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restauro
adeguamento liturgico
Marano sul Panaro
Modena - Nonantola
oratorio
sussidiario
Sant'Antonio di Padova
Parrocchia di San Lorenzo Martire
Impianto strutturale; Struttura; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni
nessuno
1647 - 1647(preesistenze intero bene); 1782 - 1782(preesistenze intero bene); 1852 - 1852(restauri intero bene); 1982 - 1982(restauri intero bene)
Oratorio di Sant'Antonio di Padova
Tipologia e qualificazione oratorio sussidiario
Denominazione Oratorio di Sant'Antonio di Padova <Marano sul Panaro>
Altre denominazioni Oratorio di Sant'Antonio da Padova
Ambito culturale (ruolo)
maestranze emiliane (edificazione)
Notizie Storiche

1647  (preesistenze intero bene)

l’oratorio dedicato a Sant’Antonio di Padova, situato all’interno del castello di Marano, è ricordato in una memoria allorché diviene sede di una Confraternita detta “dei Sacchi” che segue la regola di S. Francesco d’Assisi.

1782  (preesistenze intero bene)

si attesta l’esistenza dell’oratorio da un elenco del Pianazzi che cita quelli esistenti nella parrocchia di Marano.

1852  (restauri intero bene)

il 24 giugno si benedice l’oratorio rimesso a nuovo in seguito ad un importante intervento di restauro generale, durante il quale è stato ricostruito l’altare in altra forma, distanziato dal muro, dotandolo di tabernacolo. Il lavoro viene pagato con i proventi di una questua.

1982  (restauri intero bene)

l’oratorio restaurato, il 13 giugno viene ufficialmente inaugurato dall’arcivescovo di Modena Mons. Bruno Foresti, dopo la conclusione di un generale intervento di ristrutturazione come attesta una lapide affissa sulla facciata. I lavori sono iniziati nel 1979 per interessamento dell’ing. Mirko Barbieri e di un ristretto gruppo di cittadini, e sono terminati nel 1981 con la supervisione della Soprintendenza di Bologna. Le opere hanno interessato il rifacimento del tetto e della volta di copertura, il risanamento del pavimento e dell’intonaco ritinteggiato, il rinnovamento dell’impianto elettrico e d’illuminazione interno, l’inserimento di un cancelletto di ferro battuto nel presbiterio. Gran parte dei finanziamenti provengono dai parrocchiani. Inserito tra gli altri edifici contigui, l’oratorio dedicato a Sant’Antonio di Padova è a pianta rettangolare con muratura in ciottoli di fiume, cornicione di sottogronda in laterizio a “denti di sega”, copertura a due falde e campaniletto a v
Descrizione

il toponimo è un probabile prediale di età romana, dal gentilizio latino “Marius”, attestato anche a Modena, oppure dal cognomen “Maranus”. In una Bolla di quell’anno, emanata da Papa Alessandro III, Marano con la sua chiesa figura tra i possedimenti che l’Abbazia di Nonantola rivendicava a sé. In seguito alla denominazione Maranum viene aggiunto Campilii o de Campilio, dal vicino Campiglio, per distinguere la località da quella di Maranum Aldini, oggi Maranello. L’oratorio è inserito nell’ambito del tessuto urbano storico dell’antico abitato di Marano, posto ad un livello leggermente inferiore a quello del maniero all’interno del Castello. L’edificio è a pianta rettangolare, ha copertura a capanna e presenta, sul fronte, un piccolo sagrato rialzato dalla strada pubblica. La facciata, intonacata ma non tinteggiata, è coronata da due semplici spioventi aggettanti ed è caratterizzata da un portale centrale rettangolare sormontato da una piccola nicchia e un rosone con croce centrale, quindi due finestre rettangolari strombate ai lati del portale centrale. All’interno lo spazio è suddiviso in due parti da un grande arco centrale a tutto sesto e due paraste sporgenti dalle pareti laterali: il presbiterio sul fondo, rialzato di due gradini, termina con una parete verticale senza coro e al centro presenta l’altare maggiore. L’aula ecclesiastica e il presbiterio sono coperti con volta a botte in tutta larghezza. Attraverso una porta alla destra del celebrante si accede a quella che, probabilmente in origine, era la canonica, mentre sul retro dell’altare è ricavata una piccola sagrestia.
Impianto strutturale
l’oratorio si presenta esternamente di piccole dimensioni con forma semplice a capanna, inserito tra gli altri fabbricati contigui, delimitato da una robusta muratura in blocchi di pietra locale intonacata internamente. L’impianto planimetrico è longitudinale, schematicamente a croce latina senza transetto e bracci laterali, in sostanza ad aula unica di forma rettangolare. Un grande arco centrale a tutto sesto poggiante su due robuste paraste sporgenti dalle pareti laterali, separa il presbiterio dall’aula ecclesiastica.
Struttura
muratura portante in blocchi di pietra arenaria locale, intonacata e tinteggiata verso l’interno e a faccia a vista verso l’esterno, continua sul perimetro del fabbricato. Grande arco in muratura tra aula ecclesiastica e presbiterio, con catena metallica di ritegno alle reni. Copertura a falde inclinate con capriate, terzere, travetti e tavolato di legno e manto in coppi a canale di laterizio. Soffitto voltato a botte e realizzato probabilmente in muratura.
Coperture
la copertura è tradizionale, a falde inclinate, con due spioventi a capanna e una cornacchia sulla falda rivolta a ovest. Tutto lo spazio interno presenta il soffitto voltato a botte intonacato e tinteggiato in bianco.
Pavimenti e pavimentazioni
mattonelle quadrate di cotto di produzione artigianale in tutto il pavimento interno, piastrelle di cotto con torello di bordo, di produzione artigianale, utilizzate nelle soglie e nei gradini, lastre di porfido posate alla palladiana nel piccolo sagrato.
Adeguamento liturgico

nessuno
impianto liturgico precedente alla riforma del Concilio Vaticano II con l’altare maggiore in muratura collocato alle spalle del celebrante, al centro del presbiterio, rialzato di due gradini sull’aula ecclesiastica.
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