Notizie Storiche |
IV - X (origini carattere generale)
In antico la zona è interessata alla "centuriatio agri" romana e nelle sue vicinanze passa la strada per Pisa, attorno alla quale sono alcune necropoli. Una lapide sepolcrale del veterano dell'XI Legione "Claudia Pia Fidelis", Pedanius Macer (un "florentinus" appartenente ad una famiglia originaria dell'Etruria meridionale e presente anche in Spagna), costituita da una stele in arenaria (ora perduta), verrà murata sotto il portico della futura chiesa. Presso il "praedium rusticum" di Solicius (da cui il toponimo Sollicciano) è presente un "pagus", mantenutosi anche in età cristiana. La chiesa, di antica origine e di credo niceno, con l'abside rivolta verso l'alba del giorno di Natale, conforme alle direttive 'anti-ariane' promulgate da S. Ambrogio nel IV secolo, è suffraganea della pieve di S. Giuliano e costituisce uno degli estremi avamposti niceni verso le terre longobarde e maggiormente ariane ad ovest.
XI - XII (cenni storici carattere generale)
Solo nel 1050 abbiamo le prime notizie della chiesa di San Pietro a Sollicciano, di patronato dei Nerli, visconti dei Cadolingi, e delle monache di S. Maria a Mantignano, loro confermato nel XII secolo da Innocenzo III. Essa è a navata unica absidata e posta a livello inferiore rispetto all'attuale.
1265 - 1334 (cenni storici carattere generale)
Nel1265 le monache di S. Maria a Mantignano condividono con il popolo il patronato della chiesa. Esse, presso l’attuale villa del Puglia Paglicci, non distante dall’edificio sacro, possiedono una loro dipendenza (poi appartenuta allo Spedale degli Innocenti), forse uno 'spedale' connesso alle vie di pellegrinaggio della Pisana e del diverticolo verso la Francigena. In tale anno ne è retore Bernardino, poi, tra il 1288 ed il 1294, Jacopo. Nel 1276/1277 la chiesa paga di decima 4 libbre e 12 soldi. Nel 1324 è rettore Lippo di Piero da Panzano. Nel 1333 la chiesa è danneggiata dalla spaventosa alluvione di quell'anno. Nel 1334 è documentata l'esistenza di un borghetto di Sollicciano, dove si trovano sempre le proprietà delle monache di Mantignano.
1371 - 1375 (cenni storici carattere generale)
Dopo le scorrerie di Niccolò Visconti nel 1371, entro il 1375 la chiesa viene dotata della tavola a fondo oro con una "Madonna con il Bambino" ("Madonna dell'Umiltà") dell'orcagnesco Giovanni del Biondo da Pratovecchio (1330/1335-1398, noto dal 1356), ora nei depositi di S. Stefano al Ponte. La tavola è conclusa con un grado nel quale sono raffigurati "La Pietà e gli Apostoli".
1428 - XV (cenni storici carattere generale)
Nel 1428 il patronato della chiesa spetta in parte ai Belfredelli d'Oltrarno; nel 1440 dalle monache di Mantignano passa a quelle di S. Apollonia, che nella facciata appongono il loro stemma (una tenaglia stringente un dente), ancora documentato dal Carocci nel 1907, ma oggi scomparso. Al di sopra del portale principale viene eseguito un affresco, documentato ancora nel 1993, ma già scomparso nel 1996.
1551 (cenni storici carattere generale)
Nel 1551 il 'popolo' di S. Pietro conta 311 anime.
1621 - 1634 (cenni storici carattere generale)
Nel 1621 è restaurato l'altare laterale destro del SS. Crocifisso. Dopo l'alluvione del 1623 i Belfredelli fanno eseguite un nuovo quadro con "San Pietro e il beato Pietro Belfredelli" per l'altare laterale sinistro. Nel 1625 le monache di S. Apollonia fanno modificare nuovamente l'altare del SS. Crocifisso, rendendolo simile a quello della Madonna, realizzano un nuovo altar maggiore e nuove vetrate nel coro ed erigono "il tetto sopra la porta della Chiesa alla Madonna, cioè a padiglione" (un loggiato coperto). Nel 1626 Michelangelo Cinganelli (1580-1635) esegue un "San Pietro e Sant'Apollonia" al di sotto della predetta loggia a padiglione antistante la chiesa, al di sopra del portale. Nel 1628 le monache fanno realizzare una pila per l'acqua benedetta, nel 1629 le porte lignee delle due entrate alla chiesa, nel 1634 l'imbiancatura dell'interno. In quest'ultimo anno il parroco, Simone Forniboni, fa costruire le due "porticine" di lato all'altar maggiore.
1635 - 1638 (cenni storici Compagnia)
Nel 1635 viene istituita la sede della Compagnia del SS. Nome di Gesù, posta a sinistra della chiesa e nel 1636 Angiolo di Giuliano esegue, per 17 scudi, il quadro per l'altare e la "pittura della prospettiva" dell'altare stesso, qualificato da colonne ioniche e da un frontone centinato spezzato a valve di conchiglia, con l'iscrizione "et mundat et pascit" (cioè il Corpo e il Sangue di Cristo). I Capitoli della Compagnia risalgono al 1638.
1650 - 1652 (cenni storici carattere generale)
Nel 1650/1652, sempre essendo parroco il Forniboni, la chiesa viene modificata. Nel 1650 è realizzata una nuova statua lignea della "Vergine" per l'altare della Madonna e nel 1652 è "rissettato" (restaurato) l'intero edificio sacro e consacrato ai Santi Pietro e Paolo; sull'altar maggiore è messa una nuova tela dipinta da Colomba di Giovanni Aggravi (artista sconosciuta, forse suora appartenente alla famiglia originaria di Sarteano), costata 30 scudi.
1745 (cenni storici carattere generale)
Nel 1745 il 'popolo' di S. Pietro conta 492 anime.
1784 (cenni storici carattere generale)
In un cabreo del monastero di S. Apollonia, disegnato dall'agrimensore Raffaello Carlo di Gaspero Paganelli (1744-post 1811), allora dipendente della Comunità di Pontassieve, e datato 1784 possiamo vedere la chiesa in pianta e in veduta prospettica: ha una cantoria in controfacciata sorretta da due colonne, due altari laterali speculari ed un imponente altar maggiore; a sinistra si trova la sede della Compagnia con il suo altare ed è preceduta dallo spogliatoio dei confratelli; a destra è la canonica con un chiostrino centrale con il pozzo. Di fronte all'ingresso della canonica, alla chiesa e alla Compagnia si sviluppa il loggiato secentesco su cinque pilarti, al di là del quale si trova il cimitero. La chiesa è dotata allora di un campanile a vela con due campane.
1785 (cenni storici carattere generale)
Nel 1785 con la soppressione dello 'spedale' delle monache di S. Maria a Mantignano la chiesa, fino ad allora "cappellania amovibile" di loro patronato, diviene "inamovibile" con obbligo al parroco di risiedervi, cioè parrocchiale a tutti gli effetti, elevata a prioria. La Compagnia viene soppressa.
1795 - 1798 (cenni storici carattere generale)
Nel 1795 il parroco Pietro Giachetti ristruttura la canonica e rifà il muro perimetrale rivolto verso il prato antistante. Nel 1897 è ricostruito l'altare delle Quarantore a spese dei "festaioli" e di Averardo de' Medici, patrono d un altare. Nel 1798 la ricostituita Compagnia è dotata di nuovi capitoli.
1798 (cenni storici carattere generale)
Nel 1798 si inizia la ristrutturazione della chiesa, innalzandone il piano di calpestio e consolidando le strutture murarie. Il parroco ed i parrocchiani pagano la realizzazione di una controsoffittatura centinata in corrispondenza della navata e dilatano la tribuna presbiteriale sottraendo una porzione alla nave mediante la costruzione di un secondo arcone sorretto da pilastri tuscanici; il nuovo presbiterio è coperto con una crociera, costando il tutto 80 scudi. Le monache di S. Apollonia, tornate ad essere attive patrone, pagano 20 zecchini per la decorazione parietale eseguita da Giovan Gualberto Del Fungo. È rinnovato anche l'altare laterale di destra, dove è posto un "Gesù morto" in cartapesta, proveniente dall'ex Conservatorio per poveri di S. Salvatore di Camaldoli (presso l'attuale piazza Tasso), sopra il quale il Del Fungo dipinge a fresco una "Passione di Cristo", costata al parroco 30 lire. Anche l'altare di sinistra, dedicato alla Madonna, e quello maggiore sono restaurati
1799 (cenni storici carattere generale)
La chiesa viene consacrata nel marzo del 1799, ma non del tutto ultimata, essendo "il giorno della SS. Annunziata per nostra comune fatale disgrazia arrivato ad impadronirsi di questo Stato l'Esercito nemico Francese" (dalle memorie del parroco Giachetti).
1802 (cenni storici carattere generale)
Nel 1802 il vecchio organo positivo a 4 registri è barattato con quello a 9 proveniente dalla chiesa di S. Martino alla Palma, di proprietà di Giuseppe Crudeli e realizzato da lui o forse dal padre, l'organaro Michelangelo Crudeli (1728-1801), il più prolifico di tutta la seconda metà del Settecento per quanto concerne la scuola lucchese, la cui attività è documentata in gran parte della Toscana.
1804 - 1815 (cenni storici carattere generale)
Nel 1804 le monache di S. Apollonia fanno restaurare il portico antistante la chiesa, che "minacciava rovina", e nel 1807 il parroco fa realizzare i gradi marmorei degli altari laterali. Con la soppressione del monastero di S. Apollonia nel 1808 la chiesa resta ad esclusivo carico dei popolani e del parroco. Nel 1814 è ristrutturato nuovamente il portico e viene rintonacata la facciata della sede della Compagnia. Con la Restaurazione, nel 1815 Ferdinando III assegna al parroco 15 scudi annui per il mantenimento della "fabbrica".
1818 (cenni storici carattere generale)
Nel 1818, a causa di nuovi dissesti statici dovuti all'incoerenza del terreno di origini palustri, viene realizzato un arcone nella sede della Compagnia per "sostenere" quello contiguo a destra presente all'interno della chiesa.
1819 (cenni storici carattere generale)
Nel 1819 è ricostruita la mostra dell'organo di chiesa e viene aggiunto un registro dall'organaro Michele Paoli di Campi Bisenzio.
1820 (vicende conservative campanile)
Nel 1820 è restaurato il campanile.
1826 - 1835 (cenni storici carattere generale)
Nel'agosto del 1826 il parroco Pietro Giachetti invia una supplica al Granduca Leopoldo II, patrono della chiesa, per avere finanziamenti per il restauro della medesima, che ancora una volta ha problemi statici. Nell'ottobre il parroco paga l'ingegner Giuseppe Meucci per i saggi effettuati alle fondazioni. Nel marzo del 1827 il Granduca concede un prestito per i lavori necessari, ma ad un elevato tasso d'interesse, così le opere si limitano alla ripavimentazione in mattoni del portico nel 1827 e, nel 1828, al rifacimento del presbiterio a base semi-dodecagonale con il coro e l'altar maggiore di "materiale", cioè in muratura marmorizzata (da Pietro Miniati); è restaurato anche l'arcone. Il nuovo presbiterio viene dipinto a quadrature da Carlo Ceroni. I lavori concernenti gli arredi si concludono nel 1831. Già nel 1835 si ripresentano problemi statici nella zona presbiteriale e così si debbono effettuare altri lavori, compresa la sua rifondazione.
1847 (cenni storici carattere generale)
Nel 1847 il 'popolo' di S. Pietro conta 800 anime. Dal 1845 il parroco è Giovanni Pezzati; la chiesa è di patronato granducale "per le ragioni del monastero di S. Apollonia". Accanto continua a sussistere la Compagnia del SS. Sacramento.
1895 - 1896 (cenni storici carattere generale)
Nel 1896 è ricostruito il campanile, crollato con il forte terremoto dell'anno precedente, su disegno dell'ingegner Alessandro Michelagnoli (noto dal 1877 al 1916, fu anche ingegnere ferroviario), e a spese di Pietro Buzzigoli e di altri parrocchiani. La nuova torre campanaria è realizzata a destra della facciata della chiesa.
1934 - 1945 (cenni storici carattere generale)
Nel 1934 è realizzato il nuovo fonte battesimale e nello stesso anno sono eseguite modifiche agli altari laterali (su quello di destra è creata una nicchia per accogliere la statua del "Sacro Cuore di Gesù"; su quello di sinistra è tolta la statua della "Madonna della Cintola" e sostituita con una lignea della "Vergine", opera di artigiani della Val Gardena); nel 1939 è inaugurato il nuovo altar maggiore, disegnato dall'architetto Raffaello Franci (1887-1963) e sono imbiancate le decorazioni del presbiterio. Nel 1941 è realizzato il "Crocifisso" ligneo per la tribuna, opera di Umberto Bartoli (1888-1977, "dono dei parrocchiani in armi", mentre nel 1943 è inserita in chiesa un'altra statua lignea proveniente dalla Val Gardena e raffigurante la "Madonna Addolorata". Nel 1944 gli eventi bellici causano la distruzione di tutte le vetrate delle finestre; il 15 dicembre 1945 il cardinale arcivescovo Elia Dalla Costa (1872-1961) consacra il nuovo altar maggiore in arenaria.
1953 - 1960 (cenni storici carattere generale)
Nel 1953 si pensa di erigere una nuova grande chiesa, ma il progetto naufraga per la mancanza di fondi. Negli anni seguenti scompare il loggiato antistante, viene eliminata la controsoffittatura centinata coprente la navata, asportata la cantoria con l'organo e aperto un nuovo grande finestrone; la sede della Compagnia, soppressa, è frazionata.
1971 - 1979 (vicende conservative intero bene)
La chiesa, al tempo del vicario economo don Giuseppe Santini (n. 1935), è sottoposta ad un complessivo restauro nel corso degli Anni Settanta. Nel 1970 la parrocchia conta 600 anime.
1981 - 1989 (cenni storici carattere generale)
Negli Anni Ottanta viene collocata nell'abside una tela secentesca proveniente dalle Croci sopra Calenzano (chiesa di S. Pietro a Casaglia) e raffigurante "Cristo e San Pietro", copia in dimensioni ridotte dell'omonimo quadro dipinto dal Cigoli tra il 1607 ed il 1608.
1993 (cenni storici bassorilievo)
Nel 1993, al tempo dell'amministratore parrocchiale don Bruno Tortelli (n. 1924) nell'edicola sopra il portale in facciata, è posto un bassorilievo raffigurante "San Pietro", opera di Rossano Bandinelli della Ginestra Fiorentina (ditta "RB Maioliche Decorate" di Lastra a Signa).
1996 (vicende conservative sagrestia)
Nel 1996 viene restaurata la sagrestia, è rifatta la pavimentazione in cotto e viene restaurato il solaio ligneo.
2017 - 2018 (vicende conservative intero bene)
Nel 2017 sono rifatti i rivestimenti esterni e la copertura dell’abside e l’anno successivo i rivestimenti interni, con la relativa tinteggiatura. |
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