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Empoli
Firenze
chiesa
parrocchiale
S. Maria a Ripa
Parrocchia di Santa Maria a Ripa
Pianta; Facciata e portico; Campanile; Interno; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
presbiterio - aggiunta arredo (1985 (?))
VII - XI(origini carattere generale); 1119 - 1258(cenni storici carattere generale); 1266 - 1309(cenni storici carattere generale); XV inizi - XV inizi(cenni storici carattere generale); 1483 - 1483(cenni storici concessione della chiesa ai Francescani ); 1484 - 1484(cenni storici inizio costruzione nuova chiesa e convento ); 1487 - 1487(cenni storici completatamento costruzione chiesa); 1490 ante - 1490(cenni storici dipinto su tavola ); 1490 ca - XVI inizi(cenni storici primi arredi robbiani ); 1491 ca - 1494(cenni storici proseguimento del cantiere del convento ); 1494 - 1502(cenni storici ultimazione di parte del convento ); 1495 ca - XVI inizi(cenni storici carattere generale); 1500 ca - 1510(cenni storici carattere generale); XVI - XVII(cenni storici nuovi altari delle cappelle ); 1512 - 1515 ca(cenni storici primo dossale in terracotta invetriata ); 1513 ca - 1520 ca(cenni storici secondo dossale in terracotta invetriata ); 1514 ca - 1520 ca(cenni storici terzo e quarto dossale in terracotta ); 1521 - 1533(cenni storici dipinto su tavola ); 1534 - 1540(cenni storici consacrazione della chiesa ); 1573 - 1585(cenni storici loggiato antistante la chiesa); 1590 - 1596(cenni storici cappella della Compagnia dell’Immacolata ); 1601 - 1613(cenni storici affreschi
reliquie ); 1618 - 1618(cenni storici cappella della Madonna del SS. Rosario ); 1629 - 1634(cenni storici cappella di S. Lucia ); 1632 - 1637(cenni storici organo
dipinti murali ); 1640 - 1641(cenni storici dipinto su tela
cappella di S. Antonio da Padova ); 1676 - 1693(cenni storici carattere generale ); 1735 - 1787(cenni storici rifacimento interno della chiesa); 1805 - 1816(cenni storici carattere generale ); 1831 - 1860(cenni storici carattere generale ); 1930 - 1937(vicende conservative intero bene); 1956 - 2000(cenni storici carattere generale ); 1994 - 2022(vicende conservative intero bene)
Chiesa di Santa Maria a Ripa
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santa Maria a Ripa <Empoli>
Altre denominazioni S. Maria a Ripa
Ambito culturale (ruolo)
preromanico (impianto)
romanico (rifacimento)
rinascimentale (ricostruzione)
manierista - barocco (rifacimenti)
tardo barocco (rifacimenti)
Notizie Storiche

VII - XI (origini carattere generale)

La rettoria di S. Maria “ad Chastellum” o “ad Ripam” (toponimo derivante dal trovarsi presso l’argine di rivoli secondari che formava l’Arno in quella zona, tra ‘isole’ e ‘paduli’ che avevano anche costretto ad una deviazione della vecchia via Quintia da là verso sudovest) nasce ad occidente della città romana di “In-portu” (Empoli); la località costituisce una “villa”, cioè un insediamento aperto, dove si trovava un originario “pagus” romano o una “mansio”. La chiesetta è posta a poche centinaia di metri dal castello longobardo di Empoli Vecchio. Il Repetti attesta che la chiesa già esistesse probabilmente almeno dal XIII secolo (dato poi travisato dal Calzolai e dal Villani, che parlano, riferendosi al Repetti, di VIII secolo, quando nella zona vi possederebbero beni tre fratelli di origine longobarda mai citati dal Repetti stesso). Ciò non toglie che la chiesa potesse esistere già dal VII-VIII secolo.

1119 - 1258 (cenni storici carattere generale)

La chiesa è citata solo come “ecclesia Sanctae Mariae” nel documento di incastellamento d’Empoli voluto dai conti Guidi nel 1119 e parimenti nel 1192 nella bolla papale di Celestino III sui possessi e privilegi accordati alla pieve di S. Andrea ad Empoli. Nella bolla papale di Alessandro IV del 1258, a conferma di possessi e privilegi concessi alla pieve empolese, è detta “ecclesia Sanctae Mariae in Chastello”.

1266 - 1309 (cenni storici carattere generale)

Nel 1266, nell’estimo fatto dal Comune di Firenze dei danni arrecati dai Ghibellini dopo il 1260, sono citati tre “casamenti” distrutti, posti nel ‘popolo’ di “Sancta Maria de Emporio”. Nelle decime vaticane del 1276-1277 (quando la chiesa paga 3 libbre e 10 soldi) e del 1295-1304 (quando paga solo 1 libbra e 15 soldi, segno di un suo regresso economico) è denominata S. Maria di Empoli Vecchio. Il suo rettore è presente al sinodo diocesano tenutosi a Firenze nel 1286. S. Maria “ad Ripam” è invece così definita nel 1309.

XV inizi  (cenni storici carattere generale)

Agli inizi del Quattrocento gli Adimari risultano patroni di S. Maria a Ripa (di fronte alla chiesa essi detengono una loro ‘casa da signore’).

1483  (cenni storici concessione della chiesa ai Francescani )

Il 15 novembre 1483, con il consenso degli Adimari, Sisto IV, francescano, concede la chiesa ai Minori Francescani Osservanti, che, provenienti da Fiesole (dove si erano insediati nel 1399), vi erigono un convento e la ridedicano a S. Maria delle Grazie. La cura delle anime del ‘popolo’ è invece inizialmente affidata alla pieve di S. Andrea ad Empoli, che in principio si oppone all’edificazione del convento francescano, rifacendosi alla bolla di Bonifacio VIII della fine del Duecento, in base alla quale era proibito ai frati Mendicanti Francescani di edificare nuove chiese senza la licenza della sede episcopale.

1484  (cenni storici inizio costruzione nuova chiesa e convento )

I lavori iniziano nel 1484, dopo l’allontanamento del suo rettore, prete messer Francesco di Buto di Bianco, e sono condotti ed eseguiti dal capomastro Simone di Mariotto da Settignano (cui è dato l’appalto il 31 maggio) sotto la direzione degli stessi Francescani. Il progettista fu il “frate architettore” Vincenzio, d’origine francese, coadiuvato negli ambiti amministrativi da fra’ Martino Antonio da Empoli e da fra’ Francesco Brandi. L’appalto comprende la realizzazione della chiesa, del campanile e della sagrestia. Fra’ Vincenzo Gallo o Borgognone (nativo di “Orvien” in Francia) sarà poi il progettista del convento di Colleviti a Pescia nel 1494 e sarà proprio lui ad assumere la carica di primo guardiano di quest’ultimo convento e ad intitolarlo a S. Lodovico di Tolosa prima di morire di peste nel 1497. Il capomastro Simone era il figlio di Mariotto di Piero di Simone Massa da Settignano, eletto dall’Opera del Duomo di Firenze “maestro di scalpello” nella cava di Trassinaia nel 1430

1487  (cenni storici completatamento costruzione chiesa)

I lavori fondamentali concernenti la chiesa sono conclusi nel 1487, insieme al refettorio. In realtà gli Adimari non avevano passivamente acconsentito ad una richiesta di Sisto IV, ma erano stati proprio loro che avevano voluto la costruzione, per aumentare il loro prestigio ed avere una chiesa più grande e importante di quella di loro patronato già presente nel territorio dove essi possedevano numerosi beni (S. Maria in Cittadella). Secondo i principi francescani, ispirati da “madonna Povertà”, la chiesa è, sì, ad unica navata, ma non è coperta a capriate, insinuandosi una preziosità formale d’ascendenza umanistica e laurenziana forse desiderata dagli Adimari stessi, legati ai Medici. Nella nuova chiesa sono create otto cappelle introdotte da archi a pieno centro su colonne canonicamente corinzie, la copertura è realizzata con più tradizionali volte a crociera, come sarà anche a Colleviti.

1490 ante - 1490 (cenni storici dipinto su tavola )

Prima del 1490 Francesco Botticini (1446-1498; era stato fatto il nome pure di Jacopo del Sellaio) dipinge per la cappella della Pietà (forse fin da allora la seconda a destra) una tavola raffigurante la “Deposizione di Cristo dalla Croce”, contestualmente ai suoi interventi umanistici nella Collegiata.

1490 ca - XVI inizi (cenni storici primi arredi robbiani )

Andrea Della Robbia (1435-1525) o il figlio Giovanni (1469-1529/1530) plasmano una “Santa Lucia” e la sua cornice centinata in terracotta invetriata (senza alcun riferimento agli ordini classici di ascendenza albertiana e sangallesca già dell’Umanesimo laurenziano), recante gli stemmi dei Dini e della Compagnia di S. Elena, destinata alla cappella di S. Lucia, che nel Seicento sarà di patronato dei Della Gherardesca e poi dei Marchetti. Contestualmente Andrea realizza il tondo con “Dio Padre benedicente” per la cappella di S. Sebastiano nella Collegiata. La composizione va ad inserirsi in un dossale dorato qualificato da colonne scanalate dai raffinati capitelli a foglie d’acanto e da un frontone triangolare spezzato, recante nel fregio della trabeazione l’iscrizione “D[EO] ET S. LUCIAE VIRGINI ET MARTIRI [DICATUM]”e che si richiama, in tono minore, ai dossali di S. Sebastiano e del SS. Sacramento della Collegiata di Empoli con le tavole del Botticini.

1491 ca - 1494 (cenni storici proseguimento del cantiere del convento )

Per il proseguimento del cantiere concernente il convento di S. Maria delle Grazie, ora previsto di più ampie dimensioni rispetto all’idea originaria, provvedono economicamente non solo gli Adimari, ma anche tutta la comunità di Ripa e il rettore della vicina chiesetta di S. Donato ad Empoli Vecchio (di patronato degli Adimari), Francesco di Buto (già rettore di S. Maria), il quale, secondo talune fonti, farebbe demolire il suo edificio sacro per garantire, con il ricavato dei suoi beni ed il recupero del materiale, il completamento dell’ala conventuale (verosimilmente non fu sua tale decisione, ma degli Adimari). Il nuovo cantiere è affidato a Biagio di Antonio di Bartolomeo da Vernio.

1494 - 1502 (cenni storici ultimazione di parte del convento )

Nel 1494 il convento è ormai definito nelle sue parti strutturali e due anni dopo è pronta pure la foresteria, completata nel 1502. Nel periodo ‘piagnone’ e repubblicano di Firenze, dopo l’allontanamento dei Medici, si assiste ad un’ultimazione dei lavori conventuali in forme stringate ed essenziali.

1495 ca - XVI inizi (cenni storici carattere generale)

A fine Quattrocento o agli inizi del Cinquecento viene realizzato uno stemma in terracotta invetriata della famiglia Adimari per tale chiesa o, come ipotizzato, ma meno verosimilmente, per quella di S. Donato ad Empoli Vecchio. Sorgono negli anni varie cappellanie e Confraternite (Compagnie dell’Immacolata Concezione, con sede a sinistra della chiesa, del Rosario, dei Cordigeri, di S. Antonio a destra della chiesa, e di S. Lorenzo). Vi esistono le cappelle di S. Antonio Abate (la terza di destra) e di S. Francesco (la seconda a sinistra). La chiesa è probabilmente dotata di un coro antistante l’arcone presbiteriale. Alla fine del XV secolo è scolpito un Crocifisso ligneo (dal 1846 posto nella quarta cappella di sinistra).

1500 ca - 1510 (cenni storici carattere generale)

Nel 1510 è tumulato in chiesa, sotto l’altar maggiore, il Beato fra’ Bartolomeo Magi da Anghiari (1460-1510), ritenuto un santo taumaturgo; in seguito le sue spoglie saranno traslate in sagrestia. In quell’anno, secondo il Repetti, fervono i lavori di costruzione del convento, ma che allora verosimilmente si concludono nella loro parte fondamentale.

XVI  - XVII (cenni storici nuovi altari delle cappelle )

Nella seconda metà del Cinquecento e nella prima metà del Seicento varie cappelle sono ristrutturate seguendo i dettami della Controriforma, eliminando i veri dossali primocinquecenteschi e forse anche il coro antistante il presbiterio e creando nelle cappelle nuovi altari qualificati da frontoni triangolari su colonne o lesene composite o corinzie.

1512 - 1515 ca (cenni storici primo dossale in terracotta invetriata )

Segue una pianificazione concernente i dossali delle singole cappelle di vari patroni, improntata per volere dei Francescani (e degli Adimari) ad un dotto e raffinato significato teologico e simbolico, entro forme nuovamente ‘antiquarie’ umanistiche ancora di ascendenza rosselliniana, realizzati forse dopo il ritorno dei Medici a Firenze nel 1512. Verso il 1512-1515 (e non verso il 1480-1485) una bottega collegata a Benedetto Buglioni (1461-1521) realizza, su commissione degli Adimari, il dossale in terracotta invetriata policroma con l’“Immacolata Concezione in gloria d’Angeli tra i Santi Anselmo e Ambrogio” (nella predella sono le raffigurazioni di “Cristo in Pietà” al centro, “San Girolamo”, “San Francesco”, “Sant’Antonio da Padova” e “San Giuliano”), Nell’Ottocento l’opera era stata spostata in una cappella dell’orto del convento; ora si trova nel Mueso della Collegiata).

1513 ca - 1520 ca (cenni storici secondo dossale in terracotta invetriata )

Verso il 1513-1520 Benedetto Buglioni, con l’aiuto del giovane nipote Santi (1494-1576), realizza un secondo dossale in terracotta invetriata con “Sant’Anselmo in trono tra i Santi Lorenzo, Giuliano, Rosa da Viterbo e Chiara” (nella predella sono le raffigurazioni di “Cristo in Pietà” al centro, “San Girolamo” e “Santa Maria Egiziaca”), di maggior qualità nell’esecuzione rispetto a quello precedente degli Adimari (ora si trova anch’esso nel Mueso della Collegiata). Contemporaneamente la loro bottega plasma il tondo raffigurante la “Madonna con il Bambino”, San Giovannino e due Angeli” per la Collegiata.

1514 ca - 1520 ca (cenni storici terzo e quarto dossale in terracotta )

Un terzo dossale, di qualità inferiore, in terracotta semplicemente dipinta, raffigurante la “Madonna in trono fra i Santi Anselmo, Domenico, Francesco e Maria Maddalena”, già ritenuto del Cieco di Gambassi (1603-1664), è plasmato da una bottega di ascendenza robbiana, vicina alle maestranze che nel 1515 operano a S. Vivaldo (ora anch’esso nel Mueso della Collegiata). Guido Carocci ne ricorda anche un quarto, ancora oggi in chiesa: quello in terracotta dipinta e parzialmente invetriata della seconda cappella di sinistra, di patronato degli Scali e dei Bernini Formichi, raffigurante la “Madonna in trono con il Bambino tra i Santi Giuliano e Francesco” (nella predella “Cristo in Pietà” al centro, “San Giuliano che uccide i genitori” e “San Francesco che riceve le stimmate”), dato anch’esso alla bottega dei Buglioni. Secondo un’ipotesi questo dossale era stato trasportato a S. Maria dopo l’unione ad essa della chiesa di S. Giuliano, santo che diviene copatrono.

1521 - 1533 (cenni storici dipinto su tavola )

Nel 1521 Giovan Antonio Sogliani (1492-1544) dipinge la tavola con l’“Assunzione della Vergine tra i Santi Girolamo e Ildefonso” per la cappella dell’Assunta (la prima a sinistra), forse di patronato dei Giannini. La cappella del SS. Crocifisso (la quarta di sinistra, poi di S. Zanobi) viene eretta solo nel 1533. Il grande ritardo nell’ultimazione della fabbrica è spiegato da Pagni e Siemoni con la lunga controversia tra i frati e i canonici della Collegiata d’Empoli riguardo alla cura delle anime della parrocchia, i lasciti e le indulgenze; sono anche ipotizzabili come concausa le verosimili conflittualità, insorte pure in seno agli Osservanti (dal 1517 definitivamente separati dai Conventuali), tra frati tradizionalisti e pauperismi (come forse il Beato fra’ Bartolomeo Magi) e frati maggiormente aperti al rinnovamento ‘antiquario’ umanistico (come fra’ Vincenzo Gallo), così come accaduto anche nel cantiere coevo della chiesa francescana di S. Salvatore al Monte di Firenze.

1534 - 1540 (cenni storici consacrazione della chiesa )

L’edificio sacro, definitivamente concluso, è consacrato e dedicato all’Assunta l’11 luglio 1540 da monsignor Bonaventura Dalmatino, vescovo “Cruciense” (come lo ricorda il Santoni), cioè “Croyacensis” (forse croense, di Croia, Albania, oppure croiacense, di Tenin, Dalmazia, o genericamente di Croazia) e nel 1442 vicario generale di Giulio Sertorio (n. 1515), amministratore e poi arcivescovo di S. Severina (Crotone) dal 1535 al 1554, dal 1442 residente in Spagna. Dopo il 1540 tra i patroni delle cappelle non figurano più gli Adimari, avendo perso beni e prestigio e non essendo più in rapporti privilegiati con i Medici.

1573 - 1585 (cenni storici loggiato antistante la chiesa)

Tra il 1573 ed il 1576 Giovan Francesco da San Miniato al Tedesco e Francesco da Empoli realizzano il loggiato antistante la facciata della chiesa, qualificato da colonne tuscaniche. Nel 1585 è documentata la cappella della Madonna del SS. Rosario (la terza di sinistra), con il quadro omonimo realizzato da “maestro Simone dipintore” di Lucca, ritenuto un ignoto seguace di Santi di Tito (1536-1603), ma in realtà l’opera cui si riferiva la critica non è quella attuale, ma una andata perduta

1590 - 1596 (cenni storici cappella della Compagnia dell’Immacolata )

Nel 1590 è parroco padre Clemente Pieroni. Viene rifatto l’oratorio della Compagnia dell’Immacolata Concezione e nel 1596 l’Empoli (1559-1613) dipinge per tale oratorio il quadro raffigurante l’“Allegoria dell’Immacolata Concezione”, derivandola da quella vasariana della cappella di Bindo Altoviti nella chiesa fiorentina dei SS. Apostoli, datata 1540-1541. Lo stesso Cigoli in quegli stessi anni dipinge anche l’omonimo quadro per S. Michele a Pontorme, dove però la raffigurazione si allenta in un’immagine più sintetica. La bottega dello stesso Empoli ne eseguirà una replica con varianti per S. Miniato al Tedesco verso il 1610. La tela va ad inserirsi entro un maestoso dossale,

1601 - 1613 (cenni storici affreschi, reliquie )

Nel 1601 il bolognese Lorenzo Bonini affresca sei lunette del loggiato antistante la chiesa con il “Perdono di Assisi”. Egli era stato contattato tramite Jacopo Ligozzi (1547-1627), che aveva condiviso con lui l’attività di disegnatore naturalista e allora si stava affermando quale artista di fiducia degli Osservanti di Ognissanti a Firenze. Allo stesso pittore sono da ascriversi il ciclo coevo con i “Dottori della Chiesa” nei pennacchi ed il “Padre Eterno” e grottesche a monocromo nel tamburo poligonale della cupola dell’oratorio dell’Immacolata Concezione e, in seguito, l’affresco con il “Battesimo di Cristo” nella prioria di S. Michele a Pontorme. Nel 1603 padre Valerio Martelli consegna Maurizio di Girolamo Magi le reliquie della testa del Beato Bartolomeo per collocarle nella chiesa della Croce ad Anghiari (fondata nel 1499), mentre la parte rimanente del suo corpo e nuovamente tumulata presso l’altar maggiore. Nel 1613 è parroco padre Vincenzio.

1618  (cenni storici cappella della Madonna del SS. Rosario )

Nel 1618 la marchesa Dianora Bartorelli Malaspina fa rifare l’altare della cappella della Madonna del SS. Rosario (la terza di sinistra) e per esso Francesco Maccanti (da Empoli?) dipinge la tela con la “Madonna del Rosario con i Misteri di esso”. La sua difficoltà ed impaccio nell’ideare immagini narrative è risolta, nei medaglioni dei “Misteri”, con fare compendiario, ricorrendo a citazioni dal Cigoli e dal Passignano.

1629 - 1634 (cenni storici cappella di S. Lucia )

Nel 1629 il vescovo di Colle Val d’Elsa Cosimo Della Gherardesca (1567-1634) – dal 1633 vescovo di Fiesole – commissiona un quadro per la chiesa, un “Martirio di S. Lucia” per la cappella di quella Santa (la quarta di destra), tela che poi dipingerà il senese Niccolò di Lorenzo Tornioli (1606-1651) o più verosimilmente l’altrettanto senese Astolfo di Lazzaro Petrazzi (1580-1653) fra il 1633 ed il 1634 (nel 1633 risulta essere a Siena e non ancora ultimata); in quegli stessi anni il Petrazzi esegue il “Transito della Vergine” nella chiesa senese di S. Petronilla e le pitture murali in quella dei SS. Niccolò e Lucia e nel 1635 le pitture murali della cappella dedicata alla Natività di Gesù nel duomo di Colle Val d’Elsa. Viene tolta dalla cappella di S. Lucia la precedente statua in terracotta invetriata, ma viene mantenuto parte del dossale dorato.

1632 - 1637 (cenni storici organo, dipinti murali )

Nel 1632 Agostino Romani, figlio del più noto organaro Cesare Romani da Cortona (1544-1616), realizza un organo. Fra il 1636 ed il 1637 ancora Francesco Maccanti (già autore nel 1634 della “Madonna di Loreto venerata dai santi Giuseppe, Caterina d’Alessandria, Apollonia e Rocco” nella chiesa di S. Maria a Spicchio) affresca le 24 lunette del chiostro (qualificato da colonne tuscaniche) con “Storie di San Francesco e di Sant’Antonio da Padova”.

1640 - 1641 (cenni storici dipinto su tela, cappella di S. Antonio da Padova )

Verso il 1640 Ottavio Vannini (1585-1643) dipinge “Gesù che porta la Croce” per la prima cappella di destra della Passione. Nel 1641 Antonio di Giuseppe Cavalli riedifica la terza cappella di destra, dedicandola a S. Antonio da Padova e per essa fa realizzare il quadro raffigurante S. Antonio insieme ad altri Santi (ricordato fino al 1877 ed oggi scomparso). Nel 1649 è parroco padre Camillo Benvenuti.

1676 - 1693 (cenni storici carattere generale )

Nel 1676 è parroco padre Angiolo Maria e nel 1681 di nuovo padre Camillo Benvenuti. Nel 1686 il convento accoglie una scuola di studi teologici. Nel 1693 è parroco padre Antonio.

1735 - 1787 (cenni storici rifacimento interno della chiesa)

Nel 1735 è parroco padre Antonio Ferenzini, nel 1741 padre Bernardino Susini e nel 1764 padre Amato. Nel 1750 è rifatto l’altare maggiore con le due porte laterali che immettono nel coro. Scarsella e coro ricevono una copertura cupolata e le finestre del cleristorio e del coro sono qualificate da nuove mostre. Le pareti della nave ed il soprarco trionfale sono dipinti (quest’ultimo con un “Trionfo della Croce o allegoria della Fede tra Angeli e Cherubini”). Nel 1769 è parroco padre Pancrazio Maria Casseri e nel 1785 padre Innocenzo. Nel 1771 Filippo (1717-1788) ed il fratello Antonio (1704-1791) Troci da Pistoia modificano l’organo. Nel 1787 è unito al ‘popolo’ di S. Maria anche quello di S. Michele in Castello, chiesa che viene soppressa.

1805 - 1816 (cenni storici carattere generale )

Nel 1805 è parroco padre Valeriano Vanni. Nel 1808/1810 il convento è soppresso dalle leggi napoleoniche, ma è riaperto con la restaurazione. Nel 1816 ne diviene parroco padre Paolo Ferretti.

1831 - 1860 (cenni storici carattere generale )

Nel 1831 è parroco padre Bernardino Bonuccelli da Pistoia e dal 1841 al 1846 padre Elia Corsi; secondo talune fonti nel 1846 e fino al 1882 lo diviene padre Leandro Signori (ma il Santoni cita come parroco dal 1846 padre Marino Mannelli). Nel 1833 il ‘popolo’ di S. Maria a Ripa conta 581 anime e nel 1847 820. Nel 1840-1842 gli organari Michelangelo (1777-1854) ed il figlio Paolo (1815-post 1860) Paoli modificano nuovamente l’organo. Allora il Beato Bartolomeo risulta sepolto “presso la porta di Sagrestia”. Vi esiste sempre la Compagnia dell’Immacolata Concezione. Nel 1860 è rifatta la pavimentazione di chiesa.

1930 - 1937 (vicende conservative intero bene)

Nel 1930 il parroco Marcello Fabbri, parroco dal 1922, fa restaurare e “ricondurre all’antica bellezza” la chiesa sotto la direzione dell’ingegner Angelo Rusconi e dell’architetto Ezio Cerpi (1868-1958). Nello stesso 1930 diviene vicario padre Tito Guerneri e dal 1931 nuovo parroco padre Diodato Prestini, che vi rimarrà fino al 1955. Nel 1937, all’interno della prima cappella di sinistra, è posto il fonte battesimale.

1956 - 2000 (cenni storici carattere generale )

Dal 1956 diviene parroco padre Nazzareno Poletti (n. 1917) da Minucciano (Lucca), che vi rimarrà fino al 1975, seguito da padre Francesco Giubbani. Negli Anni Cinquanta è costruito un grande organo, che viene collocato nel coro retrostante l’altar maggiore. Nel 1986 diventa nuovo parroco padre Maurilio (Aldo) Dal Sasso (n. 1929) da Asiago, che vi resterà fino al 2000. Nel 1970 la parrocchia di S. Maria conta 4.020 anime e nel 1993 sono 6.000.

1994 - 2022 (vicende conservative intero bene)

Nel 1994 è restaurato il Crocifisso ligneo tardoquattrocentesco, nel 2007 la tavola del Sogliani, dal 2007 al 2014 gli affreschi nell’oratorio dell’Immacolata Concezione, nel 2008 le pitture murali con l’“Allegoria della Fede” sopra l’arcone trionfale, nel 2012 la statua robbiana di “Santa Lucia” e nel 2022 la tela di Ottavio Vannini.
Descrizione

La chiesa di S. Maria si trova a Ripa, frazione del Comune di Empoli. Sorge oggi entro un contesto urbano, “lungo la strade Regia postale Livornese accanto ad un convento di Francescani Zoccolanti” (Emanuele Repetti, 1841). Il complesso è costituito dalla chiesa e dagli ampi locali del convento, che è articolato intorno al chiostro, ove al centro è un pozzo; tutte le lunette sotto i portici recano le pitture murali del Maccanti. A tergo, sul lato sinistro, si erge la torre campanaria. Addossata al fianco sinistro della chiesa è la Cappella dell’Immacolata Concezione, di cui all’esterno emerge nitido il volume della cupola, impostata su un tamburo poligonale dotato di finestrelle ellittiche. La facciata è a capanna, la pianta ad aula.
Pianta
La chiesa ha una pianta ad aula con cappelle laterali e scarsella. Nella parete laterale destra della nave si trova l’accesso alla sagrestia e da questa al chiostro ed ai locali del convento. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 41,50; lunghezza fino all'arco trionfale: m 26,70; larghezza totale: m 13,20; larghezza della navata: m 9,30.
Facciata e portico
La facciata a capanna, intonacata, senza finestre e con uno stemma lapideo al centro, è preceduta da un portico, le cui cinque arcate poggiano su colonne tuscaniche in arenaria, come la cimasa dei muretti perimetrali. Le lunette all’interno sono decorate con pregevoli pitture murali di Lorenzo Bonini; la pavimentazione è in cotto. Le mostre dei portali sono in arenaria; sul lato sinistro si accede alla Cappella dell’Immacolata Concezione, sul lato destro è un ingresso al chiostro e più oltre uno al convento, qualificato da un portale con frontoncino triangolare spezzato. La copertura del portico è a semipadiglione, le volte sottostanti sono a crociera. Il portale centrale che immette in chiesa è architravato con mensolette laterali, il portone è ligneo.
Campanile
Il campanile è a pianta quadrata, intonacato, con la cella provvista di quattro campane (più una più piccola) azionate elettricamente poste entro fornici centinati e dotati di balaustra e con la copertura a cuspide piramidale, sul colmo della quale si trova una croce metallica.
Interno
L’interno della chiesa è costituito da una singola ed ampia aula a pianta rettangolare, con complessive otto cappelle laterali (quattro per parte) e culminante nel presbiterio, il cui arco a tutto sesto è qualificato da una ricca decorazione a pitture murali. Una mensa lignea, mobile, precede il grande altar maggiore in marmi policromi settecentesco, preceduto da una balaustra curvilinea, ai lati del quale i due portali, dotati di una cimasa a volute contrapposte, danno accesso al coro, introdotto da un arcone a pieno centro, ove, oltre a stalli lignei, ha sede un organo moderno (con 1400 canne). Di lato all’arcone presbiteriale sono due nicchie centinate settecentesche, con un catino a valva di conchiglia e con mostra in arenaria sormontata dall’emblema: in quella di sinistra si trova la statua robbiana di “Santa Lucia”, in quella di destra una statua policroma di “San Sebastiano”. Nella parete laterale destra della nave è collocato un pulpito in marmi di fattura novecentesca. Nella parete sinistra, oltre il portale frontonato, è la cappella dell’Immacolata Concezione, avente una cupola con tamburo poligonale qualificata dalle pitture murali secentesche del Bonini; il grande dossale in arenaria ospita l’“Immacolata Concezione” dell’Empoli ed è qualificato da semplificate ed inconsuete colonne composite che sorreggono un doppio frontone: triangolare risaltato quello interno, con l’iscrizione “TOTA PULCHRA ES”; centinato quello circoscritto, sovrastato dall’emblema bernardiniano fra cornucopie di frutti laterali. Di lato sono due portali trabeati. Tutte gli stemmi dei vari patroni, le mostre delle arcate a pieno centro e le relative colonne corinzie delle cappelle laterali sono in arenaria, come gli altari, le cui mense poggiano su mensole a voluta ed i cui dossali recano diversificate qualifiche (colonne composite, lesene corinzie, frontoni triangolari risaltati e triangolari spezzati oppure centinati spezzati). Iniziando dalla prima cappella di sinistra, vi troviamo la tavola del Sogliani, la terracotta di Benedetto e Santi Buglioni (oltre al fonte battesimale in marmo novecentesco), la tela del Maccanti ed il Crocifisso ligneo tardoquattrocentesco; a destra incontriamo (principiando sempre dalla prima cappella) la tela del Vannini, la “Pietà” del Botticini, una statua moderna di “Sant’Antonio da Padova” e la tela del Petrazzi. I rivestimenti interni dell’aula sono ad intonaco tinteggiato a calce e vi sono presenti numerosi saggi che attestano la presenza sottostante di decorazioni murali. In controfacciata la maestosa cantoria su quattro mensoloni è lignea, come bussola sottostante; vi ha sede l’organo del XVII secolo (modificato nel XVIII e poi nel XIX secolo), posto sopra la cantoria stessa, ma non in funzione e bisognoso di restauro. Un organo è in opera nella parete tergale del presbiterio. Le due acquasantiere a parete in controfacciata sono in marmo. La chiesa prende luce da sei finestre rettangolari settecentesche in arenaria, architravate e sormontate da un cornicione su schiacciate mensolette laterali, con vetrate policrome, aperte, tre per parte, nelle pareti laterali; nella parete tergale del presbiterio vi sono inoltre una finestra rettangolare simile, con vetrata policroma novecentesca, e due monofore con pregevoli vetrate policrome. L'altezza massima della navata è m 11,70.
Elementi decorativi
Colonne corinzie tardoquattrocentesche; dossale in terracotta dipinta e parzialmente invetriata primocinquecentesco; dossale ligneo tardoquattrocentesco-primocinquecentesco; dossali in arenaria e in marmo cinquecenteschi e seicenteschi; altar maggiore marmoreo settecentesco; pitture murali seicentesche e settecentesche.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è in marmo, con quadroni in bicromia di bianco e grigio disposti in diagonale tra fasce verticali; presso la controfacciata le lapidi tombali sono in marmo.
Coperture
La navata ha una copertura con volte a crociera su peducci tuscanici, il presbiterio ed il coro sono cupolati con una breve volta a botte interposta, le cappelle laterali hanno volte a botte. L’oratorio dell’Immacolata Concezione presenta una volta a botte ribassata e unghiata. Il manto di copertura è in coppi e tegole piane.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1985 (?))
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare completato nel corso degli anni ‘80 senza il ricorso ad opere di carattere strutturale. La mensa liturgica, lignea, è posta al centro del presbiterio e consente la celebrazione rivolta verso i fedeli; dimensioni cm 205 x 86 x 93 (h). Altare maggiore in marmi policromi, con la mensa in marmo e due gradi al centro dei quali è il tabernacolo con sportello in ottone lavorato a sbalzo. Sede lignea, mobile, posta nel presbiterio, presso l’altare maggiore. Nn leggio ligneo, mobile, è posto davanti alla sede; due leggi lignei sono collocati ai lati del presbiterio. Fonte battesimale in marmo, con copertura in rame, posto nella prima cappella laterale sinistra, presso la controfacciata. E’ inoltre in uso un bacile mobile in rame. Due confessionali sono inseriti in parete presso due cappelle laterali, in posizione speculare.
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