Notizie Storiche |
XI - XII (origini carattere generale)
La zona dove sorge Castelfiorentino è già frequentata in età etrusca e poi in epoca romana, quando, nei pressi del “praedium timinianum” (cioè di un Timinius), sorge una fabbrica di laterizi. La presenza dell’oratorio (“ecclesiuncula”) di S. Antonio Abate nell’XI-XII secolo, lungo la via Francigena, può far pensare che esso mantenesse la memoria di un culto romano legato ad Igea o forse anche di uno etrusco connesso a Nurthia. Nell’agiografia di S. Verdiana – che subentrerà a S. Antonio nella dedicazione dell’oratorio a partire dal XIII secolo – suo attributo sono le due serpi, presenti – come bisce – nelle acque stagnanti attorno all’alveo dell’Elsa e connotanti il legame della Santa con quella terra, ma anche attributi della divinità romana di Salus, la personificazione della salute e, in genere, della conservazione, identificata, appunto, con Igea. L’oratorio di S. Antonio dipende direttamente dalla pieve di S. Ippolito.
XIII inizi - 1242 post (cenni storici prima cella e oratorio )
Agli inizi del XIII secolo è costruita, a fianco dell’oratorio di S. Antonio Abate, verso settentrione, una piccola cella, di circa sei metri quadrati, nella quale Verdiana (1182-1242) si fa rinchiudere. Tale cella, una cui piccola finestra guarda all’interno dell’oratorio, è annessa all’edificio sacro preesistente verso il quinto decennio del XIII secolo, dopo la morte la Santa, che vi trova la sua momentanea sepoltura. Non è chiara l’icnografia della primitiva costruzione, della quale pare sia sopravvissuto solamente un lacerto del muro tra l’oratorio e l’ambiente contiguo, muro realizzato in rustiche pillore di fiume. Di fronte all’oratorio, verso ovest, si trova un pozzo. Il piccolo complesso è dedicato da allora in poi a S. Verdiana.
1252 post - XIII (cenni storici costruzione della chiesa a tre navate )
Il piccolo complesso è ingrandito (sopraelevando anche il piano di calpestio rispetto al precedente oratorio) probabilmente una decina di anni più tardi, dopo che Castelfiorentino passa sotto l’accomandigia di Firenze nel 1252; un mattone, tornato alla luce in occasione dei lavori per il museo, posto nella cortina muraria meridionale, nei pressi della porta laterale, reca ancora la data del 1255. La precedente notizia riportata da Olinto Pogni, secondo la quale i lavori sarebbero principiati nel 1267, risulta pertanto errata. Il rinvenimento delle colonne all’interno dei più tardi pilastri e di porzione del portale settentrionale (l’architrave in pietra strigilato era forse elemento di recupero d’età tardoantica), oltre che di abbondanti lacerti della parete longitudinale meridionale, ci documentano fin dalla metà del Duecento un impianto basilicale a tre navate.
1302 - XIV (cenni storici carattere generale)
Il primo documento a noi noto, in cui si menziona l’edificio sacro, risale al 1302. A sud della chiesa e nelle sue immediate vicinanze si trovava una casa-torre, anch’essa realizzata in mattoni. Nella prima metà del Trecento un ignoto pittore senese dipinge una “Madonna con il Bambino” per l’altar maggiore di chiesa. L’opera, rammentata fin dal Quattrocento, è stata di volta in volta attribuita a Cimabue o ad un allievo di Giotto, nella seconda metà dl Novecento a Duccio di Boninsegna, a Taddeo di Bartolo, ad un seguace di Ugolino di Nerio o di Segna di Bonaventura, con una lunghissima escursione temporale che va dalla seconda metà del Dugento agli inizi del Quattrocento.
1422 (cenni storici carattere generale)
Durante la visita pastorale del 1422 la chiesa fu trovata in perfette condizioni.
1452 (cenni storici reliquia della Santa )
Nel gennaio del 1452 (stile moderno) un braccio di S. Verdiana, donato da Stoldo di Giovanni di Stoldo de’ Rossi (pievano di Castelfiorentino dal 1449) ed inserito in un reliquiario d’argento commissionato da Giovanni de’ Medici (figlio di Cosimo il Vecchio) è traslato nell’omonima chiesa di Firenze, di pertinenza del monastero vallombrosano innalzato tra il 1395 ed il 1400 per testamento del 1392 del notaio Niccolò di Manetto di Buonagiunta, originario di Castelfiorentino.
1483 ante - 1483 (cenni storici scarsella, coro e cappelle di testata )
Nel 1483, al tempo del pievano Benedetto di Ruberto de’ Rossi, in piena età laurenziana, è conclusa una ristrutturazione della chiesa per meglio accogliere i sempre crescenti pellegrini. È ampliata la tribuna con l’aggiunta del coro dietro l’altar maggiore, trasformando la planimetria da un’abside semicircolare ad una scarsella quadrangolare. In testata alle due navatelle sono erette altrettante cappelle a pianta rettangolare di tipo albertiano (più larghe che profonde), con altari dedicati rispettivamente ai SS. Antonio Abate e Pietro Martire (a destra, di patronato dei Rossi ) e alla SS. Annunziata (a sinistra, di patronato degli Attavanti). Probabilmente allora sono realizzate, oltre alle finestre nelle due cappelle, anche quelle centinate nelle pareti longitudinali, di ascendenza latamente brunelleschiana.
1503 - 1528 (cenni storici facciata, coperture, pavimentazione )
Girolamo Attavanti, pievano di Castelfiorentino dal 1503, ottiene da Giulio II varie indulgenze per chi visiti la chiesa e nello stesso anno fa decorare definitivamente in forme rinascimentali la facciata, collocando nel frontone uno stemma robbiano in terracotta invetriata e sopra i portali iscrizioni in caratteri capitali romani (“GLORIOSA VIRGO VERDIANA” e “ORA PRO POPULO FLORENTINO”, invocazione ripresa da un mantellino in broccato d’oro per le reliquie della Santa, che la Repubblica fiorentina aveva donato alla chiesa nel 1430). Nel 1505 è riedificato il tetto a capriate in corrispondenza della navata maggiore. Negli anni seguenti si ha tutta una serie di opere minori, come la ricostruzione delle ante lignee del portale maggiore (1510) o la ripavimentazione in cotto della chiesa (1528).
1568 ante - 1568 (cenni storici portico, altari, edificio contiguo di pertinenza )
Dalla visita pastorale del 1568 apprendiamo che innanzi alla chiesa vi è un portico (forse realizzato nella precedente campagna di lavori del 1483-1503), sotto il quale si trovano quattro sepolture; all’interno della chiesa vi sono l’altar maggiore e altri quattro altari: oltre a quelli rammentati presso le testate delle navate laterali, lateralmente uno è dedicato alla SS. Trinità e a San Rocco e l’altro all’Assunzione di Maria Vergine (ma così ricordato solo nella visita pastorale del 1626). Un ulteriore altare si trovava nell’originaria cella di S. Verdiana, ad un livello inferiore del terreno. Esiste pure un cimitero aperto e, attorno all’edificio sacro, si stendono varie terre coltivate date in enfiteusi con la propria casa colonica annessa, di proprietà della chiesa (l’edificio di origine due-trecentesca, già rammentato).
1576 - 1599 (cenni storici carattere generale)
Nel 1576, a sottolineare la sempre maggior importanza dell’edificio sacro, oramai di fatto ‘santuario’, è creata l’opera o Fabbriceria della chiesa. In quell’anno è riaperta la celletta sotterranea della santa, creando un accesso dalla navata della chiesa (che, però, sarà richiuso nel 1599 poiché la cripta si allagava facilmente); nel 1578 è ricostruito in pietra l’altar maggiore; nel 1579 è ripavimentato il loggiato antistante la facciata; tra il 1580 ed il 1583 viene edificato il primo portico settentrionale a sinistra dell’edificio sacro; poco prima del 1589 sono rifatti gli altari della SS. Trinità e San Rocco, allora di patronato di Giovanni da Poppi, e dei SS. Antonio Abate e Pier Martire, di patronato di Aloisio de’ Rossi (1588 circa); nel 1592 sono eseguiti alcuni lavori alla tribuna; nel 1599, infine, è ricostruita la sagrestia “dreto alla Cappella delli Attavanti”.
1600 - 1623 (cenni storici altar maggiore, dipinto su tavola e lavori vari )
A partire dal 1600-1601 sono iniziati nuovi lavori di ristrutturazione del complesso: è nuovamente rifatto l’altar maggiore, sul quale è posta una tavola di Jacopo Chimenti detto l’Empoli (1551-1640), del 1600, raffigurante l’“Assunta fra i Santi Verdiana, Antonio Abate, Cherubini e Angeli”. Altri interventi seguono negli anni, come il restauro del portico laterale (1602/1604), la ricostruzione dell’oculo lapideo in facciata, al di sopra del portico (1604), un nuovo pulpito in noce e le vetrate del finestrone del coro dietro l’altar maggiore e di altre finestre (1604/1606), eseguite dai frati Ingesuati di Firenze e pagate, fra gli altri, dall’Arte della Lana e dai “Calzajuoli”. Nel 1618 la chiesa subisce una disastrosa alluvione dell’Elsa. Nel 1623 è rialzato il precedente tetto rinascimentale della chiesa.
1625 - 1635 (cenni storici carattere generale)
Nel 1625 inizia il restauro della tribuna, voluto da Giannozzo di Ottavio di Giannozzo Attavanti (circa 1581-1657, pievano dal 1615 al 1638 e simpatizzante delle idée galileiane); la volta di quest’ultima nel 1626 è affrescata con “Scene della vita di Santa Verdiana” e con le “Virtù” da Giovan Battista di Vincenzo Rosati (noto 1618-1670) e da Francesco Salvestrini (n. 1577), cugino di Bartolomeo (1599-1633), autore, negli stessi anni, di una delle tre tele per la tribuna stessa. Solo nel 1635, ad ultimazione dei lavori e dei nuovi arredi, la chiesa è consacrata solennemente il 19 maggio da monsignor Pietro Niccolini (1572-1651), arcivescovo di Firenze dal 1632.
1642 - 1667 (cenni storici campanile, portico, altari )
Nel 1642 viene eretto il nuovo campanile a vela verso oriente, in corrispondenza della sagrestia, e nel 1646-1648 è costruito il secondo portico meridionale, rivolto verso il fiume Elsa, poi chiuso nel 1765. Nel 1651 è innalzato, all’interno della chiesa, un sesto altare in pietra, dedicato a S. Francesco d’Assisi e di patronato degli eredi di Francesco Badii. Nel 1663-1664 è creato un ulteriore altare, dedicato a S. Tommaso da Villanova; nel 1666-1667 è ricostruito l’altare dell’Assunta.
1678 - 1684 (cenni storici sagrestia, altar maggiore )
Nel 1678 è ampliata la sagrestia e, secondo talune fonti, è realizzata una nuova veste architettonica interna della chiesa, con archi e pilastri in mattoni, sebbene ciò appaia alquanto improbabile (forse i lavori si riferiscono al rifacimento solo di alcuni archi); nel 1684 è ricostruito ancora una volta, con gradi alla romana, l’altar maggiore.
1701 (cenni storici stalli lignei del coro )
Nel 1701 sono rifatti gli stalli del coro ligneo, scolpiti dal “legnajolo” Domenico Turchini.
1701 post - 1708 (cenni storici rifacimento barocco, prima fase )
La grande ristrutturazione della chiesa, che la condurrà alla configurazione attuale, inizia nel primo decennio del Settecento; l’importante cantiere è da porsi all’ombra del granducato mediceo e delle famiglie patrone (Tempi, Attavanti, Ridolfi e Torrigiani). Le colonne medievali separanti le navate sono inserite entro nuovi pilastri tuscanici sorreggenti gli archi con ampi cartigli in chiave, mentre un secondo ordine di lesene composite regge la trabeazione superiore. Nel 1708 la navata centrale è coperta con una volta a botte, dove Rinaldo Botti (1658-1740) e Lorenzo del Moro (1677-1735) dipingono architetture prospettiche e Gherardini Alessandro Gherardini (1655-1726) una “Trinità con Santa Verdiana e altri Santi”; quelle laterali ricevono volte a vela mrllo stesso 1708). A Giovan Battista Foggini (1652-1725) sono ascrivibili le opere riferibili al primo periodo del cantiere.
1710 post - 1716 (cenni storici stucchi, cupola presbiteriale, cappelle )
Tra il 1710 e il 1713 molti degli stucchi nelle due cappelle laterali sono eseguiti dal comasco d’origine ticinese Giovan Battista Ciceri (noto 1698-m. 1715) e da Giuseppe Broccetti (circa 1684-1733). Nel 1714 sulla scarsella, demolita la volta di copertura, sono innestati il nuovo alto tamburo e la cupola a pianta ellittica, poggiante su quattro pennacchi, voluti e pagati dall’Opera; due cupolette sono realizzate a serrare le altrettante cappelle laterali. I lavori sovo verosimilmente seguìto sempre dal Foggini fin verso il 1715/1716. Il Ciceri lavora agli stucchi nella cappella Torrigiani già dei Rossi fino alla sua morte.
1716 (cenni storici stucchi, affreschi )
Nel 1716 Niccolò Lapi (1661-1732) esegue un “San Giuseppe trasportato in cielo” nella cupola della cappella Torrigiani; il Broccetti lavora agli stucchi della cappella Tempi già degli Attavanti, dove Agostino Veracini (1689-1762) dipinge nella cupola “Dio Padre Benedicente e Angeli”. Sempre nel 1716 le volte nelle navate laterali ricevono finte cupolette illusionisticamente dipinte, nelle quali eseguono affreschi il Lapi, Antonio Puglieschi (1660-1732), il Veracini, Ranieri del Pace (1681-1736) Giovan Camillo Sagrestani (1660-1731) e Giuseppe Moriani (1681-circa 1741).
1716 - 1717 (cenni storici stucchi, affreschi )
L’area presbiteriale è riprogettata da Bernardino Ciurini (1695-1752), subentrato al Foggini. Nel 1717 il Broccetti termina gli stucchi della cappella Tempi. Sono ultimate anchee le decorazioni a stucco nell’arcone (con l’inserimento dello stemma dell’Opera di S. Verdiana), eseguite dal Broccetti e con posteriori dorature di Francesco Tempesti del 1719. Nel 1716/1717 lo scultore di Carrara, Giovanni Baratta (1670-1747), allievo del Foggini, esegue un nuovo ennensimo altar maggiore in marmi policromi, su disegno del Ciurini. Sempre verso il 1716/1717 e sotto la direzione del Ciurini è concluso anche l’ordine maggiore nella navata centrale, con stucchi eseguiti forse dal Broccetti.
1725 - 1726 (cenni storici accesso alla cripta )
Nel 1725 è costruito un doppio accesso diretto dalla navata centrale alla cripta di S. Verdiana, con una scaletta a chiocciola; i lavori sono finanziati da Giuliano Danielli e nel 1726 vi sono collocate le ringhiere in ferro battuto, opera di Antonio Mastarelli.
1734 - 1749 (cenni storici piazza, pavimentazione, grata marmorea, cantorie )
Nel 1734 sempre il Ciurini viene richiamato per disegnare la nuova piazza di fronte alla chiesa (il Prato di Santa Verdiana, perimetrato da siepi) e, dopo la spaventosa esondazione dell’Elsa nel 1740, l’Opera decide di ricostruire il pavimento della chiesa in marmo, con disegno a scacchiera bicroma sempre del Ciurini, intervento concluso nel 1749; in tale occasione è posta la lastra marmorea traforata illuminante la cappella sotterranea, al posto della precedente, che era in legno. Nel 1749, sono decorate le cantorie in controfacciata, a spese del canonico Basilio Passaponti.
1771 - 1779 (cenni storici facciata)
Nel 1771 il giovane Bernardo Fallani (1739-1806) dopo aver provveduto a ridorare i capitelli della navata centrale, inizia la ricostruzione della facciata prospiciente la piazza, concludendo l’opera nel 1779.
1787 (cenni storici carattere generale)
Nel 1787 è soppressa l’Opera si S. Verdiana.
1795 - 1797 (cenni storici porte lignee, edificio attiguo )
Nel 1795 sono commissionate a Vincenzo Brogioni, ad Aurelio Bellini (autore anche dei confessionali) e a Francesco Genovini le tre porte in legno di chiesa, sobriamente scolpite a specchiature con motivi fitomorfi neoclassici. Nel 1796 sono eseguiti numerosi restauri al santuario e nel 1797 Giuseppe Manetti (1761-1817) esegue una perizia per la progettazione del corpo di fabbrica posto a sinistra dell’edificio sacro. “La Chiesa è mantenuta dalle pubbliche questue in ordine al Sovrano Rescritto del 1796” (Luigi Santoni).
1805 - 1810 (cenni storici campanile, statue in cotto )
Nel 1805 è terminato il nuovo campanile, disegnato dall’ingegner Carlo Niccoli (m. 1845), forse parente dell’ingegnere/agronomo Vittorio (1859-1917), e nel 1810 sono collocate, a coronamento del loggiato frontale in facciata, sei statue in terracotta raffiguranti le “Virtù”, opera dello scultore belga Ignatius van Miert.
1821 - 1828 (cenni storici cantorie, organo, confessionali lignei, altari )
Nel 1821 sempre il Niccoli (che dal 1827 al 1840 lavorerà a Castelfiorentino quale ingegnere della Soprintendenza alla Conservazione del Catasto ed al Corpo degli Ingegneri d’Acque e Strade) ridisegna le cantorie di chiesa. Nel 1821 è anche costruito un nuovo organo dal pistoiese Giosuè Agati (1770 – 1847), con una cassa eseguita da Paolo Sani, e nel 1823 sono realizzati due splendidi confessionali neoclassici in legno di ciliegio dal predetto Aurelio Bellini; nel 1824 vengono restaurati gli altari laterali e nel 1828 sono marmorizzate le loro parti in pietra.
1834 (cenni storici carattere generale)
Nel 1834, per accogliere le strutture degli apparati in legno, gesso e tela che servono a perimetrare la piazza antistante in occasione della festa della Santa (così da creare quinte teatrali architettoniche, con virtuali loggiati), è sventrata la “casa vecchia” a destra del santuario, collegata alle “logge vecchie” e trasformata nel deposito di tali scenografie e di vari arredi sacri.
1847 (cenni storici carattere generale)
Nel 1847 il Santoni scrive: “S. Verdiana presso il Castello con bellissimo Prato […]. Le chiavi […] della cassa della Santa, che sono quattro, le ritengono una il Proposto, la seconda il Capitolo, la terza il Marchese Torrigiani, come Benefattore per il restauro fatto all’altare dell’Arcangelo Raffaello in S. Verdiana e la quarta il Priore Ricasoli, come proprietario della Casa, ove abitava la Santa, che corrisponde dietro alla Cappella di S. Filippo, come apparisce da una Iscrizione con il ritratto in basso rilievo di pietra della Santa”.
1854 (cenni storici balaustra marmorea )
Nel 1854, per iniziativa del preposto Alessandro de’ Pazzi, è realizzata la balaustra marmorea che cinge il presbiterio.
1861 - 1881 (cenni storici dipinti su tela )
Nel 1861, nel 1870 e nel 1881 Annibale Gatti (1822-1899) esegue tre nuove tele per la tribuna del coro, raffiguranti, in chiave storicistica, “Santa Verdiana che sale in Cielo”, “I funerali di Santa Verdiana” e “Clemente VII davanti alle reliquie della Santa”, quadri attualmente collocati nella collegiata di San Lorenzo.
1893 (cenni storici organo)
Nel 1893 la ditta Agati-Tronci revisiona l’organo.
XX - XX, inizi (cenni storici affreschi)
Agli inizi del Novecento sono restaurati e ampiamente ridipinti molti degli affreschi della chiesa.
1952 - 1955 (cenni storici primo museo, battistero )
Nel 1951 l’attività parrocchiale della pieve dei SS. Ippolito e Biagio è trasferita a S. Verdiana. Nel 1952 il preposto di Catelfiorentino, monsignor Giovanni Bianchi (1918-2003, dal 1977 vescovo di Pescia) raduna molte opere d’arte di Castelfiorentino in un ambiente contiguo alla chiesa. Nel 1955 è creato il battistero in una parte dell’ex sede della Compagnia dell’Assunta.
1961 post - 1966 (cenni storici carattere generale)
RENN Negli Anni Sessanta sono ridotte le mense degli altari laterali ed eliminati i gradini, mentre gravi danni vengono arrecati dall’alluvione del novembre del 1966, che necessitarono di urgenti lavori di consolidamento strutturale.
1967 - 1989 (vicende conservative intero bene)
I lavori di restauro iniziati nel 1967 proseguono lentamente negli anni seguenti e solo negli anni 1983-1989 sono interamente restaurati anche l’interno del santuario (ritrovando l’originaria bicromia verde chiaro e bianca delle pareti) ed il ciclo delle pitture murali settecentesche, oltre alla facciata.
1971 - 1989 (cenni storici nuove cappelle )
Negli Anni Settanta il preposto monsignor Silvano Piovanelli (1924-2016) – poi arcivescovo di Firenze dal 1983 – fa realizzare la Cappella delle Reliquie, ricavata in una porzione del loggiato sinistro, dove si trovava la sede dell’ex Compagnia dell’Assunta: qui è posta l’urna con il corpo di S. Verdiana. In un altro settore dell’ex sede della Compagnia, negli Anni Ottanta, è ricavata la cappella del Sacro Cuore, al posto del battistero.
1986 - 1993 (cenni storici la chiesa diviene parrocchiale )
Nel 1986 S. Verdiana diviene chiesa parrocchiale. Dal 1989 ne diviene parroco don Marco Viola (n. 1955) da Campi Bisenzio, attualmente priore mitrato della basilica fiorentina di S. Lorenzo. Nel 1993 la parrocchia conta 7.500 anime.
1999 (cenni storici museo)
Nel 1999 è inaugurato il Museo di Arte Sacra, realizzato nei contigui ambienti meridionali già ad uso di loggiato e di ricovero degli apparati per le feste, denominati il Casalone. |
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