Notizie Storiche |
X - XI (origini carattere generale)
La chiesa di S. Maria Assunta a Peretola (Piretula, Peretula, diminutivo di ‘pireta’ – da ‘pirus’ – ‘pereta’, ‘pereto’, terreno coltivato ad alberi di pero), lungo un percorso territoriale d’origine etrusca, risale almeno al X secolo, posteriore a S. Pietro a Quaracchi, documentata già nell’866. La chiesa sorge al bivio costituito dalle antiche strade Pratese e Pistoiese, presso un ipotetico cimitero pagano, documentatoci forse da una stele etrusca rinvenuta presso la chiesa nel 1888. La chiesa romanica dell’XI secolo ad aula absidata è costruita in conci d’alberese, con un portale sovrastato da una lunetta con arco in conci d’arenaria e di marmo (rifatto posteriormente), ma in uno originario dei quali è un bassorilievo raffigurante uva stilizzata. Al di sopra si doveva aprire un oculo. La piccola canonica è posta sul lato sinistro e notevolmente arretrata rispetto alla facciata.
1178 (cenni storici carattere generale)
La prima notizia scritta riguardante il ‘popolo’ ed il borgo è conservata nell’archivio della Badia Fiorentina e risale al 12 agosto 1178, quando Giunta di Tatto vende alcuni terreni in luogo detto Imbuto alla badessa di S. Martino a Mensola.
XIII (cenni storici carattere generale)
Nel Duecento presso la chiesa esiste una collegiata di canonici. La chiesa è suffraganea della pieve di S. Stefano in Pane. Altre notizie risalgono al 1263 e, secondo il Calzolai, al 1266 (secondo il Repetti al 1273), quando è citato Cambio, canonico di S. Maria a Peretola, eletto vicario generale da Giovanni Mangiatori (m. 1273), vescovo di Firenze, e divenuto successivamente priore della chiesa di S. Maria. Egli terrà a fitto un terreno della chiesa e per questo dovrà ad essa un orcio d’olio che serva per l’illuminazione.
1325 - 1335 (cenni storici parziale ricostruzione della chiesa )
Nel 1325 Castruccio Castracani incendia il borgo di Peretola. Nel 1333, al tempo del canonico Filippo, un’Alluvione d’Arno devasta l’abitato e la chiesa. L’edificio sacro viene restaurato ed è rialzato il pavimento. L’abside e l’arcone sono anch’essi rialzati. Sono ampliate la sagrestia e la canonica, allungata verso la fronte. Nel 1335 sappiamo che, attraverso le varie donazioni, la chiesa di S. Maria gode di uno stato economico florido.
1348 - 1356 (cenni storici carattere generale)
Nel 1348 muore il priore di S. Maria, Guglielmino di Geri di Manetto degli Spini. La chiesa è citata ancora nel 1356.
1350 - 1400 ca (cenni storici affreschi)
Nella seconda metà del Trecento la facciata è intonacata ed in parte affrescata (rimane tutt’ora un frammento fra la volta del portale e la loggia); all’interno della lunetta del portale di facciata è affrescata una “Madonna con il Bambino fra due Santi” e nell’architrave sono tre tondi, dei quali due racchiudenti i “Santi Domenico e Antonio Abate”, da taluni attribuiti alla bottega di Lorenzo di Bicci (circa 1350-ante 1427). Su un portale della canonica (ora ambiente costituente la “cappellina”), in una nicchia riquadrata ad intonaco, è dipinto “San Zanobi”; sempre al Trecento risale una piccola “Pietà” con i simboli della Passione (“sopra fondo rosso Gesù Cristo Nudo, coronato da spine e la corona fra le mani legate”, G. Carocci, 1888).
1384 - 1400 (cenni storici carattere generale)
Il 12 aprile 1384 Urbano VI emette una bolla con la quale ingiunge all’abate di Vallombrosa di confermare Bonaiuto di Marco quale priore della collegiata, “purché sappia leggere e scrivere bene, cantare, parlare latino”. Nel 1400 (stile moderno) Bonifacio IX concede alla chiesa il fonte battesimale (la data del 1339 riportata nell’iscrizione ottocentesca all’interno della nicchia del fonte è errata).
1415 - XV (cenni storici carattere generale)
Nel 1415 Giovanni XXII, essendo la chiesa rimasta vacante per la morte di prete Bonaiuto di Marco, nomina priore Leonardo Leonardi, già canonico della collegiata della pieve di S. Giusto fuori le Mura a Prato (S. Giusto a Paterno, detta anche in Piazzanese). Sempre al XV secolo risalgono una cantoria lignea, una lapide sepolcrale di Giovanni Amadori, incastonata nello stipite destro del portale dell’antica canonica, ed una piccola campana in bronzo.
1450 - XV (cenni storici carattere generale)
L’11 marzo 1450 (stile moderno) Niccolò V annette la prioria di Peretola allo Spedale di Santa Maria Nuova (che forse già da prima ne deteneva il patronato). Il 23 aprile seguente il priore Leonardi rinunzia alla chiesa, consegnandola in mano all’arcivescovo S. Antonino (1389-1459), e lo spedalingo prete Jacopo ne prende quindi il possesso. Lo spedalingo officia la chiesa attraverso un cappellano amovibile coadiuvato da alcuni sacerdoti.
1450 ca - 1490 ca (cenni storici affreschi)
Verso la metà del Quattrocento sono eseguiti alcuni affreschi, attribuiti da Collobi Ragghianti e da Zeri a Domenico di Michelino (1417-1491) e talora a Filippino Lippi (1457-1504), nella ‘cappella’ (altare) dedicata a S. Leonardo, fondata forse dal priore Leonardo Leonardi (dimessosi nel 1450). La presenza dello stemma dello Spedale di S. Maria Nuova (se originario e non aggiunto posteriormente) si spiegherebbe con il fatto che già da prima del 1450 lo Spedale era forse patrono della chiesa. L’attribuzione della committenza al monaco certosino Leonardo di Giovanni Buonafede (1450-1545), spedalingo di S. Maria Nuova agli inizi del Cinquecento e dal 1529 vescovo di Cortona, noto committente di opere di Giovanni della Robbia, implicherebbe una datazione a non prima dello scadere del secolo. Originariamente la composizione era completata da figure scultoree forse in legno policromo, con Gesù Crocifisso (tutt’oggi esistente) ed un gruppo della Passione.
1455 ca - 1465 ca (cenni storici rifacimento della chiesa del campanile)
La chiesa è ristrutturata e rialzata; in facciata è apposto uno stemma in terracotta invetriata dello Spedale fiorentino; vengono realizzati il nuovo chiostro porticato ionico con pozzo centrale e il campanile, forse su una preesistenza.
1466 (cenni storici affreschi e fonte battesimale )
L’edificio sacro è arricchito di opere d’arte da parte dello Spedale di S. Maria Nuova. Nel 1466 Francesco di Simone Ferrucci (1437-1493) da Fiesole scolpisce il fonte battesimale (da precedenti fonti dato a Mino da Fiesole, 1428-1484) e Giusto d'Andrea di Giusto (1440-1496) esegue in facciata l’affresco con “Sant’Antonio Abate in trono affiancato da San Jacopo (forse in onore dello spedalingo Jacopo) e Sant’Egidio”, patrono dello Spedale (alcune fonti riportano l’attribuzione al padre, Andrea di Giusto Manzini, circa 1400-1450, retrodatandolo al 1425-1450 circa). Ambedue gli artisti sono presenti anche nella chiesa fiorentina di S. Egidio, annessa allo Spedale di Santa Maria Nuova. Nello stesso 1466 i parrocchiani “eleggono diversi procuratori per presentarsi a Paolo II e dichiararsi che sono contentissimi dell’unione della suddetta chiesa” con lo Spedale di S. Maria Nuova.
1466 ca - 1470 ca (cenni storici ciborio, acquasantiera )
Alla bottega del Ferrucci si deve pure un ciborio in marmo, commissionato dagli Schiattesi da Peretola, e un’acquasantiera in marmo ridotta ora a lavabo (nella fototeca di Zeri il tabernacolo è però dato a Luca della Robbia, datandolo al 1441-1442).
XVI (cenni storici carattere generale)
Nella prima metà del Cinquecento è innalzato il loggiato tuscanico antistante la facciata. Nel 1551 il ‘popolo’ di Peretola conta 592 anime. Nella seconda metà del secolo, al tempo di Francesco I o di Ferdinando I, è dipinto sulla facciata della chiesa un grande stemma mediceo. Nella pianta dei Capitani di Parte Guelfa, risalente all’ultimo quarto del secolo, la chiesa è denominata “Pieve di Peretola” per la presenza del fonte battesimale. La mancanza di proprietà intestate a S. Maria a Peretola dimostra il loro completo incameramento da parte dello Spedale di S. Maria Nuova. Allora la consistenza dei beni immobili dello Spedale nel territorio parrocchiale è pari a quella dei Pilli, dei Del Bene e degli Spini, maggiori proprietari terrieri nel circondario. Nel Cinquecento è realizzato anche l’altar maggiore in pietra.
1510 (cenni storici carattere generale)
Nel 1510 è priore di S. Maria prete Guasparri di Giacomo da Montespertoli, “commesso di S. Maria Nuova di Firenze”, che fa erigere l’oratorio di Maria Vergine della Pietà all’Osmannoro.
XVII (cenni storici carattere generale)
Nel Seicento è condotto dalle catacombe di Roma a S. Maria il corpo del martire S. Clemente. Viene dipinta una tela con l’“Annunciazione”.Tra il 1683 e il 1699 la chiesa viene consacrata dall’arcivescovo Jacopo Antonio Morigia (1633-1708).
XVIII - 1787 (cenni storici nuovi altari, ricostruzione della canonica)
Nel Settecento sono effettuati alcuni interventi di “ammodernamento”, rappresentati dai quattro altari laterali e dalla riedificazione della canonica. Viene realizzato anche un nuovo organo. Con la costruzione dei nuovi altari in pietra scompare un affresco con la “Crocifissione e Santi”. Con la ristrutturazione tardobarocca della chiesa di S. Egidio viene dato a S. Maria di Peretola il ciborio eseguito da Luca della Robbia (1400-1482) in collaborazione con Antonio di Cristofano e risalente al 1441-1443. Nel 1745 il ‘popolo’ di Peretola conta 771 anime. Nel 1755 è fusa una piccola campana. Nel 1787, in seguito alle riforme leopoldine, la chiesa cessa di dipendere dallo Spedale di S. Maria Nuova e torna di libera collazione.
1824 - 1847 (cenni storici carattere generale)
Nel 1824 diviene parroco di S. Maria don Gaetano Paoli. Nel 1833 il ‘popolo’ di Peretola conta 1.271 anime, nel 1840 1.405 e nel 1847 1.890. Il Santoni rammenta che “vi si venera un Crocifisso di legno all’altare laterale, la di cui festa cade la III Domenica di Ottobre, e si scuopre in tempi di calamità”. Sempre in tempi di calamità si scopre anche il corpo di S. Clemente, posto entro un’urna risalente al Tardo Settecento. La chiesa è sempre di libera collazione. Vi esiste la sede della Compagnia della SS. Annunziata, posta “sulla Piazza della Chiesa”.
1850 ca - 1854 ca (cenni storici campanile, campane, cimitero )
Verso la metà dell’Ottocento viene restaurato il campanile, che presenta vistosi segni di cedimento in uno dei pilastri della cella. L’intervento, oltre all’opera di consolidamento per mezzo di tiranti, comporta forse la modifica del coronamento con la riduzione del ballatoio aggettante. Sono sostituite anche le vecchie campane con quattro di nuova fusione, ognuna con la propria dedicazione (a S. Maria Immacolata e a S. Carlo; a S. Luigi; a S. Giuseppe, donata dal priore Mattoni, proprietario della villa Petrucci; all’Assunta). Nel 1854 il cimitero, che era posto presso la piazza di Peretola, è spostato nelle vicinanze dell’oratorio della “Cupolina”.
1879 - 1898 (cenni storici carattere generale)
Nel 1879 il parroco di S. Maria, don Goffredo Sernissi (che nel 1906 scriverà un’operetta dal titolo “Il figlio rapito”) fa restaurare l’oratorio dell’Osmannoro. Nel 1886 risulta essere parroco di S. Maria sempre don Sernissi, che lo è ancora nel 1898. La parrocchia conta 2.400 anime.
1888 - 1889 (vicende conservative intero bene )
Nel 1888-1889 la chiesa subisce un intervento di ‘ripristino’ neoromanico, diretto dal soprintendente Guido Carocci (1851-1916). Sono ritrovati gli affreschi dell’altare di S. Leonardo. La facciata è completamente dipinta a finte tarsie marmoree ispirate al Romanico fiorentino; anche l’interno viene decorato, negli archi, con finti conci marmorei dipinti bianchi e neri e, nelle capriate, con motivi policromi geometrici. Nella parete sinistra è aperta un’arcata a sesto acuto dalla quale si accede ad un spazio corrispondente alla porta sinistra di facciata, allora chiusa. Qui è ricavata una cappella intitolata a S. Antonio da Padova, raffigurato in un altorilievo in terracotta racchiuso sopra l’altare in muratura e stucco. Nella cappella è sistemato anche il corpo di S. Clemente, dietro una grata di ferro battuto e con sovrastante l’affresco trecentesco della “Pietà”, qui spostato con tutto il suo supporto concavo. Dietro il fonte battesimale è dipinto a parete un “Battesimo di Gesù”.
1919 (cenni storici carattere generale )
Il 27 novembre 1919 sono trafugati gli sportelli in bronzo dorato del ciborio di Luca della Robbia, attribuiti al Ghiberti. Verrà ritrovato solo un elemento, ora conservato al Bargello.
1930 - 1931 (cenni storici chiostro, altar maggiore )
Nel 1930-1931 è restaurato il chiostro e viene smontato e regalato alla chiesa di S. Cresci a Campi Bisenzio l’altar maggiore cinquecentesco (che poi sarà distrutto nel 1972), venendone posto un altro, ottocentesco, in marmo bianco, proveniente da Orsanmichele.
1942 - 1947 (cenni storici carattere generale )
Dal 1942 è parroco don Stefano Casabianca. Nel 1944 la chiesa subisce danni al tetto e al loggiato, colpito all’angolo da una cannonata che spezza una colonna; viene seriamente danneggiata anche la cantoria quattrocentesca. Con la fine della guerra s’inizia l’opera di restauro; la chiesa viene riaperta al culto nel marzo del 1945 e nel 1947 sono inaugurate le nuove porte di facciata, in sostituzione di quelle neomedievali ottocentesche, che presentavano una chiodatura alla fiorentina. Alessandro Bianchi, fra il 1946 e il 1947, scolpisce le formelle della porta centrale di chiesa, dedicata alla Madonna, raffiguranti l’Annunciazione, l’Immacolata, l’Assunta, S. Stefano e S. Giuseppe.
1950 - 1970 (cenni storici carattere generale )
Nel 1950 la Soprintendenza restaura gli affreschi e stacca quelli posti all’esterno. Dal 1951 al posto di don Casabianca diviene parroco don Luigi Montecchi (n. 1910) da Greve in Chianti, che vi rimarrà fin’oltre il 1970
1960 (cenni storici altari laterali, nicchia a parete )
Nel 1960 sono demolite le mense degli altari laterali ed è tamponata la nicchia al cui interno si trovava un Crocifisso ligneo.
1964 (vicende conservative intero bene)
Nel 1964 avviene un intervento di restauro della chiesa. Le decorazioni neomedievali ottocentesche sono distrutte. L’affresco trecentesco della “Pietà” è staccato dalla Soprintendenza ai Monumenti e riportato su un nuovo supporto piano.
1966 - 1970 (cenni storici carattere generale )
Il 4 novembre 1966 l’alluvione danneggia la chiesa ed in seguito a ciò l’edificio è nuovamente restaurato. Si deve a quest’ultimo intervento la tamponatura della finestra dell’abside e va distrutta l’ottocentesca vetrata dove era raffigurata l’Immacolata.
1970 - 1999 (cenni storici carattere generale )
Nel 1970 la parrocchia conta 5.000 anime. Negli Anni Settanta avviene l’adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare e don Montecchi, rimossi l’altar maggiore ottocentesco e l’antistante balaustra, fa realizzare un nuovo altare con gli elementi lignei superstiti della cantoria quattrocentesca. Nel 1993 diviene nuovo parroco don Stefano Ulivi (n. 1962) da Borgo S. Lorenzo, che in seguito diverrà pievano a Barberino di Mugello. Negli Anni Novanta, un seguito ad una rottura, è rifatta la vetrata dell’oculo in facciata, con la raffigurazione dell’“Assunta”. Corrado Pattuelli dipinge una coloratissima “Pentecoste”. |
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