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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Spilamberto
Modena - Nonantola
chiesa
sussidiaria
Madonna del Carmine
Parrocchia di Sant'Adriano III Papa
Impianto strutturale; Coperture; Struttura; Pavimenti e pavimentazioni
presbiterio - aggiunta arredo (1970 circa)
1641 - 1647(edificazione intero bene); 1654 - 1654(informazioni intorno); 1765 - 1765(edificazione portico); 1829 - 1829(modifiche intorno); 1871 - 1871(preesistenze campanile); 1894 - 1894(proprietà intero bene); 1935 - 1935(disfacimento protiro); 1963 - 1964(restauri intero bene); 1964 - 1964(danni intero bene); 1965 - 1965(restauri intero bene); 1969 - 1969(proprietà intero bene); 1974 - 1974(restauri interno); 1987 - 1987(illuminazione campanile); 2017 - 2017(restauri copertura)
Chiesa della Madonna del Carmine
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa della Madonna del Carmine <Spilamberto>
Altre denominazioni Chiesa della Beata Vergine del Carmelo
Ambito culturale (ruolo)
neorinascimentale (edificazione)
Notizie Storiche

1641 - 1647 (edificazione intero bene)

il 2 agosto il prevosto Don Nicolò Vanni (1645-1652) inaugura l’attuale chiesa della Beata Vergine del Carmelo (o Carmine) costruita al posto di una precedente cappellina edificata con l’autorizzazione dei Marchesi Rangoni in segno di devozione alla Madonna del Carmelo che in loco, dal 1641, si narra abbia compiuto numerosi miracoli. L’affluenza di fedeli continua per diversi anni, come ricorda anche lo storico modenese Lodovico Vedriani: l’ospite più illustre è la duchessa di Modena Laura Martinozzi d’Este che ha frequentato abitualmente il luogo di devozione.

1654  (informazioni intorno)

Donna Vittoria Bentivoglio Rangoni viene sepolta, per propria volontà, all’interno della chiesa assieme ad altri rappresentati del Casato. Il marito, marchese Guido, con ordinanza testamentaria del 1696, sancisce che il proprio cuore, dopo la sua morte, sia depositato in un contenitore di piombo all’interno della tomba gentilizia del suo Casato, fatta costruire da lui all’interno della chiesa. Il figlio, marchese Filippo, dona alla Vergine un cuore d’argento.

1765  (edificazione portico)

viene edificato un nuovo portico sull’ingresso della chiesa, in sostituzione del precedente originario, ormai cadente e viene ampliata l’abitazione del cappellano.

1829  (modifiche intorno)

s’intende allargare la strada che scorre davanti alla chiesa; in un primo tempo si pensa di demolire il protiro sull’ingresso poi, si preferisce risolvere con la copertura del Canalino Castellano che fiancheggia la strada.

1871  (preesistenze campanile)

quattro campane fuse dalla ditta Domenico Cavani & Figlio Giovanni, commissionate dal prevosto Don Vincenzo Manicardi, poi vescovo di Fidenza e Reggio Emilia (1881), sono state collocate sul campanile romanico che svetta nel prospetto ovest.

1894  (proprietà intero bene)

si conclude l’annosa vicenda per cui il Regio Demanio, dopo quasi un secolo, s’impossessa dei beni della chiesa della Beata Vergine del Carmine; per il buon funzionamento dell’edificio di culto e per il suo mantenimento viene versato un assegno.

1935  (disfacimento protiro)

il protiro viene abbattuto

1963 - 1964 (restauri intero bene)

in aprile Don Antonio Giusti inizia i lavori di restauro della chiesa della B.V. del Carmine con il controllo della Soprintendenza. Le superfici interne vengono ripulite dal signor Fernando Aratri mentre le tre pale d’altare vengono restaurate dal Maestro Camillo Intra, che dirige tutti i lavori nel Tempio Mariano. Oltre al rifacimento dell’impianto elettrico, vengono collocati pregevoli paliotti negli altari di Sant’Antonio di Padova e dei Magi, l’acquasantiera di S. Maria, un armonium e un inginocchiatoio di Sant’Adriano. Il sig. Mario Vecchi fornisce il cancello di ferro battuto, da lui lavorato e installato nella porta principale, mentre i cittadini di Spilamberto donano gli arredi in legno tra cui 50 sedie con inginocchiatoio e 16 banchi nuovi. La chiesa restaurata viene inaugurata l’8 settembre per la Solennità della Natività di Maria e in occasione della festa della B.V. della Ghiara.

1964  (danni intero bene)

l’edificio, appena restaurato, viene danneggiato dallo scoppio del metano avvenuto in un appartamento vicino. Crollano i muri, parte del tetto sulla cappella di Sant’Antonio e la volta centrale, vengono divelti gli infissi e i telai, si rovinano i pavimenti e la scalinata. I restauri iniziano l’anno seguente.

1965  (restauri intero bene)

il 9 febbraio iniziano i nuovi lavori di restauro della chiesa. Vengono ricostruiti i muri e volta centrale, tutto il nuovo pavimento in cotto ribassato di un gradino, eliminata la balaustra e rifatti i gradini in marmo degli altari.

1969  (proprietà intero bene)

in data 11 maggio la chiesa di San Giovanni Battista viene unificata pastoralmente alla Parrocchia di Sant’Adriano III Papa. La chiesa della Madonna del Carmine è sempre stata, a ragione della sua stessa ubicazione, canonicamente soggetta alla giurisdizione della chiesa Parrocchiale di Sant’Adriano III Papa.

1974  (restauri interno)

il parroco Don Giulio Roncaglia sostituisce l’antica originaria effige della Madonna del Carmelo (ovale 9x13 cm) entro preziosa cornice sbalzata in argento (ora custodita presso la canonica di San Giovanni Battista) con l’attuale, opera del pittore spilambertese Emilio Giusti, autore anche della Via Crucis a olio su croci di legno.

1987  (illuminazione campanile)

la torre campanaria viene illuminata permanentemente dall’amministrazione comunale, a ricordo dell’anno mariano.

2017  (restauri copertura)

dopo il completo restauro del tetto, è stato benedetto dal parroco don Orfeo Cavallini il nuovo dipinto collocato sull’altare maggiore della chiesa entro la bellissima cornice barocca di legno intagliato e dorato donata alla Madonna nel 1728 dalla marchesa Emilia Gonzaga Rangoni. L’opera è stata eseguita gratuitamente dal giovane pittore locale Alessandro Giusti che ha riprodotto l’antica icona della Beata Vergine del 1641.
Descrizione

l’edificio sacro è collocato sulla direttrice per Vignola, circa trecento metri distante dalle antiche mura cittadine, con orientamento invertito rispetto quello classico di fondazione: la facciata d’ingresso a est e la zona absidale a ovest, col campanile svettante sul fondo adiacente alla parete nord del presbiterio. Nel complesso la chiesa si presenta esternamente di piccole dimensioni, con forma scatolare a capanna, articolata e delimitata da una muratura nuda e materica in mattoni di laterizio a faccia a vista. Possiede un impianto planimetrico longitudinale, schematicamente a croce latina senza i bracci laterali, a navata unica, continua con soffitto voltato a botte, unghiato in corrispondenza delle originarie finestre laterali a lunetta, ora tamponate. L’interno, ribassato di circa un metro dal piano stradale esterno, conserva uno stile neoclassico, pulito ed essenziale, rigenerato durante i restauri degli anni Sessanta del secolo scorso. I prospetti laterali interni sono caratterizzati da una cappella a nord e due cappelle a sud, che si aprono verso l’aula liturgica sotto ampi archi a tutto sesto. Il presbiterio è delimitato da quattro ampi archi a tutto sesto e coperto con piccola cupola circolare, mentre sul fondo si sviluppa il coro nell’abside semicilindrica. Tutto l’interno è intonacato e tinteggiato in azzurro con varie gradazioni di tono, in onore della Beata Vergine. Il suo interno custodisce tre bellissimi paliotti in scagliola, tele dei secoli XVI e XVIII, un’acquasantiera del 1578 e le spoglie mortali di alcuni Rangoni, particolarmente devoti e legati a questa chiesa in origine dotata di un bel porticato antistante l’ingresso principale e abbattuto nella prima metà del sec. XX per ampliare la strada che conduce a Vignola. La chiesa-oratorio, oggi restaurata, presenta una facciata ad una porta; all'interno, sopra l'altare maggiore, entro ricca cornice barocca, si trova l'immagine sacra dipinta del pittore locale Alessandro Giusti.
Impianto strutturale
l’edificio religioso si presenta esternamente di piccole dimensioni e forma semplice a capanna, con un impianto planimetrico longitudinale, schematicamente a croce latina senza transetto e bracci laterali, ad aula unica continua fino al presbiterio. I prospetti laterali interni sono caratterizzati da una cappella a nord e due cappelle a sud, che si aprono verso l’aula liturgica sotto ampi archi a tutto sesto. Il presbiterio è delimitato da quattro ampi archi a tutto sesto e coperto con piccola cupola circolare, mentre sul fondo si sviluppa il coro nell’abside semicilindrica. Il soffitto della navata e delle cappelle laterali è voltato a botte e realizzato con tavelle di laterizio, il soffitto del presbiterio e del coro è a cupola ribassata, il tutto intonacato e tinteggiato. L’edificio è principalmente in muratura continua sul perimetro esterno e nelle strutture di separazione tra navata centrale e cappelle laterali, interrotta da tre ampi archi a tutto sesto.
Coperture
la copertura è tradizionale a falde inclinate, con due spioventi a capanna sull’aula, quindi a padiglione con quattro spioventi sul campanile.
Struttura
la struttura portante è in muratura continua di mattoni pieni di laterizio. Le volte sono in muratura di tavelle di laterizio disposte in foglio, legate con malta a base di gesso, o calce e gesso, quindi intonacate ed tinteggiate. La copertura della chiesa è a due falde con capriate, terzere, travicelli di legno e tavolato in tavelle di laterizio di produzione artigianale, manto in coppi a canale di laterizio, sempre di produzione artigianale (tipico della tradizione costruttiva locale).
Pavimenti e pavimentazioni
il pavimento della chiesa è in piastrelle quadrate di cotto, posate in diagonale con fuga nell’aula ecclesiastica e ortogonalmente alle pareti nel presbiterio.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970 circa)
L’impianto liturgico risulta classico, precedente ai dettami del Concilio Vaticano II, con la zona presbiterale collocata tra il coro e l’aula ecclesiastica, rialzata di un gradino e ben visibile a tutta l’assemblea, con l’altare maggiore rialzato di ulteriori due gradini, il tabernacolo al centro e la mensa alle spalle del celebrante. Negli anni Settanta l’impianto liturgico è stato temporaneamente adeguato alle indicazioni del Concilio Vaticano II con la collocazione di una nuova mensa in legno e ferro al centro del presbiterio, la seduta alle spalle e l’ambone sulla destra del celebrante.
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