campanile si trovava la donatelliana “Madonna col Bambino”, oggi nella cappella Davanzati. La copertura è a padiglione.
Interno
Nella navata destra la prima cappella di San Benedetto è quella dei Gianfigliazzi. Sull'altare è il Crocifisso ligneo trecentesco della Provvidenza, già della Compagnia di S. Benedetto Bianco. Seguono le cappelle Davizzi e Cialli-Sernigi, con l'affresco di Spinello Aretino e la sua sinopia, provenienti dalla cappella attigua. La cappella seguente era dei Bartolini Salimbeni, chiusa dall'originaria cancellata del 1420 circa, opera forse di Manfredi di Franco da Pistoia, con il ciclo d’affreschi di Lorenzo Monaco. La quinta cappella degli Ardinghelli ha decorazioni ad affresco all'esterno e l’“Imago Pietatis” di Giovanni Toscani in una lunetta all'interno (1423/1424). La prima cappella di sinistra era degli Strozzi, con le sculture del Caccini e gli affreschi del Poccetti. Segue la cappella Bombeni, del Nigetti; ai lati dell’altare sono il “San Girolamo penitente” di Ridolfo del Ghirlandaio (1525 circa) e l'“Annunciazione” di Michele Tosini (1525 circa), provenienti dall’ex chiesa di S. Girolamo sulla Costa, Oltrarno. La terza cappella è quella dei Davanzati. Sull'altare è l'“Incoronazione della Vergine e dodici Santi” di Bicci di Lorenzo (post 1430). Segue la cappella Compagni, con il “San Giovanni Gualberto in trono tra Santi e Beati vallombrosani” di Neri di Bicci (1455), proveniente dal chiostro di S. Pancrazio. Dello stesso autore è la tavola dell'“Annunciazione e la cacciata dei progenitori” (post 1475). La quinta cappella, degli Spini, contiene un altarolo dei Cerbini, in origine posto in controfacciata, la “Maddalena” lignea di Desiderio da Settignano (1450 circa), terminata nel 1499 da Giovanni d'Andrea, e l'affresco del Baldovinetti. Nel transetto destro, che presenta in testa l'accesso su via del Parione, è la cappella Strozzi, corrispondente all'attuale sagrestia. Composta da tre campate disposte ad L, ha sull'altare una “Pietà” in marmo di Vittorio Barbieri del 1743. Alla parete si trova l'“Esaltazione di Santa Monica” di Alessandro Gherardini (1697), a sinistra la tomba di Onofrio Strozzi. Nella seguente cappella Doni è un Crocifisso su tavola della metà del XIV secolo; a destra, la “Madonna dello Spasimo” del Rosselli. Quindi è la Cappella Sassetti con i noti affreschi del Ghirlandaio. Nella scarsella sono i quattro “Patriarchi” del Baldovinetti nella volta e due scene nei lunettoni ( “Sacrificio d’Isacco” e “Mosè che riceve le tavole della legge”). L'altar maggiore è frutto dell'unione di più pezzi di varia provenienza, tra cui il paliotto quattrocentesco con la “Trinità”, attribuito ad Agostino di Duccio, e con i pilastrini della bottega di Desiderio da Settignano; al di sopra Il trittico della “Trinità” di Mariotto di Nardo (1416), proveniente dai depositi dell’Accademia. Nel transetto sinistro, la prima cappella è quella degli Usimbardi. Nella decorazione marmorea sono inserite le tele con la “Consegna delle chiavi” dell'Empoli (1607 circa) e “San Pietro sulle acque”, iniziato da Cristofano Allori e terminato da Zanobi Rosi nel 1621. Segue la cappella degli Scali, con all'esterno affreschi (“San Bartolomeo e medaglioni di Santi”); all'interno sono affreschi di Giovanni da Ponte e Smeraldo di Giovanni e la tomba in marmo e maiolica policroma del vescovo fiesolano Benozzo Federighi di Luca Della Robbia (1454), proveniente da S. Pancrazio; nella volta gli “Evangelisti” e sulle pareti lo “Scorticamento e decollazione di San Bartolomeo”. Alla testa del transetto è la piccola cappella delle reliquie di S. Giovanni Gualberto. Le due acquasantiere marmoree del Lorenzi sono poste presso i primi due pilastri. La controfacciata romanica ospita vari frammenti addossati, tra i quali un affresco della “Trinità” del primo Quattrocento, la lastra tombale degli abati di S. Pancrazio (XIV secolo), proveniente da tale chiesa sconsacrata, e, a sinistra, la lastra tombale di Giovanni di Antonio Amati, attribuita ad Antonio del Pollaiolo. L'altezza massima della navata centrale è m 18,80, la massima nelle navate laterali m 11,80.
Elementi decorativi
Affreschi; sculture in marmo.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è in cotto, con mattoni rettangolari disposti a spinapesce; le dieci lastre tombali sono in marmo. Nella navata centrale una grata metallica copre l’accesso alla cripta. La pavimentazione della cappella Usimbardi (ove ha sede il tabernacolo) è in marmi policromi.
Coperture
La copertura è realizzata con volte a crociera, ad eccezione della prima cappella di sinistra, che è cupolata. Il manto di copertura è in coppi e tegole piane.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1990 (?))
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare completato nella configurazione attuale nel corso degli anni Novanta. La mensa liturgica, lignea, è posta al centro del presbiterio consente la celebrazione rivolta verso i fedeli; dimensioni cm 187 x 86 x 100 (h). Altare in marmo, con la mensa che poggia su basamento a pianta rettangolare ove sul fronte il paliotto reca al centro a Trinità; dimensioni indicative cm 301 x 134 x 126 (h). Tabernacolo in marmo, con sportello lavorato in ottone, posto al centro dell’altare nella prima cappella del transetto sinistro. Sede lignea posta nel presbiterio, sul lato destro. Ambone ligneo, mobile, collocato nel presbiterio, sul lato sinistro. Leggio ligneo, mobile, posto davanti alla sede. Cinque confessionali sono addossati alle pareti nelle cappelle laterali.
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