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VIII (origini carattere generale)
Presso la località di Cercina (“Cersino”, “Cersina”, “Cersine”, toponimo noto dal 774, derivante dal nome etrusco di persona Hersinas, documentato in territorio volsiniense, da cui il romano Cersinus, oppure da Kelsina, dalla radice ‘kel-’, elevare, luogo elevato, altura; non attendibili le derivazioni da ‘circulus’, luogo circondato da colline, o da ‘cercius’, vento del nord, luogo dove spira la tramontana) in età romana sorge verosimilmente un “pagus”, lungo il percorso secondario che da “Florentia” e dal terzo miglio della Cassia Vetus (Terzolle) si dirige a nord. A tale periodo appartengono un frammento perduto nel quale Caspia Tertulla e Catina Probus dedicano un’ara (già reimpiegato nel fonte battesimale della pieve) e due frammenti, tuttora custoditi nella sala del refettorio, appartenenti ad un’iscrizione funeraria della Gens Varronia e della Gens Caspia, proprietarie terriere nella zona. Qui forse già dall’VIII secolo esiste una pieve di S. Jerusalem.
880 (primo documento noto carattere generale)
Il primo documento noto sulla pieve di S. Jerusalem a Cercina (“Cersino”) risale all’880 (il Repetti riporta la data errata del 774, confondendo il primo anno del regno d’Italia di Carlo Magno con quello di Carlo III il Grosso), nel quale si riferisce che Rottruda (Rotrunda) di Faraone (Farolmo), vedova di Altiperto (forse antenato dei futuri conti Alberti, noti dal 1002, che controlleranno la montagna bolognese, pratese e fiorentina), volendo divenire monaca, dona al chierico Guidalprando (Wildiprando), fra l’altro, un podere in località Serviano (antico “praedium” romano di un Servius) o Sestriano (“locus qui dicitur Cersino, ubi Setriano vocatur”, vecchio “praedium” di un Setrius nel piviere di S. “Jerusalem sita Cersino”), beni che fino ad allora aveva tenuto “per beneficium” il chierico Ghisulperto (Guidalberto) di Garisindo (forse quel Garisindo di Geifrido da Paperiano, citato nell’882 in una pergamena lucchese).
880 post - X inizi (cenni storici carattere generale)
Alcune fonti ritengono, ma senza fondamento documentario, che il predetto Guidalberto fosse il possessore o uno dei possessori del vicino castello di Cercina (odierna località di Cercina Vecchia, dove gli avanzi del castello e la sua chiesa sono oggi trasformati in un agriturismo), alcuni diritti sul quale sono ceduti al vescovo fiorentino agli inizi del X secolo.
X - 983 (cenni storici S. Jerusalem e le vie romee)
La pieve è posta lungo uno degli assi territoriali provenienti da Bologna, seguito anche da pellegrini diretti a Roma e in Terrasanta, da cui la dedica a S. Pietro e a S. Croce in Jerusalem, una delle sette chiese di Roma facente parte del pellegrinaggio romeo, edificata nel IV secolo su un possesso di S. Elena, madre di Costantino che presso il Santo Sepolcro avrebbe ritrovato la Croce di Cristo. È nuovamente citata nel 983, venendo confermata da Ottone II alla Canonica fiorentina. Dedicazione simile aveva la chiesa posta sul colle del Santo Sepolcro (“Sancti Sepulchri de Jerusalem”) verso Bellosguardo, lungo una delle varie diramazioni della via Francigena e che poi sarà dedicata a S. Vito. Altre dedicazioni analoghe (S. Croce in Jerusalem) si trovano a Buccino (Salerno) e a Pescara, un S. Pietro in Jerusalem è presente a S. Gersolè (Impruneta) e sono sempre connesse a vie di pellegrinaggio romee e per la Terrasanta.
1037 (cenni storici chiesa originaria)
S. Gerusalemme è ancora citata nel 1037 in un privilegio di Corrado II. La chiesa originaria dovrebbe corrispondere all’incirca alle tre campate mediane del più tardo edificio romanico e forse aveva un semplice campanile a vela. Agli inizi dell’XI secolo i ‘cattani’ (signori di un castello vassallo del contado) di Cercina (“vicecomites” degli Alberti di Prato, come i cattani di Combiate e di Montecuccoli, vassalli dei conti Alberti di Mangona?) detengono la giurisdizione del castello (in località oggi detta Cercina Vecchia) e mirano al controllo della pieve lungo lo strategico asse territoriale, contendendolo alla mensa vescovile fiorentina.
1042 (cenni storici carattere generale)
Nel 1042 Waldrada di Roberto (dei Cattani di Cercina e Monteloro?), vedova di Guido e con il consenso del nuovo marito Sigfrido (Sigifredo), figlio di Ridolfo (dei Catellini da Castiglione?) e di Tetberga (o Areberga) di Azzo, vende al figlio di secondo letto Ridolfo di Sigfrido tutti i beni provenientili dal defunto primo marito, tra i quali la “curtis” e il castello “in loco Cersino” (Cercina Vecchia, con la chiesa castellana di S. Margherita (o S. Maria), suffraganea della pieve di S. Jerusalem), dove essa risiede. Non sappiamo se Sigfrido (Catellini?) è da identificarsi o meno come un fratello di quella nobile Ghisla (m. post 1089), figlia di Ridolfo di Geremia e di Tetberga, moglie di Farolfo (detto Azzo) di Pagano di un ramo dei Quona, vicina alla politica filopapalina dei conti di Canossa e "fidelis" dell'episcopio fiorentino, che nel 1067 e nel 1073 donerà molti beni al monastero di S. Pier Maggiore, tra i quali alcuni posti verso Monte Morello e Cercina.
1042 - 1050 (ricostruzione e dedica a S. Andrea intero bene )
Verosimilmente tra il 1042 e il 1050 la Canonica fiorentina, patrona dell’edificio insieme al Capitolo locale dei canonici, con il verosimile ausilio del predetto Sigfrido di Ridolfo e del fratello Bulgaro (dei Catellini da Castiglione?), signori allora del vicino castello di Castiglione (con la chiesa di S. Michele Arcangelo, di probabile origine longobarda), fa riedificare la pieve in forme romaniche, più ampia longitudinalmente e a tre navate con archi su pilastri e tre absidi. Viene eretto anche il campanile in conci d’alberese, mentre la canonica, posta in posizione avanzata rispetto alla chiesa, si trova a destra, distaccata, con un piccolo orto murato posto tergalmente. Forse viene dedicata a S. Andrea, patrono dei Catellini (vivendo essi a Firenze nel ‘popolo’ di S. Andrea in Mercato Vecchio, in una loro “curtis” da prima del 1042), solo con la riconsacrazione, come atto di riconoscenza verso di essi (che comunque non ne risultano ancora essere i patroni).
1050 (cenni storici carattere generale)
Nel 1050 Tetberga di Azzo, vedova di Ridolfo (dei Catellini da Castiglione?) e suocera di Waldrada, dona o è costretta a donare alla Canonica di S. Giovanni a Firenze un possedimento posto a “Cornito prope Cersino”, nel territorio della pieve di S. Jerusalem, con patto che Gherardo di Borgogna, vescovo di Firenze e futuro papa Nicola II (circa 980-1061), o i suoi successori non possano disporre di tali beni donati senza benestare dei canonici della cattedrale. I Catellini (dal nome o soprannome di un Catellus, Catello, cagnolino) da Castiglione, di probabile origine longobarda e consorti degli Alberti, si ritenevano discendenti di Catilina; le loro proprietà si estendono da Montemorello alla Valmarina, fino a Brozzi e all’Arno e continuano ad essere contese loro dai vescovi fiorentini. Parimenti anche Zanobi e Saraceno donano al vescovo Gherardo i loro beni posti entro il castello di Cercina.
1051 (prima citazione - cenni storici pieve di S. Andrea)
Nel 1051 i predetti Sigfrido e Bulgaro del fu Ridolfo vendono tutte le proprietà loro pervenute per via paterna e materna, “curtes”, “sortes” e castelli posti a nord di Firenze, compresi quelli nel piviere di S. Andrea a Cercina (ad eccezione del castello di Castiglione), a Teuzzone di Giovanni, detto Rustico, che nello stesso giorno li rivende, “per prezzo di un monile d’oro del valore di libbre 10”, a Ridolfo di Sigfrido, che, se anche non detiene il patronato della pieve, almeno ha una forte influenza su d essa.
1071 - 1074 (cenni storici carattere generale)
Nel 1071 nel castello di Cercina vive Rolando di Teuderigo (Teodorico, Federigo) con la moglie Berta di Pagano. Rolando è forse da identificarsi con quel Rolando da Cersino cortigiano della contessa Matilde di Canossa (1046-1115) e che l'assiste in vari suoi beneplaciti. Nel 1072 il predetto Rolando e Arlotto o Ariotto di Sichelmo (dei Catellini?) rinunciano alle loro ragioni sul castello di Cercina in favore del vescovo fiorentino Ranieri (m. 1113), come fanno delle loro parti nel 1074 Orlando di Michelone e Adalgitta di Bernardo, che detengono ancora alcuni immobili nel borghetto attorno al castello. Il patronato della pieve spetta sempre al Capitolo della cattedrale fiorentina e al Capitolo dei canonici della pieve stessa (non parrebbe ancora ai Catellini, che pur vi aspirano).
1098 - XII (cenni storici - patronato carattere generale)
Nel 1098 l'arcidiacono del Capitolo della cattedrale fiorentina concede in enfiteusi a Teuzzone di Eppone alcuni beni posti nel ‘popolo’ di S. Andrea a Cercina. Nel XII secolo il patronato della pieve continua ad essere parzialmente tenuto dal Capitolo locale dei canonici, fino alla soppressione di quest’ultimo (“cum vacat, debet reformari per canonicos et rectores ecclesiarum plebatus et dominus episcopus habet duas voces in electione”: l’elezione del pievano spetta ai canonici, ai rettori delle chiese suffraganee e al vescovo).
XIII - XIII ( nuova costruzione cella campanaria)
Nella prima metà del Duecento viene eretta la nuova cella campanaria, in aggetto rispetto alla canna, da maestranze comacine, in forme simili a quelle (ma gotiche trecentesche e più elaborate) della chiesa di S. Maria Maddalena a Ospedaletto di Ossuccio (Lago di Como) e con bifore in ogni faccia. Tali maestranze verosimilmente giungono a Cercina tramite l’importante asse territoriale che proviene da Bologna e dal quale transitano anche pellegrini romei. La cella in aggetto ha lati riscontri formali, come osservò la Berti Toesca, con le più tarde torri civili trecentesche, sia delle cinte murarie urbane che di quelle dei palazzi pubblici, dalla Torre di Arnolfo a Firenze (circa 1310) alla Torre del Mangia, con il coronamento in aggetto su beccatelli prima della cella campanaria, ideato da Lippo Menni (m. 1356) attorno al 1341.
XIII - XIII (cenni storici carattere generale)
I Catellini adottano lo stemma ‘parlante’ di uno “scudo spaccato, al primo di rosso, al secondo d'argento ai tre cani rampanti di rosso disposti 2-1” (Catellini da “catuli”, cuccioli), documentatoci in un sigillo del figlio di Taddeo di Tieri, Matteo Filitieri.
1219 (cenni storici carattere generale)
Nel 1219 il vescovo Giovanni da Velletri (m. 1230), appellandosi ai vecchi privilegi, contesta la proprietà del castello di Cercina ad Alberto Catellini, giudice, ma non parrebbe il patronato della pieve, che allora forse ancora non spetta alla famiglia.
1230 circa - 1249 (sepolture dei Catellini interno chiesa)
Nel 1249 i Catellini realizzano nella chiesa una loro prima sepoltura. L’arca, tuttora esistente, spetta a Taddeo di Tieri di Dietisalvi dei Catellini, capostipite del ramo dei Filitieri (“filii Tieri”), e ai suoi discendenti riporta tale data (“S[epulcrum] Taddei Tieri Dietisalvi [et] filior[um] an[no] D[omini]MCCXLVIIII”). In realtà il monumento è posteriore a tale data (e, secondo taluni, anteriore al 1315). L’altro fratello di Taddeo, Guido, nella prima metà del Duecento aveva aggiunto al cognome Catellini quello “da Castiglione”. Dai figli di Tieri di Dietisalvi Catellini da Castiglione discenderanno i pievani di Cercina del Quattrocento-Cinquecento.
1240 circa (cenni storici, realizzazione statua lignea)
econdo la leggenda, nel 757 (quando è eletto papa Paolo I, vicino ai Franchi e che combatte l’iconoclastia dell’imperatore di Costantinopoli Costantino V) un cardinale legato (cioè inviato dal pontefice) di nome Andrea, diretto da Roma in Francia tramite Bologna, lascia alla pieve una statua lignea della “Madonna con il Bambino”, che proverrebbe da Costantinopoli, ritenuta miracolosa. In realtà, la statua, ancora di parziale derivazione ‘statica’ bizantina ma di manifattura romanica toscana (forse aretina) od umbra, vicina al gruppo di Madonne di prete Martino (fine del secolo XII), dovrebbe risalire agli inizi del Duecento, più probabilmente attorno al 1240.
1250 - 1277 (cenni storici carattere generale)
I Catellini sono coinvolti come ghibellini nelle vicende del 1250-1268 e infine Lancia “de' Cattani da Castiglione e da Cersino”, che aveva combattuto nella battaglia che “fece l’Arbia colorata in rosso” (Dante), è esiliato da Firenze nel 1268. Nel 1276-1277 la pieve paga 12 libbre d’argento di decima vaticana.
1278 - 1280 (cenni storici carattere generale)
Tieri (Lottieri) di Dietisalvi Catellini da Castiglione e il fratello Dante (Durante), discendenti del precedente Tieri di Dietisalvi, sono attestati come fideiussori e garanti della famosa pace fra i Guelfi e i Ghibellini sancita nel 1280 dal cardinale legato domenicano Latino Malabranca Orsini (circa 1235-1294), che aveva studiato a Parigi, dal 1278 cardinale vescovo di Ostia e di Velletri e attivissimo legato “a latere” di Niccolò III a Bologna e Firenze, autore del carme “De beata Virgine Maria” e della “Prosa de beatae Mariae Virginis”.
1280 - 1285 (acquisizione statua della Madonna)
La statua della Madonna dovrebbe essere giunta a Cercina poco tempo prima del 1285 (il terminus ante quem sono le indulgenze concesse da Onorio IV in quell’anno a chi visitasse l’immagine nella pieve). Forse nella leggenda si adombra una possibile visita del predetto cardinale legato Latino Malabranca Orsini ai Catellini da Castiglione in quel 1280 nel quale egli consacrò vari altari e chiese a Firenze (pose la prima pietra della chiesa di S. Maria Novella) e in altri luoghi della Toscana.
1286 (costituzione Congregazione dei XL Fiorentini)
Forse già nel 1286, al tempo del pievano Corso, si costituisce, tra alcuni artigiani e mercanti della lana di Firenze facenti parte della Compagnia o Potenza del Pantano del ‘popolo’ di S. Lucia sul Prato d’Ognissanti (attivi nei locali ‘tiratoi’ posti lungo il Prato e devoti della Vergine), la Pia Società dei XL Fiorentini, che visitano regolarmente la pieve e curano il mantenimento della “chappella” dove ha sede l’immagine miracolosa della Madonna (l’absidiola di sinistra, che viene affrescata, rimanendo oggi solo un lacerto con una mano benedicente). Lo stemma della Confraternita è un un’aquila che con gli artigli regge in ‘torsello’ (rotolo di tela di lana), desunto da quello dell’Arte di Calimala o dei Mercatanti, cui appartengono gli ascritti e che doveva avere un ruolo di equilibrio tra le fazioni guelfa e ghibellina dopo la pace sancita dal cardinal Latino per sua espressa volontà.
1299 - 1301 (cenni storici carattere generale)
Nel 1299 i Catellini da Castiglione si fanno di ‘popolo’, pur rimanendo invisi al partito popolare. Nel gennaio del 1300 (stile moderno) Dante (Durante) di Dietisalvi Catellini, Pietro e Taddeo, suoi nipoti, figli del rammentato fratello Tieri (Lottieri), s’impegnano con il vescovo fiorentino Francesco Monaldeschi (m. 1301) a ricostruire la chiesa di Castiglione, avendo loro demolito quella precedente per ampliare la propria residenza castellana. La chiesa nuova è ultimata nel 1301, quando pievano di S. Andrea è prete Banco.
1302 circa - 1303 (cenni storici carattere generale)
Nel 1302-1303 la decima vaticana è notevolmente ridotta rispetto a quella del 1277: solo 6 libbre. Questo indica una minor sua ricchezza a quel tempo.
1303 post - 1325 (realizzazione chiostro e refettorio, arca sepolcrale)
Agli inizi del Trecento – sotto la probabile egida dei Catellini da Castiglione, che ottengono nuovo potere quando i Ghibellini risultano vincitori a Montecatini nel 1315 e ad Altopascio nel 1325 – sono creati, di lato alla chiesa, a sud, il chiostro ed il refettorio per la Confraternita dei XL Fiorentini, quest’ultimo impiegato anche per l’amministrazione della giustizia a carattere locale e le riunioni con i rettori delle chiese suffraganee. A tale periodo risale la realizzazione della rammentata arca sepolcrale di Taddeo di Dietisalvi. I caratteri stilistici dei rilievi sulla fronte sono pienamente trecenteschi (una croce greca fiorita fra due stemmi familiari e un angelo ceroforo posto lateralmente), così come le caratteristiche paleografiche dell’epigrafe scolpita sul bordo superiore della sepoltura, denunciando un rifacimento della sepoltura nel XIV secolo da parte dei ‘Filitieri’, figli o nipoti di Taddeo.
1328 - 1376 (cenni storici carattere generale)
Dopo il 1328 i Catellini sono nuovamente esiliati quali ghibellini, perdendo anche il patronato della pieve, il quale passa a Giovanni, Tommaso e Antonio Lippi. Parrebbe, da un documento citato dal Calzolai, che nel 1376 il patronato spettasse nuovamente al vescovo e ai canonici.
1350 circa - 1399 (realizzazione dipinto su tavola)
Nella seconda metà del Trecento, su commissione forse dei Lippi, il Maestro della Pala di S. Niccolò (dalla pala di Barberino Val d’Elsa con la “Madonna con Bambino in trono tra le Sante Dorotea e Lucia”), della cerchia dell’Orcagna, esegue il polittico con la “Madonna in trono con il Bambino tra San Pietro, Sant’Andrea e altri due Santi” (questi ultimi andati poi perduti), già data a un seguace di Nardo di Cione (m. 1366).
1350 circa - XV inizi (realizzazione portici chiostro)
Alla fine del Trecento viene porticato il chiostro. Il primo portico ad essere realizzato, con colonne dai capitelli a foglie d’acqua, è quello lungo il lato settentrionale, tamponando tre monofore della navata destra della chiesa ed in sostituzione di una ipotetica, precedente tettoia. Sotto di esso, agli inizi del secolo seguente, è affrescata una “Tebaide” (da altre fonti data però al pieno Quattrocento e attribuita a Stefano d’Antonio di Vanni). Il patronato nel 1394 diviene in parte di Gherardo e Tommaso di Pazzino (Pazzini, che non pare abbiano alcun legame con i Pazzi) del ‘popolo’ fiorentino di S. Paolo, e nel 1395 di nuovo anche ai Figiovanni, già detentori di vari castelli in Mugello e in Valdarno.
1412 - XV 1°1/4 (istituzione Compagnia, cenni storici carattere generale, patronato)
Nel 1412 il patronato della pieve, oltre che al Lippi e ai Pazzini, spetta ancora agli Adimari e ai Della Greca. Sorge la Compagnia della Scala, poi detta, alla fine di quel secolo, di Maria Assunta e quindi della Madonna della Neve, che ha sede nei sotterranei della canonica, forse originariamente in un ambiente voltato a botte. La pieve conta allora sei chiese suffraganee.
1434 (cenni storici carattere generale)
Nel 1434 i Catellini da Castiglione riacquistano la cittadinanza fiorentina e nello stesso anno Francesco di Dante di Guido Catellini (1415/1420-1484), discendente dal rammentato Tieri di Dietisalvi, lascia Firenze per Mantova, dove governano i Gonzaga, ed entra alla scuola dell’umanista Vittorino da Feltre (1373/1378-1446), rimanendovi fino al 1446.
1442 post - 1449 circa (realizzazione loggiato e opere refettorio loggiato in facciata e refettorio)
Dopo il 1442 ed entro quel decennio sono forse realizzati il loggiato ionico antistante la chiesa ed il raffinato portale (con porte lignee chiodate), attribuiti ad Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano (1412-1462), ed è abbellito il refettorio con il camino, il lavabo (con vasca strigilata, lesene e trabeazione ‘antiquarie’) ed i portali, dati sempre al Buggiano. Se realizzati allora, forse furono cofinanziati dai Pazzini e voluti dal pievano Antonio Picchini, che, almeno stando ad un documento riportato dal Fineschi, lo risulterebbe essere già nel 1450 (IV anno del pontificato di Niccolò V). Antonio di Matteo di Domenico Pichini o Picchini (m. 1467) fu canonico fiorentino dal 1440, vicario generale del vescovo di Fiesole e di quello d’Arezzo, nonché pievano di S. Maria a Montemignaio. Nel 1444 (essendo vicario dell'arcivescovo fiorentino Bartolomeo Zabarella, m. 1445) ha in commenda anche la chiesa di S. Apollinare sull’omonimo colle a Fiesole, restaurandola.
1445 circa - 1449 ante (realizzazione affreschi refettorio e chiostro)
Andrea di Stefano di Vanni (circa 1405-1483) e la sua bottega dipingono gli affreschi nel refettorio (il “Giudizio di Salomone” e l’”Ultima Cena”, già ritenuti di Paolo Uccello, 1397-1475, o di Bicci di Lorenzo, circa 1373-1452) e nei portici orientale e meridionale del chiostro, con “Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento” in raffronto tra loro.
1447 - 1452 (cenni storici carattere generale)
Nel 1447, rientrato a Firenze, il predetto Francesco di Dante Catellini, umanista, conte palatino, amico di Marsilio Ficino e del noto pievano Arlotto Mainardi (1396-1484), ottiene, grazie a Giovanni di Cosimo de’ Medici, la cattedra di greco presso lo Studium fiorentino. Nel 1448 riceve gli ordini dal vescovo S. Antonino e diviene sacerdote verso il 1450. Nel 1452 Francesco di Dante ottiene la pieve di S. Appiano in Valdelsa; molto probabilmente è in stretti rapporti con il cugino Francesco di Bernardo di Guido Catellini da Castiglione, nuovo pievano di Cercina da poco prima del 1452, sostituendo il Picchi. Solo ipoteticamente quest’ultimo è da identificarsi con quel Francesco da Castiglione del quale Cristoforo Landino, in due carmi anteriori al 1444, elogia le doti poetiche, verosimilmente il medesimo cui dedica un'elegia anche Naldo Naldi, esaltandolo come "doctus poeta".
1450 (cenni storici carattere generale)
La notizia secondo cui nel 1450 sarebbe divenuto pievano Ugolino di Niccolò Martelli, che vi sarebbe rimasto fino al 1498 e che avrebbe scritto nel 1488 una cronaca (“Ricordanze”), nella quale si rammenta l’arrivo della statua della Madonna a Cercina, è errata, confondendolo con un suo figlio, Lodovico. Ugolino di Niccolò di Ugolino di Martello Martelli (1400-1484), che terrà il libro di “Ricordanze” familiari dal 1432 al 1482, nel quale annoterà le principali vicende pubbliche e private che ebbero come protagonisti i membri della famiglia, fino alla morte ricoprirà vari uffici (fu gonfaloniere di Giustizia, degli Otto di guardia, dei Sedici e dei Dodici Buonuomini, vicario del Mugello e capitano di Pistoia, Pisa e Arezzo). Apparteneva all’Arte di Calimala o dei Mercatanti e fu ipoteticamente, al massimo, membro della Congregazione dei XL Fiorentini.
1452 (cenni storici carattere generale)
Nel 1452 il pievano Francesco di Bernardo Catellini ospita il vescovo S. Antonino Pierozzi (1389-1459) in visita pastorale, che soggiorna nel vicino castello della famiglia, allora residenza del fratello di Francesco, Dante (m. 1469), e per intercessione del quale Dante e la moglie, Marietta di Ruberto di Bonaccorso Pitti (altre fonti riportano erroneamente Picchi), sposata nel 1447, otterrebbero la grazia di poter avere sette figli, dei quali il primogenito sarà Guido. Il cugino del pievano, Francesco di Dante da Castiglione, nella vita del santo vescovo scritta del 1461, ricorda come “ea, quae multos annos apud virum suum sterilis fuerat, ipso adhuc vivente archiepiscopo, mares ac feminas, eosque venustos, coepit filios procreare” (“Marietta, che era vissuta sterile accanto al marito per molti anni, finché visse lo stesso arcivescovo Antonino, iniziò a procreare figli maschi e femmine ed anche belli”).
1452 post - 1466 ante (realizzazione opere scultoree e affreschi refettorio)
Secondo altre fonti i lavori al refettorio sarebbero da ascriversi, forse su commissione di Francesco di Bernardo Catellini (del quale è ignota la data di morte ma antecedente al 1466) o del successore, parrebbe di nuovo Antonio Picchini, ad un artista vicino a Francesco di Simone Ferrucci (1437-1493) o a Pietro di Cecco, comunque a maestri attivi nel cantiere della Badia Fiesolana tra il 1460 e il 1463. Altri avvicinano tali manufatti alla bottega di Giuliano da Maiano (1429/1432-1490), che identificano pure come autore di un cassone ligneo intarsiato presente nella stessa sala. Egli è l’architetto-scultore-‘legnajolo’ prediletto dai Pazzi (palazzo Pazzi, costruito da Jacopo d’Andrea de' Pazzi, portico della cappella nel primo chiostro di S. Croce, e villa di Montughi). In tal caso, sovrastando l’affresco con il “Giudizio di Salomone” la pietra del camino, o il solo camino è antecedente e di altro scultore o gli affreschi di Stefano d’Antonio sono da postdatare di dieci-venti anni.
1460 - 1462 (cenni storici carattere generale)
Dal 1460 Francesco di Dante Catellini sarà incorporato nel Collegio dei teologi di Firenze, dal 1461 diverrà canonico della cattedrale e dal 1462 anche di S. Lorenzo. Fu anche protonotaro apostolico e vicario capitolare di Pisa. Nel 1462 i Catellini ottengono il loro primo priorato a Firenze.
1466 ante - 1469 (cenni storici carattere generale)
Nel 1466 risulta oramai di nuovo (e già da vari anni) pievano di S. Andrea Antonio Picchini, allora è vicario capitolare e generale di Firenze. In quell’anno egli risulta aver fondato il romitorio dei Santi Girolamo e Maria Maddalena su un terreno di proprietà della pieve e di aver precedentemente speso di proprio ingenti somme per “riparare e edificare” beni della pieve, aumentandone le rendite. Anch’egli fu amico del noto pievano Arlotto Mainardi. Secondo il Carocci, il patronato della pieve di Cercina torna ad essere esclusivamente dei Catellini da Castiglione nel 1467, forse in occasione della morte del pievano Antonio Picchini, ma la notizia parrebbe errata, riportando già il Fineschi un documento nel quale tale patronato tornerebbe ad essere dei Catellini, su loro richiesta, solo nel 1478. Alla morte nel 1469 di Dante di Bernardo Catellini, fratello del defunto pievano, i suoi sette figli, tra i quali Guido, sono adottati dal cugino Francesco di Dante.
1473 circa (realizzazione affresco absidiola di destra)
Verso il 1470-1473 sono intonacare contemporaneamente le due absidiole laterali. Nella “cappella” di sinistra trova sede la statua lignea della Madonna, mentre l’absidiola di destra è affrescata forse nel 1472-1473, su ignota commissione (dei Catellini, pur non essendo allora patroni, con l’interessamento sempre di Francesco di Dante Catellini, oppure del nuovo pievano di allora?), da Domenico Ghirlandaio (1448-1494) con i “Santi Barbara, Antonio Abate e Girolamo” entro nicchie illusorie separate da lesene corinzie e strigilate dipinte, che altre fonti però datano a dopo il 1481 (ma tale tesi non è in genere condivisa). Le figure dipinte dal giovane Ghirlandaio sono influenzate da precedenti dipinti del Verrocchio, di Cosimo Rosselli e di Domenico Veneziano. Il padre di Domenico allora possiede una casa e un podere nel vicino ‘popolo’ di Cercina Vecchia.
1478 (cenni storici - patronato carattere generale)
Nel 1478, l’anno della congiura dei Pazzi e della loro condanna, Sisto IV impone ai Catellini, per divenire nuovamente patroni della pieve, di spendere, “a beneficio di essa”, 150 fiorini d’oro. Tra i testimoni chiamati in causa dai Catellini per dimostrare i loro antichi diritti di patronato sulla pieve era stato sentito anche Arlotto Mainardi, come si è detto amico di Francesco di Dante Catellini. Non sappiano se allora sia già pievano Lodovico Martelli.
1478 post - 1485 circa (modifiche architettoniche navatelle, cappelle in testata)
Tra il 1478 ed i primi anni Ottanta del Quattrocento il pievano di allora fa ribassare l’ultima campata delle navate di destra e di sinistra (cappella della Madonna) mediante volte a crociera. Forse in tale periodo la canonica viene ampliata verso est. Chi ha riferito i predetti lavori scultorei nel loggiato e nel refettorio a dopo il 1478 ritiene che questi siano vicini alla bottega di Giuliano da Maiano e siano stati sempre finanziati dai Catellini (ipotesi che non ha trovato seguito).
1484 ante (cenni storici interno - affreschi )
Prima del 1484 Francesco di Dante Catellini commissiona per la pieve di S. Appiano vari affreschi ad un pittore ghirlandaiesco (forse Filippo di Antonio Filippelli, 1460-1506), che esegue pure un “Sant’Antonio Abate” in parte raffrontabile con quello di Cercina, ma soprattutto posto tra lesene corinzie simili a quelle presenti a S. Andrea, tanto da poter supporre un’influenza, voluta dal Catellini, dell’affresco di Cercina su quelli di S. Appiano.
1486 ante - 1496 (cenni storici carattere generale)
Certamente prima del 1486 era divenuto pievano Lodovico Taddeo di Ugolino Martelli (1451-1496), che da quell’anno inizia a scrivere le sue “Ricordanze”, nelle quali, all’anno 1488, si narra per la prima volta la leggenda dell’arrivo della statua della Madonna a Cercina, attingendo alla tradizione orale dell’epoca. Egli, canonico della cattedrale fiorentina dal 1466, aveva studiato diritto canonico a Pisa e a Bologna, raggiungendo il dottorato nel 1476. Nominato protonotaro apostolico nel 1477 da Sisto IV, nel 1478 era divenuto vicario capitolare di Pisa. Oltre a quello della pieve di Cercina, ottenne moti altri benefici, tra i quali quelli di S. Paolo in Rosso (Gaiole in Chianti) dal 1480 e di S. Michele Arcangelo a Sereto (Cavriglia) e delle abbazie di S. Ermete in Perticaia (Rignano sull’Arno) e di S. Michele alla Verruca (Vico Pisano).
1499 - 1502 (cenni storici carattere generale)
Nel 1499, oramai morto da due anni il pievano Lodovico Martelli, Alessandro VI invia una lettera ai Capitani di Parte di Firenze, esortandogli affinché la pieve di S. Andrea si conceda un commenda al cardinale spagnolo Bartolomé di Meteu Martinez (Bartolomeo Martini, circa 1435-1500), vescovo di Segovia e di Bagnoregio, cardinale camerlengo del Sacro Collegio di Santa Romana Chiesa, e non a Francesco Catellini da Castiglione (1456-1522), uno dei figli del predetto Dante di Bernardo e nipote del pievano Francesco di Bernardo, che l'aveva già richiesta in beneficio, essendo curato di S. Martino a Bugliano, chiesa suffraganea della pieve. La richiesta, forse per la morte del cardinale nel 1500, non ha seguito e nel 1502 risulta essere pievano Francesco di Dante Catellini, quando Alessandro VI lo definisce “familiaris noster”, stabilendo un’indulgenza per chi aiuti il pievano a restaurare, ricostruite e adornare la cappella della Madonna.
1503 circa - 1517 (cenni storici – inventario carattere generale - intero bene)
Agli inizi del Cinquecento viene concesso dal pievano Francesco di Dante Catellini da Castiglione un consono ambiente dove i confratelli della Compagnia della Madonna della Neve possano riunirsi, da identificarsi forse (almeno come sala per i pranzi) con la sala del refettorio, già della Congregazione dei XL Fiorentini, dove si raduna il ‘magistrato’ con gli ‘operai’. Nel 1516 Leone X de’ Medici visita la pieve, essendone sempre pievano Francesco da Castiglione, allora segretario del papa, e nel refettorio sono appesi due scudi con l’arme papale. Nel 1517 è stilato un inventario di tutti i beni della pieve. Allora sull’altar maggiore si trovano due statue in terracotta raffiguranti “Angeli” e presso la statua della Madonna vi è un ricco suo corredo di oggetti sacri.
1519 (cenni storici carattere generale)
Nel 1519, in seguito alla richiesta già avanzata ad Alessandro VI nel 1496, alla morte del pievano Martelli, da Francesco di Dante Catellini, quando era rettore di S. Martino a Bugliano, sono uniti alla pieve, su autorizzazione di Leone X, la chiesa medesima e il romitorio dei Santi Girolamo e Maria Maddalena, fondato nel 1466 e annesso a quest’ultima fin dal 1500, per volere di Alessandro VI e su richiesta dello stesso rettore Francesco Catellini. Allora la pieve ha una rendita annua di 66 fiorini d’oro.
1522 - 1537 (cenni storici carattere generale)
Alla sua morte nel 1522, il pievano Francesco di Dante Catellini è sostituito nel reggimento della pieve dal nipote Giovan Battista, figlio del fratello Guido. Allo scadere del 1530 Bernardo di Dante da Castiglione, fratello del defunto pievano Francesco e filosavonaroliano, essendo stato della fazione degli Aditati e valoroso filorepubblicano durante l’assedio di Firenze, è condannato a morte, mentre l’altro fratello di Bernardo e di Francesco, Guido (che era stato l’ultimo priore di Firenze appartenente a tale famiglia), con il figlio Dante (n. 1503), è esiliato. Il pievano Giovan Battista viene imprigionato nella sua stessa pieve. I beni della famiglia vengono sequestrati. I Catellini da Castiglione riottengono la cittadinanza solo nel 1537.
1551 - 1561 (cenni storici carattere generale)
Nel 1551 il ‘popolo’ di S. Andrea conta 342 anime. Nel 1561, su richiesta del pievano commendatario di S. Andrea, Giovan Battista Ricasoli (1504-1572), già vescovo di Cortona e dal 1560 di Pistoia, è riunita alla pieve la chiesa di S. Maria a Starniano, già di patronato dei Catellini, ma ricaduta in parte sotto il patronato dei Capitani di Parte Guelfa ed in parte del duca Cosimo de’ Medici, dopo che essi erano stati dichiarati ‘ribelli’ nel 1530.
1562 - 1579 (cenni storici carattere generale)
Nel 1562 alcuni membri della Congregazione dei XL Fiorentini (un mugnaio, un materassaio, un “funajolo” e dei “filatojai”) donano alla chiesa un’acquasantiera marmorea. Dopo il 1564 i confratelli della Compagnia della Madonna della Neve contribuiscono a pagare la ripavimentazione della chiesa ed ottengono dal nuovo pievano, Bartolomeo Dietisalvi Neroni, un terreno ad oriente della chiesa e a ridosso del presbiterio, a quota inferiore, dove realizzare la nuova loro sede, con l’obbligo di dare al pievano due libbre di cera bianca l’anno. Lo stesso pievano fa realizzare il pulpito ligneo, dove fa apporre il proprio stemma familiare (“di rosso, allo scaglione di vaio”). Nel 1568 sono rinnovati i Capitoli della Compagnia della Madonna della Neve. Nel 1579 è realizzata una seconda acquasantiera in marmo per la pieve.
1565 circa - 1585 circa (rifacimento e affreschi cappella della Madonna)
Fra la fine degli anni Sessanta e la metà di quelli Ottanta del Cinquecento, su commissione forse del Catellini da Castiglione, uno dei pittori dello Studiolo di Francesco I, forse Giovan Battista Naldini (1535-1591) o Girolamo Macchietti (1535-1592), e alcuni aiuti di Bernardino Poccetti (1548-1612) o di Giorgio Vasari (1511-1574) affrescano la cappella della Madonna con “Storie della Vergine” in quattro ovali nelle vele della crociera, una “Santa Caterina d’Alessandria” e un’“Adorazione dei Magi” sulla parete sinistra (già data al Poccetti), con incorniciature a grottesche. La statua della Madonna è posta entro un tabernacolo ligneo intagliato e dipinto e viene realizzato un altare a muro sempre in legno, tamponando parzialmente l’absidiola, il cui settore superiore, parimenti tamponato, riceve nella lunetta, cosi formatasi tra la ghiera dell’arco e un sottostante architrave in pietra, l’affresco raffigurante un drappo con un pendaglio centrale.
1590 - 1599 (realizzazione affreschi facciata)
Nell’ultima decade del Cinquecento il corteo papale di Leone X del 1516 è ricordato in un affresco tardomanierista nella facciata della chiesa, sotto il portico, traslato nell’immagine dell’“Arrivo a Cercina della statua della Madonna portata dal Cardinal Legato” nel XIII secolo. Contemporaneamente sono affrescate, sempre in facciata e su probabile commissione dei Catellini, anche “Storie di Sant’Andrea”, attribuibili ancora una volta ad un artista gravitante attorno alla corte medicea.
1600 circa - 1619 (varie opere murarie intero bene)
I lavori alla cappella della Madonna si concludono solo nel secolo seguente, coinvolgendo anche Pietro Strozzi e Lorenzo Catellini da Castiglione. Ai lavori eseguiti in quegli anni nel complesso partecipano maestranze romagnole. Nel 1609 il pievano Antonio (Antonino) Catellini fa costruire un portale frontonato sotto il portico del chiostro e che immette in chiesa (ora tamponato). Tra il 1615 ed il 1619 Bernardo Catellini da Castigliane fa eseguite a sue spese varie opere murarie ed il nuovo portale centinato che dà accesso al chiostro, sormontato da una tettoia, che compare nella veduta del complesso della pieve in una lunetta del chiostro di S. Antonino nel convento di S. Marco a Firenze, attribuita alla scuola di Bernardino Poccetti. Nella volta dell’androne del nuovo collegamento con il chiostro Bernardo fa apporre un tondo in terracotta invetriata raffigurante lo stemma familiare.
1628 - XVIII metà (sopraelevazione canonica, nuovo fonte battesimale canonica e chiesa)
Verso il 1628 il pievano Damiano “de Toso” (Tosi?) fa sopraelevare il corpo di fabbrica meridionale della canonica, alla quale è aggiunto anche un ambiente con un lavabo in pietra; la data del 1628 è scolpita nel portale trabeato che immette alla nuova scala. In fondo alla navata di sinistra nel 1633 è collocato un nuovo fonte battesimale. Nel 1639 il cavaliere di S. Stefano Cosimo di Vieri Catellini da Castiglione (1573-1648, senatore dal 1622) fa restaurare il refettorio, che presenta cenni di cedimento statico. Egli verrà sepolto nella pieve entro il monumento sepolcrale realizzato nel 1648. Allora la Congregazione dei XL Fiorentini si raduna nella propria sede, posta a sud della canonica originaria.
1666 - XVIII iniz (cenni storici carattere generale)
Nel 1666 viene sepolto in chiesa il cavaliere Bernardo, figlio del predetto senatore Cosimo da Castiglione, prefetto di Ferdinando II, il cui fratello Vieri (1618-1701), marchese di Cavacurta e Binaga nel Milanese, è consigliere di stato dello stesso granduca, lo sarà pure di Cosimo III e verrà parimenti sepolto nella pieve di Cercina. Nel 1674 si costituisce la Compagnia di S. Antonio Abate. Nel 1677 è inumato nella pieve pure l’altro figlio del senatore Cosimo, Dante (1621-1677), militare e maestro di camera del granduca. Tra Seicento e Settecento i Marzi Medici posseggono o detengono a livello vari beni nel ‘popolo’ di S. Andrea a Cercina, dove hanno pure un oratorio. In quel tempo è pievano di S. Andrea don Donato Bartolini Baldelli (m. 1707), la cui famiglia allora possiede il castello di Montozzi (Pergine Valdarno).
1702 - 1724 (realizzazione tombe e affresco interno chiesa, controfacciata)
Nel 1702 Cosimo del cavaliere di S. Stefano Bernardo di Cosimo da Castiglione (1651-1709) fa realizzare il sepolcro terragno marmoreo per la figlia Sofia Maria e poi anche quello per la moglie, Anna Maria Maddalena di Leone Stozzi, e per se stesso, la cui lapide è apposta nel 1719 dal figlio Dante. Nel 1707 muore don Bartolini Baldelli. Nella prima metà del Settecento è affrescato, presso il fonte in controfacciata, un “Battesimo di Cristo”, ispirato al soggetto omonimo primosecentesco conservato nella Galleria Corsini di Firenze ed attribuito ad Agostino Ciampanelli (1565-1630), un allievo di Santi di Tito. Nel 1724 il pievano di Cercina Francesco Maria Conti dedica al cavalier Dante Antonio Catellini da Castiglione, marchese di Cavacurta e Binaga (iscritto all’Accademia delle Arti del Disegno dal 1708 al 1765), il libro “Notizie istoriche della miracolosa immagine di Maria Vergine di Cercina”, prima opera nella quale viene edita la leggenda della statua miracolosa.
1731 - 1784 (interventi di restauro sede della Compagnia)
Tra il 1731 ed il 1784 viene più volte restaurata la sede della Compagnia della Madonna della Neve e nel 1767 Francesco Tosi fa realizzate a sue spese la cucina per i confratelli, di lato alla sede medesima. Nel 1745 il ‘popolo’ di S. Andrea conta 359 anime Dal 1761 è pievano Giuliano Gaetano Serravalli (Seravalli), che nel 1762 fa realizzare una campana per il campanile. Il polittico trecentesco, ridotto a trittico, viene trasformato in una tavola rettangolare, aggiungendovi l’immagine di alcuni cherubini. Nel 1774 il ‘popolo’ di Cercina conta 219 anime.
1780 - 1786 (cenni storici – soppressione Compagnie carattere generale)
Attorno al 1780 la chiesa di S. Margherita a Cercina Vecchia è unita alla pieve (si sono ancora conservati i “Saldi del popolo di S. Margherita a Cercina Vecchia” dal 1555 al 1774). Nel 1785 vengono soppresse da Pietro Leopoldo la Compagnia della Madonna della Neve e la Congregazione dei XL Fiorentini, ma nel 1786 la seconda si ricostituisce in forma privata tra alcuni ex ascritti, avendo sede in alcune stanze loro locate dal pievano Serravalli.
1791 - 1795 (modifiche e ricostruzione della scarsella presbiterio e sede della Compagnia)
Nel 1795 viene posta una lapide che rammenta le indulgenze per chi visita la cappella della Madonna. Nell’ultimo decennio del secolo e prima del 1795 il Serravalli fa demolire l’abside romanica centrale e ricostruire la nuova scarsella, ponendo sul fondo il sepolcro secentesco di Bernardo da Castiglione; è innalzato il nuovo altar maggiore marmoreo, preceduto da una balaustra parimenti in marmo. I lavori sono sostenuti economicamente in larga parte dalla Congregazione dei XL Fiorentini, che, in seguito a ciò, acquisisce il diritto all’affitto perpetuo della propria sede. Il pievano fa rifare anche la sagrestia (attigua all’absidiola di sinistra), come viene ricostruita pure la sede della Compagnia della Madonna della Neve, dotandola di una sua cappella posta sul retro della scarsella e munita di una controsoffittatura a volta in stuoia di canne (ov’è dipinta un’“Assunta con Angeli”) e di un altare in stucchi marmorizzati, con due gradi ed il tabernacolo ligneo.
1791 - 1797 (cenni storici – ripristino Compagnie carattere generale)
Le Compagnie della Madonna della Neve e dei XL Fiorentini (connessa sempre alla Compagnia del Pantano) sono ripristinate rispettivamente nel 1791 e nel 1797, quando in chiesa esiste anche quella del Rosario.
1806 - 1814 (acquisizione Crocifisso cinquecentesco presbiterio)
Nel 1810, al tempo del pievano Francesco Pieri (divenuto tale nel 1806), viene posto sull’altar maggiore un Crocifisso cinquecentesco proveniente dalla soppressa chiesa di S. Jacopo in via Ghibellina a Firenze. Nel 1814 il Pieri organizza una solenne festa, addobbando la chiesa ed il loggiato con stoffe di seta ed arazzi, per ringraziamento di “essere stati liberati dal crudo Governo de’ Francesi”.
1825 - 1827 (lavori di ristrutturazione sedi Compagnie laicali)
Nel 1825, al tempo sempre del pievano Pieri, sono intrapresi vari lavori di ristrutturazione e di ampliamento alla sede della Congregazione dei XL Fiorentini (con un nuovo ambiente per la cucina) e alla canonica (settore ad oriente della sede della predetta Congregazione, attorno ad una chiostrina). Viene di nuovo modificata la cappella della Madonna in chiesa, con l’addizione, forse allora, di decorazioni a candelabri neorinascimentali e la creazione di un ingegnoso meccanismo che permette di spostare la teca con la statua in occasione delle processioni. Nel 1827 viene restaurata anche la sede della Compagnia della Madonna della Neve.
1833 (cenni storici carattere generale - parrocchia)
Nel 1833 diviene pievano don Angelo Pasquale Ringressi (m. 1848); allora il ‘popolo’ della pieve conta 421 anime.
1834 (rifacimenti e “ammodernamenti” stilistici interno chiesa e loggiato)
Nel 1834, grazie alla raccolta di 580 scudi, don Ringressi “ammoderna” la chiesa, che viene inaugurata solennemente nel luglio di quell’anno. Le navate sono “stojate” e quella mediana riceve una falsa volta a botte in incannucciato. Sono tamponate le monofore laterali e l’oculo in facciata, dove è aperta una grande finestra centinata. L’absidiola di destra viene parzialmente tamponata e nel settore superiode è collocata una statua di “San Giuseppe”; tutto l’interno viene intonacato. Nella scarsella è collocato un coro ligneo e una cantoria parimenti lignea e dipinta con l’organo, spostando il polittico trecentesco nella sede della Compagnia della Madonna della Neve. Il fonte battesimale viene traslato dalla navata di sinistra a quella di destra, entro una nicchia già contenente l’arca sepolcrale dei Catellini da Castiglione. Le murature del loggiato antistante la facciata ricevono decorazioni geometriche.
1835 - 1840 (tamponatura monofore lavori architettonici campanile e canonica)
Tra il 1835 ed il 1840 il pievano Ringressi fa tamponare le monofore del campanile per motivi statici, realizza un nuovo ambiente “a uso di salotto” in canonica, fa costruire una casa per il contadino, posta “sul loggiato per la parte del granaio”, e ristruttura la sagrestia presso l’absidiola di sinistra della chiesa.
1845 - 1849 (scialbatura affreschi e restauro refettorio chiostro e refettorio)
Nel 1845 il ‘popolo’ di S. Andrea conta 485 anime e nel 1847 500. Alla morte del Ringressi nel 1848, diviene pievano di Cercina don Pietro Micheletti, che, in seguito alla perizia dell’ingegner S. Del Campo del 1849, fa restaurare la sala del refettorio, che presenta alcuni dissesti statici, e fa imbiancare gli affreschi del chiostro, allora ormai in cattive condizioni. Sempre nel 1848 sono riscritti i Capitoli della Congregazione dei XL Fiorentini; in quel tempo si ritiene che la statua della Madonna sia di terracotta e non lignea com’è invece nella realtà. In quegli anni vi esiste solo la Compagnia della Madonna della Neve, almeno l’unica citata dal Santoni.
1861 - 1886 (costruzione nuovo altare cappella della Madonna)
Nel 1861 il pievano Micheletti fa ricostruire in pietra e marmo l’altare della Madonna (al posto del precedente, ligneo) e, secondo talune fonti, è lui a far apporre le rammentate decorazioni neorinascimentali attorno al vano del tabernacolo. Nel 1870 è sepolto nel cimitero della pieve Giovanni di Dante Catellini da Castiglione, ricordato nella chiesa da una lapide apposta dai figli. Dopo la morte di don Micheletti nel 1873 (ma nella “Statistica ecclesiastica d'Italia” di Giuseppe Bertolotti del 1886 è rammentato sempre lui come pievano), nel 1886 è apposta una lapide nella sede della Congregazione dei XL Fiorentini in ricordo del sesto centenario della sua fondazione. In quell’anno la parrocchia di S. Andrea conta sempre circa 500 anime.
1895 - 1920 (restauro per danni da eventi sismici intero bene)
Dopo il terremoto del 1895 sono eseguiti alcuni restauri, al tempo del pievano Bernardo Galeotti. Agli inizi del secolo sono riscoperti gli affreschi del chiostro. Nel 1911 viene trafugato dalla sede della Compagnia della Madonna della Neve il polittico trecentesco, che però è ritrovato dopo tre giorni e collocato nella sala del refettorio. Dopo l’altro terremoto del 1919 sono eseguiti vari interventi di restauro alle strutture murarie: sono apposti tre contrafforti alla parete esterna meridionale della sala del refettorio, dove è realizzato un terrazzino su un solaio a voltine; viene dimezzata in elevazione l’altezza della cucina della sede della Compagnia della Madonna della Neve per creare un fienile con accesso dall’esterno, con solaio sempre a voltine e putrelle. Nel 1920 il pievano don Adolfo Nannini (m. 1944) scrive un libretto sulla pieve e sulle sue leggende.
1923 - 1926 (restauro affresco absidiola di destra)
Nel 1923 è liberato e restaurato l’affresco dell’absidiola di destra (già parzialmente noto al Fineschi e poi al Carocci), che nel 1926 è attribuito da Elena Berti Toesca (1900-1967) al Ghirlandaio, datandoli tra il 1475 e il 1480, datazione poi retrodatata di alcuni anni dalla critica.
1931 - 1933 (restauro stilistico intero bene)
Tra il 1931 ed il 1932, essendo sempre pievano don Nannini, l’ingegner Raffaello Niccoli (che poi sarà Soprintendente ai Monumenti di Verona, Mantova e Cremona, a Siena nel 1942 e quindi a Bologna) esegue i progetti per il restauro di ‘ripristino’ della pieve. Nel 1933 si conclude (o, meglio, si interrompe, a causa di una malattia del parroco) la prima fase dei lavori, che consistono nella stonacatura delle pareti interne e nella demolizione delle controsoffittature ottocentesche. In facciata è chiuso il finestrone centinato e vi si riapre un oculo neoromanico; sono riaperte pure le monofore laterali. È ricostituita una bifora della cella campanaria, reimpiegando una colonnina originaria ritrovata in canonica (ma che talune fonti danno invece come nuova). Il polittico trecentesco viene liberato dalle addizioni settecentesche e ricondotto alla forma di un trittico.
1938 - 1939 (lavori di restauro e ripristini intero bene)
Nel 1938-1939, sotto la direzione sempre del Niccoli, si pone mano al restauro del chiostro, riaprendo un arco che era stato tamponato e sostituendo con una colonna nuova un incongruo pilastro. Inoltre sono parzialmente riaperte (dalla parte esterna) le monofore del campanile. Altri lavori interessano la sala del refettorio, ritrovandone il fregio perimetrale quattrocentesco, il loggiato antistante la facciata ed il presbiterio, dove sono rimossi il coro ligneo ottocentesco e la cantoria con l’organo, rimettendo in luce il monumento funebre secentesco. Viene eliminata la tettoia secentesca sopra il portale d’accesso al chiostro, reputandola un’addizione ottocentesca.
1939 ante - 1939 ante (progetto nuovo altare absidiola destra)
L’architetto aretino Giuseppe Castellucci (1863-1939) disegna un nuovo altare in pietra serena da porsi di fronte all’absidiola destra con il restaurato affresco del Ghirlandaio e, forse, anche la parte superiore neogotica dell’arca primo trecentesca dei Catellini da Castiglione.
1944 (cenni storici carattere generale)
La guerra e la morte del pievano Nannini il 30 maggio 1944, trucidato nel suo studio da una banda partigiana comunista come fascista e cappellano della Milizia dopo l’eccidio nazifascista di Cercina dell’aprile precedente (ma, secondo altre fonti dell’epoca, dalle SS per sospetto aiuto ai partigiani), non consentono la prosecuzione dei restauri. Dopo che don Giulio Facibeni (1884-1958), allora parroco di S. Stefano in Pane, assume ad interim la vicaria e che nel giugno è fucilata a Cercina dai ‘repubblichini’ la nota partigiana di Radio CORA Anna Maria di Paolo Enriques Agnoletti (1907-1944), nel luglio diviene parroco don Pio Manetti.
1946 circa - 1956 (restauro affreschi chiostro e refettorio)
Dopo la guerra, Dino Dini (1912-1989), noto ‘caposcuola’ nel restauro degli affreschi, ed il suo dipendente Alfredo Binazzi restaurano gli affreschi della “Tebaide” nel chiostro e l’“Ultima Cena” nella sala del refettorio. Nel 1955-1956 sono restaurati i locali della Congregazione del XL Fiorentini.
1960 - 1964 (restauro affreschi e dipinto su tavola affreschi)
Nel 1960, essendo sempre parroco don Manetti, è staccato l’affresco della “Natività” nella cappella della Madonna ad opera di Dino Dini e del suo allievo (dal 1959) Guido Botticelli (n. 1939). Nel 1961 il Botticelli esegue lo strappo di quelli quattrocenteschi del chiostro e dell’altro sotto il loggiato, raffigurante l’“Arrivo a Cercina della statua della Madonna portata dal Cardinal Legato”. Nel 1964 Andrea Rothe esegue il restauro del polittico trecentesco e nel 1969 è restaurato l’affresco del Ghirlandaio.
1966 - 1970 (cenni storici carattere generale - parrocchia)
Nel 1966 diviene parroco don Umberto Di Tante (n. 1930) da Brozzi. Nel 1970 la parrocchia di S. Andrea conta 700 anime.
1970 - 1975 (vicende conservative intero bene)
Tra il 1970 e il 1974, sotto la direzione dell’arch. Crudeli della Soprintendenza, è rifatta la pavimentazione della chiesa; nella cappella della Madonna sono eliminati la pavimentazione marmorea settecentesca, la balaustra e l’altare ottocentesco, sostituendolo con quello del Castellucci già di fronte all’absidiola destra; viene tolta la balaustra antistante la scarsella e l’altra di fronte all’absidiola di destra, è demolito il vecchio altar maggiore, realizzandone uno nuovo, conformemente alle esigenze conciliari. Nel 1972 è restaurata la sede dell’ex Compagnia della Madonna della Neve (oratorio, sagrestia, spogliatoi e cucina, eliminando il solaio novecentesco). Altri lavori interessano la facciata della canonica. Tra il 1972 ed il 1975 sono restaurati gli affreschi nella crociera della cappella della Madonna e quello sopra il portale principale, raffigurante il “Martirio di Sant’Andrea”. È nuovamente restaurato il trittico trecentesco, dotandolo di una nuova cornice neutra.
1981 - 1985 (vicende conservative loggiato e cappella della Madonna)
Tra il 1981 ed il 1982 l’architetto Remo Casini (1925-2011) della Soprintendenza ai Monumenti fiorentina restaura il loggiato antistante la facciata della chiesa, ritrovando sulla destra l’arco e gli stipiti dell’originario accesso medievale al chiostro. Nel 1982 sono restaurati gli affreschi parietali della cappella della Madonna. Nel 1984 sono ricollocati sotto il loggiato gli affreschi precedentemente strappati e montati su un supporto e il restauratore Botticelli inizia la pulitura del “Giudizio di Salomone” nella sala del refettorio, conclusa nel 1985.
1985 (cenni storici carattere generale)
Nel 1985 si svolge a Cercina un convegno di studi sulla storia ed il restauro della pieve e nello stesso anno Milo Melani (1924-1988) esegue una “Pietà con la Madonna e la Maddalena” in terracotta
1985 - 1989 (vicende conservative scultura lignea)
Nella seconda metà degli Anni Ottanta, per conto della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Firenze, Barbara Schleicher restaura la statua lignea della Madonna, sotto la direzione di Licia Bertani.
1986 (cenni storici carattere generale - parrocchia)
Nel 1986 il territorio parrocchiale di S. Michele a Castiglione è riunito a quello di S. Andrea a Cercina.
1991 - 1993 (cenni storici carattere generale - parrocchia )
Nel 1991 Camilla Becherini realizza una copia in terracotta della statua duecentesca della Madonna (ora in una nicchia presso il chiostro). Nel 1993 la parrocchia di S. Andrea conta 900 anime; amministratore parrocchiale è don Roberto Tempestini (n. 1951) da Montespertoli, parroco di S. Stefano in Pane.
2001 (cenni storici carattere generale)
Nel 2001 si ritira nell’ex canonica di S. Andrea a Cercina il cardinal Silvano Piovanelli (1924-2016), che era stato arcivescovo di Firenze fino a quell’anno.
2015 (cenni storici carattere generale - parrocchia)
Dal 2015 diviene parroco di S. Andrea il presbitero diocesano don Stefano Naldoni, già viceparroco all’Impruneta. |
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