Notizie Storiche |
X - 1061 (origini carattere generale)
Il toponimo "tuto" deriva da "tutus", "sicuro" e "protetto", in quanto la chiesa offre riparo agli abitanti dalle inondazioni o, meglio, perché il luogo non è soggetto ad esondazioni ed è, quindi, sicuro. Costituisce l'edificio sacro del borghetto del mercatale posto a valle del castello o "curtis" di Scandicci Alto, della contessa Willa, moglie di Uberto e madre del conte Ugo di Toscana. Di origini remote (ritenuta dalla tradizione di fondazione cadolingia), il primo documento noto risale al 1061, quando la chiesa dipende dalla Badia Fiorentina (fondata da Willa nel 978), alla quale la contessa l'aveva donata forse fin dal quel 978, quando concede alla Badia "curtem ad Grevem cum castello, qui dicitur Scandicio, et cum ecclesia seu cum triginta mansis" (circa 30 ettari attorno). Secondo il Carocci sono i conti Cadolingi, consorti di Ugo, che la donano alla Badia. Vi si celebrano messe solenni nella festività di S. Tommaso, giorno della morte del conte Ugo nel 1001.
1072 - 1320 (cenni storici carattere generale)
In un diploma del 1072 la chiesa romanica appare con la denominazione di "San Bartolomeo e San Giovanni Battista", ma dal 1200 è ricordata semplicemente come di San Bartolomeo in Tuto. Altre citazioni risalgono al 1106 (stile moderno). Nel 1239 è associato al parroco quale "canonico" il chierico Gian Vero. Nel 1299 non risulta ancora tra le chiese suffraganee della pieve di S. Alessandro a Giogoli; nel 1320 è totalmente assoggettata alla Badia Fiorentina.
1348 - 1368 (cenni storici carattere generale)
Nel 1348 è rettore della chiesa prete Donato del fu Vanni. Attorno al 1363/1364 Giovanni da Milano (1325/1330-1370 circa), su commissione del rettore, Rinieri di Jacopo Pulci (ancora presente nel 1368), dipinge una tavola cuspidata di "Nostra Donna" ("Madonna in trono con il Bambino), oggi conservata nella nuova chiesa di San Bartolo, facente parte di un originario trittico con "San Francesco" e "Sant'Antonio Abate" (ora rispettivamente al Musée du Louvre e al Williams College Museum of Art di Williamstown, Massachusetts) oppure, secondo altre fonti, con perduti "San Bartolomeo" e "San Giovanni Battista".
1429 (cenni storici carattere generale)
Nel 1429 è rettore della chiesa prete Gherardo di Bartolo, che in nel marzo del 1430 (stile moderno) vi rinuncia.
1462 - 1470 (cenni storici carattere generale)
Tra il 1462 ed il 1470 è rettore della chiesa prete Silvestro da Bibbiena.
1510 - 1525 (cenni storici dipinto su tavola)
Nel primo quarto del Cinquecento viene dipinta la "Deposizione di Cristo dalla Croce" con Maria, e i Santi Giovanni Battista, Maddalena, Agata e Sebastiano, mutuata dal famoso "Compianto" di Pietro Perugino oggi alla galleria Palatina di Firenze, tavola di un seguace di Perugino, passato nel primo decennio del Cinquecento sotto l’ascendente degli allievi di Domenico Ghirlandaio, primo fra tutti il figlio di questi, Ridolfo. Nell'Ottocento sarà ritenuta di Ridolfo del Ghirlandaio (1483-1561), ma nel 1968 Everett Fahy (1941-2018), nel suo "Some followers of Domenico Ghirlandaio", proporrà come opera di un maestro anonimo, attivo a Firenze nel primo Cinquecento e prossimo a Francesco Granacci e Ridolfo del Ghirlandaio, da lui definito ‘Maestro della Lamentazione di Scandicci’; nel 1974 è stata data da Christian Von Holst a Francesco Granacci (1469-1563), ma nel 2002 Monica Grasso, nel redigere la scheda su quest'ultimo per il "Dizionario Biografico degli Italiani", non la menziona.
1514 (cenni storici carattere generale)
Nel 1514 avviene la visita pastorale alla chiesa, effettuata dal vescovo Giulio De’ Medici (vescovo dal 1513 al 1523), con la collaborazione di Pietro Andrea Gammaro o Gambari (1480-1528) da Casal Bolognese, Vicario Generale dal 1514 al 1523. Come ricaviamo dal verbale della visita, "visitammo la Parrocchia di San Bartolomeo in Tutto [sic!] che è in perpetuo unita all’Abbazia fiorentina; qui risiede un Sacerdote presbitero secolare".
1543 (cenni storici carattere generale)
Nel 1543 è rettore della chiesa prete Francesco di Bartolomeo.
1568 (cenni storici carattere generale)
Nel 1568 avviene la visita pastorale alla chiesa, effettuata dal vescovo Antonio Altoviti (vescovo dal 1548 al 1573). Come ricaviamo dal verbale della visita, "visitammo la Parrocchia di San Bartolomeo in Tuto che è unita all’Abbazia Fiorentina […]. Vedemmo il ciborio sopra l’altare maggiore, che è in legno e la cui chiave è da argentare".
1637 (cenni storici carattere generale)
Nel 1637 avviene la visita pastorale da parte del vescovo Pietro Niccolini (vescovo dal 1632 al 1651), al tempo del rettore Antonio de’ Luzi. "Si è dorata la chiave del Tabernacolo e lo si è dentro ricoperto di seta. I vasi degli oli sacri sono in argento". Esiste la Compagnia della Beata Vergine, con 36 ascritti. Vengono esaminate le reliquie di S. Giacomo e di S. Bartolomeo, custodite in sagrestia.
1685 (cenni storici carattere generale)
Nel 1685 è rettore della chiesa Giuseppe di Valerio, teatino, al quale subentra don Zanobi Michelucci, presente alla visita pastorale di quell'anno effettuata dal vescovo fiorentino, barnabita, Jacopo Antonio Morigia (vescovo dal 1683 al 1699).
1746 (cenni storici carattere generale)
Dalla visita pastorale di Francesco Gaetano Incontri (vescovo dal 1741 al 1781), avvenuta nel 1746 al tempo sempre del parroco Burchi, apprendiamo che in chiesa, oltre all'altar maggiore, esistono tre altari laterali: i due a sinistra dedicati all'Immacolata Concezione e a S. Antonio da Padova, quello a destra consacrato alla Pietà, con il quadro che nell'Ottocento sarà attribuito a Ridolfo del Ghirlandaio. Verosimilmente fin da allora dietro l'altar maggiore è la teca che contiene il SS. Crocifisso cinquecentesco, ritenuto miracoloso.
1769 (cenni storici carattere generale)
Nel 1769 è rettore della chiesa Don Lorenzo Scalini da Faenza.
1782 - 1784 (cenni storici carattere generale)
Distaccata dalla Badia Fiorentina nel 1782, nel 1784 la chiesa viene elevata a prioria. A sinistra della facciata esiste un ambiente dotato di una porta carraia con arco a sesto ellittico. Il campanile è cuspidato.
1795 (cenni storici carattere generale)
Nel 1795, al tempo del priore Gaetano Bambi (investito nel 1794), l'arcivescovo Antonio Martini (vescovo dal 1781 al 1809) visita la chiesa, "prima amovibile ad vitam del Rev.mo Priore Abate dei Monaci Cassinesi [sic!] della Badia Fiorentina, ora resa movibile e collativa con decreto del 20 aprile 1784. [...] Questa chiesa è di buona figura e comoda anche per maggior popolo". In quel momento i parrocchiani sono 285.
1820 - 1831 (cenni storici carattere generale)
Negli anni Venti dell'Ottocento e fino alla sua morte nel 1831 è parroco don Ferdinando Pistoi. Come sappiamo da una più tarda memoria del 1832, egli fa erigere il nuovo altar maggiore ligneo; allora "gli arredi sono in abbondanza e in ottimo stato, con argenteria [che poi verrà] lasciata dal Rev. Parroco Pistoi, quanto alla proprietà di essa ai suoi eredi e quanto all’uso, alla Parrocchia di San Bartolomeo in Tuto". Vi esiste da lunghissimo tempo un Crocifisso ligneo del Cinquecento, di manifattura fiorentina, oggetto di venerazione non solo da parte del popolo di S. Bartolomeo, ma di tutto il vicinato e anche di paesi più lontani, perché ritenuto miracoloso soprattutto in occasione di siccità o di catastrofi naturali. Forse in quel periodo è aggiunto il secondo altare a destra, dedicato a S. Cristina, e viene rifatta la facciata con due finestre rettangolari e cimasa orizzontale a gradoni, come documentataci a fine Ottocento.
1832 (cenni storici carattere generale)
Nel 1832 il canonico Camillo Pinucci, segretario della Congregazione della Visita e Legati Pii, su incarico del vescovo Ferdinando Minucci (vescovo dal 1826 al 1856), visita la chiesa, di cui è rettore don Vincenzo Luti. Il patronato spetta al Granduca "per le ragioni dei soppressi Monaci della Badia di Firenze". Vi sono 5 altari: il maggiore, dedicato a S. Bartolomeo, "di legno verniciato bianco con ornamenti dorati, fatto fare [...] dal Sac. Ferdinando Pistoi, Parroco antecessore. Vi è un tabernacolo alla parete che accompagna l’altare, con entro un Crocifisso antico di molta venerazione e con voti. In cornu Evangelii è l’Altare della SS.ma Concezione con immagine antica [...]; da detta parte è l’altro Altare [...] di S. Antonio da Padova con simulacro in una nicchia. In cornu Epistulae è l’Altare della Pietà, con tavola che si crede del Ghirlandaio, e l’altro di S. Cristina con quadro analogo. Vi sono due confessionali interi [...]. Le anime sono 314. [...] Vi sono 3 Congreghe".
1833 (cenni storici carattere generale)
Nel 1833 il 'popolo' di S. Bartolo conta 326 anime.
1836 - 1864 (cenni storici carattere generale)
Dal 1836 al 1864 è rettore della chiesa Don Giovanni Checchi. Dal 1864 la chiesa non avrà più parroco e verrà data in "economia " a diversi "Vicari Spirituali".
1847 (cenni storici carattere generale)
Nel 1847 il 'popolo' di S. Bartolo conta 327 anime. Non vi esistono Compagnie.
1885 (cenni storici carattere generale)
Nel 1885 il vescovo Eugenio Cecconi (vescovo dal 174 al 1888) visita la chiesa, di cui è vicario ed "Economo Spirituale" Gaetano Massai (1842-1916) dal 1873. L’arcivescovo, a seguito della visita, ordina il restauro di alcuni paramenti sacri della chiesa. Le anime del 'popolo' della chiesa sono allora 435.
1919 - 1936 (cenni storici carattere generale)
Nel 1919 è di nuovo creato un parroco: Raffaello Ceri, che vi rimarrà fino al 1936. Al suo ingresso egli constata il "rilevante deperimento in cui caddero i fabbricati e gli arredi sacri" e negli anni seguenti provvede ai "risarcimenti", "tutti a mie spese ed uniti ai miglioramenti, ammontarono nella spesa a lire tredicimila". La facciata è dotata di un frontone triangolare, le due finestre divengono centinate e di fronte è innalzato un portico su pilastri; Il campanile perde la sua cuspide. Il numero delle anime è di 630, quasi tutti pigionali o contadini. "Vi è la Congregazione di S. Maria SS. Immacolata che vuole dagli ascritti lire 1,20 e con l’incasso si fa la festa dell’ 8 Dicembre e alla morte di ciascun ascritto si fan celebrare tre Messe [...]. Vi è pure la Congrega di S. Antonio; questa va meglio, perché oltre l’incasso della tassa annua, fa l’accatto del grano e fin qua ha concorso con offerte a fare arredi sacri ed altre cose utili alla Chiesa, nonché elemosine ai poveri".
1921 (cenni storici carattere generale)
Nel 1921 viene comprata una statua del "Sacratissimo Cuore di Gesù".
1927 (vicende conservative intero bene)
La chiesa viene restaurata nel 1927.
1936 - 1949 (cenni storici carattere generale)
Dal 1936 al 1949 è rettore della chiesa Don Paolo Jancourt (1874-1949).
1950 - 1955 (cenni storici carattere generale)
Nel 1950 diviene parroco Giuseppe Salvadori da Fibbiana di Montelupo Fiorentino (n. 1886), che vi rimarrà formalmente fino al 1973. Nel 1955 le anime sono sempre 630 e in parrocchia non vi è ancora il fonte battesimale. Dietro l’altar maggiore vi è l’urna con il SS. Crocifisso. Su uno dei due altari a destra si trova sempre il dipinto su tavola cinquecentesco rappresentante la "Deposizione di Cristo", specularmente a sinistra è quello dedicato a S. Antonio. Altri due altari si trovano verso il fondo di chiesa (a destra è quello della Madonna di Pompei, già dedicato a S. Cristina; a sinistra quello con una statua dell’Immacolata Concezione).
1954 - 1955 (vicende conservative intero bene)
La chiesa viene restaurata tra il 1954 ed il 1955. "Oggi dopo un anno di restauri, la chiesa è ritornata nuova [...]. Tanto la chiesa che la canonica è quasi tutta rinnovata. I tetti, il soffitto e il legname ecc. tutto rinnovato. [...] Si demolì l’arco sopra il balaustro che era basso e chiatto e si ricostruì l’attuale [...]. Avanti i restauri c’erano 5 altari, ne ò tolti due perché la chiesa è piccola. Oggi sono rimasti tre: L’Altar Maggiore, uno dedicato al SS. Crocifisso e l’Altare di Maria SS. [...]. La Sagrestia è piccola [...]. Questa è rimasta tale e quale. Si sono spesi quasi 5 milioni e questa è rimasta per mancanza di fondi [...]. La Canonica è stata ripresa dalle fondamenta. [...] Ha il pian terreno e il primo piano. Vi sono 9 stanze con qualche stanzetta ora abitabile. Vi è l’orto [...]. Nella Chiesa nel disfare il pavimento abbiamo trovato da cima a fondo un vero sepolcreto. [...] Il porticato davanti alla Chiesa, indecentissimo, fu sostituito dall’attuale".
1959 - 1961 (vicende conservative coperture)
Nel 1959 ci si accorge che le capriate sono seriamente tarlate e la copertura della chiesa è in pericolo, motivo per il quale viene chiusa fino al 1961, cioè sino alla fine dei restauri. In tale occasione don Salvadori fa eseguire anche " il Tabernacolo nuovo all’Altar Maggiore".
1968 - 1974 (cenni storici carattere generale)
Fin dal 1968 la chiesa è affidata dal Cardinal Florit ai sacerdoti della "Madonnina del Grappa", sebbene virtualmente ne rimanga parroco don Salvadori fino al 1973. Le funzioni di facente parroco sono date a Mons. Corso Guicciardini Corsi Salviati, presidente dell’Opera della Divina Provvidenza "Madonnina del Grappa". Egli inizia a ristrutturare la chiesa, secondo le nuove norme liturgiche, volgendo l’altar maggiore verso il popolo e abbattendo la balaustra che separava il presbiterio dalla navata centrale, ristrutturando quindi tutto il presbiterio. Poi la sede parrocchiale è trasferita in un fondo di Via Carducci ed il vecchio edificio è abbandonando perché giudicato insufficiente a contenere la popolazione enormemente accresciuta. Nel 1969 i parrocchiani sono aumentati fino a 4.478 in conseguenza delle nuove massicce urbanizzazioni e nel 1971 saranno 5.700, "in prevalenza operai ed impiegati e pochissimi i contadini rimasti". Nel 1974 diviene parroco della chiesa don Piero Paciscopi
1977 - 1981 (furto dipinto su tavola)
Nel 1977 dalla chiesa vecchia di S. Bartolo viene trafugata la tavola di Giovanni da Milano, poi recuperata nel 1981.
1994 - 2020 (cenni storici carattere generale)
Dal 1994 la chiesa è concessa in uso alla chiesa copta egiziana con il titolo di S. Mina (eremita e martire egiziano del III-IV secolo) dopo che la sede parrocchiale è stata trasferita nella nuova chiesa di S. Bartolomeo.
2018 (vicende conservative intero bene)
Nel 2018 è messo in opera un intervento di restauro complessivo, che ha incluso il rifacimento delle coperture e dei rivestimenti esterni. |
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