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edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Fiorano Modenese
Modena - Nonantola
chiesa
sussidiaria
Beata Vergine del Castello
Parrocchia di San Giovanni Battista
Impianto strutturale; Pavimenti e pavimentazioni; Struttura; Pianta
presbiterio - aggiunta arredo (1968-1985)
X - X(preesistenza carattere generale); 1555 - 1555(notizie storiche carattere generale); 1634 - 1634(costruzione intero bene ); 1670 - 1670(incendio intero bene ); 1866 - 1866(restauro cupola); 1889 - 1889(realizzazione rivestimento della facciata); 1906 - 1907(ricostruzione pavimentazione); 1933 - 1933(realizzazione ballatoio interno altare); 1934 - 1934(informazioni storiche carattere generale); 1945 - 1948(posa di marmi aula liturgica ); 1980 - 1995(restauri inerni intero bene ); 1989 - 1989(intitolazione intero bene )
Chiesa della Beata Vergine del Castello
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa della Beata Vergine del Castello <Fiorano Modenese>
Altre denominazioni Santuario della Beata Vergine del Castello
Ambito culturale (ruolo)
barocco (costruzione dell'edificio)
Notizie Storiche

 (preesistenza carattere generale)

Il Santuario Beata Vergine del Castello di proprietà della parrocchia di San Giovanni Battista, sorge sul sito del castello di Fiorano individuato sulla base degli scavi archeologici (scavi effettuati nel 2008 dall'allora competente Soprintendenza Archeologia in occasione di opere di ripavimentazione del piazzale) e sulla base di documenti d'archivio; le predette individuazioni hanno rivelato che il primo nucleo del Castello risale probabilmente al X secolo e risulta costituito da una cinta muraria con torre quadrilatera, con chiesa e maniero dedicati a San Giovanni.

1555  (notizie storiche carattere generale)

All'origine del tempio sta l'effige quattrocentesca della Beata Vergine Maria dipinta a fresco sul muro sopra la porta d'ingresso del castello, rimasta integra dopo l'incendio appiccatovi da truppe spagnole nel 1555, la notizia del miracolo si diffuse immediatamente e crebbe la venerazione popolare.

1634  (costruzione intero bene )

Nel 1634 si iniziò la costruzione del tempio votivo. Il duca estense Francesco I d'Este incaricò del progetto il giovane architetto romano, Bartolomeo Avanzini, sovrintendente dei cantieri ducali; in pochi anni il tempio fu innalzato, ricoperto con una cupola lignea provvisoria, costruita la torre campanaria di sinistra ed arricchito da un apparato figurativo e scultoreo ad opera dei migliori artisti della corte ducale, fra cui Tommaso Costa, Tommaso Loraghi, Oliviero Dauphin.

1670  (incendio intero bene )

Nel 1659, l'immagine della Beata Vergine fu traslata solennemente nel tempio, con grande partecipazione di popolo. Ma pochi anni dopo, nel 1670, un incendio scoppiato all'interno della chiesa distrusse gli arredi e la cupola provvisoria, senza che ciò danneggiasse l'affresco. Con rinnovato fervore ripresero i lavori e fu costruita la cupola definitiva, affrescata da Sigismondo Caula (1680-81).

1866  (restauro cupola)

Per circa due secoli la fabbrica si fermò e solo a metà dell'Ottocento, nel 1866, il grave degrado della cupola, deteriorata dalle infiltrazioni d'acqua e dall'incuria, costrinse ad un sostanzioso intervento di restauro: il pittore Adeodato Malatesta si offerse di restaurare e ridipingere gratuitamente il grandioso affresco del Caula.

1889  (realizzazione rivestimento della facciata)

Trent'anni dopo, nel 1889, grazie al contributo del canonico Giovanni Messori, fu completato il rivestimento della facciata, costruendo anche la seconda torre campanaria. Il progetto originale dell'Avanzini fu rivisto dall'arch. Vincenzo Maestri che diresse i lavori.

1906 - 1907 (ricostruzione pavimentazione)

Nel 1906-7 fu rifatto il pavimento dell'aula con marmo veronese e furono dipinte le volte dei quattro bracci dai pittori modenesi Giuseppe Mazzoni e Alberto Artioli.

1933  (realizzazione ballatoio interno altare)

In occasione del III centenario dell'erezione del tempio, nel 1933 si decise di arretrare il setto murario su cui era dipinta l'immagine mariana per realizzare un ballatoio che consentisse ai pellegrini il transito e la venerazione ravvicinata dell'immagine miracolosa. Contestualmente fu realizzato un importante progetto di valorizzazione dell'area esterna: fu ampliato e pavimentato il vialetto di accesso al tempio trasformandolo in un ampio piazzale, introdotto dalla scalinata monumentale che legava il piazzale al vicino Parco della Rimembranza. Nel versante sud del colle furono costruiti due nuovi edifici destinati ad ospitare i pellegrini: Casa degli Esercizi e Salone del Pellegrino.

1934  (informazioni storiche carattere generale)

Il progetto di qualificazione urbanistica fu accompagnato anche da una valorizzazione religiosa, in quanto, nel 1934, la Santa Sede confermò l'autenticità dei miracoli e delle grazie attribuite alla miracolosa immagine della Vergine e il papa Pio XI associò al nome popolare di Vergine del Castello, quello teologicamente più appropriato di Maria Santissima Mediatrice di tutte le Grazie.

1945 - 1948 (posa di marmi aula liturgica )

Alla conclusione della seconda guerra mondiale, furono eseguiti ulteriori lavori all'interno dell'aula liturgica, consistenti nel rivestimento delle paraste con marmi preziosi e la sostituzione delle finte architetture dipinte sopra gli altari laterali con ancone marmoree in stile neoclassico.

1980 - 1995 (restauri inerni intero bene )

Negli ultimi decenni, la ricostituita fabbriceria del Santuario, ha operato diversi interventi di restauro finalizzati alla conservazione del monumento e alla valorizzazione delle opere d'arte, fra cui il restauro di tutte le decorazioni ed affreschi, e dei dipinti.

1989  (intitolazione intero bene )

Il 27 settembre 1989, infine, il santuario fu elevato al titolo di Basilica Minore da Papa Giovanni Paolo II e la popolazione fioranese, memore della devozione che univa il Pontefice alla Vergine Maria, con il parere favorevole della municipalità, ha voluto dedicargli la piazza antistante il Santuario, rinnovata nelle forme e nella pavimentazione.
Descrizione

Oggi il Santuario presenta una facciata di forme barocche, caratterizzata dalle due torri campanarie poste ai lati. La chiesa, in muratura di mattoni, presenta un fronte scandito da lesene e arricchito da elementi decorativi e timpano in materiale lapideo (Cengia Bianca di Verona); la pianta è a croce greca inscritta in un quadrato; la centralità è ulteriormente sottolineata dalla forte verticalità del tempio ad opera dell'alto tamburo concluso dalla cupola e dalla lanterna. Al santuario si accede da un'unica porta posta al centro della facciata, in asse con l'altare maggiore. All'interno, nei bracci laterali, sono inseriti due altari incorniciati da una grande ancona marmorea, mentre il presbiterio è separato dall'aula da una balaustra in marmo; alle spalle dell'altare a dossale, all'interno dell'ampia ancona marmorea, è presente una balconata accessibile dalle sacrestie attraverso due scale, che permette una visione ravvicinata dell'affresco quattrocentesco della Beata Vergine Maria con bambino, oggetto di venerazione e fulcro visivo del tempio. Ai lati del presbiterio sono le due sacrestie, i vani sono collegati fra loro, alle spalle del presbiterio, da tre ambienti minori intercomunicanti utilizzati come sacrestia. Il braccio d'ingresso, è affiancato dai due campanili che completano la facciata. Alla base dei campanili, accessibili anche dall'esterno, ma direttamente collegati all'aula si trovano, a sinistra una cappella funebre privata con sottostante cripta, a destra lo spazio per le confessioni. Da questi due locali, tramite le scale a chiocciola, si accede a piani superiori dei rispettivi campanili ed anche alla balconata dell'organo. L'apparato figurativo sviluppa episodi biblici e tradizionali della Beata Vergine. Gli affreschi seicenteschi sono opera di artisti della corte estense: Tommaso Costa (1674) affrescò le pareti delle cappelle laterali con episodi biblici legati alla Beata Vergine: 'Annunciazione, la Visitazione, la fuga in Egitto, la visione di S. Giovanni nell'Apocalisse. Sigismondo Caula (1681) affrescò il tamburo e la cupola con uno splendido scenario ornamentale concluso dalla corona di angeli festanti nella Presentazione di Maria Bambina a Dio Padre. Dell'opera originale rimangono solo i quattro patriarchi dipinti nei pennacchi Abramo, Isacco, Giacobbe e Davide, e le architetture del tamburo; la cupola, gravemente deteriorata, fu ridipinta da Adeodato Malatesta nel 1866. Tommaso Loraghi (1649) realizzò in marmo l'altare maggiore e l'ancona marmorea che incornicia l'affresco miracoloso. Sopra gli altari laterali sono presenti un grande crocefisso policromo seicentesco e una tela raffigurante i santi Niola da Bari e Nicola da Tolentino, opera di Oliviero Dauphin (1674). Alberto Artioli e Giuseppe Mazzoni nel 1907 dipinsero in stile classicheggiante le volte dei quattro bracci: sopra l'altare maggiore la Glorificazione di Maria, nella cappella destra lo Sposalizio della Vergine e la Presentazione di Gesù al Tempio, nella cappella sinistra 'Annunciazione e la Deposizione di Cristo, sopra l'ingresso la discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste. L'arredo del presbiterio è stato adeguato alla riforma liturgica del Vaticano Il, inserendo un altare per la celebrazione verso il popolo, l'ambone, la sede posizionati sopra una pedana lignea rialzata. L'altare è rivestito anteriormente da un paliotto ligneo dorato di inizio Novecento in stile barocco, con al centro il monogramma di Maria. Il tabernacolo marmoreo è presente secondo tradizione sopra l'altare a dossale. Nelle sacrestie sono esposti gli ex voto offerti al santuario e la Croce in arenaria, risalente al 1276, che sorgeva sulla sommità del colle. Nella sacrestia a sinistra, sono esposti altri ex voto, antiche stampe e una matrice xilografica raffiguranti la Beata Vergine del Castello.
Impianto strutturale
La chiesa presenta una facciata di forme barocche, caratterizzata dalle due torri campanarie poste ai lati. La chiesa, in muratura di mattoni, presenta un fronte scandito da lesene e arricchito da elementi decorativi e timpano in materiale lapideo. Pianta a croce greca iscritta in un quadrato.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimentazioni interne in marmi policromi.
Struttura
Muratura portante e continua in mattoni laterizi, struttura di copertura in legno con manto in coppi laterizi.
Pianta
La pianta della chiesa è a croce greca iscritta in un quadrato.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1968-1985)
Il presbiterio, sopraelevato da un gradino è diviso dall'aula da balaustra in marmi policromi. E' presenta l'altare maggiore originario con mensa e tabernacolo in marmi. L'altare per la funzione religiosa è centrale in legnami; il celebrante trova l'ambone in bronzo del 1974 alla sua destra e la sede in legnami alla sua sinistra.
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