chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Borgo San Lorenzo Firenze chiesa parrocchiale S. Michele a Ronta Parrocchia di San Michele a Ronta Pianta; Facciata; Campanile; Interno; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture presbiterio - intervento strutturale (1969 (?)) XVII fine - XVIII (origini carattere generale); 1715 - 1715(cenni storici carattere generale); 1720 - 1721(cenni storici carattere generale); 1748 - 1776(cenni storici carattere generale); 1785 - 1785(cenni storici carattere generale); 1800 - 1830(cenni storici carattere generale); 1833 - 1847(cenni storici carattere generale); 1898 - 1898(cenni storici carattere generale); 1905 ca - 1934 ante(cenni storici fonte battesimale); 1922 - 1922(cenni storici lapidi marmoree); 1967 - 1979(cenni storici carattere generale); 1988 - 1988(cenni storici carattere generale)
Chiesa di San Michele a Ronta
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa di San Michele a Ronta <Borgo San Lorenzo>
Altre denominazioni
S. Michele a Ronta
Ambito culturale (ruolo)
barocco (impianto)
Notizie Storiche
XVII fine - XVIII (origini carattere generale)
Nel Seicento (secondo Calzolai), ma in realtà parrebbe nel Primo Settecento (come attesta anche il Repetti) i monaci vallombrosani della badia di S. Paolo a Razzuolo lasciano il luogo per trasferirsi nella nuova sede posta entro il "castello" di Ronta relegando la vecchia badia, che prenderà il nome di Celle Vecchie, a un ruolo marginale. Che il trasferimento avvenga a fine Seicento parrebbe desumersi da quanto dice il Ceracchini a proposito del vallombrosano Pasquale Pagnani: "morì nel 1696 [...] nella Badia di Ronta nel Mugello ed ivi fu sepolto", sebbene si possa riferire sempre a Razzuolo nel 'popolo' di Ronta. La località di Ronta, già esistente nell'antichità lungo la strada transappenninica (toponimo deriva dall'etrusco Arntha, da cui il romano Arruns), è citata per la prima volta in un diploma di re Lotario nell'854, dove sono ricordati la "curtis" (la cui rocca poi apparterrà agli Ubaldini e quindi sarà occupata dalla Repubblica fiorentina) ed un monastero dedicato a S. Maria.
1715 (cenni storici carattere generale)
Secondo talune fonti la riedificazione della Badia avviene fra il 1730 ed il 1750 circa, ma noi sappiamo invece che già nel 1715 si inizia la costruzione della nuova Badia, che taluni ipotizzano, ma senza fondamento, eretta sulla preesistente struttura monastica medievale di S. Maria. I Vallombrosani sono sostenuti in tale opera, anche economicamente, dal granduca Cosimo III. Come possiamo vedere in due disegni conservati nell’Archivio di Stato di Firenze, all'estremità sinistra del complesso è la chiesa, alla sua destra un chiostro porticato con un grande portone che si apre nel muro perimetrale frontale, seguito dall'edificio monastico, ancora privo della cimasa curvilinea mediana e qualificato da finestre inginocchiate. Di fronte, dove ora scorre la strada provinciale, è uno spazio verde con alberi, perimetrato da un muro di cinta e con un cancello mediano. Non vi compare alcun campanile.
1720 - 1721 (cenni storici carattere generale)
La nuova Badia viene sostanzialmente conclusa nel 1721. L'altar maggiore in pietra e marmo è realizzato dallo scultore fiorentino Giuseppe Broccetti (1684-1733), un allievo del Foggini. Sulla parete sinistra prima del presbiterio, ipoteticamente fin da allora è posta la "Madonna con il Bambino tra i Santi Michele, Sebastiano, Rocco, Donato e Antonio da Padova", dipinta da Lorenzo Lippi (1606-1665) nel 1634 e proveniente sempre dalla Chiesa Vecchia, come pure da essa provengono la "Natività" secentesca di autore ignoto, posta sulla parete sinistra del presbiterio, la "Madonna del Rosario tra i Santi Antonio Abate, Domenico, cui la Vergine porge il Rosario, Vincenzo di Saragozza, Caterina de’ Ricci e Francesco d’Assisi", dipinta da Matteo Rosselli (1578-1650) attorno al 1620, e la "Circoncisione di Cristo" di Pietro Naldini (1580-1642) del 1628.
1748 - 1776 (cenni storici carattere generale)
Nel 1748 nella Badia vi "abita un Abate con alcuni pochi Monaci" (Giuseppe Maria Brocchi). Nel "Supplemento alla serie dei trecento elogi" dedicato a Ferdinando Fuga, scritto da Pellegrino Antonio Orlandi nel 1776, possiamo leggere che Ignazio Hugford (1703-1778) dipinge per la chiesa del monastero "di Badia di Ronta la tavola ove mirasi il detto Santo [Giovanni Gualberto], che fa orazione in una solitudine".
1785 (cenni storici carattere generale)
Con le disposizioni leopoldine del Settecento che stabiliscono la soppressione degli ordini religiosi, anche i monaci della Badia devono allontanarsi, rendendo la sede vacante. L'8 aprile 1785 Antonio Martini (1720-1809), arcivescovo di Firenze, decreta la traslazione della prioria di Ronta (ora detta la Chiesa Vecchia), ”situata in una buca sopra il torrente Ensa", nell'ex Badia, "assegnando al medesimo [priore di San Michele] e al suo Cappellano una sufficiente e propria abitazione nella detta soppressa Badia”. D’ora in poi parrocchiale avrebbe assunto il doppio titolo di S. Michele e S. Paolo o, meglio, di S. Michele in S. Paolo.
1800 - 1830 (cenni storici carattere generale)
A destra dell’aula viene erette la cappella della Concezione, recentemente restaurata. Sopra l'altare, entro una cornice ovale di pietra, è inserita un’immagine della "Madonna con il Bambino", risalente agli inizi dell’Ottocento. Dal 1819 è parroco di Ronta don Giuseppe Parigi.
1833 - 1847 (cenni storici carattere generale)
Nel 1833 il 'popolo' di Ronta conta 952 anime e nel 1847 1140. Nel 1847 è sempre parroco don Parigi. Il patronato spetta al Granduca "per le ragioni dei soppressi Monasteri delle Murate e Nunziatina" (diritti derivati dalla Chiesa Vecchia) e ai Ridolfi. Esiste, in locali separati e costituiti dalla Chiesa Vecchia, la Compagnia del SS. Nome di Gesù, dove è custodito un Crocifisso ritenuto miracoloso.
1898 (cenni storici carattere generale)
Nel 1898 è parroco di Ronta don Luigi Torelli.
1905 ca - 1934 ante (cenni storici fonte battesimale)
Padre Edoardo Rossi (1874-1934) di Bosco ai Frati realizza il fonte battesimale in terracotta.
1922 (cenni storici lapidi marmoree)
Nel 1922 sono apposte due lapidi di marmo di lato al portale di chiesa, che ricordano i caduti rontesi durante la Prima Guerra Mondiale.
1967 - 1979 (cenni storici carattere generale)
Dal 1967 è vicario economo a Ronta monsignor Antonio Basetti Sani (n. 1917), che nel 1968 è promotore della creazione dell'annuale Festa di S. Michele, con rievocazione storica. Le riforme adottate dopo il Concilio Vaticano II e le nuove disposizioni che imponevano la celebrazione “verso il popolo”, verso gli Anni Settanta privano la chiesa di alcune caratteristiche architettoniche originali, come la balaustra che divideva l’aula dal presbiterio, l’alta cantoria e l'altar maggiore. Dell’impianto architettonico originale restano i due altari laterali, imponenti nell’aspetto, anche se privi delle mense e delle mensole frontali a voluta, impiegate ora come basi di sostegno per il nuovo altar maggiore. Nel 1970 la parrocchia di Ronta conta 1250 anime.
1988 (cenni storici carattere generale)
Nel 1988 diviene parroco di Ronta don Luca Pagliai (n. 1957) da Campi Bisenzio.
Descrizione
La chiesa di S. Michele in S. Paolo, meglio conosciuta come la Badia, si trova a Ronta, frazione del Comune di Borgo San Lorenzo. Sorge "sul fianco meridionale dell'Appennino lungo la strada provinciale rotabile Faentina, la quale dal Borgo S. Lorenzo rimontando la ripa sinistra del torrente Ensa, sale per Ronta sul giogo di Casaglia, donde riscende per la schiena dell'Appennino a Marradi in Romagna" (Emanuele Repetti). L'edificio attuale è inserito in una struttura imponente che include la canonica ed alcune abitazioni private, offrendo un aspetto che, nonostante gli adattamenti, lascia ancora intuire la propria origine monastica, documentata dai due disegni conservati nell’Archivio di Stato di Firenze. La fronte, a dieci assi di finestre, presenta nel settore mediano, concluso da una cimasa curvilinea gravata da tre vasi, un balcone con ringhiera bombata. La chiesa è collocata all’estrema sinistra del complesso. coperta a due spioventi impreziositi da un semplice cornicione sottotetto che corre lungo l’intero perimetro di copertura. La torre campanaria è posta presso l’angolata posteriore sinistra dell’edificio. Tutti i prospetti sono intonacati e tinteggiati di bianco (ex monastero) e color avorio-crema (chiesa e campanile) La facciata è a capanna, la pianta ad aula.
Pianta
La chiesa ha pianta rettangolare ad aula con scarsella. Oltre all'ingresso principale in facciata ve ne è un secondo lungo la parete longitudinale sinistra, che immette in un corridoio che conduce nuovamente verso la strada ed è da questa separato da un cancello in ferro. A destra si accede invece alla cappella laterale e alla sagrestia. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 27,90; lunghezza fino all'arco trionfale: m 17,30; larghezza della navata: m 8,30.
Facciata
La facciata è a capanna, intonacata e tinteggiata color avorio-crema. L’ingresso, volto direttamente sulla Faentina, è rialzato rispetto al piano stradale, accessibile da due rampe di scale laterali simmetriche in pietra. Il portale, trabeato e in arenaria, è sormontato da un grande fregio di pietra ormai logorato dal tempo, dove nello stemma restano appena leggibili i simboli di San Paolo e dell’emblema abbaziale vallombrosano. Il portone è di legno. Ai lati dell’ingresso, due lapidi di marmo, entro nicchie a foggia di finestre trabeate, ricordano i caduti rontesi durante la Grande Guerra. In alto si apre un’elegante finestrone in arenaria, a centina fortemente ribassata e sormontata da un cornicione assai aggettante. La facciata è conclusa da un cornicione, sul cui vertice è una croce in metallo su un monte di pietra.
Campanile
Il campanile è a torre, intonacata e tinteggiata color avorio-crema, a base quadrata; la cella presenta quattro fornici centinati a pieno sesto, muniti di tre campane. La copertura è realizzata con un tetto a padiglione, sul cui vertice si trova una croce in metallo. S'innalza presso l'angolata sinistra posteriore della chiesa.
Interno
l’interno conserva l’aula ad unica navata, che culmina nel presbiterio rialzato di tre gradini e introdotto da un arcone su paraste tuscaniche. Al centro di quest'ultimo è l'attuale mensa eucaristica in arenaria, con mensoloni a volute, realizzata con parti del demolito altar maggiore originario; un'iscrizione nello spessore della mensa rammenta che il nuovo altare fu realizzato in memoria di Aldo Gori. Nella scarsella, contro la parete di fondo, si trova un grande organo con la mostra lignea qualificata da due semicolonne doriche che sorreggono la trabeazione. Tra l'organo e la mensa eucaristica è posto un Crocifisso policromo su una base in pietra. Nella parete sinistra della scarsella si trova un tabernacolo a frontone centinato, con mensa sottostante su due mensoloni a volute e con lo sportello in metallo con figura a rilevo. Nella parete sinistra del presbiterio è la tela secentesca con la "Natività", in quella di destra le altre due settecentesche esprimenti "San Pietro che guarisce le ferite di Sant'Agata" e il "Matrimonio mistico di Santa Caterina", provenienti dall'oratorio della Madonna dei Tre Fiumi. Entrando in chiesa sulla destra, è visibile, entro una nicchia con una mostra rettangolare in arenaria, un tabernacolo in pietra di gusto rinascimentale raffigurante una "Madonna con il Bambino e due Angeli cerofori" e, nel frontone centinato, due teste alate di cherubini; al di sotto è l'iscrizione "AVE MARIA". Specularmente, entro la nicchia a sinistra, si trova il fonte battesimale di padre Edoardo Rossi, con a parete il bassorilievo esprimente il "Battesimo di Gesù". I due altari laterali lungo la navata, ora privi di mensa, hanno un dossale contraddistinto da lesene composite sulle quali s'imposta in frontone centinato, spezzato e risaltato, recante al centro un tondo con il monogramma di Maria (altare di destra) ed un busto dipinto in quello di sinistra. Quello di destra, già di patronato della famiglia Buini (il cui stemma si trova nei plinti sotto le lesene: "al rincontro di bue, bailonato di un bastone [cioè con un bastone in bocca] e sormontato da una o due stelle a sei o a otto punte"), reca la "Madonna Addolorata ai piedi della croce" del Mazzi. Nel dossale dell'altare di sinistra è il settecentesco "San Michele che uccide il drago". Dopo i due confessionali lignei incassati specularmente nelle pareti, sopra il portale architravato in arenaria di destra che immette alla sagrestia è la tela settecentesca con la "Madonna con il Bambino adorato da San Bernardo, Angeli e quattro Santi", tra i quali Santa Cristina, Santa Chiara; su quello di sinistra si trova la tela del Lippi. Tutti gli interni sono intonacati e tinteggiati di bianco. Da una porta aperta nella parete destra dell’aula si accede alla cappella della SS. Concezione. L’ambiente, recentemente restaurato, è suddiviso in due spazi da un arco a sesto ribassato; l'altare in arenaria, con tabernacolo frontonato, è posto tra due porticine centinate. Sopra il piccolo altare, entro una cornice ovale in arenaria con l'iscrizione "ROSA MYSTICA", è l’immagine ottocentesca della "Madonna con il Bambino". In controfacciata, ai lati del portale, sono collocate le tele, recentemente restaurate, del Rosselli (a destra) e del Naldini (a sinistra). La chiesa prende luce da tre finestroni trabeati aperti nella parte superiore delle parete longitudinale sinistra, da uno in quella destra (gli altri due sono finti), dal finestrone centinato in controfacciata e dall'oculo nella parete di fondo della scarsella, dotato di una vetrata policroma con l'emblema raggiato bernardiniano. L'altezza massima della navata è m 13,80, la minima m 12,40.
Elementi decorativi
Dossali degli altari laterali, due tabernacoli in pietra.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è in cotto, con mattoni disposti a spina.
Coperture
La copertura dell’aula poggia su tre capriate, con orditura primaria e secondaria lignee e scempiato in cotto. L'area presbiteriale presenta due volte a crociera. Il manto del tetto a capanna è in coppi e tegole piane.
Adeguamento liturgico
presbiterio - intervento strutturale (1969 (?))
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare realizzato sul finire degli anni Sessanta. Rimossi la balaustra e l'originario altare maggiore, al centro del presbiterio è stata collocata una mensa eucaristica in arenaria, con mensoloni a volute; dimensioni indicative cm 120 x 250 x 103 (h). Tabernacolo in arenaria, con sportello in metallo e raffigurazione a rilievo, posto in parete laterale sinistra del presbiterio. Sede lignea, mobile, collocata sul lato destro del presbiterio, sul lato opposto l'ambone è ligneo. Fonte battesimale in terracotta, a pianta semiottagonale, posto in parete laterale sinistra in una nicchia che è preceduta da una cancellata in ferro ed ove a parete un bassorilievo raffigura il "Battesimo di Gesù". Due confessionali lignei sono inseriti nelle pareti laterali, in posizione speculare.