Il castello di Scandicci, forse già dei conti Cadolingi, costituisce un importante polo lungo il diverticolo che dalla strada per Pisa si ricollega alla via Francigena verso sud. La prima notizia sulla chiesa di S. Martino vescovo di Tours, patrono dei pellegrini, risale al 31 maggio 978 quando risulta fra i beni della Badia Fiorentina, donatale dalla contessa Willa (m. 979): "curtem ad Grevem cum castello qui dicitur Scamdicio et cum ecclesia cum triginta mansos". Il toponimo deriverebbe da scandalum, pietra d'inciampo, scando, salire, da cui il medievale scandiscere (salire verso la sommità); secondo Napoleone Passerini e poi Silvio Pieri e più verosimilmente potrebbe essere connesso a scandix, scandicis, Scandix Pecten Veneris o Scandix Chaerefolium, cerfoglio (erba aromatica simile al prezzemolo) o all'Aruncus dioicus ('barba di capra', pianta erbacea perenne) o a *scanda, scandula
1070 (cenni storici carattere generale)
Nel 1002 Ottone III conferma la curtis sulla Greve (ma non la sua chiesa di S. Maria) ed il castello di Scandicci (con la chiesa collinare di S. Martino) ai monaci cassinensi, che dalle zone limitrofe ricavano granaglie e prodotti del bosco; analogamente fanno Arrigo I nel 1010, Corrado I nel 1030 e Arrigo IV nel 1074; nel 1070 anche papa Alessandro II (1010/1015-1073) conferma loro in patronato la chiesa. L'edificio sacro romanico è a navata unica, probabilmente absidata, e connessa ad un piccolo 'spedale' per i pellegrini.
XII (cenni storici carattere generale)
Ancora nel 1108 Pasquale II e nel 1176 Alessandro III confermano la chiesa alla badia benedettina di Firenze. Nel XII secolo hanno proprietà nelle vicinanze della chiesa i Bagnesi, le case e le torri dei quali si innalzano nel borgo fiorentino di San Remigio, presso l'antico porto d'origini romane.
1271 (cenni storici carattere generale)
Nel 1271 nasce una vertenza tra la pieve di S. Alessandro a Giogoli, nel cui territorio ricade la chiesa, e i monaci di Badia su chi dovesse eleggere i parroci della chiesa.
1305 (cenni storici carattere generale)
La chiesa è nuovamente citata nel 1305 dal notaio ser Gherardo Rossi ("Gherardus filius ser Laurentii [olim] Rossi de Castro Florentino notarius Sextus Ultrarni", m. post 1365). In quell'anno è parroco ser Girolamo.
1348 (cenni storici carattere generale)
Nel 1348, l'anno della peste nera, è parroco della chiesa prete Cenni di Cecchino e poi, dall'ottobre di quell'anno, prete Giovanni di Corso, canonico di S. Stefano al Ponte. La chiesa risulta essere prioria.
1431 - 1447 (cenni storici carattere generale)
Secondo quando riporta la visita pastorale del 1568, Eugenio IV (1383-1447, papa dal 1431) avrebbe concesso l'indulgenza a chi si recava all'altare della Madonna del Latte.
1431 - XVI (cenni storici quadro e acquasantiera )
Nel Quattrocento l'immagine su tavola cuspidata della Madonna del Latte diviene oggetto di venerazione, che continua nei secoli seguenti, soprattutto a partire dal Cinquecento, quando vi si recano i vari 'popolani' delle chiese del piviere di S. Alessandro a Giogoli. La tavola centinata è inserita entro un tabernacolo dorato che le foni accostano alla bottega di Giovanni della Robbia (1469-1530). È realizzata anche una pila per l'acqua santa.
1435 (cenni storici carattere generale)
Nel 1435 i monaci di Badia Fiorentina danno in enfiteusi due poderi posti nel 'popolo' di S. Martino al medico Ridolfo di Francesco da Cortona.
1580 - 1595 (cenni storici carattere generale)
Nelle Piante di popoli e strade dei Capitani di Parte Guelfa compare schematizzata la chiesa di S. Martino.
1596 (cenni storici carattere generale)
Nel 1596 è parroco della chiesa Zanobi Peri.
1620 - 1630 (cenni storici quadro)
Nel terzo decennio del secolo XVII, secondo un repertorio ragionato della bibliografia scandiccese, sarebbe stato dipinto per questa chiesa Il miracolo della pioggia operato da S. Bernardo, un olio su tela. In realtà la notizia si riferisce ad un quadro della chiesa di S. Martino alla Palma.
1774 - 1775 (cenni storici carattere generale)
Nel "Campione di tutte le strade comunitative situate nella Comunità di Legnaia", eseguito Vittorio Gabrielli nel 1774/1775 compare anche la pianta del 'popolo' di S. Martino a Scandicci (Archivio Storico del Comune di Scandicci).
1786 - XVIII (cenni storici carattere generale)
La chiesa, lasciata dai monaci della Badia Fiorentina, diviene prioria parrocchiale e con atto del 14 marzo 1786 il patronato passa al cavaliere di S. Stefano Aldebrando Altoviti Sangalletti (1757-1799), accademico degli Apatisti dal 1777 e della Crusca dal 1779, che nel 1791 sarà eletto senatore e dal 1794 sarà provveditore dell'Uffizio sopra le Carceri delle Stinche. La famiglia Altoviti era proprietaria dal 1622 della vicina villa sorta al posto del vecchio castello dei Cadolingi e che nel Duecento era stata già dei Bagnesi. L'edificio sacro viene ristrutturato e la nave è dotata di una finta volta a botte in incannucciato. Accanto sorge la sede della Compagnia.
1833 - 1847 (cenni storici carattere generale)
Nel 1833 il 'popolo' di S. Marino conta 186 anime, nel 1847 200. Dal 1841 ne è parroco Luigi Montauti. Ne sono patroni sempre gli Altoviti Sangalletti, nel 1847 nella persona del cavaliere Guglielmo, che era stato eletto Accademico del Disegno nel 1806. Questo secondo il Santoni, sebbene invece il Repetti nel 1843 asserisca che la chiesa "dopo il 1807 è data del Principe", cioè è di collazione granducale. Non vi esiste più nessuna Compagnia.
1851 (cenni storici carattere generale)
Nel 1851 il parroco don Luigi Montauti restaura la chiesa a sue spese; le decorazioni neogotiche sono di Giuseppe di Filippo Cigheri (n. 1798) da Carmignano, appartenente alla dinastia di decoratori discesa dal capomastro omonimo, attivo negli anni Trenta del Settecento in S. Lorenzo a Montalbiolo, e poi rappresentata negli anni Settanta dello stesso secolo dai figli Domenico, Francesco e Gaspero, che si erano occupati dell’ornamentazione a stucco dell'oratorio di S. Luca a Carmignano. Da essi discenderà Aldo di Giulio (1909-1995), grafico. Le pitture in S. Martino sono eseguite dal livornese Giuseppe Gozzini (1806-1886), allievo di Pietro Benvenuti, "artista di merito preclarissimo" (come lo definì Melchior Missirini), autore di "vedute toscane, Madonne del giglio e soggetti danteschi", che esporrà alla Società d'Incoraggiamento delle Belle Arti a Firenze nel 1866, prima di trasferirsi a Ferrara nel 1872. Forse allora la chiesa viene dotata di un soffitto a finta volta a botte.
1855 (cenni storici carattere generale)
Nel 1855 si svolge una solenne processione con la tavola della Madonna del Latte, allora detta Madonna della maternità.
1893 (cenni storici carattere generale)
Nel 1893 la chiesa passa in patronato al conte Napoleone Passerini (1862-1951), fondatore e proprietario del vicino Istituto Agrario di Scandicci e divenuto in quel secolo proprietario della villa già degli Altoviti, che aveva restaurato nel 1884, lo stesso anno della fondazione dell'Istituto Agrario.
1894 (cenni storici carattere generale)
Nel 1894 la chiesa viene nuovamente ristrutturata e dotata di un portico antistante poggiante su pilastri, con due arcate ribassate sulla fronte e altre due di minor luce sui lati. Forse allora (se non già nel 1851) viene eretta la cantoria con l'organo in controfacciata. L'interno viene unito alla contigua sede della Compagnia mediante l'apertura di due arcate, che conducono la chiesa all'icnografia anomala a due navate. Da quell'anno e fino al 1944, per ben cinquant'anni, regge la prioria don Adriano Canzani.
1903 (cenni storici campanile)
Nel 1903 l'ingegnere senese Ezio Cerpi (1868-1958), noto professionista che è restauratore di svariati monumenti fiorentini e sarà autore dell'ampliamento del Palazzo della Borsa nel 1931-1933, progetta la nuova torre campanaria.
1940 (cenni storici carattere generale)
Nel 1940 viene demolita la cantoria con l'organo in controfacciata e vi viene aperta una nuova finestra, da moto tempo scomparsa dalla fronte.
1945 (cenni storici carattere generale)
Nel 1945 don Mario Manetti, vicario economo di S. Martino, riferisce delle devastazioni e dei saccheggi operati dai soldati tedeschi nelle varie ville della parrocchia, ai quali ha assistito dal 20 giugno 1944, giorno della sua nomina a vicario.
1955 (vicende conservative intero bene)
Nel 1955 sono effettuati lavori di restauro della chiesa, che comportano la demolizione del soffitto ad incannucciato e la rimessa in luce delle sovrastanti capriate.
1977 (vicende conservative intero bene)
Nel 1977 sono effettuati ulteriori lavori di restauro e riqualificazione della chiesa.
1981 - 1989 (cenni storici altare maggiore e scarsella)
Negli Anni Ottanta viene demolito il vecchio altar maggiore, è sostituito con uno nuovo parzialmente in marmo ed è ridefinita l'intera scarsella.
1986 (cenni storici carattere generale)
Nel 1986 la chiesa viene unita a quella di S. Maria a Scandicci.
2004 (vicende conservative dipinto su tavola)
Nel 2004 viene restaurata la tavola della Madonna del Latte.
2010 (vicende conservative intero bene)
Nel 2010 vengono rifatti le coperture ed i rivestimenti esterni della chiesa.
Descrizione
La chiesa di S. Martino si trova a Scandicci, "contrada deliziosa [...], risiede sopra un'amena collina, presso le falde dei poggi della Romola che la spalleggiano a ponente, mentre dal lato di levante barona le sue radici il fiumicello Greve [lambisce zigzagando le sue falde la Greve. N.d.R.] [...], sull'estreme falde dei colli che chiudono dal lato di scirocco il Val d'Arno fiorentino, sulla destra della fiumana Greve a poco lungi dal ponte di Scandicci che l'attraversa nella strada rotabile che a Legnaja staccasi dalla postale Livornese per salire il poggio di Mosciano e di là riscendere a Torri nella fiumana della Pesa" (E. Repetti).
La chiesa sorge isolata entro un contesto agreste su un colle ad oriente di Scandicci. Alla destra della chiesa è la canonica; il prospetto sinistro è libero, così come quello tergale. La torre campanaria si trova sul retro; la facciata è preceduta da un portico. A sinistra è il corpo di fabbrica che un tempo ospitava la Compagnia e che oggi corrisponde alla navata laterale sinistra.
Pianta
La chiesa, con abside perfettamente orientata verso est, vale a dire verso l'alba equinoziale di primavera, ha pianta a due navate, frutto dell'accorpamento della nave originaria con la cappella contigua a sinistra. Sul lato destro del presbiterio è l’accesso alla canonica, sul lato opposto si accede alla sacrestia. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 15,80, lunghezza della nave principale fino all'arco trionfale: m 12,80, lunghezza della navata laterale sinistra: m 10,20, larghezza fino alle pareti tergali delle cappelle laterali: m 32,80, larghezza totale: m 9.70; larghezza della navata principale: m 4,90.
Facciata
La facciata è a capanna, preceduta da un portico con copertura a unica falda poggiante su due pilastri in mattoni a vista ed inquadrata da paraste angolari in mattoni; reca al centro un occhio circolare, con la raffigurazione della vetrata della Colomba dello Spirito Santo, ed il portale architravato in arenaria con mensolette laterali ed un portone ligneo. I rivestimenti esterni sono ad intonaco tinteggiati in bianco. Al di sotto del portico si trova la lapide marmorea in ricordo dell'Anno Santo straordinario del 1933 e della processione della Madonna del Latte avvenuta dopo 78 anni. La fronte dalla navata sinistra presenta un portale rettangolare con mensolette laterali, sovrastato da una tettoia e una finestra centinata munita di vetrata geometrica policroma.
Campanile
Il campanile è a pianta quadrata, con due campane nella cella in mattoni a facciavista con lesene tuscaniche in corrispondenza delle angolate, qualificata da grandi aperture centinare con un secondo ordine tuscanico; al di sopra corre un ampio cornicione. È posto sul retro, a destra dell’abside.
Interno
L'aspetto attuale è dovuto ai pesanti interventi del 1940 e del 1955 che, oltre ad eliminare il portico ottocentesco antistante, hanno distrutto l'altare della Madonna, il tabernacolo del Sacro Cuore e il soffitto a finta volta. Le modanature architettoniche sono in muratura tinteggiata a finta pietra, le pareti ad intonaco tinteggiato di bianco. La chiesa ha una navata centrale collegata mediante due arcata alla navata laterale sinistra e culminante nel presbiterio rialzato di un gradino, con abside a scarsella. Tale scarsella è inquadrata da un arcone su pilastri laterali intonacati e recanti una cornice a foggia di capitello. L'altar maggiore è di moderna fattura, con una mensa eucaristica in arenaria ed un rivestimento a tarsie marmoree, poggiante sulla base in marmo recante tre colonnine laterali anch'esse marmoree e con il basamento in muratura e lastre in marmo, perimetrato dal vecchio gradino in pietra. Anche il leggio ed il retrostante scranno con sedili laterali risalgono alla medesima ristrutturazione degli Anni Ottanta. Lungo la parete laterale destra sono una nicchia centinata con la statua di Sant'Antonio da Padova e una nicchia quadrangolare in muratura con stipiti ed architrave tinteggiati a finta pietra, che ospita il moderno fonte battesimale, sormontato da un moderno Battesimo di Cristo e da una mediocre tela raffigurante La deposizione di Cristo con le Marie. Lungo la parete sinistra, sul pilastro fra le due arcate, è un quadro esprimente San Martino a cavallo ed il povero. La navata laterale sinistra ha un secondo accesso dalla facciata, ad oggi ostruito dall’organo; nella parete laterale sinistra è una prima nicchia centinata con la statua del Sacro Cuore di Gesù e con una seconda nicchia quadrangolare (poste ambedue specularmente rispetto a quelle della parete destra della nave principale) tinteggiata parimenti a finta pietra, che ospita l'antico tabernacolo frontonato in arenaria, del XV/XVI secolo, con uno sportello ligneo lavorato con intarsi a madreperla e preceduto da un piccolo altare con mensa in travertino e basamento in marmo, realizzato negli Anni Ottanta contestualmente agli interventi nella scarsella. Nella parete di testa di tale navata si trova la pittura murale con San Bernardo e San Domenico perimetrati da una quadratura architettonica dipinta neogotica, inquadrante il tabernacolo frontonato dorato, entro cui si trova la tavola con la Madonna del Latte, ornata di monili di corallo, sotto alla quale sono numerose teche con ex-voto. In controfacciata sono la bussola lignea, due acquasantiere in marmo ed uno stemma nobiliare. La chiesa prende luce dall’occhio in facciata, da una grande monofora centinata e con vetrata policroma (raffigurante San Martino Vescovo) nella parete absidale e, nella navata sinistra, da una finestra rettangolare con mostra trabeata e con una vetrata geometrica in bicromia di bianco e blu, posta nella parete laterale sinistra, e da una monofora in controfacciata. L'altezza massima della navata principale è m 8,60, la minima m 7,80; quella della navata laterale m 5,60.
Elementi decorativi
Due tabernacoli frontonati.
Coperture
La navata centrale ha copertura impostata su due capriate con orditura primaria e secondaria lignee; la navata laterale è volta a crociera in corrispondenza della prima arcata ed a cupola ribassata in quella della seconda. L’abside ha un soffitto in stuoia di canne intonacato. Tetto a capanna in corrispondenza della navata principale, a leggio su quella laterale; manto in coppi e tegole piane.
Adeguamento liturgico
presbiterio - intervento strutturale (1980 (?))
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare realizzato nel corso degli anni ’80. L'altare maggiore consente la celebrazione rivolta verso i fedeli, la mensa eucaristica è in arenaria con un rivestimento a tarsie marmoree e poggia su base che è in marmo come le tre colonnine latarali; il basamento è in muratura e lastre in marmo, con gradino perimetrale in arenaria. Dimensioni indicative dell'altare cm 85 x 196 x 94 (h). Tabernacolo in navata laterale sinistra, in arenaria, con sportello ligneo e intarsi a madreperla. Sede in marmo posta al centro della parete tergale. Leggio fisso in marmo poggiante su fusto con semicolonna e collocato sul lato sinistro del presbiterio. Fonte battesimale in marmo, a pianta rettangolare con copertura in rame e ottone, posto in nicchia dedeicata nella parete laterale destra.