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beni culturali ecclesiastici
beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Castelfiorentino
Firenze
chiesa
sussidiaria
S. Ippolito e S. Biagio
Parrocchia di Santa Verdiana a Castelfiorentino
Pianta; Facciata; Campanile; Interno; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
presbiterio - intervento strutturale (1985 (?))
VIII - 1076(origini carattere generale); 1136 ante - 1136(cenni storici rifacimento della pieve originaria ); 1195 - 1202(cenni storici carattere generale); 1211 - 1254(cenni storici carattere generale); 1260 - 1326(cenni storici carattere generale); XIV - XV(cenni storici affreschi); 1417 - 1418(cenni storici carattere generale); 1672 - 1672(cenni storici carattere generale); 1706 - 1725(cenni storici Pieve Vecchia e rifacimenti nella pieve ); 1728 - 1743(cenni storici rifacimento barocco); 1745 - 1748(cenni storici carattere generale); 1833 - 1867(cenni storici carattere generale); 1936 - 1938(cenni storici interventi di ‘ripristino’ in stile); 1951 - 1952(cenni storici carattere generale); 1961 - 1970(cenni storici carattere generale); 1981 - 1993(cenni storici carattere generale)
Pieve di Sant'Ippolito e San Biagio
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Pieve di Sant'Ippolito e San Biagio <Castelfiorentino>
Altre denominazioni Pieve di Sant'Ippolito e Biagio
S. Ippolito e S. Biagio
Ambito culturale (ruolo)
romanico (impianto)
barocco (rifacimento)
romanico (restauro del XX secolo di ripristino in stile)
Notizie Storiche

VIII - 1076 (origini carattere generale)

A circa un miglio di distanza dal castello e dalla “curtis” di Timignano (memoria toponomastica del “praedium” di un Timinius) dei conti Alberti, posta sulla sponda destra dell’Elsa, lungo la via Francigena (poi detta Via Traversa), e “distante un terzo di miglio circa dal Castello” di Castelfiorentino (Luigi Santoni) esiste forse fin dall’VIII secolo una primitiva pieve di S. Ippolito, certamente dal X secolo (“plebs Sancti Ippoliti de curte Elsae”). Nel 1036 il vescovo Atto I (m. 1045) – e non, come asseriscono talune fonti, Gherardo di Borgogna (circa 980-1061), solo dal 1046 vescovo fiorentino e dal 1059 divenuto papa con il nome di Niccolò II – cede la pieve al Capitolo della cattedrale di Firenze, con approvazione da parte di Benedetto IX, papa dal 1032; tale cessione è confermata nel 1037, nel 1050 e nel 1076. Tra il 1059 ed il 1061 Niccolò II le conferisce invece vari privilegi.

1136 ante - 1136 (cenni storici rifacimento della pieve originaria )

La pieve a tre navate, collegiata di canonici, è consacrata da Innocenzo II nel 1136 a seguito forse di una sua ricostruzione. “La detta chiesa, […] fatta quasi tutta di pietre lavorate e per di dietro lisce, aveva tre navate con tre soli altari in faccia entro una mezza nicchia fatta di mattoni rossi fatti a posta, e gli archi riposavano su pilastri che erano tutti di pietre lavorate. Dietro la chiesa vi era una gran torre, che si crede fosse il campanile, rovinata in parte e ridotta poi a uso di colombaia; e verso mezzogiorno vi doveva essere l'abitazione per il pievano e cappellani, che teneva con titolo di canonici […]. La larghezza della detta chiesa è di venti passi, la lunghezza di passi trentadue [...]. Dietro poi alla chiesa [...] evvi la volta del vecchio campanile, ove ancora si vedono le buche, per dove passavano le funi delle campane [...]. La torre di detto campanile è fatta tutta di pietre ben lavorate, ed è larga nove passi per ogni banda” (cit. da O. Pogni e M. Cioni).

1195 - 1202 (cenni storici carattere generale)

Nel 1195 viene edificata in mattoni o ampliata su un precedente oratorio, entro le mura castellane (“ad moenia”) e sulla sommità del colle, la chiesa di S. Biagio (data scritta nell’archivolto del portale meridionale), conclusa attorno al 1202 (data scolpita nell’abside), al tempo del pievano Benno, lo stesso anno in cui, il 14 dicembre, viene rogata una carta “data in Castro florentino in claustro ecclesiae et plebis Sancti Ypoliti”. La chiesa è a navata unica e si richiama alla pieve di S. Giovanni Evangelista a Monterappoli, presentando stilemi lombardo-emiliani con influenze pisane; il campanile è eretto sul basamento di una delle torri del castello. In facciata sono inseriti alcuni bacini ceramici ispano-moreschi. Nel 1197 si adunano presso la pieve i rappresentanti della Lega Guelfa toscana. In quel periodo i canonici della pieve si erano già trasferiti nella chiesa di S. Biagio, posta in una più comoda posizione rispetto all’originaria chiesa di S. Ippolito.

1211 - 1254 (cenni storici carattere generale)

Nel 1211 e nel 1223 abbiamo notizie concernenti il ‘popolo’ di S. Ippolito, non più pieve. Nel 1214 è pievano di S. Ippolito in S. Biagio prete Boninsegna. Nel 1215 il vescovo fiorentino Giovanni da Velletri (m. 1230) esercita il suo potere sul borgo murato, nonostante questo sia stato confermato ai conti Alberti dall’imperatore Ottone IV nel 1210. Il 13 dicembre 1233 avviene la stipula del giuramento tra gli “huomini” di Castelfiorentino ed il loro vescovo fiorentino Ardengo Trotti (m. 1247), redatta nel chiostro della pieve di S. Ippolito “in Chastro”. Dal 1240 la chiesa originaria di S. Ippolito è nota come Pieve Vecchia (così denominata anche nel 1268 e fino al 1315). Al tempo sempre di Ardingo Trotti, vescovo fiorentino dal 1231 al 1247, è pievano Ospino da Pavia, che nel 1253, al tempo del vescovo Giovanni de’ Mangiadori (m. 1273), fa fondere una campana per il campanile. Nel 1254 è pievano Alcampo Abbadinghi, che in quell’anno è creato canonico fiorentino.

1260 - 1326 (cenni storici carattere generale)

Nel 1260 (l’anno della battaglia di Montaperti) il rettore della chiesa vecchia di S. Ippolito, Giunta di Melliorato, dà 6 staia di grano per il mantenimento dell’esercito fiorentino; nel medesimo anno si adunano presso la pieve i rappresentanti della Lega Ghibellina. Nel 1274-1277 è pievano prete Ranuccio e nel 1278 lo sarebbe Filippo Panfolia, giudice (ma in realtà egli era canonico della pieve di S. Salvatore a Colle Valdelsa, giudice nel 1278, rogitando nel chiostro di quella pieve, e fondatore dell’“hospitium Panfolliae” di Colle); allora la pieve è la matrice di undici chiese suffraganee (secondo altre fonti quattordici) ed è molto ricca, pagando ben 71 libbre e 4 soldi di decima vaticana nel 1276 e 71 libbre nel 1289, che nel 1303 vengono suddivise in due rate semestrali di 35 libbre e 10 soldi. Dal 1326 esiste accanto alla pieve l’oratorio della Misericordia, dedicato a S. Ilario

XIV - XV (cenni storici affreschi)

La pieve dei Santi Ippolito e Biagio viene affrescata: permangono nella nicchia del fonte battesimale le pitture murali con un “Sant’Ippolito”, un “San Pietro Martire” ed un “Vir dolorum” o “Cristo in pietà” del 1429.

1417 - 1418 (cenni storici carattere generale)

Nel Quattrocento il pievano ha vari debiti: nel 1417 l’Opera del Duomo di Firenze stabilisce un termine di pagamento per un suo debito non specificato e gli viene concessa una fideiussione da Paolo di Francesco Biliotti per oltre 21 fiorini d’oro: “pro plebano plebis de Castro Florentino fideiussit Paulus Francisci de Biliottis et promisit solvere pro dicto plebano hinc ad per totam quindecimam diem presentis mensis iulii florenos undecim auri et unum quartum alterius floreni auri et hinc ad per totum mensem septembris proxime futuri florenos decem auri secundum deliberationem operariorum”. Nel 1418 gli è concessa una seconda fideiussione, per un suo debito dovuto alla tassa sui beni della pieve, da mastro Ranieri da Volterra: “pro plebe et plebano Castri Florentini debitore pro resto bonorum magister Rainerius de Vulterris fideiussit et promisit solvere hinc ad per totam diem quindecimam decembris proxime futuri totum et quidquid dicta plebs et seu dictus plebanus solvere restat”.

1672  (cenni storici carattere generale)

Nel 1672 la cappella della Pieve Vecchia è in pessimo stato; viene tolta la pietra sacra e quindi il pievano Pesci la fa demolire nelle sue parti pericolanti.

1706 - 1725 (cenni storici Pieve Vecchia e rifacimenti nella pieve )

Nel 1706 viene ricostruita una cappella sulle rovine dell’antica ed originaria Pieve Vecchia di S. Ippolito, riutilizzando l’antica abside centrale. Nel 1725 viene demolito tutto ed è ricostruita ex novo una cappella. Fino a quell’anno è pievano dei Santi Ippolito e Biagio Jacopo Antonio Galletti, protonotario apostolico, che nel 1724 aveva fatto fare un’acquasantiera marmorea a parete. Nel 1726 è rifatta la pavimentazione di chiesa

1728 - 1743 (cenni storici rifacimento barocco)

A partire dal 1728/1739 la pieve dei Santi Ippolito e Biagio viene rifatta in forme barocche; sono tamponati due portali esistenti lungo il prospetto settentrionale ma vengono mantenute le finestre laterali. La facciata è intonacata, reca un finestrone centinato ed un portale architravato; il campanile a vela ha tre campane e volute laterali. Nel 1743 è consacrata dall’arcivescovo fiorentino Francesco Gaetano Incontri (1704-1781) e viene apposta una lapide memoriale.

1745 - 1748 (cenni storici carattere generale)

Nel 1745 il ‘popolo’ della pieve conta 1.412 anime. Nel 1748 il pievano di Castelfiorentino viene elevato a proposto e capo della collegiata per volontà di Benedetto XIV. Da allora “l’abito del Proposto è roccetto [sopravveste liturgica] e mozzetta [mantellina] paonazza con cappuccio simile, filettatura rossa e bottoni simili. I Canonici poi hanno il privilegio del roccetto e mozzetta nera e cappuccio simile, filettatura e bottoni rossi” (Luigi Santoni).

1833 - 1867 (cenni storici carattere generale)

Nel 1833 il ‘popolo’ della pieve dei Santi Ippolito e Biagio, con l’annesso della chiesa dei Santi Lucia e Donato a Cella, conta 2.630 anime e nel 1847 sono 3.077. Nel 1833 l’originaria Pieve Vecchia risulta sempre “ridotta a semplice cappella di una villa dei marchesi Tempi” (Emanuele Repetti). Risale al 1846 una pianta dei beni posti attorno alla pieve. Nel 1848 diviene proposto don Alessandro Pazzi. La chiesa è di libera collazione. “Nella Propositura antica esiste lo scheletro di S. Candida Martire in un reliquiario nella massima parte di argento a guisa d’urna” (Luigi Santoni). Contiguo alla propositura si trova l’oratorio di S. Ilario Vescovo, già di pertinenza della Confraternita della Misericordia (trasferita dopo il 1810 nella chiesa di S. Francesco dei soppressi frati Minori Conventuali). Nel 1867 l’oratorio di S. Ilario, posto a sinistra della chiesa, viene demolito.

1936 - 1938 (cenni storici interventi di ‘ripristino’ in stile)

Nel 1936-1938 la chiesa subisce un intervento di ‘ripristino’ in stile romanico, demolendo gli elementi barocchi, operato a cura della Regia Soprintendenza di Firenze. La facciata è stonacata e vi è ripristinata la bifora.

1951 - 1952 (cenni storici carattere generale)

Nel 1951 è proposto della pieve dei Santi Ippolito e Biagio monsignor Giovanni Bianchi (1918-2003), poi dal 1961 vicario generale della diocesi, dal 1964 vescovo ausiliare e dal 1977 al 1993 vescovo di Pescia, che trasferisce l’attività parrocchiale dalla pieve alla chiesa di S. Verdiana e nel 1952 crea la nota pinacoteca d’arte sacra annessa a quest’ultima chiesa.

1961 - 1970 (cenni storici carattere generale)

Dal 1961 diviene proposto monsignor Silvano Piovanelli (1924-2016), che poi nel 1983 sarà elevato ad arcivescovo di Firenze. Nel 1970 la parrocchia dei Santi Ippolito e Biagio conta 7.708 anime.

1981 - 1993 (cenni storici carattere generale)

Nel corso degli Anni Ottanta avviene l’adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare. Nel 1986 il titolo della pieve viene trasferito alla chiesa di S. Verdiana. Nel 1989 diviene proposto di S. Verdiana don Marco Viola (n. 1955) da Campi Bisenzio, attualmente priore mitrato della basilica fiorentina di S. Lorenzo. Nel 1993 la parrocchia di S. Verdiana conta 7.500 anime
Descrizione

La pieve dei Santi Ippolito e Biagio si trova a Castelfiorentino. Sorge sul colle che domina l’abitato. Il complesso è costituito dalla chiesa e, in adiacenza destra, da quello che un tempo era l’edificio preposto alla pieve e che oggi ospita una residenza sanitaria, qualificato da arcate terrene fra lesene tuscaniche ed un piano superiore con terrazzo. A tergo emerge il volume dell’abside semicircolare. Sul lato sinistro, e sopra quella che un tempo fu la sede della Compagnia, è impostato ortogonalmente il campanile a vela. Tutti i prospetti esterni sono in mattoni a vista. La facciata è a capanna, la pianta ad aula .
Pianta
La chiesa ha pianta ad aula. Nella parete sinistra del presbiterio si trova l’accesso ad una cappella laterale. Al centro della parete laterale destra si apre la porta che immette all’edificio oggi adibito a residenza sanitaria, nella parete opposta è l’accesso alla sagrestia. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 25,90; lunghezza fino all'arco absidale: m 23,90; larghezza della navata: m 8,60.
Facciata
La facciata è a capanna; sul colmo è una croce metallica. La cornice di sottogronda, in mattoni, reca mensolette; al di sotto sono i lacerti di sei bacini ceramici del XII secolo. I cantonali recano alcuni conci in arenaria; la bifora ha la mostra quadripartita ed una moderna colonnina in marmo con capitello a stampella. Il portale, con un architrave in arenaria su mensolette laterali, è sormontato da una lunetta a pieno centro recante una pittura murale raffigurante la “Vergine con il Bambino tra i Santi Ippolito e Biagio” e con la mostra dell’arcata che è in cotto. Il portone è ligneo, con specchiature rettangolari nelle ante.
Campanile
Il campanile è a vela, provvisto di tre campane azionate elettricamente.
Interno
L’interno è costituito da una singola ed ampia aula in ascesa verso il presbiterio, nel cui centro si trova l’altare in arenaria. A tergo è l’abside, al centro della quale è attualmente collocato un pregevole organo con cassa lignea dipinta e decorata, sovrastato da un antico Crocifisso ligneo. Lungo la parete sinistra del presbiterio si trova, posto a parete, un tabernacolo in arenaria con lo sportello ligneo, di fattura analoga a quello nella parete opposta. Lungo la parete laterale destra è un’acquasantiera a parete in marmo, nella parete opposta è una nicchia centinata murata ed una, con pregevoli affreschi quattrocenteschi, ove ha sede il fonte battesimale in pietra serena, preceduto da una cancellata in ferro. La bussola in controfacciata è lignea, così come il Crocifisso posto sopra la lunetta; l’acquasantiera a parete è in marmo. I prospetti interni sono interamente con mattoni a vista; numerose sono le evidenze di buche pontaie. La chiesa prende luce dalla bifora aperta in controfacciata, da due monofore poste lungo la parete sinistra, da quattro nella parete destra e da due nella parete tergale di lato all’abside, dove, presso il colmo, è inoltre una finestra cruciforme. L'altezza massima della navata è m 11,90, la minima m 10,30.
Elementi decorativi
Portale meridionale del XII secolo in mattoni; affreschi quattrocenteschi; tre tabernacoli frontonati in arenaria; acquasantiera marmorea del 1724; lapide memoriale marmorea del 1743.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è in cotto, con quadroni disposti in diagonale.
Coperture
La copertura dell’aula poggia su sette capriate, con orditura primaria e secondaria lignee e scempiato in cotto. Il manto di copertura è in coppi e tegole piane. La cappella laterale è voltata a botte in mattoni a vista, dove sono ancora i passaggi per le corde che azionavano le campane.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1985 (?))
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare completato nel corso degli anni ’80. La mensa liturgica posta al centro del presbiterio consente la celebrazione rivolta verso i fedeli; dimensioni cm 197 x 92 x 104 (h). Altare in arenaria, con la mensa che poggia su basamento a pianta rettangolare. Tabernacolo in pietra serena e sportello ligneo posto nel presbiterio, in parete laterale sinistra. Leggio in pietra serena posto nel presbiterio, sul lato sinistro. Fonte battesimale in pietra serena, con vasca circolare su fusto a colonna e bacile in rame con copertura in legno di noce.
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