Notizie Storiche |
XIV (il villaggio portava già il nome di Margherita carattere generale)
“Sulla fine del secolo decimoquarto questo luogo si chiamava borgo della Margarita e faceva parte d'un altro maggior abitato posto in sua vicinanza fra i due rami del torrente Varaita, che era considerato il principal villaggio del Comune… la chiesa parrocchiale di Casteldelfino fu eretta contemporaneamente a quella di Pont verso la metà del secolo decimo quinto” (Allais, 1891, pp. 3-5)
1365 - 1391 (antefatto alla costruzione della chiesa carattere generale)
Dopo i danni già provocati dall’alluvione del 1365, nel 1391 una frana deviò il corso del Varaita che scorre vicino al borgo di S. Eusebio, inondando irrimediabilmente l’abitato. Il castello e la chiesetta di S. Eusebio furono salvi, ma gli abitanti del paese furono costretti a trasferirsi nel vicino borgo chiamato Santa Margherita, dove verso la metà del XV secolo fu eretta la chiesa titolata a S. Margherita vergine e martire (Allais, 1891, p. 135)
XV (ipotesi di costruzione su cappella preesistente intero bene)
E' interessante l’ipotesi di uno studioso riguardante l’edificazione della parrocchiale sul luogo della preesistente cappella del borgo primitivo (De Angelis A., 2001, p. 87)
XV (epoca di costruzione intero bene)
Si può ipotizzare che le parrocchiali di Casteldelfino e di Pontechianale siano coeve, date le numerose affinità architettoniche e stilistiche che intercorrono tra i due edifici. La chiesa di S. Pietro in Vincoli, a Borgata Chiesa, sommersa dal lago artificiale nel 1938, portava la data 1461 incisa sull’ala di un angelo scolpito nell’architrave del portale della chiesa, che venne smantellato e ricostruito dopo il riempimento dell’invaso ed inserito nella facciata della nuova parrocchia di Pontechianale, in frazione Maddalene. Le analogie che legano le due chiese autorizzano pertanto una datazione della parrocchiale di Casteldelfino tra i primi due decenni della seconda metà del Quattrocento. Si ricorda anche la data del 1456 scolpita sull’architrave di morbida pietra giallastra di un portale della canonica di Sampeyre, eseguito nel medesimo stile (Bressy M., 1963, p. 7 e Ottonelli S., 1979, p. 138)
XV (datazione affreschi facciata)
A destra del portale troviamo due riquadri a fresco rappresentanti S. Lucia e S. Chiara (riconoscibile dall’ostensorio in mano) su fondo giallo arabescato, databili alla seconda metà del Quattrocento (Ottonelli S., 1979, p. 140 e Perotti M., 1980, p. 68)
XV (descrizione edificio fine XV secolo interni)
Basandosi sulla lettura delle parti superstiti e sulle più tardive visite pastorali dei vescovi di Torino si può tentare di descrivere l’edificio alla fine del XV sec. La chiesa era a pianta rettangolare con l’abside rivolta verso levante. L’unica navata risultava costituita da due campate con volte a crocera delle quali rimangono ancora, addossati al muro di controfacciata, i resti dei costoloni posati sui capitelli d’angolo. Nel punto d’incontro le due campate poggiavano su capitelli tripartiti, anch’essi in pietra verde, con protomi leonine e protomi umane, ancora visibili, posti sotto la linea di imposta della volta a botte. La porzione centrale di questi ultimi è retta da mensoline; questo particolare permette di ipotizzare la mancanza di sottostanti colonne a fascio addossate al muro; il particolare è confermato dalla presenza degli affreschi del '400 su tutta la superficie del muro della navata, anche nello spazio destinato ad accogliere le colonne (De Angelis A., 2001, p. 87)
XV - 1636 (ciclo di affreschi abside)
L’abside, a pianta quadrata, di dimensioni minori rispetto alla navata, accoglieva l’altar maggiore addossato alla parete di fondo. Su questa si stendevano degli affreschi, parte del più ampio ciclo pittorico che occupava tutta la navata, dei quali non conosciamo il soggetto ma la cui presenza è ancora testimoniata nel 1636 (nella visita pastorale di quell’anno viene rilevato come l’altar non possieda alcuna icona ma sia ornato da affreschi: “nullam habet iconamsed tamen aliquas picturas in pariete”, cfr. Archivio Arcivescovile di Torino, 7.1.11, visita Provana, fol. 316°)
XV - 1636 (ipotesi su campanile originario campanile)
Al di sopra della zona absidale era eretto il campanile, probabilmente del tipo a vela; le corde delle campane scendevano, attraverso fori della volta, direttamente nell’area del presbiterio. Nel 1636 è notato il “fornice altari”, la volta dell’abside, sopra la quale è posto il campanile, interposto (“intermediante”) tra essa e la sagrestia (Archivio Arcivescovile di Torino, 7.1.11, visita Provana, fol. 317°). Queste indicazioni sono però tarde e posteriori ai danneggiamenti cinquecenteschi per cui non è da escludere la presenza in antico di una torre campanaria, anche se di modeste dimensioni. Nella non lontana Sampeyre, dopo i danneggiamenti da parte degli ugonotti del campanile della parrocchiale, le campane erano state collocate su un piccolo campanile a vela eretto in corrispondenza dell’arco trionfale in attesa dei restauri alle strutture lesionate
XV - 1636 (descrizione sacrestia e fonte battesimale)
Addossata al coro era la sacrestia ricordata ancora nel 1636. Il fonte battesimale era collocato sulla sinistra dell’ingresso (De Angelis A., 2001, p. 88)
1421 - 1422 (carte topografiche che non riportano la chiesa carattere generale)
Le tre carte topografiche redatte in occasione della contesa di aree fra il Delfinato e il Marchesato di Saluzzo, risalenti agli anni tra il 1421 e il 1422, non portano tracce della chiesa di S. Margherita, mentre riportano, anche con disegni accurati, la presenza del castello e della parrocchiale di allora, S. Eusebio (Lange A., 2001, pp. 73-85)
1483 (datazione fonte battesimale)
All’interno è sistemato il fonte battesimale, in marmo bianco scolpito, decorato con motivi araldici, tra cui le armi di Francia e del Delfinato. Datato 1483, è un raffinato lavoro attribuito dal Vacchetta ai fratelli Zabreri di Pagliero (val Maira): presenta un calice con tazza poligonale e nodo al centro del fusto come i fonti battesimali di Revello, Elva, Rossana, Sampeyre, Frassino, Dronero e Brondello (n.d.c.)
1504 (datazione ed attribuzione degli affreschi interni affreschi interni)
Il ciclo decorativo, datato 12 ottobre 1504, è opera del pittore Tommaso Biasacci (o Biazaci) di Busca, attivo con il fratello Matteo nella vicina Sampeyre, oltre che in numerose altre località del Piemonte meridionale (n.d.c.)
1546 (pavimento in legno pavimento)
Il pavimento della chiesa era in legno. Nel 1546 il vescovo ordina ai sindaci del luogo di riparare entro sei mesi “postes desticientes (sic) in introitu ecclesiae sanctae Margaritae” (Archivio Arcivescovile di Torino, 7.1.12, visita De Mari, fol. 45b). Con il termine di “postes” si deve intendere l’assito collocato in prossimità dell’ingresso della chiesa (n.d.c.)
1560 - 1579 (cessazione del culto e danneggiamenti intero bene)
E' stato documentato nella Castellata un periodo travagliato di lotte tra cattolici e riformati: nel 1560 cessa del tutto il culto cattolico a Casteldelfino, nel 1579 il castello del paese viene assediato dal Lesdiguiéres, generale dell’esercito ugonotto, e tutte le chiese, compresa S. Margherita, vengono spogliate e profanate (Allais, 1891, p. 273)
1580 (restauri e ricostruzioni intero bene)
“il governatore di Saluzzo… impose ai riformati di evacuare immediatamente tutte e singole le chiese parrocchiali del suo territorio giurisdizionale, delle quali s'erano impadroniti per esercitare il loro culto… richiamò dall'esilio i tre parroci ancora viventi, cioè quello di Casteldelfino, quello di Pont e quello di Bellino [quello di Chianale era stato barbaramente ucciso]” i quali “si restituirono immediatamente alla loro residenza, riconciliarono le chiese, che erano state profanate, vi eressero gli altari, le provvidero degli arredi sacri necessari, le ornarono alla meglio e convocarono il popolo che accorse con giubilo” (Allais, 1891, p. 278)
XVII (presenza di un rosone facciata)
Il portale era sormontato da un rosone, probabilmente simile a quello tutt’ora esistente a Sampeyre, come confermato dalle visite pastorali nel XVII secolo. Tracce del rosone, in pietra verde, si sono riscontrate durante la stonacatura nei recenti lavori di restauro (n.d.c.)
1601 - 1802 (presenza di gesuiti e cappuccini carattere generale)
Nel 1601 i padri della Compagnia di Gesù vengono mandati in missione temporanea nella Castellata e successivamente i padri Minori Cappuccini accettano di fondare la loro missione a Casteldelfino per fronteggiare l’eresia. Continuarono a mantenere qui la loro residenza fino alla soppressione degli ordini monastici nel 1802 (Allais C., 1891, pp. 5-6, pp. 282-284)
1603 (ricostruzione della volta volta)
L’edificio dovette subire danni nel corso delle guerre di religione, in questa circostanza la volta a crocera venne gravemente danneggiata tanto da dover essere ricostruita a inizio ‘600 con la forma della volta a botte. Promotore dell’iniziativa fu fra’ Stefano da Tenda che allora reggeva la missione di Casteldelfino per contrastare la presenza riformata. Nel 1603 “costrusse il volto della navata, alzò il coro ed eresse l’altar maggiore che conserva tuttora la sua forma primitiva, con qualche altare laterale”. Altrove l’Allais precisa che il soffitto della navata era “a solaio”. L’autore non cita le proprie fonti ma sicuramente una di queste è il “Rationarium” del Ferrerio, in esso, però, a questo proposito, è detto solo che fra Stefano restaurò la chiesa riducendola “ad meliorem formam” (M. Ferrerio, Rationarium chronographicum Missionis…, Torino, 1659, p. 345), è probabile quindi che le sue affermazioni siano una personale deduzione (Bressy, 1963, p.6; Allais, 1891, pp. 5 e 287)
1603 (lavori di restauro e costruzione coro ed altari)
Fra' Stefano da Tenda inoltre innalzò il coro ed eresse l’altare maggiore ed alcuni altari laterali (Bressy M., 1963, p. 6; Allais C., 1891, pp. 5 e 287; Ottonelli S., 1979, p. 140)
1603 (ristrutturazioni ed ampliamento volte ed altari)
“fra Stefano da Tenda giunse a Casteldelfino sul finir di maggio del 1603… avendo intrapreso poco dopo il restauro della chiesa parrocchiale di Casteldelfino trovò uomini e donne che andavano a gara per coadiuvarlo... costrusse il volto della navata, alzò il coro ed eresse l'altare maggiore… con qualche altro altare laterale… In tutti questi sacri edifizi si nota ancor ora che tutte le finestre sono aperte all'est od al sud, e non se ne trova una sola volta al nord… Dopo l'erezione o restauro delle fabbriche materiali Fra Stefano pensò alla costruzione degli altari, indi provvide alle chiese parrocchiali ed alle cappelle i vasi sacri, le paramenta e tutto quanto occorre. Per far fronte a tante spese concorsero i Missionari coi loro risparmi e colla loro opera manuale, i loro superiori con sussidi e con elemosine raccolte a tale scopo, ed il popolo con oblazioni volontarie in assi, travi, denari, ecc.” (Allais, 1891, pp. 286-288)
1625 (erezione e costruzione altare Madonna del Rosario)
“fra Bonaventura da Torino, giunto a Casteldelfino, colse l'occasione del sacro giubileo, che occorreva in quell'anno (1625), si munì della debita facoltà ed istituì la Compagnia del Santo Rosario nella chiesa di S. Margherita, titolare di quella parrocchia, munendola d'un conveniente stendardo e curando in pari tempo l'erezione di un altare colla sua ancona per dedicarlo alla Madonna del Rosario” (Allais, 1891, p. 314)
1636 (descrizione durante la visita pastorale intero bene)
La visita pastorale di mons. Antonio Provana nel 1636 descrive la chiesa, appena intonacata, giudicandola sufficientemente ampia. Attorno ad essa fervono ancora i lavori di manutenzione da parte dei mastri muratori: “Corpus ecclesiae unica tamen constat navi, satis ampla, tota fornicata et recenter dealbata prout et tota ecclesia fere tota est recenter dealbata suntque de presenti fabri cementarii illam reficientes” (Archivio Arcivescovile di Torino, 7.1.11, fol. 317°). La copertura degli affreschi con calce potrebbe essere stata imposta, oltre che da un giudizio negativo nei loro confronti, dalla necessità di disinfettare la chiesa probabilmente trasformata in lazzaretto in occasione della recente epidemia del 1630 (n.d.c.)
1636 (descrizione durante la visita pastorale intero bene)
L’unica porzione superstite del ciclo di affreschi quattrocenteschi è confinata, come abbiamo già notato, nell’abside. Il prelato ordina di provvedere un migliore arredo dell’altar maggiore, che risulta essere privo di pala, e di ricavare, nel muro sulla sinistra di esso, una piccola nicchia per la custodia degli oli santi. L’illuminazione è affidata a due finestre, il pavimento è in legno, in buone condizioni. Ricordato, sulla sinistra dell’altar maggiore, l’altare del Rosario provvisto di un quadro decente. Alla sinistra dell’ingresso, entrando, è sempre collocato il fonte battesimale, del quale è ordinata una migliore sistemazione. All’esterno della chiesa sono ancora ricordati il portale e l’affresco di San Cristoforo (Archivio Arcivescovile di Torino, 7.1.11, fol. 317°)
1681 (descrizione durante la visita pastorale cappelle laterali)
La visita pastorale del 1681 registra alcuni miglioramenti, soprattutto nell’arredo (Archivio Arcivescovile di Torino, 7.1.20, visita mons. Beggiano, p. 186° e sgg). La seconda cappella di destra è ornata da un altare con tabernacolo del XVII secolo in legno intagliato, dorato e dipinto e da una pala d’altare con Cristo, la Madonna, Santi e anime purganti del XVII secolo. La seconda cappella di sinistra è ornata da una pala d’altare raffigurante Sant’Antonio Abate e Santa Lucia (XVII secolo), con ricca cornice in legno intagliato, dipinto e dorato
1681 (descrizione durante la visita pastorale intero bene)
La chiesa continua ad essere costituita da un’unica navata “sub fornice dealbato”, il pavimento ligneo è in alcuni punti dissestato e per questo viene imposto alla comunità di provvedere alle riparazioni. All’ingresso, al di sopra della porta, è eretto un soppalco di assi, al quale si accede per una scala di legno, destinato ad accogliere un maggior numero di fedeli. L’area absidale e quella del presbiterio non hanno subito grosse variazioni ma non sono più nominati gli affreschi di fondo, forse ricoperti di scialbo; sull’altare maggiore è collocata una pala raffigurante la Madonna tra Sant’Eusebio e Santa Margherita con accanto i santi Stefano e Ludovico. Il presbiterio è delimitato da una cancellata di legno (Archivio Arcivescovile di Torino, 7.1.20, visita mons. Beggiamo, p. 186° e sgg)
1681 (descrizione durante la visita pastorale altari, campanile e sacrestia)
Dal lato dell’epistola è collocato l’altare del Rosario la cui icona raffigura la Madonna con il bambino, ricordato è anche l’altare del Suffragio con un quadro raffigurante Cristo con accanto la Madonna, numerosi santi e le anime del Purgatorio. Il campanile è ancora quello descritto in precedenza. La sacrestia si apre dal lato del Vangelo ed è verosimilmente di recente costruzione (Archivio Arcivescovile di Torino, 7.1.20, visita mons. Beggiamo, p. 186° e sgg)
XVIII (datazione di dipinti arredo interno)
Databili ai secoli XVII e XVIII sono presenti alcuni dipinti olio su tela, con cornici in legno intagliato e dipinto (n.d.c.)
1714 (rifacimento del tetto tetto)
I primi anni del Settecento sono densi di attività edilizia. Nel 1714 il Comune concede un contributo per la costruzione del tetto della chiesa (Archivio Comunale di Casteldelfino, fald. 53, conti 1714). La somma elargita fu di 47 lire e 6 soldi ducali
1724 - 1726 (attribuzione progetto e costruzione campanile)
Il nuovo campanile occupa il sito della vecchia sacrestia e contrasta con le proporzioni misurate e controllate dell’edificio. Noemi Gabrielli ne attribuisce il disegno a Gian Giacomo Plantery (Gabrielli N., 1973, p. 26). È documentato che il Plantery si è dedicato alla ricostruzione del campanile distrutto nel corso delle guerre di fine ‘600 – inizio ‘700; il cantiere, affidato ai luganesi Paolo e Giovan Battista Trisoglio e avviato nel 1724, si sarebbe concluso nel 1726 (Archivio di Stato di Cuneo, Insinuazione di Casteldelfino, voll. 3 e 4). A testimonianza di questi importanti lavori vi sono alcune date. Una scritta incisa sul montante ligneo di una delle scale a pioli che garantiscono il collegamento verticale dei vari livelli, riporta la data “1725 A.G.”. Esiste anche un’altra data, scritta in cifre romane sotto la fascia marcapiano in pietra posta in corrispondenza del penultimo livello: 1726 (n.d.c.)
1729 (inventario della chiesa arredo interno)
Un inventario della parrocchia redatto nel 1729 registra una sufficiente dotazione di arredi; all’altar maggiore accanto alla grande pala sono due quadri di minori dimensioni dei quali non è notato il soggetto. All’altare del Rosario, ai lati della pala principale sono due tele raffiguranti una la Madonna e la seconda l’arcangelo Gabriele, gli altri due altari del suffragio e di Sant’Antonio sono anch’essi forniti dei rispettivi quadri (Archivio Comune di Casteldelfino, 14.5.19. 1729, marzo, 15)
1731 - 1735 (ricostruzione coro)
Viene abbattuta la parte absidale della chiesa ed eretto il nuovo coro, anch’esso a pianta quadrata. L’Allais data la costruzione del coro al 1735. Un termine di datazione della zona absidale potrebbe essere la lapide murata all’esterno della stessa recante la data 1731 intervallata dal monogramma di Cristo. Con i nuovi lavori andò persa tutta la decorazione scultorea precedente. Una testa di animale con strette analogie con quelle del portale è murata al di sotto del cornicione prospiciente la via principale ed è chiaramente di recupero, ma ovviamente nulla possiamo dire sulla sua collocazione originaria (Allais C., 1891, p. 5)
1749 (rivestimento in legno coro)
Negli anni seguenti proseguono le opere di manutenzione e di arricchimento della chiesa puntualmente registrate nei libri dei conti. Notiamo solo, per inciso, la spesa, nel 1749, di cento lire per il rivestimento in legno del coro (Archivio Parrocchiale Casteldelfino, Conti SS, fol. 43b. Citato anche da S. Ottonelli , 1979 , p. 140)
1751 (descrizione durante la visita pastorale intero bene)
La visita di mons. Roero nel 17511 ricorda ancora la navata sotto scialbo ed il pavimento in legno. A lato della porta d’ingresso sono collocati l’acquasantiera ed il fonte battesimale. L’altar maggiore è in muratura, costruito “alla romana”, il presbiterio è diviso dalla navata da una balaustra in legno. Dal lato del Vangelo è posto l’altare dedicato alla Trinità ed a Santo Stefano, segue l’altare di Sant’Antonio e di Santa Lucia, di fronte sono collocati l’altare della Madonna del Rosario e quello delle Anime del Purgatorio. Ricordati la sacrestia, nella posizione attuale, ed il campanile, fornito di due campane, la cui manutenzione spetta alla comunità (Archivio Arcivescovile di Torino, 7.1.31, fol. 438b e sgg)
1770 (descrizione durante la visita pastorale intero bene)
Nel 1770, mons. Rorengo di Rorà nella sua visita non nota sostanziali variazioni nella struttura dell’edificio (Archivio Arcivescovile di Torino, 7.1.40.1., fol. 83° e sgg)
1777 - 1780 (date incise su campane campanile)
Due campane recano incise le date 1777 e 1780 (n.d.c.)
1788 (giurisdizione sotto il vescovo di Torino carattere generale)
Nel 1511, al momento della formazione della Diocesi di Saluzzo, il papa Giulio II, tra i territori da sottoporre al vescovo, nomina la parrocchia di Casteldelfino; tuttavia le parrocchie della Castellata, compresa quella di Santa Margherita, anche se comprese nella nuova diocesi, continuarono di fatto a dipendere dal vescovo di Torino. Fu il cardinale Costa di Torino a cederle nel 1788 a Saluzzo (Dao E., 1965, pp. 272-273 e Allais, 1891, p. 17)
XIX (realizzazione apparato decorativo interno interni)
Sicuramente la chiesa fu oggetto di restauri e di nuovi interventi pittorici durante il XIX secolo. Sullo stesso documento appena citato si apprende che il “1820, 26 ottobre si è speso di commune accordo colla Comunità per abbellire il Sancta Sanctorum, fare la pittura dei quattro evangelisti, colorire il volto del coro, e dei quattro altari laterali, il fonte battesimale, il pulpito, li bracci di ferro delle lampade, la tribuna, la sacristia”, lavori commissionati “al Pittore Giuseppe Brun di Dronero”. E ancora: “Pagato per rifare le cornici del coro, imbianchire la chiesa a Giò Ghi… mastro da muro lire trentaquattro” (“Nota delle spese fatte nella Chiesa parrocchiale dalli 8 luglio 1817 sino al 1 giugno 1830”, Archivio Parrocchia di Casteldelfino, 16,4)
XIX (datazione lavori di restauro interni)
Una data, ormai difficilmente decifrabile, sotto la pala dell’altare, riporta la scritta “Re..taur… … 18 …” (n.d.c.)
XIX (datazione affresco nella lunetta del portale portale)
Attribuibile all’Ottocento è il dipinto murale situato nella lunetta del portale e raffigurante il Sacro Cuore di Maria, S. Margherita e S. Eusebio (n.d.c.)
1813 (riparazione del tetto e del muro del cimitero tetto e intorno)
Lavori di riparazione del tetto del coro e della sagrestia sono registrati nel 1813. Nello stesso anno è ricordata la riparazione del muro del cimitero (Archivio Parrocchia di Casteldelfino, conti SS, fol. 104°)
1817 - 1830 (lavori alle finestre finestre)
Tra il 1817 ed il 1830 sono annotate alcune spese che confermano l’esistenza di alcuni elementi architettonici: “per far mettere la ferrata, graticella, vetri alla fenestra a mezzodì della tribuna” e “per sedici vetri messi alla finestra della sacristia, e la graticella di ferro” (“Nota delle spese fatte nella Chiesa parrocchiale dalli 8 luglio 1817 sino al 1 giugno 1830”, Archivio Parrocchia di Casteldelfino, 16,4)
1819 - 1820 (realizzazione apparato decorativo interno interni)
Nel 1820 il pittore Giuseppe Brun di Dronero esegue non meglio definiti lavori all’interno della chiesa, probabilmente un primo ciclo di decorazioni. Dal libro rendiconto degli anni 1819-20 risulta che i lavori vennero concordati con l’amministrazione comunale che provvide, almeno in parte, al finanziamento. Un primo contratto, del 27 giugno 1820, prevede il pagamento al pittore di 300 lire, un secondo del 5 novembre dello stesso anno, 221 lire. Lo stesso pittore riceve il 2 dicembre 3 lire e 5 soldi per il restauro di un quadro di San Clemente e la coloritura della croce della Via Crucis. La cospicua somma impiegata permette di ipotizzare lavori di un certo impegno, nello stesso anno è registrato il pagamento di 5 lire a tali Allais ed Arnaud per il trasporto dell’attrezzatura del pittore mentre il muratore Giovanni Philip è impegnato a “former les ponts pour depeindre le coro et a blanchir l’eglise” (Archivio Parrocchia di Casteldelfino, fol. 108b)
1821 (rifacimento della tribuna tribuna)
La zona della tribuna fu oggetto di consistenti lavori sotto la guida di Bressi Giovanni (parroco dal 1812 al 1838), a partire dal 1821, quando fu “pagato a Giacò Antò Martin legnajolo per rifarre la tribuna, provveder di assi necessarj, la scala per salirvi, lire ottanta una” (“Nota delle spese fatte nella Chiesa parrocchiale dalli 8 luglio 1817 sino al 1 giugno 1830”, Archivio Parrocchia di Casteldelfino, 16,4)
1827 (descrizione dei lavori facciata, tribuna e altari)
Anche la facciata venne toccata, probabilmente per la prima volta, essendo stato “pagato per l’apertura, ferrata, graticella, vetri della finestra grande della tribuna lire cento” e, nel 1827, “per la formazione della guardaroba piccola di noce sotto la finestra della tribuna, e serramenti e bosco di noce. Sempre nel 1827 fu “pagato allo stuccatore Sr. Antò Tua di Venasca per l’ornamento in stucco all’ancona di S. Margherita, e tre altari laterali, convenuto a lire seicento settanta cinque” (“Nota delle spese fatte nella Chiesa parrocchiale dalli 8 luglio 1817 sino al 1 giugno 1830”, Archivio Parrocchia di Casteldelfino, 16,4)
1832 - 1857 (realizzazione apparato decorativo interno interni)
La ricca decorazione della volta a calotta sferica nel presbiterio è firmata Luigi Gauteri e riporta la data del 1857. Lo stesso, alcuni anni prima, nel 1832, aveva lavorato all’esecuzione della decorazione floreale del coro. I lavori, pagati 20 lire, consistettero nella pittura dei quattro angoli del coro con ornamenti floreali e nella realizzazione di due grandi vasi di fiori ai lati del quadro di Santa Margherita (Archivio Parrocchia di Casteldelfino, fol. 117°)
1869 (data incisa su campana campanile)
Una campana reca incisa la data “giugno 1869” (n.d.c.)
1891 (festività patronale carattere generale)
“la chiesa parrocchiale di Casteldelfino […] è sotto il titolo di S. Margherita Vergine e martire, la cui festa si celebra nel dì 13 luglio” (Allais, 1891, p. 5)
1891 (descrizione altare maggiore)
L'altare maggiore eretto da fra Stefano da Tenda “conserva tutt'ora la forma primitiva” (Allais, 1891, p. 287)
1906 (datazione statua S. Antonio arredo interno)
Del 1906 è la statua di S. Antonio, in gesso dipinto, metallo dorato e legno dipinto, esposta in una nicchia ricavata tra le due arcate-cappelle a sinistra di chi entra (n.d.c.)
1920 (cartolina d'epoca che ritrae l'edificio come ora intero bene)
In una cartolina d'epoca anteriore al 1920 viene ritratto il paese di Casteldelfino con i campanili della chiesa parrocchiale e, in piccola parte, della Confraternita (Giordana, 1986, foto n. 36 e p. 22)
1920 (posa di lapide commemorativa campanile)
Nel 1920 alla base della parete Est del campanile viene posta una lapide in bronzo recante un volto e alcuni stemmi nobiliari in bassorilievo con la seguente iscrizione: “Al Marchese Marco di Saluzzo, Senatore del Regno, promotore tenace della comunicazione stradale fra questi comuni alpestri, durante la guerra di redenzione generoso confortatore dei combattenti, delle loro famiglie e degli orfani. I valligiani di Casteldelfino, Bellino e Pontechianale, anno d.ni MCMXX – Noch noch”. “Noch noch” è il motto dei Marchesi di Saluzzo (n.d.c.)
1920 - 1929 (esistenza tettoia a ridosso della chiesa intorno)
Presumibilmente nel 1920, fu costruita una tettoia a ridosso della chiesa, con buone probabilità sul lato della piazza: “Attigui alla Chiesa non v’è che una piccola tettoia costrutta abusivamente dal Comune durante l’ultima vacanza del Beneficio”. La costruzione doveva servire come ala mercatale, essendo la piazza già nel 1899 adibita a tale uso (Questionario dei benefici parrocchiali del 29 Sett. 1929, Archivio Parrocchia di Casteldelfino, 16,2 e 16,6)
1929 (riconoscimento chiesa come monumento nazionale carattere generale)
La facciata principale della chiesa è fortemente caratterizzata dal portale a centina, a gole profonde, di impronta romanica, dichiarato monumento nazionale (Questionario dei benefici parrocchiali del 29 Sett. 1929, Archivio Parrocchiale di Casteldelfino, conservato a Sampeyre nell’Archivio unificato delle parrocchie dell’alta valle Varaita, 16,2 – n.d.c.)
1996 - 1999 (scoprimento e restauro di affreschi interni)
Le pareti della navata e delle cappelle presentano una serie di pregevoli affreschi, riportati alla luce grazie a recenti restauri (1996-1999) che li hanno liberati da un pesante strato di scialbo (n.d.c.)
2003 (lavori di risanamento e rifacimento pavimentazione facciata Nord e sagrato)
Nel 2003 viene realizzata l’intercapedine esterna di risanamento del muro Nord, e rifatta la pavimentazione del sagrato, insieme alla scalinata attigua (n.d.c.)
2004 (lavori di restauro, scoprimento affresco e portale facciate esterne)
Nel 2004 vengono restaurate la facciata principale (con lo scoprimento dell’affresco di S. Cristoforo), la facciata Sud e la facciata Nord (lungo via Roma, l’antico Chemin Royal); su quest’ultima viene scoperto un portale laterale di ingresso; sebbene risulti tamponato, lo si porta in vista (n.d.c.)
2005 (rifacimento pavimento ligneo pavimento)
Nel 2005 viene rifatto il pavimento ligneo sopraelevato interno alla chiesa (n.d.c.) |
|