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Vaglia
Firenze
chiesa
parrocchiale
S. Romolo a Bivigliano
Parrocchia di San Romolo a Bivigliano
Pianta; Facciata e portico; Campanile; Interno; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
presbiterio - intervento strutturale (1966)
X - XI(origini carattere generale); 1068 - XII(cenni storici carattere generale); 1240 - 1242(cenni storici carattere generale); 1260 - XIII fine(cenni storici carattere generale); 1335 - 1352(cenni storici carattere generale); XV - XV(cenni storici fonte battesimale); XV - 1494(cenni storici pala in terracotta invetriata ); 1516 - 1520(cenni storici scultura lignea); 1551 - 1551(cenni storici carattere generale); 1703 - 1748(cenni storici carattere generale); 1755 - 1766(cenni storici altari laterali e altar maggiore ); 1833 - 1847(cenni storici carattere generale); 1886 - 1886(cenni storici carattere generale); 1905 - XX(vicende conservative intero bene); 1920 - 1920(cenni storici lapide memoriale); 1962 - 1993(cenni storici carattere generale); 2007 - XXI(cenni storici carattere generale)
Chiesa di San Romolo a Bivigliano
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Romolo a Bivigliano <Vaglia>
Altre denominazioni S. Romolo a Bivigliano
Ambito culturale (ruolo)
romanico (impianto)
tardo barocco (rifacimento parziale)
Notizie Storiche

X - XI (origini carattere generale)

Bivigliano (in antico Biviliano, memoria del “praedium” romano di un Bivellius) è citato per la prima volta nel 925, poi ancora nel 1028 e nel 1080, quando alcuni terreni sono dati al vescovo fiorentino Ranieri (m. 1113). In origine la zona è sotto l’influenza dei Cattani di Cercina e poi, per eredità, dei Catellini da Castiglione e quindi, forse, dei Quona. Nel 1083 Lamberto e Guido di Farolfo (dei Catellini, degli Ubaldini o dei Quona?) concedono terreni posti a Bivigliano al diacono Giovanni, canonico della cattedrale. Loro padre Farolfo è solo ipoteticamente da identificarsi con quel Farolfo detto Azzo di Pagano di un ramo dei Quona, il quale aveva avuto beni nella zona tramite la moglie Waldrada di Roberto, già vedova di Guido dei Cattani di Cercina. Vi esiste la chiesa di S. Romolo ed un castello in origine dei Cattani di Cercina.

1068 - XII (cenni storici carattere generale)

La chiesa di S. Romolo, dedicata al Santo di Fiesole, è rammentata per la prima volta nel 1068, allorché Bivigliano risulta essere un “communis et districtus”. La località di Bivigliano è poi ancora citata nel 1103, nel 1134 (quando alcuni diritti sul castello di Bivigliano spettano anche al vescovo di Fiesole Giovanni II o Gionata), nel 1158 (quando Guglielmo di Tattolo dona al vescovo fiorentino Giulio, m. 1182, tutti i suoi beni posti a Bivigliano) e nel 1188.

1240 - 1242 (cenni storici carattere generale)

Nel giugno del 1240 e nel gennaio del 1242 (stile moderno) Giuliano (il Brocchi però lo cita come Giovanni) di Papparomeo (?) da Bivigliano (degli Ubaldini o dei Della Stufa?) dona al vescovo fiorentino Ardingo Trotti o dei Foraboschi (m. 1247) l’ottava parte del castellare di Bivigliano e dei boschi che possiede, con altri “per indiviso”, sul “Monte Asinario” (*Senajo, Montesenario, memoria toponomastica di un Asinuis d’età romana o “mons asinorum”, monte degli asini?). Lo stesso Ardingo aveva concesso fin dal 1234 la vetta di Montesenario ai sette eremiti “fondatori” (dai quali si formeranno i Serviti).

1260 - XIII fine (cenni storici carattere generale)

Nel 1260 S. Romolo compare nel noto Libro di Montaperti e quindi nelle decime vaticane del 1276-1277. Alla fine del secolo sono presenti nell’estimo del Mugello i nomi di alcuni dei ‘popolani’ di Bivigliano: Tano di Piero dal Pino, Foresio di Adimaro di Guicciardino, Nuccio di Foresio e Ghino di Foresio. S. Romolo è di patronato del ‘popolo’. Nel “Bullettone” si dice che il vescovo possiede “castrum Montis Asinarii cum podio, […] territorio, curte, hominibus, […] silvis […] dicti castri”.

1335 - 1352 (cenni storici carattere generale)

Nel 1335 il vescovo fiorentino Francesco Silvestri (m. 1341) conferma ai romiti il permesso di residenza sulla cima del Montesenario, posto nel ‘popolo’ di S. Romolo, e autorizza la costruzione di un oratorio. Loro confessore può essere il presbitero di Bivigliano. Nel 1336 Piero e Federigo di Tuccio, detto Gonnella (o Sommella), di ser Ciampi dal Pino vendono un podere, una casa e vari terreni posti nel ‘popolo’ di S. Romolo al giudice Ugone di Lotto dei Lotteringhi Della Stufa,che detengono allora il castello di Bivigliano. Nell’estimo del 1352 il ‘popolo’ di Bivigliano e quello di S. Margherita a Scapezzano (memoria toponomastica di un romano Capitius) sono tassati per 100 libbre. La chiesa di S. Romolo è suffraganea della pieve di S. Felicita a Faltona (Borgo S. Lorenzo).

XV  (cenni storici fonte battesimale)

Essendo assai distante dalla matrice, verso la metà del Quattrocento (se non prima) viene concesso alla chiesa di S. Romolo il privilegio del fonte battesimale (in pietra, è oggi collocato sotto il loggiato esterno).

XV - 1494 (cenni storici pala in terracotta invetriata )

Verso il 1494 la bottega di Andrea della Robbia (1435-1525) esegue, su commissione dei fratelli Fiore e Cecco di Capo (Jacopo), una pala in terracotta invetriata con la “Madonna con il Bambino tra i Santi Tomolo, Giacomo Apostolo, Giovanni Battista e Francesco d’Assisi” posti tra lesene corinzie sorreggenti una trabeazione nel cui fregio sono festoni di frutta e nastri svolazzanti. Nella predella sono raffigurati “Il Redentore, la Vergine e i Santi Giovanni Evangelista, Paolo e Antonio Abate” con ai lati le armi del Popolo e del Comune di Firenze. Anche il tabernacolo viene realizzato dalla medesima bottega (oggi scomparso, ma documentato ancora nel 1748).

1516 - 1520 (cenni storici scultura lignea)

Secondo le vecchie fonti, la bottega di Michelozzo (1396-1472) eseguirebbe per il fonte battesimale la statua lignea di “San Giovanni Battista”, ma più recenti studi attribuiscono l’opera ad un giovane Francesco di Giuliano da Sangallo (1494-1596), datandola attorno al 1515-1520, ma certamente non prima del 1516, rientrando egli a Firenze da Roma dopo la morte del padre solo in quell’anno. Raffronti sono istaurabili con la statua lignea della “Santa Maria Maddalena orante”, proveniente dalla Pia Casa di S. Ambrogio e ora conservata a S. Stefano al Ponte a Firenze, datata 1518/1519, e con il “San Giovanni Battista nel deserto” nel Museo del Bargello, databile al 1520-1525, opere contraddistinte dalla medesima “impronta ascetica e priva di ostentazioni edonistiche, si qualifica per il crudo realismo espressivo intriso di passionale spiritualità, memore dei precetti del tardo Donatello e non esente dalle suggestioni pittoriche di Filippino Lippi di ambito savonaroliano” (Sandro Bellesi).

1551  (cenni storici carattere generale)

Nel 1551 il ‘popolo’ di S. Romolo conta 343 anime. In quell’anno viene rifatto l’altar maggiore.

1703 - 1748 (cenni storici carattere generale)

Nel 1703 il priore Francesco Maria Pierallini dedica a S. Antonio da Padova l’altare laterale di destra. Nel 1745 il ‘popolo’ di S. Romolo conta 409 anime. Secondo il Santoni la rettoria di S. Romolo verrebbe elevata a prioria nel 1798, ma la notizia è errata in quanto già nel 1703 il parroco ne risulta essere priore e il Brocchi nel 1748 la nomina come prioria, quando ne è priore don Giovan Domenico Bertini da S. Martino a Castro (Firenzuola). Allora, di fianco alla chiesa, vi esiste la sede della Compagnia di S. Filippo Benizzi e S. Giovanni Decollato (poi dedicata al SS. Sacramento).

1755 - 1766 (cenni storici altari laterali e altar maggiore )

Nel 1755, sempre al tempo di don Bertini, Giovanna, moglie del cavalier Filippo de’ Ginori, proprietari fin dal Cinquecento della vicina Villa di Bivigliano, già castello dei Cattani di Cercina e poi ‘casa da signore’ detta La Torre dei Lotteringhi Della Stufa (che nell’Ottocento sarà dei Pozzolini), fa realizzare i due altari laterali; quello di sinistra è dedicato alla Madonna Regina del Rosario, quello di destra sempre a S. Antonio da Padova. Nel 1766 i Ginori fanno ricostruire anche l’altar maggiore, poi distrutto nel 1966.

1833 - 1847 (cenni storici carattere generale)

Nel 1833 il ‘popolo’ di S. Romolo conta 437 anime, nel 1840 471 e nel 1847 poco meno di 500. Dal 1839 diviene parroco don Orazio Raffini. Nel 1846 egli fa realizzare l’attuale campanile al posto del precedente campanile a vela e la nuova canonica, dopo che la vecchia era stata distrutta da un incendio. Il patronato spetta al granduca “per le ragione del popolo”.

1886  (cenni storici carattere generale)

Nel 1886 risulta essere parroco di S. Romolo don Giuseppe. Allora la parrocchia conta 550 anime.

1905 - XX (vicende conservative intero bene)

Nel 1905 diviene parroco di S. Romolo don Donato Castelli, che vi rimarrà fino al 1962. Egli restaura la chiesa, riportando le murature medievali a vista.

1920  (cenni storici lapide memoriale)

Nel 1920 viene apposta una lapide in arenaria che ricorda i caduti biviglianesi durante la Prima Guerra Mondiale.

1962 - 1993 (cenni storici carattere generale)

Dal 1962 diviene parroco di S. Romolo don Dante Calonaci (n. 1923) da Scandicci, che restaura la chiesa fra gli Anni Sessanta e Settanta (1966-1970). Nel 1966, demolito l’altar maggiore settecentesco, è realizzato il nuovo altare secondo le norme conciliari, opera del biviglianese Dino Nardi, mentre la ditta “Rodolfo Fanfani” esegue la vetrata per l’oculo in facciata con l’immagine di “San Romolo”; viene ricostruito il loggiato antistante . Nel 1970 la parrocchia conta 575 anime. Nel 1978 Pietro Annigoni (1910-1988), su commissione di Amleto Maddali Bongi, esegue il dipinto con “Sant’Antonio da Padova” e nel 1984 quello con la “Madonna che presenta il Rosario”. Nel 1991 diviene parroco don Desiderio Sozzi (n. 1921) da Firenzuola. Nel 1993 la parrocchia conta 650 anime.

2007 - XXI (cenni storici carattere generale)

Nel 2007 il parroco, don Luca Mazzinghi, fa realizzate la sede lignea del presbiterio all’artigiano Fabrizio Boninsegni di Todi. Verso quegli anni è ritrovata, in prossimità della chiesa, una piccola formella di pietra scolpita degli inizi del XIII secolo, raffigurante una “Natività”, ipoteticamente appartenuta ad un antico tabernacolo.
Descrizione

La chiesa di S. Romolo si trova a Bivigliano, frazione del Comune di Vaglia. È ubicata “a mezza costa sotto il Monte Senario verso Ponente, vicino alla grandiosa Villa dei Signori Ginori, detta di Bivigliano [ora villa Pozzolini]” (Giuseppe Maria Brocchi, 1748). Sorge in posizione isolata, ai margini dell’abitato. Il complesso è costituito dalla chiesa e dalla canonica che vi è costruita a tergo. Presso il fianco destro è la torre campanaria ottocentesca. Addossate sul fianco sinistro della chiesa sono quella che un tempo era la sede della Compagnia del SS. Sacramento ed alcune unità immobiliari ad uso abitativo. I rivestimenti esterni di queste ultime e di parte della canonica sono ad intonaco, la facciata, il prospetto destro della chiesa, la torre campanaria, l’abside semicircolare ed il prospetto adiacente della canonica recano invece a vista i conci in arenaria. La facciata è a capanna, la pianta ad aula.
Pianta
La chiesa ha pianta ad aula. Sul lato sinistro della parete absidale è l’accesso alla sagrestia. Mediante una porta posta nella parete sinistra della cappella laterale si accede a quella che fu la sede della Compagnia. Nella parete destra del presbiterio si apre un accesso alla torre campanaria. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 16,30; lunghezza fino all'arco absidale: m 13,50; larghezza della navata: m 6,40.
Facciata e portico
La facciata è a capanna, in conci non isodomi a vista; sul colmo è una croce, in pietra serena, così come la mostra dell’oculo, al cui interno era la vetrata policroma della ditta Fanfani raffigurante “San Romolo benedicente”, recentemente distrutta dalla forte grandinata del 2021. Dal sagrato, lastricato in arenaria ed in forte ascesa, si accede al portico novecentesco che precede la facciata della chiesa e, sul lato sinistro, quella dell’ex sede della Compagnia. Il moderno portico presenta cinque pilastri tuscanici a pianta quadrata in arenaria, come la cimasa del muretto perimetrale. Sotto di esso i rivestimenti del corpo di fabbrica a sinistra della chiesa sono ad intonaco; le mostre delle finestre rettangolari e munite d’inferriata e del portale architravato di accesso all’ex Compagnia sono in arenaria, così come il vecchio fonte battesimale, ora non più in uso ed un tempo collocato all’interno della chiesa. Anche le lapidi presenti nella parete sinistra (in memoria dei caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale e del parroco Donato Castelli, morto nel 1962) sono in arenaria. Il portale romanico d’accesso alla chiesa è architravato e sormontato da una lunetta a pieno centro, recante una Croce a bassorilievo; il portone è ligneo, con semplici specchiature rettangolari nelle ante.
Campanile
Il campanile è a pianta quadrata, con i conci lapidei a vista. La cella campanaria, con quattro fornici centinati qualificati dalle ghiere degli archi a pieno centro in mattoni e con sei campane azionate elettricamente, presenta una copertura a padiglione, dove, sul colmo, è una croce metallica.
Interno
L’interno è a pianta rettangolare, ad aula culminante nel presbiterio che, preceduto da un singolo gradino curvilineo in arenaria, è rialzato e reca al centro la moderna mensa eucaristica in arenaria, poggiante su basamento parallelepipedo, ove, sulla fronte, è scolpita una Croce greca; il tabernacolo trabeato in arenaria è posto sul lato destro ed ha lo sportello in metallo lavorato a rilievo recante il monte con la Croce sulla cima, dalla quale sgorga il ruscello di vita al quale , in basso, si abbeverano due cervi. A tergo è l’abside semicircolare catinata, ove, sopra la sede lignea del 2007, è posta la splendida robbiana tardoquattrocentesca. Sul lato sinistro del presbiterio un’arcata a tutto sesto si apre verso la cappella laterale, ove un tempo aveva sede il fonte battesimale, in luogo del quale è ora posto il “San Giovanni Battista”, scultura lignea policroma attribuita a Francesco da Sangallo. La vicina cappella dell’ex Compagnia è oggi adibita ad uso liturgico; l’altare ivi esistente è in arenaria, come il tabernacolo che vi è posto al centro; sulla parete destra è posto un Crocifisso processionale con croce raggiata settecentesca. I due dossali trabeati d’altare settecenteschi, collocati al centro delle pareti laterali della chiesa, in posizione speculare e privi di mensa, qualificati da lesene tuscaniche laterali, sono in arenaria e recano le opere di Annigoni (“Sant’Antonio da Padova” a destra e “Madonna che presenta il Rosario” a sinistra), dipinte su tavola. In controfacciata la bussola è lignea; sul lato sinistro è un tabernacolo in arenaria, con lo sportello centinato ligneo, ove, nei pressi, era forse un tempo il fonte battesimale. Tutte le pareti interne della chiesa recano a vista i conci in arenaria. La chiesa prende luce dal solo oculo aperto in controfacciata (con una provvisoria vetrata trasparente). La monofora posta nella parete laterale destra è cieca. L'altezza massima della navata è m 8,50, la minima m 7,60.
Elementi decorativi
Pala in terracotta invetriata posta nell’abside; altari laterali settecenteschi; fonte battesimale in arenaria
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è in cotto, con mattoni rettangolari disposti a spinapesce. Anche quella del portico antistante la facciata è in cotto.
Coperture
La copertura dell’aula poggia su tre capriate lignee, con orditura primaria e secondaria lignee e scempiato in cotto. La cappella laterale presenta un tetto a capanna in legno e laterizio. La sede dell’ex Compagnia ha un soffitto piano intonacato e tinteggiato di bianco. Il manto del tetto è in coppi e tegole piane. Il portico ha una copertura a leggio.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1966)
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare completato nel 1962. Rimosso l’originario altare maggiore, al centro del presbiterio è stata collocata una mensa eucaristica in arenaria che consente la celebrazione rivolta verso i fedeli; dimensioni indicative cm 99 x 221 x 100 (h). Altare in pietra serena, con mensa poggiante su basamento a pianta rettangolare ove sul fronte è scolpita una Croce greca. Tabernacolo in pietra serena, con sportello in metallo lavorato a rilievo, posto presso l’arco absidale, sul lato destro del presbiterio. Sede lignea posta la parete absidale, in posizione centrale. Leggio ligneo collocato sul lato sinistro del presbiterio. Fonte battesimale: è in uso un bacile mobile, con vasca in ceramica su base in ferro battuto. Un confessionale ligneo è posto nella adiacente Compagnia.
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