Notizie Storiche |
XIII - XIV inizi (cenni storici edificazione della chiesa )
L'impianto della chiesa tardoduecentesca (non ancora ultimata nel 1310), a quota di circa un metro e mezzo al di sotto di quella attuale, è quello tipico degli Ordini Mendicanti conventuali dei predicatori, come appunto i Francescani: ad una vasta navata, con la scarsella munita di una bifora e due cappelle ad essa laterali, forse voltate in origine a crociera (sebbene ora presentino volte a vela settecentesche). Il campanile è realizzato a vela. Nonostante la concezione spaziale complessiva ed alcuni particolari (come i finestroni sestiacuti) siano propri del linguaggio gotico, la chiesa presenta ancora elementi romanici valdelsani, come l'impiego del laterizio, le finestrelle cruciformi, il portale risaltato rispetto al prospetto della facciata e le ghiere degli archi decorate, secondo il prototipo della pieve romanica di S. Giovanni Evangelista a Monterappoli. Vengono eseguiti vari lavori di bonifica del terreno circostante, in quanto facilmente inondato dall’Elsa e quindi insalubre
1212 - 1278 (origini carattere generale)
L'origine del complesso francescano è connessa alla tradizione della presenza di S. Francesco in Valdelsa nel 1212 o nel 1217 e poi nel 1221, quando il Santo avrebbe incontrato S. Verdiana. Il primo documento che attesti il convento francescano (quantunque la presenza dei frati a Castelfiorentino risalga già almeno al 1236) è però del 1278. È innalzato, come era di prassi per gli Ordini Mendicanti, fuori dalla cinta muraria urbana, nelle cui vicinanze vi era il passaggio della Via Francigena, tra l’Elsa e il rio Vallone, da allora detto Rio dei Frati. La zona è allora soggetta alle alluvioni dei due corsi d’acqua.
XIV - XIV (cenni storici convento e sua icnografia )
Nel Trecento viene realizzato il chiostro, originariamente porticato, con il pozzo acentrico, ed è ristrutturato ed ampliato il convento, dotato della sala capitolare ed in parte affrescato. A sinistra della chiesa si trova il loggiato dei pellegrini che transitano attraverso la Francigena, a destra l’ingresso al chiostro. Di fronte al braccio di quest’ultimo posto in allineamento con la facciata della chiesa, verso il 1333 sorge la cappella della Compagnia di S. Sofia, mentre presso due altari della chiesa si riuniscono i confratelli delle Compagnie di S. Francesco e alla Vergine Maria. A destra della sede della Compagnia di S. Sofia è la zona della foresteria, nel braccio ortogonale rivolto verso l’orto si trovano i magazzini. Nel corpo di fabbrica perpendicolare al presbiterio della chiesa trovano sede la sagrestia, la sala capitolare, il dormitorio ed il refettorio.
1310 - 1313 (cenni storici Compagnia della Vergine Maria)
Verso il 1310 alcune pie donne fanno eseguire – per l’altare edificato “a piramide [cuspidato, gotico] dirimpetto al pergamo” e posto lungo la parete sinistra della navata, vicino al tramezzo, concesso loro dai patroni Da Varna (cognome derivante dal toponimo omonimo del piccolo centro castellare sulla riva sinistra dell'Elsa, già feudo dei conti Cadolingi e a sua volta proveniente dal nome etrusco Varinei) – un’immagine della Vergine, “con moltitudine di angeli e santi dottori”. In realtà l’opera risale ad una quindicina di anni dopo. Il sodalizio si trasforma in una Compagnia di laudesi dedicata alla Vergine Maria, esistente già nel 1313, al tempo di un lascito fattole da Pando del fu Bardo.
1325 - 1330 (cenni storici dipinto su tavola)
È solo verso il 1325/1330 che il giovane Taddeo Gaddi (circa 1298/1300-1366), allievo di Giotto, esegue per l’altare della Compagnia della Vergine Maria la tavola con la “Madonna in trono con il Bambino con Santi ed Angeli”. La tavola è esemplata con grande fedeltà sulle opere giottesche (soprattutto la “Maestà di Ognissanti”), ma è pure qualificata dalla loro reinterpretazione in chiave gotica, come rivelano le ricerche di espressività fisionomica, di forme dal plasticismo scheggiato e di modulo allungato.
1350 post - XV (cenni storici stemmi e sepolture)
A partire dal Trecento (e poi anche nel Quattrocento) numerosi stemmi in terracotta invetriata o in arenaria all'interno della chiesa ricordano alcune sepolture di importanti famiglie come gli Attavanti, i Becci, i Benvenuti e gli Alberini (ora murati in facciata).
1360 - 1361 (cenni storici affreschi)
Agli inizi del settimo decennio del XIV secolo Giovanni del Biondo (noto 1356-m. 1398) affresca nella scarsella il ciclo dedicato a “Scene della vita si San Francesco” (“San Francesco riceve le Stimmate”, la “Morte del Santo”, le “Esequie del Santo”), oltre alla “Decapitazione di San Paolo” ed alla “Crocifissione di San Pietro”, esemplati su modelli che rimandano alla tradizione fiorentina del primo Trecento, da Giotto a Taddeo Gaddi. Egli e la sua bottega intervengono anche nella cappella laterale di S. Francesco. Sempre verso il 1360 l’arista esegue per l’altare della Compagnia di S. Sofia un perduto pentittico raffigurante la “Madonna con il Bambino tra i Santi Francesco d’Assisi, Giovanni Evangelista, Verdiana e Sofia”. Nel 1361 il calzolaio Giovanni di Comucci da Castelfiorentino fa un lascito testamentario di 35 fiorini d’oro alla Compagnia della Vergine Maria per adornare mediante dipinti la cappella posta a ridosso del tramezzo.
1364 (cenni storici altare di S. Giovanni Battista )
Il 19 settembre 1364 Cancellario di Iacobello di Luccio da Castelfiorentino lascia nel suo testamento 120 fiorini d’oro per l’allestimento e la decorazione dell’altare di S. Giovanni Battista, dove egli predispone di essere sepolto e dove si riunisce la Compagnia di S. Francesco. Tale altare era posto presso il tramezzo di chiesa (oggi scomparso), a destra, “subtus pergamum dictae ecclesiae”.
XV inizi - 1450 ca (cenni storici affreschi, Compagnie, altari )
Nel Quattrocento è realizzata la sede della Compagnia di S. Sebastiano, prospiciente il chiostro dalla parte del refettorio. Fra il primo ed il secondo decennio del XV secolo Cenni di Francesco (noto 1369-1415 circa), attivo anche nella zona di Certaldo, di S. Casciano Val di Pesa e di Montespertoli, realizza alcuni affreschi in controfacciata e nella navata, dei quali restano una “Trinità” (ora staccata e poi per numerosi anni conservata nel Museo di S. Verdiana) ed o frammenti di una “Nascita della Vergine” (ambedue dove attualmente è la cappella di S. Anna) ed un “San Francesco entro un’edicola gotica che consegna la regola ai frati e alle suore con i segni della Passione e le tre Virtù monastiche”. A metà del secolo è dipinta ad affresco un’“Annunciazione” nella parete destra della navata, della quale oggi resta solo la Vergine.
1486 (cenni storici carattere generale)
Nel 1486 Gaspare di Tommaso di Antonio Galdinelli, notaio di Castelfiorentino, lascia 50 fiorini all’altare della Compagnia della Vergine Maria. Allora a ridosso del tramezzo esiste anche l’altare del SS. Crocifisso, forse collocato in posizione mediana.
1500 - 1543 (cenni storici carattere generale)
Nella prima metà del Cinquecento forse Giuliano di Giovanni Castellani detto il Sollazzino (circa 1470-1543) dipinge ad affresco la finta tavola d’altare con i “Santi Macario Abate, Sigismondo re e Donnino”, un quadro di analogo soggetto del quale (S. Macario) è presente nella chiesa di S. Verdiana. Nel 1543 un incendio danneggia l’archivio conventuale.
1566 - 1585 (cenni storici tramezzo, altari, Compagnie )
Nel 1566 l’altare del SS. Crocifisso è traslato accanto a quello della Compagnia della Vergine Maria, lungo la parete sinistra della navata, forse in occasione della parziale demolizione del tramezzo. nel 1572 Silvestro d’Orso di Lione Vannetti realizza una predella con funzione di armadio per la Compagnia della Vergine Maria. Nel 1578 sono rinnovati i Capitoli della Compagnia di S. Sofia. Nel 1585 “fu traslata l’immagine della Madonna dalla cappella [= altare] in faccia del pergamo [presso il tramezzo, allora finito di demolire] a quella in fondo la chiesa accanto alla porta maggiore [a sinistra in controfacciata], nuovamente eretta a spese della medesima Compagnia” della Vergine Maria. Nel medesimo 1585 due monache del convento di S. Chiara fondano con il loro testamento un legato con obbligo di celebrare la festa della Concezione su tale altare, che dal Seicento assumerà progressivamente questo titolo.
1603 - 1694 (cenni storici alluvione, altari barocchi )
Nel 1603 una piena danneggia la sagrestia. Nel 1682 è innalzato il nuovo altare della SS. Annunziata (il quarto a sinistra); nel 1684 sono realizzati quelli nelle cappelle di S. Francesco e di S. Antonio da Padova, poste di lato al coro, e nel 1687 è costruito l’altro della Madonna dei Dolori (il terzo di destra). Nel 1688 è realizzato il nuovo pulpito. Infine, nel 1690 viene costruito il quarto altare di destra, dedicato a S. Giuseppe, e nel 1691 è ricostruito il terzo di sinistra, del SS. Crocifisso, per volontà di Marcantonio Baroncini e dei suo due nipoti Andrea e Giovan Antonio Emiliano. Così, viene ultimata la risistemazione della parte della navata più prossima all’area presbiteriale. Nel 1694 sono segate alcune parti della tavola del Gaddi (quelle laterali con i Santi e l’altra inferiore con due angeli) per uniformarla alle nuove esigenze dell’altare e consentire di portarla più agevolmente in processione.
1702 ante - 1702 (cenni storici dipinto su tela)
Nel 1702 Pier Dandini (1646-1712) dipinge la tela con l’“Annunciazione” per l’altare della SS. Annunziata (il quarto di sinistra), di patronato del medico e botanico Michelangelo Tilli (1655-1740), e all’incirca nello stesso periodo o pochi anni prima affresca il contiguo terzo altare di sinistra, del quale oggi permangono solo alcuni lacerti con “Angeli” nell’arcosolio.
1719 (cenni storici affreschi, campanile)
Dal 1719, per volontà del padre guardiano del convento Giovan Battista Pomposi, Niccolò Agostino Veracini (1689-1762), attivo anche nella chiesa di S. Verdiana, ed il quadraturista Pietro Anderlini (1687-1755) iniziano a decorare la parete centrale della scarsella con il coro (raffigurandovi “Cristo Risorto” e, al di sotto, i “Santi Pietro e Paolo”). Nel medesimo anno è innalzato il nuovo campanile a vela sopra il vano del coro medesimo.
1721 - 1723 (cenni storici affreschi, dipinto su tela )
Nel 1721 il Veracini decora la volta (con la “Colomba dello Spirito Santo”) e le pareti laterali (una “Deposizione tra la Pace e la Carità” ed una “Natività tra la Fede e la Speranza alla presenza di Dio Padre”) del coro e le due cappelle laterali (quella di destra, dedicata sempre a S. Antonio da Padova, finanziata da Antonio Faeti; quella di sinistra, di S. Francesco o dei Terziari, patrocinata dalla Casa Pura, conclusa nel 1722), mentre sempre l’Anderlini vi esegue le quadrature architettoniche nelle pareti e nelle volte. Il Veracini dipinge anche il quadro con “San Bernardino da Siena in gloria tra Santa Lucia e Sant’Ansano”.
1722 - 1723 (cenni storici ristrutturazione dell’area presbiteriale )
L’area presbiteriale è ristrutturata in forme tardobarocche tra il 1722 ed il 1723 su progetto dell’architetto e scultore fiorentino Girolamo Ticciati (1676-1744), allievo di Giovan Battista Foggini. Tale area, di fronte alle originarie tre cappelle di fondo, è dotata di un arcone absidale innalzato maggiormente rispetto al precedente, di un analogo arcone trionfale entro una serliana e di una cupola mediana. Nella cupola il Veracini esegue l’“Incoronazione della Vergine alla presenza della Trinità e Angeli” e le “Virtù Cardinali” nei pennacchi.
1726 - 1740 (cenni storici altari, dipinti su tela )
Nel 1726 viene innalzato l’altare di S. Lucia (il secondo di sinistra) e nel 1730 quello dedicato alla Conversione di S. Paolo (il secondo di destra). Nel 1734 è realizzato invece quello di S. Anna (in controfacciata a destra, entro una cappella cupolata a tempietto, forse dovuta sempre al Ticciati) e nel 1739 sono realizzati il primo di destra (della Natività di Cristo) ed il primo di sinistra (di S. Pasquale Baylon), terminato agli inizi del 1740 dallo scalpellino Giuseppe Viviani da Samminiatello (Montelupo Fiorentino). In quello stesso anno forse Salvatore Mannaioni (noto 1736-1779), un allievo di Vincenzo Meucci (1699-1766), dipinge i due quadri con l’“Assunzione della Vergine tra San Pietro d’Alcantara e San Pasquale Baylon” (per quest’ultimo altare) ed “Il Beato Donato Brasavoli in adorazione del Bambino Gesù” per l’altare della Natività, posto di fronte al precedente. Verso la metà del Settecento un ignoto pittore fiorentino esegue il quadro con il “Transito di San Giuseppe”.
1745 (cenni storici alluvione)
Nel 1745 la chiesa è investita da un’alluvione e le acque invadono la chiesa (lapide in loco, nel prospetto sinistro).
1752 - 1753 (cenni storici altare privilegiato di S. Antonio )
Nel 1753 viene designato altare privilegiato quello della cappella di S. Antonio da Padova in conseguenza del breve pontificio di Benedetto XIV del 1752. Sull’altare si trova la tela con il Santo, alla sui sinistra è raffigurata S. Verdiana.
1781 - 1783 (cenni storici altare e cappella)
Nel 1781-1783, infine, è rifatto l’altare della SS. Concezione, posto in controfacciata a sinistra, sempre entro una cappella cupolata a tempietto, analoga all’altra e che conclude la ristrutturazione del primo settore della navata più prossimo alla controfacciata stessa, insieme ai confessionali incassati e alle nuove finestre laterali rettangolari.
1808 - 1818 (cenni storici carattere generale)
Il convento viene soppresso con le ordinanze napoleoniche del 1808; con la Restaurazione, nel 1818 la chiesa è concessa in uso all’Arciconfraternita della Misericordia.
1821 (cenni storici organo)
Nel 1821 Giosuè Agati (1770-1847) realizza un organo a 13 registri.
1864 (cenni storici finestrone del coro)
Nel 1864 Carlo Coppini finanzia la creazione del nuovo finestrone che illumina il coro.
1894 - 1910 (cenni storici rifacimenti neogotici)
Nel 1894 sono ritrovati alcuni lacerti d’affresco sotto le più recenti dipinture. Tra la fine dell’Ottocento ed il primo decennio del Novecento viene posta in atto la decorazione neogotica della navata, con false fasce di marmi bianche ed ocra; anche gli stucchi tardobarocchi sono ridipinti, mentre le finestre sono dotate di vetri gialli.
1955 - 1957 (cenni storici affreschi)
Nel 1955 è staccato l’affresco con la “Trinità” di Cenni di Francesco. Nel 1957 il restauratore Giuseppe Rosi (1915-1988) esegue il distacco di alcuni lacerti d’affresco e delle opere sopravvissute di Giovanni del Biondo. Tali opere con le loro sinopie sono portate nei depositi fiorentini della Soprintendenza.
1966 (cenni storici alluvione e chiusura della chiesa )
La chiesa viene chiusa al pubblico per quasi quarant'anni dopo l'alluvione del 1966 che produce numerosi danni al suo interno.
1997 - 2005 (vicende conservative intero bene)
La chiesa è oggetto di un complessivo intervento di restauro (concernente l’architettura, le decorazioni, gli affreschi e i quadri) che inizia nel 1997 ed ha termine nel 2005, sotto la direzione dell’architetto Fabio Campatelli di Castelfiorentino e la supervisione delle sovrintendenze fiorentine con il finanziato dalla Banca di Credito Cooperativo di Cambiano. Dal 2002 ha inizio il restauro degli affreschi. A conclusione del restauro, la “Madonna con il Bambino” del Gaddi viene nuovamente trasferita dal Museo di S. Verdiana (dove era stata portata) alla chiesa di S. Francesco. L’inaugurazione della chiesa restaurata avviene il 1° ottobre 2005 ed il 2 ottobre è benedetta dall’arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli (n. 1936). |
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