chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Pontassieve Firenze chiesa sussidiaria SS. Martino e Giusto a Quona Parrocchia di San Michele Arcangelo a Pontassieve Pianta; Facciata; Campanile; Interno; Coperture presbiterio - aggiunta arredo (XX) X - X(origini carattere generale); XI - 1115(cenni storici carattere generale); 1115 - 1143(cenni storici carattere generale); 1260 - 1390(cenni storici carattere generale); 1585 - 1585(realizzazione nuovo portale portale); 1745 - 1745(realizzazione altar maggiore e confessionali); 1781 - 1825(documentazione planimetrica e consacrazione chiesa); 1833 - 1847(ampliamento e decorazioni pittoriche chiesa); 1855 - 1855(ricostruzione campanile); 1898 - 1898(realizzazione altare laterale sinistro); 1902 - 1902(rifacimenti e decorazioni pittoriche chiesa); 1922 - 1970(cenni storici parrocchia); 1986 - 1986(cenni storici parrocchia)
Chiesa dei Santi Martino e Giusto a Quona
Tipologia e qualificazione
chiesa sussidiaria
Denominazione
Chiesa dei Santi Martino e Giusto a Quona <Pontassieve>
Altre denominazioni
SS. Martino e Giusto a Quona
Ambito culturale (ruolo)
romanico (impianto)
tardo barocco (rifacimento)
neoclassico (rifacimento)
Notizie Storiche
X (origini carattere generale)
Originariamente, nel X secolo, esistono la chiesa monoabsidata di S. Giusto a Quona o, in antico, Cuona (toponimo di origine oscura, forse preromana oppure germanica, dal nome maschile Conan), posta subito al di fuori delle mura del castello di Quona, e la chiesa di S. Martino, forse avente un "hospitium" per i romei in transito. Il castello spetta ai Da Quona, "vicecomites" dei Guidi, di antichissima origine, il cui capostipite fu un Adonaldo I, forse uomo d'armi longobardo nel ducato d'Asti, poi castaldo del duca di Lucca ed importante proprietario terriero nella "Tuscia Longobardorum" agli inizi dell'VIII secolo. Fin da quel secolo essi possiedono numerosissimi beni lungo le strade romee poste ad ovest, a nord e soprattutto ad est di Firenze (da Rignano sull'Arno a Pontassieve, da Rosano al ponte romano a monte del Girone fino a Ripoli), inurbatisi con alcuni suoi membri forse già nel X secolo nella zona extramuraria orientale di Firenze (nel 'popolo' di S. Remigio).
XI - 1115 (cenni storici carattere generale)
Nell'XI secolo i Da Quona sono legati all'episcopio fiorentino e segnatamente a Pietro Mezzabarba (circa 1030-post 1071), vescovo dal 1064 circa al 1068, e saranno veduti come restauratori di un potente vescovado filomarchionale. Il loro passaggio dalla parte del gruppo riformatore romano (comprendente S. Pier Damiani) e di Gregorio VII pare avvenga con la politica vincente di Matilde nella seconda metà dell'ottavo decennio di quel secolo. L'allontanamento dei Quona dall'episcopio riformato e da Firenze avverrà solo dopo la morte di Matilde nel 1115, quando i primi fermenti di un libero comune non trovano più ragione di essere in tale nuovo contesto da parte di questa famiglia di "domini rurales", almeno continuando ad eleggere come loro residenza principale la città.
1115 - 1143 (cenni storici carattere generale)
I Da Quona si dividono in due rami: i Da Volognano, che si allontaneranno da Firenze nel corso del XII secolo e si scontreranno con il Comune, e i Da Castellonchio, che, inurbatisi nuovamente agli inizi del Duecento, si faranno di stretta parte guelfa. La rocca di Quona viene distrutta dai Fiorentini nel 1143 nell’ambito della guerra contro i conti Guidi. Fin da allora inizia il declino della chiesa di S. Giusto.
1260 - 1390 (cenni storici carattere generale)
Sia il 'popolo' di S. Giusto che quello di S. Martino sono ricordati nel libro di Montaperti del 1260, dove risultano sottoposti al piviere di Remole. Nel 1274 la chiesa di S. Martino risulta tra quelle che pagano la decima pontificia; è fin da allora dotata di un campanile a vela. Forse sin da quel tempo le due rettorie di S. Giusto e di S. Martino erano già state riunite in quella unica di S. Martino, cosa certamente documentata nel 1383. Nel 1304 è rettore di S. Martino prete Neri, nel 1347 Michele di Gianni e nel 1370 Matteo Dolfini, che diverrà canonico di S. Lorenzo (nel 1418 otterrà dalla Signoria il permesso per abbattere alcune case per ingrandire il transetto della chiesa e nel 1421 benedirà l'inizio dei lavori brunelleschiani) e spedalingo di S. Matteo, il quale detiene la rettoria di Quona per vent'anni, mandando allo sfascio le finanze della chiesa e l'edificio sacro stesso va in rovina.
1585 (realizzazione nuovo portale portale)
Nel 1585 viene realizzato il nuovo portale d'ingresso alla chiesa.
1745 (realizzazione altar maggiore e confessionali)
Nel 1745 lo scultore Domenico Ciottoli da Settignano realizza l’altare maggiore e i due confessionali laterali, tutt’oggi esistenti. In quegli anni sono eretti anche i due altari laterali, dei quali quello di destra, dedicato a S. Giuseppe, dai Bertini, che v'inseriscono il proprio stemma ("d'oro - o d'argento - al capro saliente d'azzurro e alla banda diminuita attraversante di rosso").
1781 - 1825 (documentazione planimetrica e consacrazione chiesa)
La chiesa, prioria, viene consacrata tra il 1781 ed il 1809 dall'arcivescovo fiorentino Antonio Martini (1720-1809). Risale al 1781 una planimetria della chiesa (ora conservata presso la chiesa di S. Michele a Pontassieve), eseguita dall'architetto, agrimensore, cartografo e Provveditore di Strade di Pontassieve Raffaello Carlo di Gaspero Paganelli (1744-post 1811), da cui possiamo evincere che l'edificio è allora ancora di dimensioni più ridotte rispetto all’attuale ed è preceduto da un piccolo cimitero. Nel 1816 è riaperta la sede della Compagnia, che viene restaurata dal priore Giuseppe Farulli (m. 1845) insieme al concorso di tutto il popolo; il Farulli pone il suo stemma familiare dipinto sotto la mensa dell'altare (un leone rampante azzurro su un fondale a pezze bianche e oro). Nelle mappe del Catasto Generale Toscano degli anni Venti dell'Ottocento la pianta della chiesa non appare mutata rispetto a quella settecentesca.
1833 - 1847 (ampliamento e decorazioni pittoriche chiesa)
Secondo talune fonti negli anni Trenta-Quaranta dell'Ottocento l’edificio sarebbe stato rialzato ed ampliato sul fronte (nell’area occupata dal cimitero), mentre sarebbe rimasta invariata la sua larghezza; il portale cinquecentesco sarebbe stato allora smontato e rimontato sulla nuova facciata. Il controsoffitto in incannicciato a volta depressa sarebbe stato allora dipinto da Luigi Ademollo (1764-1849), recando una "Madonna Assunta al cielo tra Angeli". La parte tergale rimane inalterata, con il campanile a vela. Allora la chiesa è di patronato dei Ricasoli Firidolfi Zanchini, discendenti dei Quona da Castillonchio. Nel 1846, dopo la morte di don Farulli, diviene parroco don Torello Fortini. Nella chiesa "si venera una Madonna della Consolazione in un quadro [proveniente dal monastero di Candeli] posto all'altar laterale. [...] si scuopre in tempo di calamità ed è tenuta in somma venerazione dal popolo" (Luigi Santoni). Il 'popolo' di Quona nel 1833 conta 434 anime, nel 1847 464.
1855 (ricostruzione campanile)
Nel 1855, per volontà del rettore Fortini, abbattuto il campanile a vela (come si desume dall’iscrizione posta sopra la scala che porta alla casa parrocchiale, situata all’interno del cortile), al suo posto è costruito l’attuale a torre sormontata da cuspide piramidale, progettato da Giuseppe Gondi (n. 1808, proprietario della vicina villa Bossi a Pontassieve) e finanziato da alcune famiglie nobili (tra le quali i Ricasoli Firidolfi, patroni); lo stemma policromo del parroco (inquartato con quello dei Fortini del Giglio: "d'azzurro, a tre piante di giglio da giardino, ciascuna fiorita di tre pezzi al naturale, nodrite sulle tre cime di un monte di tre cime d'oro; il tutto abbassato sotto il capo cucito d'Angiò") è dipinto su uno dei prospetti interni della contigua corte, al di sopra di una lapide marmorea commemorativa; il nuovo campanile viene inserito all’interno della canonica esistente, sfruttando in parte le murature della canonica a confine con la sede della Compagnia.
1898 (realizzazione altare laterale sinistro)
Nel 1891 Luigia Martelli Libri fa erigere di nuovo l'ara dell'altare di sinistra, dedicato alla Madonna. Nel 1898 è parroco di S. Martino e S. Giusto don Vito Altoviti.
1902 (rifacimenti e decorazioni pittoriche chiesa)
La chiesa, che allora risulta internamente "aspectu tenebricosa", è nuovamente rifatta nel 1902, come è attestato dalla data dipinta sul parapetto della cantoria con l'organo, posta in controfacciata, dove si dice che l'edificio sacro viene allora (e non nell'Ottocento) ampliato (prolungato) e decorato. In tale occasione Leto Chini (1843-1910) esegue molte decorazioni pittoriche di gusto neoclassico per la volta (quindi sarebbe sua anche l'"Assunta" e non dell'Ademollo) e per le pareti della chiesa, per la canonica e forse allora è chiuso l’oculo della facciata, per permettere l’inserimento dell’organo, la cui mostra reca parimenti decori di tipo neoclassico. Forse ai Chini dobbiamo anche il "San Giovanni Battista" in piastrelle di terracotta invetriata, presente nella sede della Compagnia.
1922 - 1970 (cenni storici parrocchia)
Nel 1922 sul muro a destra della facciata della chiesa è apposta una lapide marmorea in memoria dei caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 1924 diviene priore di S. Martino don Guglielmo Lenzi (n. 1891) da S. Miniato, che nel 1923 era stato uno degli organizzatori dell'Associazione scoutistica cattolica italiana a Firenze; rimarrà parroco fin'oltre il 1970. Nel 1970 la parrocchia conta 432 anime.
1986 (cenni storici parrocchia)
Nel 1986 il territorio parrocchiale di S. Martino è unito a quello di S. Michele a Pontassieve
Descrizione
La chiesa dei Santi Martino e Giusto si trova a Quona (279,50 m s.l.m), frazione del Comune di Pontassieve.
Sorge "nel risalto di uno de' poggi che diramansi da Montefiesole fino al Pontassieve e che dividono le acque scorrenti dal lato di ponente direttamente in Arno da quelle che dalla parte orientale influiscono in Sieve" (Emanuele Repetti).
È ubicata in posizione isolata entro un contesto agreste, alle pendici del colle di Bardellone, a settentrione di Pontassieve. Il complesso è costituito dalla chiesa e dal blocco edilizio posto a destra, con una piccola corte attorno alla quale sono la canonica, un frantoio, le cantine e altri locali ad uso agricolo, posti a destra entrando nella corte, qualificati dal tipico doppio loggiato delle case coloniche tardosettecentesche toscane. Dalla facciata della chiesa si diparte verso sud l'alto muro che costituisce la fronte del complesso suddetto, realizzato con pietrame misto a mattoni, privo di finestre, attualmente intonacato e tinteggiato di giallo avorio, ma, secondo alcune testimonianze, recante (sia all’interno che all’esterno) tracce di porte e finestre preesistenti; ora è presente solo il grande ingresso a centina ribassata, settecentesco, sormontato da uno stemma in arenaria, assi degradato ed illeggibile. Sul retro, a destra, è la torre campanaria, il cui basamento è situato entro il volume della canonica. La canonica prosegue il suo sviluppo verso la sede dell'ex Compagnia, disposta ortogonalmente sul retro della chiesa e con la sua facciata rivolta a nord. Il prospetto sinistro, con lacerti d'intonaco, reca visibili, nel settore inferiore, i conci non isodomi in alberese medievali disposti a filaretto, mentre nel settore verso il fronte evidenzia il prolungato eseguito nell'Ottocento con apparecchio murario in pietrame sbozzato. Il paramento murario romanico è ancora visibile anche nella parete meridionale. Il sagrato è in lastre di arenaria. La facciata è capanna, la pianta ad aula.
Pianta
La chiesa ha pianta ad aula orientata a est. Due porte, di lato all'altar maggiore, conducono all'ex Compagnia; un'altra porta, nella parete destra del presbiterio, costituisce l’accesso alla sagrestia. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 19,00; lunghezza fino all'arco trionfale: m 15,90; larghezza della navata: m 5,80.
Facciata
La facciata ottocentesca è a capanna, intonacata e tinteggiata in bicromia di gialli, delimitata sui lati da due lesene e conclusa da un frontone; sopra quest’ultimo sono collocate, al centro, una croce metallica e, sui lati, due busti in arenaria di Profeti o di Santi (S. Martino e S. Giusto?). Il portale frontonato, in pietra serena, reca un’iscrizione con la data di costruzione (1585), mentre in alto è visibile il rosone cieco. Il portone è ligneo. La facciata a capanna, intonacata, della sede dell'ex Compagnia prospetta sul retro, in corrispondenza del fianco sinistro della chiesa ed è qualificata da un portale rettangolare e da una sovrastante finestra parimenti rettangolare, munita d'inferriata.
Campanile
Il campanile è a pianta quadrata, ha una cella con lesene tuscaniche nelle angolate e con quattro fornici provvisti di tre campane ed una copertura a cuspide; sul colmo vi sono una croce metallica ed una banderuola.
Interno
L’interno è a pianta rettangolare, ad aula culminante nel presbiterio, rialzato di due gradini in arenaria, sovrastato dall'arcone, poggiante su pilastri tuscanici laterali ed avente un cartiglio in chiave con l'iscrizione "LOCUS ISTE SANCTUS EST"; reca al centro l’altar maggiore in muratura, con mensa in arenaria e tre gradi in muratura, dove, in posizione mediana, si trova il tabernacolo in marmi policromi; di fronte e posto un paliotto in seta con l'emblema mariano. Ai lati dell’altare i due portali trabeati sono tinteggiati in grigio e conducono alla retrostante sede dell'ex Compagnia. Alla parete sinistra del presbiterio è addossata la panca del coro con la sede lignea. Nella parete tergale il dossale è in muratura, la mostra è dipinta con un motivo a festoni floreali in chiaroscuro, la cornice della nicchia centinata è in legno. La volta a vela che copre il presbiterio è dipinta con uno sfondato ellittico recante il cristogramma raggiato. Al centro del presbiterio è collocata una mensa eucaristica, in arenaria su un basamento ligneo, che consente la celebrazione rivolta verso i fedeli. Al centro delle pareti laterali sono due altari, con dossali in arenaria qualificati da lesene composite laterali e da un frontone centinato e spezzato, recante al centro il simbolo bernardiniano; l’altare di sinistra, dedicato a Maria, ha la mensa ottocentesca in arenaria poggiante su colonnini ionici in marmo, come i due gradi; nella parete opposta l'altare settecentesco, dedicato a S. Giuseppe, ha tutti gli elementi in arenaria. Il pulpito è in legno e vi si accede mediante una retrostante porticina a filo muro. I confessionali settecenteschi sono in arenaria, con elementi lignei ed inserti in marmo in corrispondenza della cornice centinata centrale. In controfacciata la cantoria in muratura poggia su due colonne tuscaniche e due paraste laterali in pietra serena ed ospita un pregevole organo, che è in funzionante, non elettrificato ed è contraddistinto da una mostra di sapore neoclassico, realizzata nel 1902, e da una tenda con la raffigurazione di un'arpa. Le due acquasantiere sono in marmo. I rivestimenti interni sono ad intonaco, con campiture tinteggiate in rosa, la boiserie è dipinta, così come la volta, al centro della quale è raffigurata l’"Assunta". La chiesa prende luce una finestra a lunetta posta nella parete destra, da due analoghe di tipo termale romano nella parete sinistra e da un occhio strombato ubicato nella parete laterale sinistra del presbiterio. L'altezza massima della navata è m 6,50, la minima m 5,60. La sede dell'ex Compagnia presenta pareti tinteggiate di celeste con illusorie scansioni architettoniche a lesene tuscaniche grigie. L'altare presenta una mensa poggiante su due balaustri in arenaria ed un dossale con paraste composite dal fusto scanalato e rudentato, sorreggenti il frontone centinato e spezzato con l'emblema bernardiniano al centro. Lungo la parete destra si trova un "San Giovanni Battista" in piastrelle invetriate.
Coperture
La navata ha una copertura a finta volta a botte ribassata in incannucciato. Il presbiterio è voltato a vela. Il manto di copertura del tetto a capanna è in coppi e tegole piane.
Adeguamento liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (XX)
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare realizzato senza il ricorso ad opere di carattere strutturale. Al centro del presbiterio è stata collocata una mensa eucaristica, in arenaria su basamento in legno e pietra serena, che consente la celebrazione rivolta verso i fedeli; dimensioni indicative cm 110 x 90 x 66 (h).
Il tabernacolo in marmi policromi è posto al centro dell’altare maggiore originario.
Sede lignea, mobile e rivestita in raso, attualmente collocata sul lato destro del presbiterio.
In uso un leggio mobile, in legno su base in ferro battuto, posto sul lato sinistro del presbiterio. Due confessionali, in arenaria ed elementi lignei con inserti in marmo, sono inseriti nelle pareti laterali, in posizione speculare.