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San Marcello
Jesi
chiesa
parrocchiale
S. Marcello Pp. e M.
Parrocchia di San Marcello Papa e Martire
Facciata; Campanile; Altare; Altare; Altare; Altare; Altare; Altare; Altare Maggiore
ambone - aggiunta arredo (2013); navata - aggiunta arredo (2005); presbiterio - aggiunta arredo (Anni Ottanta)
X - XI(preesistenze intorno); XVI - 1573(preesistenze intero bene); 1598 - 1673(stato di degrado intero bene); 1680 - 1680(demolizione intero bene); 1684 - 1694(ricostruzione intero bene); 1694 - 1694(consacrazione intero bene); 1902 - 1906(restauro campanile e interni); 1914 - 1916(ristrutturazione interni); 1926 - 1926(aggiunta organo interno); 1929 - 1929(restauro interno); 1950 - 1950(realizzazione facciata); 1985 - 1985(ristrutturazione interno); 2002 - 2003(ristrutturazione intero bene)
Chiesa di San Marcello Papa e Martire
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Marcello Papa e Martire <San Marcello>
Altre denominazioni S. Marcello Pp. e M.
Autore (ruolo)
Bernardi, Cesare Emidio (progetto facciata attuale)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze marchigiane (costruzione)
maestranze marchigiane (ricostruzione)
maestranze marchigiane (ristrutturazione )
maestranze marchigiane (ristrutturazione )
Notizie Storiche

X - XI (preesistenze intorno)

Non vi sono fonti che attestino precisamente il momento dell’istituzione della Pieve, ossia della chiesa rurale, nella chiesa di San Marcello, ma si può supporre che questo sia avvenuto intorno al Mille.

XVI - 1573 (preesistenze intero bene)

Dalla relazione compilata per la visita pastorale sostenuta nel 1573 da Salvatore Pacini, vescovo di Chiusi, con il compito di verificare che a dieci anni di distanza dalla chiusura dei lavori dell’imponente e fondamentale Concilio di Trento (1545/1563) i risultati delle sessioni di lavoro venissero rispettati, si evince un discreto stato della struttura architettonica e una degna istituzione celebrativa supportata da un buon numero di suppellettili sacre. Vi erano però anche il grave stato della pavimentazione e un errato sistema di sepoltura all’interno della chiesa, causa di notevoli problemi igienici. La chiesa all’epoca aveva all’interno ben otto altari.

1598 - 1673 (stato di degrado intero bene)

La chiesa versava in stato di degrado quando vi fece visita nel 1598 il delegato del vescovo, che poi divenne Papa Paolo V solo pochi anni più tardi. Nel 1673 fu il vescovo Lorenzo Cybo a sostenere la visita pastorale e constatò una situazione ancor più grave a causa di un lento ma costante logoramento nelle strutture architettoniche.

1680  (demolizione intero bene)

La presa di coscienza della triste situazione spinse don Francesco Benigni, priore del Capitolo della Cattedrale di Jesi e parroco di San Marcello dal 1651 al 1697, ad intervenire in modo radicale. L’antica chiesa fu demolita nei primi anni del 1680.

1684 - 1694 (ricostruzione intero bene)

Il cardinale Pier Matteo Petrucci permise di porre la prima pietra del nuovo luogo di culto il 31 Ottobre del 1684. I lavori durarono un intero decennio. La chiesa sorse sull’area della precedente ma con dimensioni maggiori a discapito della canonica che, dopo l’intervento, ne uscì rimpicciolita. La parte absidale si proiettò per alcuni metri fra le mura urbiche, dalle quali si innalzava, e si innalza tutt’ora, il campanile di forma esagonale, probabilmente di origine anteriore alla chiesa seicentesca. La facciata, prospiciente sulla piazzetta antistante dove era la fontana pubblica, era concepita con semplici linee. Gli altari erano sette e a coronamento dell’altare maggiore venne posto un dipinto di autore incerto ma molto bello che raffigura il Pontefice titolare della chiesa che invia San Settimio a Jesi.

1694  (consacrazione intero bene)

La chiesa venne benedetta da don Francesco Benigni il 31 Ottobre 1694 e consacrata solennemente dal cardinale Petrucci il 14 novembre 1694.

1902 - 1906 (restauro campanile e interni)

Don Grizi, parroco di San Marcello dal 1885 al 1911, si occupò del restauro del campanile nel 1902 e del ripristino e della decorazione dell’altare maggiore del 1906.

1914 - 1916 (ristrutturazione interni)

La chiesa versava in pessime condizioni quando don Raffaele Veneri, parroco fino al 1947, fu costretto a scrivere al Papa Benedetto XV perché potesse intervenire nei lavori di ristrutturazione e di decorazione della chiesa che fu chiusa per motivi di sicurezza ed igiene il 25 aprile 1914. Oltre al rifacimento di pavimento e soffitti, venne affidata la decorazione al pittore jesino Aurelio Novelli che realizzò l’attuale soffitto a riquadri, coprendo l’originario soffitto a capriate lignee. La copertura della zona absidale, con la volta a botte, fu decorata con elementi geometrici che incorniciano l’ottagono centrale. I lavori furono ultimati nel 1916 e la chiesa venne riaperta al culto.

1926  (aggiunta organo interno)

Nel 1926 venne acquistato lo splendido organo della cantoria, un prezioso Nacchini del XVII secolo proveniente dalla ex-chiesa di San Floriano di Jesi, dal 2002 sede del teatro Studio Valeria Moriconi, e depositato nella cantoria sinistra della cattedrale di dal 1861.

1929  (restauro interno)

Nel 1929, in occasione di ulteriori restauri, il parroco inaugurò anche il nuovo e bellissimo tabernacolo ad intarsio marmoreo proveniente anch’esso dalla ex-chiesa di San Floriano di Jesi.

1950  (realizzazione facciata)

Nel 1950 venne realizzata la nuova facciata della chiesa, su disegno dell’architetto Cesare Emidio Bernardi, originario di San Marcello e residente a Roma; egli concepì una soluzione strutturata su un doppio ordine di lesene accoppiate, che si estende in una verticalità tripartita per trovare coronamento nel frontone della sommità.

1985  (ristrutturazione interno)

Interventi di miglioramento furono eseguiti anche nel 1985 per volere di don Fernando Fava, parroco di San Marcello dal 1971. La pavimentazione fu rifatta, e lo stesso avvenne per l’impianto elettrico.

2002 - 2003 (ristrutturazione intero bene)

Tra il 2002 e il 2003 furono eseguiti i lavori di ristrutturazione con i finanziamenti della legge del terremoto, a seguito delle lesioni subite dalla chiesa.
Descrizione

La chiesa si affaccia su una graziosa e raccolta piazzetta. Tutt’intorno vi sono costruzioni e la facciata risalta in mezzo ad esse per la ricchezza dei particolari architettonici che le sono stati conferiti quando le linee essenziali della facciata seicentesca sono state sostituite da linee, colori e forme diverse. Il nuovo edificio ha una navata unica rettangolare, nicchie lungo i muri laterali e un presbiterio rettangolare coperto con volta a botte. La zona presbiteriale è parzialmente recintata da una bella balaustra marmorea del 1694, commissionata da Giovanni Nicolini per il giorno di consacrazione della chiesa, e termina in abside retta internamente ed esternamente. Le pareti interne sono segnate da alte lesene che definiscono specchiature strette o incorniciano le nicchie, dove sono collocati i sei altari. Rispetto alla chiesa precedente, quella attuale, scaturita dalla ricostruzione della fine del Seicento, è di dimensioni maggiori, a discapito della canonica. La zona absidale è cromaticamente molto intensa per i contrasti creati dai colori delle pietre.
Facciata
La facciata attuale della chiesa è tutta in laterizio e risale ai lavori del 1960. L’architetto, Cesare Emidio Bernardi, ha concepito una composizione architettonica basata su una tripartizione verticale, conclusa dal timpano triangolare. La fascia centrale è delimitata da un doppio ordine di lesene, che contengono il portale principale, coperto da una pensilina come ad imitare un antico protiro, e, in alto, una specchiatura realizzata in cotto di ceramica che sfonda l’architrave del timpano per ospitare l’immagine di San Marcello. Un pannello in ceramica policroma decora il portale centrale rappresentando al centro uno scudo sannitico diviso in due parti, con a sinistra il leopardo rampante, simbolo del Vescovo Pardini, e a destra il simbolo mariano con la stella e la scritta “Ad Jesum per Mariam”. Simmetriche rispetto alla fascia centrale, si trovano le due fasce laterali, delimitate, nella parte bassa, da un muro pieno leggermente aggettante. Ques'ultimo poi si trasforma in un gruppo di tre lesene. Nella parte bassa si aprono i due portali secondari, sormontati da un timpano classicheggiante, mentre, in alto, sullo stesso asse, si trovano le rispettive finestre rettangolari, che nel progetto di Bernardi sono vere e proprie vetrate.
Campanile
Il campanile, senza un preciso riscontro storico, è stato ritenuto da qualcuno come l’antica torre di vedetta. In realtà, osservando la raffigurazione del paese quale si vede nell’affresco posto sopra la porta orientale di San Marcello, si nota chiaramente come il campanile della chiesa parrocchiale sia nettamente distinto da quello del Palazzo Comunale, smentendo l’ipotesi. Il campanile è di forma ottagonale irregolare e sorge sulle mura castellane. Ha una struttura architettonica caratteristica anche se un pò massiccia.
Altare
Primo vano a sinistra dell’ingresso, l’altare ospita in una cornice lignea una tela raffigurante il “Battesimo di Gesù Cristo” nelle acque del Giordano ad opera del Battista, eseguito dal pittore Corrado Corradi nel 1959. Nel vano vi è anche il fonte battesimale marmoreo.
Altare
Altare dei caduti della prima guerra mondiale. L’altare, il primo laterale destro, è dedicato ai caduti della prima guerra mondiale, fatto erigere da don Veneri nel 1920 a memoria di tutti gli abitanti di San Marcello che persero la vita nel conflitto. In alto, nella nicchia a coronamento dell’altare, è esposta la statua lignea della Madonna Addolorata con il volto sconvolto dal dolore.
Altare
L’altare del Santissimo Sacramento, secondo laterale sinistro, ospita una bella tela di forma quadrata, raffigurante il “Cristo benedicente fra angeli in volo”. Il Salvatore è qui rappresentato come un giovane di bell’aspetto, nell’atto di benedire il fedele. La tela datata al secolo XIX è inserita in una bella cornice lignea dipinta. L’altare è dotato inoltre di un bel paliotto del 1711. Di autore anonimo il paliotto, una scagliola policroma di cm 76 x 194, è un ornamento posto nella parte anteriore della mensa dell’altare per abbellirlo e impreziosirlo. L'ornamento, fisso e posto nell’altare del Sacramento, è a vivaci colori policromi e con disegni a forti tratti. In un ovale centrale, domina un ricco Ostensorio, intorno a cui vi sono dei piccoli angeli. L’ovale è come sorretto da due grandi angeli seminudi, circondati da una composizione floreale che occupa tutta la superficie. Farfalle, due grossi topi e altri animali caratterizzano l’opera.
Altare
Altare della Deposizione. Il secondo altare laterale destro ospita, inserita in una ricchissima cornice architettonica definita da sontuose colonne tortili trabeate e sormontate dal fregio terminale raffigurante la trinità in trionfo fra cherubini e angeli, la splendida tela raffigurante “il Trasporto del Cristo morto al sepolcro”, opera di Camillo Paceri datata 1857. La firma dell’artista venne scoperta durante i lavori di pulitura, nel 1990. Nel 1997 sono stati eseguiti altri lavori di carattere conservativo che hanno riportato la tela su un sicuro telaio e hanno restituito alla cromia gli intensi e brillanti colori che possiamo ammirare oggi. La tela è fedele copia del celebre originale conservato nella chiesa della Santa Croce a Senigallia, opera del più famoso e apprezzato artista urbinate Federico Barocci, eseguita tra il 1579 e il 1582. L'altare della Deposizione si fregia anche di uno dei due paliotti figurati in scagliola risalenti al 1711. Il paliotto è contrassegnato da piccoli riquadri con scene della Passione disegnate in bianco su fondo nero. Si tratta di sei scene che circondano la porticina ovale, al di là della quale è conservata la statua del Cristo morto, opera eseguita in cartapesta modellata e dipinta del secolo XIX.
Altare
Altare della Madonna delle Grazie. La piccola tela, di forma quadrata e inserita in una cornice lignea ottocentesca dipinta con angeli seminudi che portano in trionfo l’immagine, rappresenta la Sacra Famiglia, tradizionalmente conosciuta sotto il titolo “Madonna del Divino Amore”. Raffigura la Madonna che tiene in braccio il Bambino benedicente con San Giuseppe in secondo piano. La tela risale ad un periodo a cavallo tra i secoli XVIII e XIX. Attenzione particolare merita Maria, la quale sorregge il Bambino con estrema naturalità.
Altare
Altare del Crocefisso. Terzo ed ultimo altare laterale destro è quello in cui, degnamente inserito in una cornice lignea e su uno sfondo di velluto rosso, troviamo lo splendido “Cristo morto sulla croce”, di autore ignoto e datato ai secoli XIV-XV per il corpo e al secolo XVII per il volto. Il Crocefisso è stato restaurato nel 1990; all’epoca dell’intervento l’opera versava in condizioni conservative gravi a causa della tarlatura del legno e per la presenza di fenditure sulle congiunzioni fra braccia, corpo e testa. Il Crocefisso nella sua lunga storia di devozione manifestatagli dalla comunità, ha sempre indossato una veste che gli copriva il corpo, parte delle braccia e delle gambe. L’intervento conservativo ha richiesto che tale veste venisse conservata a parte e che il legno del Cristo fosse esposto privo della seta che ne copriva per vaste zone l’anatomia. La veste del Crocefisso è una splendida tunica di seta marezzata risalente al 1916 color rosso cremisi, con fodera in raso.
Altare Maggiore
L’abside retta è decorata da una bella tela attribuita a Marcantonio Aquilini raffigurante “Papa Marcello invia a Jesi San Settimio” e data alla seconda metà del XVII secolo. Restaurata nel 1993, la tela è stata riportata alla lunghezza originaria di cm 200 x 307, poiché è probabile che nei diversi interventi di ristrutturazione della chiesa stessa, risalenti ai secoli XVII e XVIII, essa sia stata ridimensionata riportandone una porzione sul retro. Il dipinto rappresenta San Marcello nell’atto di indicare all’inizio del secolo IV a San Settimio la città di Jesi, che si vede sullo sfondo, perché vada a portare alla popolazione ancora pagana il messaggio di Cristo. In alto, tra angeli e nubi, la Vergine con il Bambino in braccio guardano e guidano la scena. La tela non può essere posteriore al 1657, perché nel dipinto si vede la torre del Palazzo della Signoria che crollò in tale data, né può essere anteriore al 1650, perché sarebbero inspiegabili gli influssi del Maratta.
Adeguamento liturgico

ambone - aggiunta arredo (2013)
Nel giugno 2013 sono stati posizionati i due amboni attuali, rappresentati da due semplici leggii in ferro, in sostituzione dei vecchi amboni risalenti al 1966 che sono attualmente conservati in sacrestia.
navata - aggiunta arredo (2005)
Dal 2005 si utilizza una nuova e moderna pianola, in sostituzione dell'organo che non è funzionante.
presbiterio - aggiunta arredo (Anni Ottanta)
Agli inizi degli anni Ottanta l’altare è stato separato in due porzioni: una è stata lasciata a ridosso della parete di fondo, l'altra invece è stata portata in avanti, nella posizione attuale.
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