chiese italiane
censimento chiese
edifici di culto
edifici sacri
beni immobili
patrimonio ecclesiastico
beni culturali ecclesiastici
beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
San Quirico
Vernio
Prato
oratorio
sussidiario
S. Niccolò
Oratorio di San Niccolò a Vernio
Facciata; Vestibolo; Ingresso; Interno della chiesa; Cantoria; Coro; Altare maggiore; Sacrestia
nessuno
1702 - 1706(committenza intero bene); 1787 - 1982(passaggio di proprietà Intero bene)
Oratorio di San Niccolò
Tipologia e qualificazione oratorio sussidiario
Denominazione Oratorio di San Niccolò <San Quirico, Vernio>
Altre denominazioni Oratorio di San Niccolò a Vernio
S. Niccolò
Autore (ruolo)
Bettini, Giovanbattista (progettista)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze pratesi e fiorentine (costruzione)
Notizie Storiche

1702 - 1706 (committenza intero bene)

L’oratorio di San Niccolò di Vernio fu eretto per volere del conte Ridolfo de' Bardi (1618-1702), che aveva destinato un ingente patrimonio per costituire una Compagnia con lo scopo di «soccorrere con elemosine gli infermi, dotare fanciulle in occasione di matrimonio, mantenere un giovane agli studi in un seminario, collegio o università, sussidiare coloro che si dedicavano alla carriera ecclesiastica». I canonici del Duomo di Firenze, esecutori testamentari del conte Ridolfo, affidarono il progetto dell’oratorio, voluto dallo stesso conte, all’architetto fiorentino Giovan Battista Bettini. Quattro anni dalla morte del conte l’oratorio era terminato.

1787 - 1982 (passaggio di proprietà Intero bene)

La Compagnia, il cui patrimonio era stato depredato dalle truppe napoleoniche nel 1797, visse fino al 1982, quando fu incorporata insieme con l’oratorio dal Comune di Vernio. L’oratorio mantiene la sua destinazione di luogo sacro del culto cattolico ed è officiato dal parroco di San Quirico di Vernio.
Descrizione

L’oratorio di San Niccolò di Vernio, che prospetta su un piazzale al di là del ponte sul Fiumenta con una facciata di elegante semplicità, accoglie nel vestibolo una pala del Sagrestani e sculture in bronzo di Massimiliano Soldani Benzi. L’alta e luminosa aula è conclusa da un imponente altare con una Madonna col Bambino in gloria e l'elemosina di san Niccolò, di Giovanni Antonio Pucci.
Facciata
La facciata con alto prospetto è inquadrata da lunghe lesene binate in pietra sulle quali poggia una sorta di timpano con vasi in terracotta ai lati; un'articolata scala a doppia rampa con parapetto a colonnini (di ripristino) conduce al portale, concluso da timpano nel quale s'inserisce un cartiglio con iscrizione. Il portale (sul quale in origine era uno stemma Bardi) è fiancheggiato da due finestre con cornice rettilinea, e sormontato da una finestra quadrangolare sottostante il timpano.
Vestibolo
Il vestibolo dell'oratorio ha un soffitto ligneo a riquadri decorati nell'Ottocento. A sinistra è l'ingresso alla galleria (un salone che ricollega l’oratorio al Casone, la residenza dei conti Bardi). A destra si ha la mostra di un altare, che accoglie una tela, del 1705, con richiami veneti ed emiliani: al centro ha un'apertura ovale che inquadra un'Addolorata, intorno alla quale sono angioli e cherubini, e in basso i santi Francesco Saverio, Filippo Neri, Nicola, e Caterina da Siena, opera di Giovanni Camillo Sagrestani. Nel vestibolo sono anche un Crocifisso ligneo del primo Settecento e un confessionale in noce coevo e tre tavole coi nomi dei fratelli della compagnia, con comici riccamente intagliate e dorate.
Ingresso
La parete di accesso all'oratorio ha sugli stipiti del portale due belle acquasantiere parietali in bronzo del primo Settecento, attribuite a Massimiliano Soldani Benzi, con tazza ovale baccellata sorretta da forme marine di gusto tardomanierista, sulla quale posano due vivaci cherubini. Di lato alla porta sono due coevi, raffinati ovali in bronzo a bassorilievo entro comici marmoree, opera del Soldani del 1705: a sinistra il busto del conte Ridolfo de' Bardi, con cartiglio che lo ricorda fondatore della compagnia; all'opposto è l'impresa del conte, allegoria della Carità (vari putti alati intenti a distillare un'essenza dalle rose) col cartiglio: «Dispersit, dedit pauperibus».
Interno della chiesa
La vasta aula dell'oratorio, di forme classiche e severe, ha soffitto ligneo a cassettoni, ridecorato nel XIX-XX secolo con fioroni, cherubini e candelabro, e pareti intonacate percorse da lesene angolari e trabeazione continua. Lungo le pareti sono collocate undici tele con gli Apostoli (1707) e un coevo san Niccolò, dipinti, almeno in parte, da Fabio Cremoncini. Lungo i fianchi e di lato all'ingresso sono gli originari pancali lignei rivestiti in noce, con alti postergali completati da cornicione, e due banconi con leggio, di lato all'ingresso, per le magistrature della Compagnia.
Cantoria
In controfacciata è una cantoria lignea sulla quale è un organo con mostra in legno intagliato, laccato e dorato del tardo Seicento. L'organo, acquistato nel 1850-52 e in parte modificato, è opera di Domenico e Francesco Traeri, bolognesi, del 1699.
Coro
La parete di fondo è forata dall'arco trionfale, che poggia sulla trabeazione sorretta da lesene angolari con capitelli compositi; nelle fasce laterali si inseriscono due portalini con mostra in stucco, opera di Giovan Martino Portogalli, conclusa da timpano curvilineo. Il coro, rialzato da due gradini mistilinei, è coperto da volta a vela e forato da tre finestroni trapezoidali con mostra arricchita da volute. Questi fanno piovere un'abbondante luce sull'edicola dell'altare, l'elemento che accentra la maggior ricchezza decorativa dell'oratorio.
Altare maggiore
Il raffinato altare (vicino a quello di Montevarchi, progettato dal Soldani) fu progettato dal Bettini e realizzato circa il 1705 da Niccolò Manovelli. È in marmo bianco con inserti in marmi colorati nel paliotto e mensa sorretta da due balaustri e tergale concavo, su volute. L'imponente edicola, sorretta da colonne con fusto a finti marmi e capitello corinzio, è sormontata da trabeazione e timpano curvilineo spezzato, di originale forma concava, in un elegante gioco di curve. Nell'edicola è la pala con la Madonna e il Bambino in gloria e l'elemosina di san Niccolò (1705), opera di Giovanni Antonio Pucci. Sotto la pala, il ciborio settecentesco in legno dorato e ornato da festoni ed elementi vegetali, ha lo sportellino centinato col Redentore: il dipinto è avvicinato ad Alessandro Gherardini.
Sacrestia
Nella contigua sacrestia è un bancone ligneo del primo Settecento, sul quale è una tela coeva con l'Ultima cena, da un prototipo secentesco.
Adeguamento liturgico

nessuno
Nelle solennità e nel periodo estivo, quando è celebrata la messa domenicale, è collocato avanti l'altare alla romana un altare mobile per la celebrazione della messa verso il popolo, che siede sui pancali lungo i fianchi e di lato all'ingresso.
Contatta la diocesi